Alla scoperta di Itelyum, gigante industriale dell’ economia circolare ancora sconosciuto ai più

di Marco de' Francesco ♦︎ L'ultima frontiera della circular economy è rappresentata dal recupero di metalli costosissimi come il lantanio e di altri minerali particolarmente costosi o difficili da estrarre. L'azienda con sede nel lodigiano è un colosso con 26 siti produttivi e 30mila clienti nel mondo. Ed è più importante gruppo europeo per le soluzioni di rigenerazione e trasformazione. E continua a crescere grazie a una strategia a tre punte: prima di tutto la platformizzazione dell'intero ecosistema industriale attraverso intelligenza artificiale, machine learning e data analysis; process operation management e open innovation

Itelyum regeneration

È l’ultima frontiera industriale dell’economia circolare: il recupero delle terre rare. Si tratta di metalli costosissimi come il Lantanio, la cui estrazione è difficile e ha un enorme impatto ambientale; ma strategici in molti settori, dall’aeronautica all’elettronica di consumo. A causa di alcune loro proprietà chimiche, sono essenziali per realizzare prodotti ad alto contenuto tecnologico; tuttavia, si fatica a reperirli.  Pertanto, per varcare questo confine occorrono “spalle larghe”, innovazione e una posizione internazionale riconosciuta. Requisiti posseduti da Itelyumil più importante gruppo europeo per le soluzioni di rigenerazione e trasformazione.

Itelyum è un colosso con 850 dipendenti e 26 siti produttivi: ha 30mila clienti in 60 Paesi del mondo. Controllato dal fondo londinese Stirling Square (e partecipato da Dbag, investitore tedesco di private equity) ha base e cuore italiani: guidato dal ceo Marco Codognola e presieduto da Antonio Lazzarinetti, ha sede a Pieve Fissiraga, dalle parti di Lodi. Il gruppo attualmente trasforma rifiuti industriali in risorse, come gli oli minerali usati (altrimenti destinati alla combustione) in nuovo olio base lubrificante e altri prodotti come gasolio e bitumi, che servono ad altre industrie; e, attraverso l’impianto di Landriano, in provincia di Pavia, valorizza reflui chimici attraverso il processo di purificazione, e ne fa solventi che prendono la strada di nuovi mercati.







Itelyum è il più importante gruppo europeo per le soluzioni di rigenerazione e trasformazione.
Itelyum è un colosso con 850 dipendenti e 26 siti produttivi: ha 30mila clienti in 60 Paesi del mondo. Controllato dal fondo londinese Stirling Square (e partecipato da Dbag, investitore tedesco di private equity) ha base e cuore italiani: guidato dal ceo Marco Codognola e presieduto da Antonio Lazzarinetti, ha sede a Pieve Fissiraga (Lodi)

Di per sé, un “viaggio” in una realtà così importante per l’economia circolare è già motivo di interesse; ma a ciò si aggiunge il fatto che il gruppo, grazie alle nuove tecnologie intelligenti, sta ridefinendo i propri processi produttivi per aderire ad un nuovo modello di generazione del valore: la platformizzazione. La platformizzazione non è un fenomeno che riguarda l’azienda; infatti, coinvolge tutto l’ecosistema industriale che ruota attorno all’impresa. Si tratta di dar vita a piattaforme innovative basate sulla raccolta e sull’interpretazione dei dati, per consentire veloci scambi e interazioni tra soggetti interdipendenti.

Tutto dipende da alcune tecnologie disruptive, come l’intelligenza artificiale, il machine learning e la data analysis, grazie alle quali si abilitano i flussi di dati, e quindi si consente a qualsiasi azienda cliente, dovunque si trovi e in ogni momento, di collegarsi alla piattaforma di Itelyum e ordinare solventi e basi lubrificanti. Attualmente Itelyum non ha completato la platformizzazione. Ma secondo il direttore Operations di Itelyum Regeneration (nonché referente per R&D di Itelyum) Francesco Gallo, «questo passaggio farà la differenza: le aziende non platformizzate potrebbero avere vita difficile in futuro». Di tutto ciò abbiamo parlato con Gallo.

