Rishi Sunak: slitta al 2035 lo stop alla vendita di auto benzina e diesel in UK. Saggia decisione, che nel giro di qualche anno probabilmente prenderà anche l’Unione europea

di Filippo Astone ♦︎ La decisione - anche se ispirata da calcolo elettorale - è in qualche modo obbligata. L'industria automobilistica - in Gran Bretagna come anche nell'Unione europea - non è in grado di riconvertirsi totalmente nei prossimi sei anni. E nel 2030 il differenziale di prezzo con i motori termici sarà ancora così alto da dimezzare la vendita di veicoli. I costi e l'emorragia di posti di lavoro sarebbero poi politicamente ed economicamente insostenibili

Rishi Sunak, primo ministro del Regno Unito

Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha recentemente annunciato il passaggio dal 2030 al 2035 dello stop alla produzione di auto con motore benzina e diesel. Slittano anche i termini per completare la sostituzione dei boiler a gas. E sparisce pure il vincolo di implementare l’efficienza energetica degli edifici, che avrebbe comportato costi giganteschi e insostenibili a carico dei proprietari di casa o dello Stato. E niente tasse per chi vola (l’idea era stata proposta perché gli aerei emettono C02…) o misure per ridurre il consumo di carne.

Una decisione saggia: spostare di 5 anni questa imposizione non muterà un processo che – piaccia o no – è ormai irreversibile, non inciderà sensibilmente sulla quantità di emissioni di C02 (la Gran Bretagna è responsabile dell’1% del totale mondiale, spostare questo termine in là significa un quantitativo tra 0,04% e lo 0,1% in più) e metterà meno pressione sui lavoratori che operano nel mondo dell’automotive e dei componenti, nonchè su tutto l’indotto: circa 200.000 persone.







Peraltro, si tratta di una decisione in qualche modo obbligata e che fra qualche anno sarà con tutta probabilità presa anche dall’Unione europea. Per almeno tre ragioni. La prima è molto semplice, anche se in pochi hanno il coraggio di dirlo chiaramente e ufficialmente: le case automobilistiche europee (ma anche giapponesi e coreane, che assemblano soprattutto in UK) non sono in grado di riconvertire totalmente la loro produzione all’elettrico entro il 2030. Nonostante investimenti di decine di miliardi in nuovi impianti e tecnologie, non sarà materialmente possibile. Seconda ragione: i prezzi delle auto elettriche sono in media dal 120% (per le più economiche) al 40% (per il lusso) più care delle equivalenti a motorizzazione termiche. In soli sei anni, l’evoluzione della tecnologia non riuscirà a ridurre sensibilmente questo differenziale di prezzo. E non è realistico pensare a sussidi o incentivi statali che siano tali da azzerarlo completamente senza bancarotta per l’erario. Il numero di auto vendute rischia pertanto di quasi dimezzarsi. Può il sistema economico e industriale permetterselo? Certo che no. Terza ma non meno importante ragione: tutte le forze politiche (e in particolare quelle di Centro – Destra) stanno iniziando a prendere molto seriamente la preoccupazione dell’elettorato e delle aziende, non solo automobilistiche, per gli enormi costi economici ed occupazionale del blocco della produzione di motori termici entro il 2030. Conviene imporre un tale bagno di sangue solo per una posizione di principio?

Il discorso del primo ministro inglese Rishi Sunak in cui annuncia lo slittamento al 2035 dello stop alla vendita di auto benzina e diesel in UK

Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha recentemente annunciato il passaggio dal 2030 al 2035 dello stop alla produzione di auto con motore benzina e diesel. Slittano anche i termini per completare la sostituzione dei boiler a gas. E sparisce pure il vincolo di implementare l’efficienza energetica degli edifici, che avrebbe comportato costi giganteschi e insostenibili a carico dei proprietari di casa o dello Stato

Ma nei fatti spostare la fine della produzione di motori termici al 2035 sarà tutt’altro che facile…

Mini elettrica. Mini è una casa automobilistica inglese

Nonostante l’annuncio di Sunak – fatto durante un discorso e con la motivazione di reagire a una sconfitta elettorale da parte dei laburisti durante le supplettive per la Camera dei Comuni – il cammino per trasformare le sue intenzioni in fatti concreti è tutt’altro che in discesa. Un discorso non è una legge, che richiede un iter parlamentare e dei decreti attuativi per essere approvata e diventare efficace. E Sunak non ha molto tempo di fronte a sé: la Gran Bretagna andrà alle elezioni nel dicembre 2024, sempre che il Partito Conservatore non decida di anticiparle a maggio, come è molto probabile, nella speranza di ridurre l’entità della sconfitta certa rispetto ai laburisti di Keir Starmer. E quest’ultimo ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di dare seguito al posticipo al 2035 annunciato dal suo rivale Sunak.

 

Le dichiarazioni di Sunak e le repliche super-ambientaliste del laburista Starmer, che sogna di trasformare la Gran Bretagna in una superpotenza dell’energia pulita

Land Rover elettrica. Land Rover è una casa automobilistica britannica specializzata nella produzione di fuoristrada e Sport Utility Vehicle

La decisione è stata comunicata la settimana scorsa nell’ambito del discorso del capo del Governo conservatore sulla revisione degli impegni sul clima. Il primo ministro ha detto di aspettarsi che «la stragrande maggioranza dei veicoli» sarà elettrica entro il 2030, ma la decisione spetterà ai cittadini e non può essere imposta dalle autorità. Sunak vuole in ogni raggiungere il target di emissioni zero nel 2050 ma «in modo più realistico». Il capo del Governo britannico inoltre, nel corso della conferenza stampa successiva al suo intervento, ha ribadito che il Regno Unito è «al 100% impegnato» nel rispettare gli impegni internazionali presi da Londra in fatto di clima. «I britannici sono pronti a fare i sacrifici necessari per raggiungere le emissioni zero – ha dichiarato – ma devono farlo nel modo più adatto». Ecco perché il governo non dovrebbe chiedere ai cittadini cambiamenti così importanti senza prima avere un «dibattito nazionale» per informarli pienamente. Allo stesso tempo, il Primo Ministro è intervenuto scartando una serie di proposte avanzate in precedenza, in particolare sotto il mandato di Boris Johnson, ed ora ritenute «preoccupanti» da Sunak. Come la regolamentazione del numero minimo di passeggeri trasportati in auto per ridurre l’inquinamento, l’attuazione di una drastica raccolta differenziata con ben sette bidoni della spazzatura, il cambiamento della dieta riducendo il consumo di carne e infine l’introduzione di tasse verdi sui voli. Sunak ha anche ricordato il suo controverso via libera a centinaia di nuove licenze per l’esplorazione e lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio e gas nel Mare del Nord, volte a proteggere l’indipendenza energetica del Regno dai «monopolisti stranieri come Putin».

Dopo questi annunci, il leader del Labour e quasi sicuro futuro primo ministro inglese Keir Starmer ha promesso che il suo partito sarà «forte sugli impegni climatici del Regno Unito». L’idea è di trasformare la nazione in una superpotenza dell’energia pulita. Starmer ha dichiarato: «Il mondo sta affrontando gravi minacce, dalla povertà estrema alle bande criminali al cambiamento climatico. Solo una politica internazionalista progressista può essere all’altezza di queste sfide e garantire un futuro sicuro». Inoltre «un futuro governo laburista coglierebbe le opportunità per i posti di lavoro e la nostra economia portando avanti l’azione per l’energia pulita».














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