Italia-Germania: l’interscambio cresce con l’industria! E sul 2023…

di Barbara Weisz ♦︎ Machinery, automotive, chimico, siderurgico sono al centro dei rapporti fra le prime due potenze industriali d'Europa: +18% nel 2022. Attese positive sul 2023: digitalizzazione volano della crescita. Innovazione: dalla Trasformazione 4.0 al Pnrr sfide e strategie. Il caso Bayer. Ne parliamo con Jorg Buck e Monica Poggio, Camera di commercio italo tedesca

La digitalizzazione degli impianti industriali degli ultimi anni fa da volano ai numeri della partnership economica fra le due potenze industriali d’Europa, Italia e Germania. Un interscambio che ha fra i settori principali «gli industriali, i macchinari, l’automotive, la siderurgia, la chimica» elenca Jorg Buck consigliere delegato della Camera di commercio Italo germanica (Ahk Italien). «Nella chimica abbiamo osservato un balzo enrome: è un settore in cui i tedeschi sono fornitori per l’Italia. Invece nell’automotive gli italiani sono fornitori dei tedeschi».

Il 2022 ha segnato nell’interscambio fra i due Paesi un nuovo massimo storico a 168,5 miliardi di euro, in crescita del 18% rispetto al 2021, che a sua volta aveva già segnato un record. Uno dei driver di questa crescita è la trasformazione digitale, che rende più competitiva l’economia e quindi l’industria interna ma abilita anche le esportazioni. I dati di crescita dell’interscambio 2021 e 2022 non sono solo un rimbalzo, aggiunge Monica Poggio, presidente Ahk Italien, «ma un trend strutturale che vedevamo già da prima della pandemia».







C’è stata una flessione nel 2020, seguita poi da una ripresa. Le previsione 2023 vedono «una continua crescita nei settori industriali», alimentata anche dal fatto che le economie si stanno nel complesso riprendendo dopo la crisi pandemica e lo shock energetico. I settori in cui l’interscambio Italia Germania è più attivo sono come export la siderurgia, il machinery, il chimico farmaceutico, come importazioni invece il chimico farmaceutico, l’automotive, l’elettrotecnica e l’elettronica. Analizziamo i dati commerciali dell’interscambio italo tedesco, anche attraverso le interviste a Jorg Buck e Monica Poggio e vediamo anche in che modo il tema della partnership possa produrre valore.

 

L’interscambio Italia Germania, il record 2022

Lo scenario vede l’Italia settimo Paese di destinazione delle esportazioni tedesche e quinto importatore, mentre per l’Italia la Germania è la prima destinazione delle esportazioni e il primo partner anche per le importazioni. L’export tedesco verso l’Italia nel 2022 è cresciuto del 15,7%, a 87 miliardi di euro, l’import ha segnato un progresso del 10,6%, intorno ai 72 miliardi. Qualche dato di dettaglio. Nell’export, il primo mercato di destinazione per prodotti e servizi tedeschi sono gli Usa, con una quota del 9,5%, seguiti dalla Francia, al 7,4%. L’Italia è al settimo posto con il 5,6%. Per le importazioni, quindi come fornitori della Germania, siamo invece al quinto posto, con una quota del 4,8%. Davanti a noi Cina, Paesi Bassi, Usa, Polonia.

L’export tedesco verso l’Italia nel 2022 è cresciuto del 15,7%, a 87 miliardi di euro, l’import ha segnato un progresso del 10,6%, intorno ai 72 miliardi