 

Viaggio in Itelyum: tre divisioni per tre percorsi di economia circolare

Con Itelyum Purification produce e commercializza solventi da valorizzazione di reflui chimici. Lo stabilimento di Landriano (Pavia) è dotato di impianti di distillazione flessibili – in grado di modificare il proprio assetto in funzione delle sostanze da trattare e dei prodotti programmati – e di un reparto di sintesi chimica

Anzitutto, tramite un processo di idrogenazione catalitica, produce basi lubrificanti rigenerando una grande quantità di oli minerali usati. Gli impianti di Pieve Fissiraga e Ceccano (Frosinone) hanno una capacità di trattamento di oltre 200mila tonnellate per anno, producendo anche gasolio e una miscela per applicazioni nel settore delle membrane bituminose. La divisione di Itelyum che si occupa di ciò ha un’azienda di riferimento, Itelyum Regeneration.

In secondo luogo, con Itelyum Purification produce e commercializza solventi da valorizzazione di reflui chimici. Lo stabilimento di Landriano (Pavia) è dotato di impianti di distillazione flessibili – in grado di modificare il proprio assetto in funzione delle sostanze da trattare e dei prodotti programmati – e di un reparto di sintesi chimica. Il sito di logistica e di confezionamento di Rho (Milano), completa la struttura industriale, con capacità automatizzata di miscelazione e imbottigliamento. Ogni anno si rigenerano o recuperano fino a quasi 100mila tonnellate di sostanze provenienti principalmente dalla chimica e dalla chimica farmaceutica.

Infine, Itelyum realizza servizi ambientali per i produttori di rifiuti speciali, con un ruolo attivo anche nel comparto della raccolta dei rifiuti pericolosi. Con oltre 1 milione di  tonnellate anno gestite e avviate al recupero o smaltimento, l’area di business dispone anche di una flotta proprietaria di oltre 150 veicoli specializzati. La struttura comprende anche un laboratorio accreditato per analisi chimiche e ambientali e due impianti di trattamento di acque industriali. Questa terza divisione terza controlla e coordina 20 aziende situate in tutta Italia.

Va ricordato che Itelyum è stato creato nel 2019 dal fondo londinese Stirling Square associando e integrando 16 società attorno a due importanti realtà continentali della rigenerazione dei residui: l’azienda pavese Bitolea, specializzata nella purificazione dei solventi usati e la lodigiana Viscolube, operativa nel riciclo dei lubrificanti. Inoltre il gruppo ha acquisito di recente importanti aziende, come il gruppo Idroclean, operativo nel trattamento e la depurazione delle acque industriali; o come Carbo-Nafta, impresa attiva nella depurazione dei rifiuti industriali; o come Intereco, che opera nel campo dei servizi ambientali o come Castiglia, attiva nel settore della depurazione dell’acqua.

 

La strategia di crescita: puntare sulle terre rare

Itelyum attualmente trasforma rifiuti industriali in risorse, come gli oli minerali usati (altrimenti destinati alla combustione) in nuovo olio base lubrificante e altri prodotti come gasolio e bitumi, che servono ad altre industrie; e, attraverso l’impianto di Landriano, in provincia di Pavia, valorizza reflui chimici attraverso il processo di  purificazione, e ne fa solventi che prendono la strada di nuovi mercati

«Abbiamo un progetto importante: recuperare le terre rare» – afferma Gallo.  Ma cosa sono? Sono 17 elementi chimici della tavola periodica classificati come metalli, ovvero lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio, lutezio, ittrio, promezio e scandio. Sono strategici in diverse industrie: ad esempio, nella Difesa servono a costruire sonar, radar e laser; nell’health-care, sono utilizzati per curare alcune forme di tumore; ma soprattutto nell’elettronica di consumo sono fondamentali nella realizzazione di computer, tablet, smartphone, nonché di televisori ed elettrodomestici. Inoltre, trovano spazio nell’industria delle fibre ottiche e delle celle solari. La loro estrazione è costosa e ad alto impatto ambientale: si legge sul China Water Risk Report (giugno 2006) che in media per ogni tonnellata ricavata si generano 60mila metri cubi di rifiuti gassosi. Inoltre, per poter separare i metalli sono richiesti acidi e solventi organici devastanti per il contesto ecologico.

