Effetto Covid su materie plastiche e gomma: giù l’export fino al 2022

I dati Istat indicano a marzo un calo di 13 punti dell'export e di 7 punti dell'import

I dati sono stati diffusi da Istat ed elaborati dal Centro Studi di Amaplast, associazione nazionale di categoria che aderisce a Confindustria
I dati sono stati diffusi da Istat ed elaborati dal Centro Studi di Amaplast, associazione nazionale di categoria che aderisce a Confindustria

I dati di Istat sull’import-export di materie plastiche e gomma non sono positivi e mostrano un drastico deterioramento dei flussi di commercio. Le previsioni per il futuro non sono ottimistiche: il picco è ancora da raggiungere, cosa che accadrà nei prossimi mesi, e la coda si protrarrà a lungo.

Il Covid ha picchiato duro tanto che gli investimenti del settore della plastica e della gomma sono praticamente fermi, in particolare nei settori automotive ed edile, la cui domanda è particolarmente bene. Una nota positiva arriva dal settore del packaging, che ha subito meno il colpo, insieme al medicale e alla produzione di contenitori per prodotti igienici.







Se già il 2019 non è stato un anno positivo per il settore, il 2020 peggiorerà ulteriormente la situazione. Il ritorno ai livelli pre-crisi non è previsto prima del 2022. Questo perché la maggior parte della produzione italiana è destinata all’esportazione (70%, con punte del 90% in alcuni casi) e la pandemia ha generato una grande incertezza da parte dei clienti esteri. Il mercato interno non fa meglio e non sembra trarre beneficio dalle misure attuate dal Governo per fronteggiare l’emergenza.

Uno sguardo più da vicino ai principali mercati di riferimento evidenzia i seguenti cali nel mercato americano:

  • del 24% per gli Stati Uniti
  • del 16% per il Messico
  • del 37% per il Brasile

I cali rilevati nel mercato asiatico sono i seguenti:

  • -27% per la Cina
  • -6% per l’India
  • -75% per l’Indonesia.

E infine quelli relativi al Vecchio Continente:

  • -3% la Germania
  • -40% la Spagna
  • -21% la Francia
  • +40% la Polonia
  • +8% il Regno Unito

Le vendite in Africa sono rimaste nel complesso invariate, anche se i due principali mercati hanno mostrato un arretramento:

  • del 20% il Marocco, destinazione di rilievo nella fascia mediterranea
  • del 28% il Sudafrica, sbocco importante nel sub-Sahara.













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