Sace: nel 2020 mobilitati 30 miliardi per le imprese

di Chiara Volontè ♦︎ L’azienda guidata da Pierfrancesco Latini vede positivo per quanto riguarda la ripresa affidandosi a proverbiali quattro A: automazione, arredamento, abbigliamento, alimentare

Pierfrancesco Latini, amministratore delegato Sace

Fino ad ora l’operatività di Sace ha consentito di mobilitare risorse pari a 16 miliardi di euro nei primi nove mesi dell’anno, in crescita rispetto allo scorso anno, nonostante l’avversità del contesto. «Un impegno – spiega l’amministratore delegato Pierfrancesco Latini – rafforzato dagli strumenti governativi messi a disposizione, come Garanzia Italia, che ci vede impegnati insieme al sistema bancario per dare risposte sull’esigenza di liquidità, che ha consentito di erogare finanziamenti supportati dalla nostra garanzia pubblica ad oggi per più di 15 miliardi per oltre 600 imprese. In totale abbiamo mobilitato oltre 30 miliardi di euro a favore delle imprese nella prima parte dell’anno».

Il manager ha aperto i lavori della Tavola rotonda “L’innovazione come motore per la ripartenza” in occasione del Digital event organizzato da Il Sole 24 Ore e Financial Times. «È indubbiamente un periodo di grande complessità – ha aggiunto – in cui alle incertezze ereditate dal 2019 (Pil e commercio in caduta, escalation protezionistica e instabilità geopolitica) si sono aggiunte le conseguenze della pandemia, con impatti oggettivamente evidenti su tutto il sistema economico. Eppure – lo abbiamo visto di recente nel nostro Rapporto Export lanciato nelle scorse settimane – nonostante la severità di questo shock, vediamo i presupposti per una ripartenza per il nostro Paese».







«Una ripartenza – ha aggiunto Latini – che è stata più volte richiamata nel corso degli interventi che mi hanno preceduto e che non potrà che essere trainata da quei grandi fattori di resilienza della nostra economia che sono l’export e soprattutto le nostre eccellenze settoriali. Non possiamo che ripartire dal “Made in Italy”. La Moda, l’Arredo& il Design, il Food, la Meccanica, l’Ingegneria. Lo abbiamo visto nella giornata di ieri. Sono settori, a cui aggiungerei peraltro anche il Turismo, in cui l’italianità è sinonimo riconosciuto di qualità, affidabilità e creatività. Parliamo di imprese radicate nei nostri territori, che si ramificano attraverso le filiere e i distretti in tutte le Regioni italiane e si proiettano sui mercati internazionale. È da qui che dobbiamo ripartire. Da queste vocazioni, le vocazioni “Made in Italy”. Non solo per dare forza all’export, ma per la competitività di tutto il Sistema Paese. L’export in questa ripartenza giocherà sicuramente un ruolo propulsivo. Export per il quale prevediamo un recupero pressoché totale già nel 2021, dopo il calo atteso in maniera importante per quest’anno».

Sul ruolo che il nostro paese deve occupare nello scacchiere internazionale Latini è stato molto chiaro: «L’Italia è un grande paese esportatore. Il quarto in Europa per l’export totale di beni (dopo Germania, Paesi Bassi e Francia), ma il terzo al mondo (dopo giganti come Cina e Germania) per i prodotti di consumo, tra cui spiccano proprio il Food, la Moda e l’Arredo. Ma in questa partita l’Italia deve poter giocare ad armi pari, in Europa e nel mondo. Per questo servono le infrastrutture, il trampolino di lancio indispensabile per la competitività delle nostre imprese. Non solo fisiche (strade, autostrade, reti logistiche efficienti). Ma anche digitali. L’e-commerce italiano viaggia da anni su tassi di crescita a doppia cifra, eppure in valore assoluto siamo ancora in ritardo rispetto ai colossi mondiali ed europei. E per un Paese con la nostra propensione all’export stiamo parlando di un potenziale veramente importante ancora inespresso. Tutto questo dovrà andare di pari passo con un trend globale ormai ineludibile: quello della sostenibilità. Oggi quello della sostenibilità ambientale in particolare è un tema centrale. Non solo perché è maturata la consapevolezza della necessità di un approccio sostenibile per il futuro del nostro Pianeta e per le generazioni a venire. Ma anche perché ormai è diffusa una fortissima attenzione ai settori “green”, proprio come grande opportunità di investimento, crescita e occupazione per l’intero sistema produttivo. In questo senso, le priorità del Paese si intrecciano con quelle del Green New Deal. Ne sono personalmente convinto: non ci sarà una vera ripartenza senza un’economia pulita e circolare, senza una mobilità sostenibile, senza una profonda integrazione dei cicli industriali con tecnologie a basse emissioni».

Infine, uno sguardo al futuro. Per Latini, il nuovo piano industriale di Sace dovrà dipanarsi lungo tre diverse prospettive. «La prima traiettoria: un maggior sostegno alle esportazioni. Questo grazie a un sistema evoluto di coassicurazione fra Sace e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (cd State account) sul modello dei sistemi europei più evoluti, a supporto non solo dei grandi progetti e delle grandi aziende ma anche dello sviluppo dimensionale e del numero delle piccole imprese che si affacciano sui mercati internazionali. Un provvedimento che, in sinergia con il grande lavoro intrapreso nell’ambito del Patto per l’export [ne abbiamo parlato nel corso della prima giornata] con la Farnesina e con l’Ice, sicuramente andrà a potenziare la capacità di azione di Sace e di Simest nel sostegno all’export italiano. La seconda traiettoria. La spinta al rilancio dell’economia nazionale non solo nell’emergenza ma anche nella fase di rilancio, in una logica più strutturale. E questo attraverso un importante programma di garanzie pubbliche, non più vincolate solo a progetti di export e internazionalizzazione, ma anche a supporto di progetti domestici proprio a sostegno del rilancio dell’economia nazionale e della sua competitività sui mercati esteri. Una terza traiettoria, trasversale rispetto alle altre, è quella del supporto alla sostenibilità attraverso le risorse e gli strumenti del Green New Deal: nuovo importante tassello introdotto dal Decreto Semplificazioni di luglio, grazie al quale Sace potrà contribuire al percorso verso un’economia sostenibile, rilasciando garanzie pubbliche a favore dei progetti del Green New Deal, a partire dalla de-carbonizzazione, dall’economia circolare e da progetti, più in generale, a elevata sostenibilità ambientale».














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