La Cina dispone dei più vasti giacimenti e controlla il 90% della produzione di terre rare. Attualmente, solo l’1% di queste sostanze viene riciclato. Itelyum ha sviluppato un proprio progetto di economia circolare per il loro recupero. «Ci stiamo lavorando e ci investiremo, non appena ottenute le autorizzazioni da parte della pubblica amministrazione. Non è semplice, perché dobbiamo produrre una solida documentazione tecnica e scientifica. Ma c’è uno stimolo da parte dei policy-maker del Pnrr. Cercheremo di accelerare i tempi il più possibile» – afferma Gallo.

 

La strategia di crescita: la platformizzazione

 

1)             Perché la platformizzazione è necessaria

Il direttore Operations di Itelyum Regeneration (nonché referente per R&D di Itelyum) Francesco Gallo

«Non c’è un’altra strada: Itelyum va platformizzata, e la catena di fornitura deve diventare una e-supply chain» – afferma Gallo.  Questo perché la trasformazione dell’azienda in piattaforma digitale «è un tema di business, visto che è una questione che in via generale non riguarda più solo i rapporti B2C, ma anche quelli B2B». In sintesi, le cose stanno così: «Se una azienda cliente ha bisogno di una base lubrificante, deve potersi collegare alla nostra piattaforma e ordinare il materiale a qualsiasi ora da qualsiasi posto, che sia il Messico, il Cile o la Nuova Zelanda.

Questo percorso che stiamo intraprendendo rappresenta l’immediato futuro di Itelyum, ed è tutt’altro che semplice: l’AI e il machine learning possono servire a prevedere l’andamento della domanda e a catalogare gli ordini; ma occorre che la produzione sia super-veloce e reattiva, e per far ciò è necessario che l’intera supply chain sia digitalizzata e che disponga di tutte le tecnologie più avanzate. Ad esempio, in materia di robotica o cobotica». L’AI è costituita da algoritmi, sempre più complessi e strutturati per consentire alle macchine di realizzare meglio delle persone attività tipicamente umane, e si sta rendendo protagonista di un’evoluzione impressionante. Tre leve l’hanno resa davvero performante: la disponibilità di estreme potenze di calcolo, la crescita esponenziale dei dati da analizzare e algoritmi e reti neurali in grado di apprendere sempre di più e sempre meglio. Il machine learning una forma di AI che comporta l’apprendimento automatico: il sistema impara dall’esperienza. È in grado di svolgere ragionamenti induttivi, elaborando regole generali definite associando l’input all’output corretto.

 

2)             Un sistema intelligente

La platformizzazione dipende da Ai, Ml e data analysis, grazie alle quali si abilitano i flussi di dati

Quale legame, dunque, tra intelligenza artificiale e economia circolare? Nel caso di Itelyum, il Process Operation Management (il sistema di controllo dei processi che deve garantire che le operazioni aziendali siano efficienti in termini di utilizzo del minor numero di risorse necessarie ed efficaci nel soddisfare i requisiti dei clienti) fa un ampio utilizzo del machine learning. Ma anche di data analysis, e quindi di un processo di ispezione, pulizia, trasformazione e modellazione di dati con il fine di evidenziare informazioni che suggeriscano conclusioni e supportino le decisioni strategiche aziendali.

E ancora di digital twin, e cioè di repliche digitale di entità fisiche, l’alter ego di dispositivi, infrastrutture, sistemi, prodotti e processi industriali. Grazie alla raccolta e all’elaborazione di dati, la copia virtuale che ne deriva è una rappresentazione tridimensionale dell’oggetto in tutte le sue caratteristiche funzionali, dall’elettronica alla meccanica, dalla fluidica alla geometria. Si possono simulare processi, ma anche interi stabilimenti. Molto rilevante è il contributo di queste tecnologie nella gestione della supply-chain.