Come detto, la Germania è invece di gran lunga il primo partner per l’Italia sia in termini di export che di import. Per quanto riguarda le esportazioni, è seguita da Stati Uniti, che nel 2022 ha superato la Francia, e poi Spagna, Svizzera, Gran Bretagna, Belgio, Polonia, Paesi Bassi, Cina. Per le importazione, al secondo posto dopo la Germania c’è la Cina, seguita da Francia, Paesi Bassi, Spagna, Belgio. L’interscambio fra i due Paesi come detto ha raggiunto un record 2022 che ha fatto seguito a un altro picco nel 2021. «Per il 2023 ci aspettiamo un’ulteriore crescita nei settori principali – ci spiega Buck -, che per noi sono industriali, macchinari, automotive, siderurgia, chimica». Non ci sono più timori di recessione, nè in Germania e nemmeno nella zona euro. «Per due paesi esportatori come Italia e Germania è un segnale positivo».Il contesto, sottolinea Poggio, è quello della partnership italo tedesca che «vede fra i principali comparti industriali manifatturiero, siderurgia, macchinari, mezzi di trasporto, chimico farmaceutico, poi agroalimentare, tessile». La crescita 2021-2022 «non è un rimbalzo, ma un trend strutturale che vedevamo già da prima della pandemia». Come esportazioni verso la Germania, il primo settore è la siderurgia, che nel 2022 segna un valore disopra i 15 miliardi di euro, seguita dai macchinari, che sfiorano i 10 miliardi. Molto simili i volumi per il chimico farmaceutico, seguono a breve distanza mezzi di trasporto e alimentare.

Per le importazione, al secondo posto dopo la Germania c’è la Cina, seguita da Francia, Paesi Bassi, Spagna, Belgio. L’interscambio fra i due paesi come detto ha raggiunto un record 2022 che ha fatto seguito a un altro picco nel 2021

L’export dalla Germania verso l’Italia, invece, vede in testa il chimico farmaceutico, con 21,8 miliardi di euro, seguito da automotive, a 13 miliardi, elettronica ed elettrotecnica, 12,07 miliardi, macchinari, 10 miliardi, siderurgia, 9,6 miliardi.

L’export dalla Germania verso l’Italia, invece, vede in testa il chimico farmaceutico, con 21,8 miliardi di euro, seguito da automotive, a 13 miliardi, elettronica ed elettrotecnica, 12,07 miliardi, macchinari, 10 miliardi, siderurgia, 9,6 miliardi

Per quanto riguarda la distribuzione geografica, il primo partner commerciale in Italia è la Lombardia, che come somma di import ed export vale come l’intera Africa. Segue, con la metà dei volumi, il Veneto, e poi Emilia Romagna, Piemonte, Lazio. Viceversa, le regioni tedesche più attive vedono un cambio della guardia al primo posto, con il Baden Wurttemberg che supera la Baviera.

 

Gli investimenti tedeschi nell’industria italiana

La Germania è anche il paese con il maggior numero di investimenti diretti nelle imprese italiane, e il terzo per il relativo valore. In base a un report della Camera di commercio Italo germanica con Intesa San Paolo, le imprese italiane controllate da società residenti in Germania totalizzano il 16,1% del fatturato delle società a controllo estero, al terzo posto dopo gli Stati Uniti, oltre il 20%, e la Francia, 17,3%, ma al primo posto in termini di numerosità.

Le imprese italiane controllate da società residenti in Germania totalizzano il 16,1% del fatturato delle società a controllo estero, al terzo posto dopo gli Stati Uniti, oltre il 20%, e la Francia, 17,3%, ma al primo posto in termini di numerosità

I settori in cui è più elevata la partecipazione tedesca sono la meccanica, l’automotive, seguite a distanza da metallurgia e farmaceutica. Fra le piccole e medie imprese, alta concentrazione di partecipazioni tedesche nelle macchine elettriche e nei prodotti in metallo.

 

La digitalizzazione come volano di crescita

Jorg Buck consigliere delegato della Camera di commercio Italo germanica (Ahk Italien)

