Dal mainframe al cloud: parabola di una trasformazione che coinvolge manifattura, banche, Pa… Con Kyndryl

di Piero Macrì ♦︎ In Italia ci sono ancora circa 40 sistemi centrali a elevate prestazioni. Piattaforme mainframe: mancanza di competenze per gestirle e incompatibilità con nuove esigenze applicative, ma minimizzano i rischi di progetto. La metodologia Kyndryl per la migrazione: analisi dei workload per capire qual è la strategia migliore da seguire. Ne abbiamo parlato con Raffaele Bella

Mainframe, una specie a rischio di estinzione che va salvaguardata e protetta per il valore che esprime. Dei computer che hanno fatto la storia dell’informatica in Italia ne esistono ancora circa 40. Sono presenti nelle banche, nella pubblica amministrazione, nelle grandi aziende della manifattura e della distribuzione organizzata. «Nel finance, in caso di blackout di una di queste piattaforme molte delle operazioni che facciamo quotidianamente, accesso a conto corrente, bonifici o altro, sarebbero impossibili poiché è su di essi che risiede gran parte dei servizi core banking», afferma Raffaele Bella, director core enterprise & zCloud practice di Kyndryl, il gigante globale dell’Ict che gestisce il 50% dei mainframe installati in tutto il mondo. La strada dell’IT dei prossimi anni sembra comunque ben delineata «Non sarà una dismissione in tempi brevi. Quello cui stiamo assistendo è un percorso di ibridazione al cloud che nella maggior parte dei casi si svilupperà nell’arco dei prossimi 10 anni», dice Bella. Come evidenziato da un recente sondaggio la necessità di un cambiamento è condivisa dal 97% degli attuali clienti. C’è chi prevede un percorso di trasformazione organica (evolvere la piattaforma con nuove funzioni rese disponibili dalla tecnologia di ultima generazione), chi sta considerando una maggiore integrazione con il cloud e chi sceglie per una migrazione definitiva.

«Sono trent’anni che si dà per morto il mainframe ma nonostante il forte ridimensionamento delle installazioni (10 anni fa in Italia ne erano presenti un centinaio) la potenza elaborativa complessiva non è diminuita, segno che l’attuale componente residuale continua a supportare carichi di lavoro elevati», dice Bella. Il percorso di trasformazione del mainframe, per quanto complesso, sembra oggi comunque irreversibile. Le motivazioni sono le più diverse: se da una parte è vero che il mainframe continuerà ad evolvere, offrendo opportunità di aggiornamento significative, dall’altra esistono forti limitazioni nel continuare a tenerlo in esercizio. La maggiore criticità? Lo skill shortage. «Personale It che per ragioni anagrafiche lascia l’azienda difficilmente potrà essere rimpiazzato da nuove leve», osserva Bella. Valgono poi considerazioni strategiche: il cloud viene visto come la terra promessa dell’information technology ed è riconosciuto come il punto di approdo per l’innovazione, per consolidare e convergere verso metodologie di sviluppo software mainstream.







Intelligenza artificiale, data analytics, Industrial IoT. Non far evolvere l’infrastruttura mainframe vorrebbe dire rinunciare alle opportunità per la digitalizzazione d’impresa. Come intraprendere un percorso di trasformazione? «Va fatta un’attenta analisi per comprendere l’infrastruttura, i dati e i processi coinvolti. Ad esempio, esiste un’applicazione con poche interazioni da tutte le altre e magari con una piattaforma dati dedicata? Bene, quella è sicuramente una ottima candidata ad essere portata in ambiente Cloud afferma Bella. Si deve sempre agire nella consapevolezza di quelli che sono i rischi. Il nostro obiettivo è aiutare le aziende a sviluppare un viaggio verso il cloud, minimizzare il rischio del progetto, assicurare una piena continuità di servizio e mettere in campo piattaforme di service delivery come Kyndryl Bridge che abilitano l’automazione, il controllo e il monitoraggio delle nuove infrastrutture ibride, multicloud e on premise».

 

Competenze mainframe e cloud. La capacità di modernizzazione che deriva dalla convergenza di old e new It economy

Raffaele Bella, director core enterprise & zCloud practice di Kyndryl

«Vediamo un futuro ibrido, racconta Bella. Per molti la modernizzazione consentirà di sfruttare le nuove tecnologie e lo sviluppo i applicazioni cloud-native, mantenendo al contempo l’affidabilità e le prestazioni del mainframe. L’obiettivo è adattare il legacy per sfruttare le opportunità offerte dal cloud, anche sincronizzando le applicazioni e i dati in base alle esigenze». La trasformazione del mainframe implica un journey to cloud che può essere modulato nel tempo e declinato nelle più diverse varianti e Kyndryl è convinta di avere tutte le competenze per attuare questa trasformazione, dalla storica expertise in ambito mainframe e quella legata al cloud.

«Aws, Google Cloud, Azure. Abbiamo oltre 500 persone con certificazioni hyperscaler, un volume di risorse e skill per affiancare il cliente in qualunque strategia di modernizzazione dell’esistente. Da quando siamo diventati una società indipendente ci siamo attrezzati per gestire architetture di sistema informativo sempre più complesse, ambienti eterogenei che coinvolgono infrastrutture on premise (legacy e non) e cloud», dice Bella. Secondo la survey condotta da Kyndryl per gli irriducibili del mainframe il modello ibrido non è più un’eccezione ma una regola. Da una parte traghettare i sistemi informativi verso ambienti di sviluppo cloud native, che offrono rapidità di implementazione e flessibilità molto maggiori rispetto alle tradizionali tecnologie proprietarie, dall’altra avere accesso all’innovazione tecnologica. «Il journey to cloud deve fare i conti con l’interdipendenza e i vincoli dettati dalle basi dati su cui devono lavorare le applicazioni in ambiente ibrido», afferma Bella. Come dire, per rendere fluida la fruizione di nuovi servizi si devono risolvere le barriere architettoniche che limitano la loro messa a regime.