 

3)             Per la platformizzazione, ma anche per altri fronti di innovazione tecnologica, si deve ricorrere a soluzioni non presenti in azienda, ma reperibili con l’open innovation

Grazie alle nuove tecnologie intelligenti, Itelyum sta ridefinendo i propri processi produttivi per aderire ad un nuovo modello di generazione del valore: la platformizzazione, fenomeno che coinvolge tutto l’ecosistema industriale che ruota attorno all’impresa. Si tratta di dar vita a piattaforme innovative basate sulla raccolta e sull’interpretazione dei dati, per consentire veloci scambi e interazioni tra soggetti interdipendenti

«Una delle parole chiave della nostra strategia di innovazione è “open innovation”» – afferma Gallo.  Secondo lui, «il motivo è semplice e bisogna essere realisti: è impossibile fare da soli, disporre di strutture di R&D che si occupino di materie diverse e ad altissimo livello. Occorre riferirsi all’avanguardia tecnologica, che in genere è al di fuori del perimetro aziendale». Fra i principali riferimenti di Itelyum, il Politecnico di Milano, soprattutto il dipartimento di chimica, materiali e Ingegneria chimica “Giulio Natta” guidato dal docente Flavio Manenti.

«Lì abbiamo trovato quel link importante fra la chimica da una parte e l’intelligenza artificiale e il machine learning dall’altra». Peraltro con il Politecnico di Milano Itelyum sta affinando la tecnologia Ag2s (Acid gas to syngas) e quella Plastbreaker. La prima consentirà a breve la trasformazione di emissioni acide (solfidrico, carbonico) in gas di sintesi (ossido di carbonio e idrogeno) utilizzabile per importanti finalità industriali. Il cuore di questa tecnologia, che peraltro è brevettata ed è, secondo Gallo, «molto promettente», è un particolare reattore termico rigenerativo.

La seconda, invece, consente di ridurre lunghi polimeri plastici in idrocarburi più corti grazie al rapido riscaldamento (dei 300 ai 650 gradi Celsius, a seconda dei casi) a pressione atmosferica in assenza di ossigeno.  Un impianto pilota è già operativo a Pieve Fissiraga, e a regime trasformerà 80mila tonnellate di plastica all’anno in 12mila tonnellate di idrogeno. Altra protagonista della open innovation di Itelyum è Afil, l’Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia che, guidata dal presidente Diego Andreis porta all’attenzione dell’ente territoriale le priorità della ricerca e innovazione della manifattura. «Afil per noi è il catalizzatore – afferma Gallo – l’ente che raggruppa le aziende e i centri di ricerca che in Lombardia si occupano sia di AI che di economia circolare, come Itelyum».

Va ricordato che l’anno scorso la Regione Lombardia, chiamata dall’Europa ad aggiornare la propria Roadmap sulla ricerca e sull’innovazione, ha richiesto il contributo dei suoi 9 cluster, tra Afil, e li ha invitati a ridefinire le priorità. Afil ne ha indicate due: l’economia circolare e l’intelligenza artificiale.  Quanto alla prima, il relativo progetto dettagliato è già stato approvato dalla Giunta nella seduta del 5 maggio 2020. Quanto alla seconda, sarà presentata all’esecutivo lombardo prima della fine dell’anno in corso. Il motore di Afil sono le strategic community, “network di innovazione” a cui possono aderire tutte le imprese, Università, enti di ricerca ed associazioni imprenditoriali che desiderano informarsi, portare il proprio contributo e partecipare alle progettualità sviluppate sulle tematiche che trattano. Attualmente sono attive cinque Strategic Communities: Circular Economy, Artificial Intelligence, Advanced Polymers, Additive Manufacturing, Secure and Sustainable Food Manufacturing.














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