Fra gli elementi che vengono considerati centrali per la crescita degli ultimi anni, la digitalizzazione dell’industria. «I piani 4.0 contano per mantenersi competitivi sul mercato internazionale. Questo spinge il nostro partenariato, e rende più competitiva l’economica italiana. Penso all’ottimizzazione dei processi, alla digitalizzazione di prodotto. noi vediamo la trasformazione digitale uno dei driver che portano avanti al crescita dell’economia. Per la Regione e come esportatrici di tecnologia». Grazie all’impatto della digitalizzazione l’Italia negli ultimi due anni è cresciuta più della Germania. Dipende anche da scelte diverse fatte sul fronte della digitalizzazione e dei piani 4.0? «Secondo me, l’Italia è cresciuta di più perchè prima del 2015 non investiva in tecnologie. Come reazione alla crisi 2010-2011, abbiamo osservato meno investimenti in macchinari. Invece il piano Industria 4.0 ha spinto gli investimenti. Anzi, ora per mantenersi competitivi è il fattore chiave. E’ stato sciolto il nodo degli investimenti necessari, e questo ha generato competitività». Ora un’altra grande occasione è rappresentata dal Pnrr, che introduce come fattore da considerare la sostenibilità e la trasformazione green, punti chiave nei modelli di business, processi, e nella produzione. Il Pnrr dunque è «importante per l’Italia, per il partenariato, e per l’Europa, che ha bisogno di un industria forte, per realizzare la trasformazione.

Per Monica Poggio, la priorità resta investire in innovazione. «Noi lavoriamo molto nelle filiere. Le filiere portano specializzazioni, ma richiedono innovazione, altrimenti la specializzazione rischia l’obsolescenza. Il Pnrr e la Trasformazione 4.0 (che, fra l’altro, fa parte ed è finanziata dal Recovery Plan italiano, ndr) devono servire a investire in ricerca, infrastrutture. Questo aiuta anche nella partnership con la Germania». A questo proposito, «noi auspichiamo un piano di azione comune su temi come politica industriale, transizione energetica, transizione digitale, impatto ambientale. E’ un percorso che va fatto insieme, abbiamo già parlato di un piano di azione in politica estera, il dialogo oggi continua, per esempio su elettrico, automotive». I settori chiave per importo ed export fra Italia e Germania sono la siderurgia, i macchinari, il chimico farmaceutico. Quest’ultimo è al primo posto per l’import, seguito dai mezzi di trasporto, che invece sono la quarta voce di export. La digitalizzazione anche qui è uno degli ingredienti fondamentali. «L’intelligenza artificiale sta dando un grossissimo contributo – sottolinea Monica Poggio, che oltre a presiedere la Camera di commercio italo tedesca è Ceo di Bayer Italia – Si va dall’utilizzo di dati raccolti attraverso la diagnostica per fare diagnosi precoci di patologie. Piuttosto che, nella ricerca, garantisce capacità di elaborare dati e tempi di realizzazione inferiori».

Le partnership fra industria, ricerca e digitale, il caso Leaps di Bayer

Monica Poggio, presidente Ahk Italien e ad Bayer Italia

Una strada percorribile, quella delle partnership con player del digitale. «Anche come Bayer, abbiamo visto che la partnership fra player del settore digitale molto esperti, come Microsoft, Google, e chi ha la competenza tecnico scientifica, può portare grandissimo valore, e sviluppo di soluzioni congiunte. In Bayer abbiamo un programma che si chiama Leaps, che in inglese vuol dire salto in avanti, e si propone di trovare soluzioni a dieci sfide per il pianeta e per la salute». Il metodo prevede l’utilizzo di tecnologie di intelligenza artificiale e di conoscenze piu tecnico scientifiche. I dieci salti riguardano obiettivi di alto respiro nelle cure mediche, nella riduzione di impatto ambientale, e anche di digitalizzazione nel settore della salute. In quest’ultimo caso, il piano prevede investimenti in aziende che investono in medicina predittiva, preventiva e curativa, e in strumenti computazionali, scienza di laboratorio e ingegneria hardware per realizzare farmaci di impatto.

 

I numeri della Camera di Commercio Italo-tedesca

La Camera di commercio italo tedesca, lo ricordiamo, è attiva dal 1921, ha oltre 800 soci fra aziende e professionisti, comprende un network internazionale di 150 camere di commercio distribuite in 93 Paesi. Con sei rappresentanze territoriali e oltre 60 collaboratori specializzati è la camera di commercio bilaterale più grande d’Italia. Offre alle aziende servizi per l’internazionalizzazione, consulenza, favorisce l’incontro e i rapporti fra le imprese dei due Paesi, con focus su particolari aree tematiche fra cui il comparto industriale.














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