 

Opzioni e alternative di trasformazione della piattaforma mainframe minimizzando i rischi di progetto e la continuità di servizio

Per supportare la migrazione Kyndryl ha attivato una serie di partnership sia commerciali che tecnologiche con tutti i più importanti hyperscaler e con società che hanno sviluppato soluzioni e strumenti specifici, sia in termini di cloudificazione delle applicazioni che di automazione delle operation

Per supportare la migrazione Kyndryl ha attivato una serie di partnership sia commerciali che tecnologiche con tutti i più importanti hyperscaler e con società che hanno sviluppato soluzioni e strumenti specifici, sia in termini di cloudificazione delle applicazioni che di automazione delle operation. «Nel viaggio verso il cloud vanno studiate tutte le possibili alternative, individuando innanzitutto i workload trasportabili, quelli non critici, quelli che possono essere sostituiti con package sul mercato e che hanno poca o nulla interdipendenza con l’ambiente mainframe nativo. È possibile, ad esempio, prevedere una migrazione applicativa da cobol a java», afferma Bella. Tra le opzioni considerate anche quella che prevede un’innovazione organica, quindi interna, del mainframe.

«Su questo punto occorre fare chiarezza, spiega Bella. Non è che nel corso di tutti questi anni non ci sia stata alcuna innovazione. Su mainframe è oggi possibile avere a disposizione un ambiente con logiche container, quindi 100% aderente ai paradigmi cloud native». D’altra parte, la trasformazione organica, quella che permette di evolvere senza stravolgere l’attuale impianto architetturale è il passo meno rischioso. «Preservare su mainframe gli attuali carichi di lavoro mette al riparo, ad esempio, da possibili decadimenti delle prestazioni che potrebbero verificarsi nel caso si dovessero sviluppare soluzioni cloud. Passare da zero a due millisecondi di latenza potrebbe causare l’interruzione di servizio di applicazioni critiche», dice Bella.

 

L’incompatibilità del mainframe con lo sviluppo di nuovo business digitale. Il centro dell’innovazione è il cloud

per ragioni di time to market, per incompatibilità con nuove esigenze applicative, chiunque voglia partire da zero difficilmente sceglie il mainframe come piattaforma di base architetturale

«Le nuove banche, quelle digitali, sono quasi tutte in cloud. Esistono nel mondo e in Europa società che commercializzano il core banking direttamente su infrastruttura hyperscaler, racconta Bella. E’ quello che ha fatto un grande istituto in Italia con la creazione di una nuova piattaforma di banca digitale su cui punta a migrare una parte della propria clientela». Insomma, per ragioni di time to market, per incompatibilità con nuove esigenze applicative, chiunque voglia partire da zero difficilmente sceglie il mainframe come piattaforma di base architetturale. Non meno rilevante la questione dello skill shortage. «Sono poche le persone che sanno mettere le mani su quelle macchine. E’ difficile trovare specialisti che sviluppano in cobol. E poi non dimentichiamo che i nuovi strumenti di sviluppo sono in cloud, è quello il cantiere dove dare vita a nuovi progetti. Esiste, infine, un problema di efficienza. Unificare le competenze vorrebbe dire standardizzare lo sviluppo software, senza avere necessità di mantenere in essere due economie parallele, mainframe e cloud native. Ecco, il percorso di migrazione ha anche un obiettivo di razionalizzazione, far convergere la metodologia di sviluppo verso i nuovi modelli cloud», spiega Bella

 

La metodologia Kyndryl per una trasformazione-modernizzazione delle piattaforme mainframe

La migrazione da un ambiente mainframe a un ambiente cloud è un progetto complesso e strategico che richiede una pianificazione attenta e una metodologia ben strutturata

La migrazione da un ambiente mainframe a un ambiente cloud è un progetto complesso e strategico che richiede una pianificazione attenta e una metodologia ben strutturata. La metodologia adottata da Kyndryl prevede un momento di verifica o di assesment in cui si vanno ad analizzare in dettaglio i workload per capire, applicazione per applicazione, qual è la strategia migliore da seguire: prendere l’applicazione e portarla su hyperscaler, migliorarla e lasciarla su mainframe oppure, ulteriore opzione, portarla fuori da mainframe ma mantenerla on prem su qualche piattaforma open. Vi possono poi essere applicazioni per le quali si decide di non fare nulla, nella consapevolezza che prima o poi verranno dismesse ed è quindi bene lasciarle dove si trovano.

«Qualunque sia l’ambiente di riferimento in cui operiamo gli interventi presuppongono la costruzione di modelli ibridi, racconta Bella. Sono progetti che durano anni. Per i grandi clienti parliamo di piani di trasformazione che si sviluppano su un orizzonte temporale di 8-10 anni, che possono prevedere interventi di riconversione e migrazione minimizzando gli effetti di un ridimensionamento generalizzato del mainframe. Vi sono già clienti che hanno affrontato questo passaggio. La complessità dell’interdipendenza della base dati è una tematica per la quale Kyndryl propone una propria metodologia, in alcuni casi sviluppata ad hoc con differenti hyperscaler, che ha l’obiettivo di realizzare una piena integrazione tra risorse on premise e cloud. In questo caso, applicazioni cloud native interrogano un database sincronizzato su mainframe. Il percorso di migrazione interessa tutta la componente legacy, mainframe in primis, ma anche As/400, la storica piattaforma midrange Ibm. In questo caso, tuttavia, il processo di cambiamento è più semplice perché esistono meno vincoli architetturali», conclude Bella.














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