I segreti dell’imprenditorialità scientifica e di One Health, l’intelligenza transdisciplinare

di Piero Formica* ♦︎ "Crescita verde", scienza dell’acqua, forestazione. La ricerca scientifica non serve solo a produrre di più, ma anche a stare meglio. Eat Just produce proteine (uova e carne) partendo da cellule, eliminando la necessità di allevamenti; il sistema di filtraggio dell’acqua e di risanamento dei paesaggi ambientali degradati sviluppato da Pratiksha Dongare; le tecniche di modellazione idrologica sviluppate da Zhiying Li. L'imprenditoria forestale del futuro

L’imprenditorialità scientifica è progettata in reti ibride e interconnesse di scienziati, umanisti, imprenditori e investitori che condividono le tre caratteristiche plotiniane della conoscenza: scienza, intuizione, opinione. Le imprese scientifiche coprono un vasto campo di attività all’incrocio tra scienza e imprenditorialità. Tra queste:

  • vaccini Covid-19 basati sull’ ‘acido ribonucleico (RNA)
  • costruzione di arti artificiali
  • tecnologia indossabile che monitora la salute in tempo reale
  • genomica umana
  • elle nanotecnologie
  • metamateriali
  • intelligenza artificiale
  • sistemi di allerta del maltempo
  • sistemi energetici locali che ridefiniscono l’intero sistema infrastrutturale e del mercato dell’energia
  • ‘crescita verde’
  • scienza dell’acqua
  • forestazione.

Le ultime tre sono l’oggetto di questo articolo.







In prima linea troviamo le imprese che utilizzano la natura come elemento centrale della loro attività. Le imprese basate sulla natura coltivano, raccolgono e ripristinano le risorse naturali ricorrendo a soluzioni sostenibili per il trattamento delle acque, l’agricoltura e la produzione alimentare, la silvicoltura, i biomateriali, il turismo. Altre soluzioni basate sulla natura si rivolgono ai contesti urbani, periurbani e rurali. Si tratta di interventi su piccola scala, che a volte vengono chiamati ‘agopuntura urbana’: parchi tascabili, muri e tetti verdi, giardini pluviali, orti galleggianti e orti comunitari, parchi giochi naturali. Così operando, le imprese naturalistiche coltivano un desiderio che si stacca dagli altri: è lo stare bene, la libertà dalle sofferenze. A questo desiderio si è dato il nome di One Health (una sola salute) che è il tentativo di costruire un futuro di ben-essere ricorrendo all’intelligenza transdisciplinare capace di riconoscere quanto siano intrinsecamente legati gli ecosistemi umani e naturali.

‘Crescita verde’: come l’agricoltura dovrebbe lavorare in armonia con la natura, nutrendo le persone con cibo sano e genuino

Peter ed Henri Greig, fondatori di Piper Farm

L’agricoltura verde è biologica e resiliente. Utilizza fertilizzanti naturali e la protezione delle colture si ottiene principalmente selezionando specie resistenti alle malattie e applicando tecniche di coltivazione appropriate.

L’agro-imprenditorialità migliora l’utilizzo delle risorse naturali, crea buoni posti di lavoro, dà sicurezza alimentare e riduce l’impronta ecologica con effetti positivi sulla biodiversità. Le sue eco-innovazioni sono un moltiplicatore della produttività delle risorse indispensabili per soddisfare la crescente domanda di alimentazione sana.

Peter Greig, allevatore di carne rigenerativa e co-fondatore del rivenditore etico online Pipers Farm, avanza due proposte:

  • ridurre la lavorazione del terreno e allevare animali al pascolo;
  • riequilibrare la produzione a favore del cibo ricco di nutrienti con sottoprodotti che possono essere riutilizzati per l’alimentazione sostenibile del bestiame.

Greig fa poi presente che, invece di acquistare costosi fertilizzanti, gli agricoltori rigenerativi di tutto il mondo stanno piantando colture di copertura, come le leguminose, che fissano l’azoto nel loro terreno in modo naturale.

Eat Just attualmente distribuisce uova prodotte a partire da vegetali. Il prossimo passo? Carne plant-based

Josh Tetrick, co-fondatore e ceo di Eat Just, intende rivoluzionare non solo il consumo ma anche la produzione di carne. L’obiettivo è eliminare la macellazione di animali, l’uso di antibiotici e le malattie zootecniche. Lo si può fare partendo da una cellula ottenuta da un pezzo di carne fresca oppure dalla biopsia di un animale. Quindi, niente più miliardi di animali d’allevamento. A seguire la cellula viene nutrita per crescere con aminoacidi, vitamine e minerali. La produzione avviene in un recipiente di acciaio inossidabile chiamato bioreattore che assomiglia a qualcosa che si vede in una microbirreria.

Innescare investimenti e sviluppare capacità imprenditoriale sia nella conservazione e nel ripristino della biocapacità che nella riduzione dell’impronta ambientale contribuisce a ridurre o addirittura eliminare gli impatti ambientali negativi dell’agricoltura. Quindi, minore impiego di combustibile fossile, fertilizzanti, acqua e terra per una produzione alimentare più sostenibile, più produttiva e più sana. Imprenditorialità e innovazioni nelle tecnologie agricole attirano giovani colti. Fondando imprese nell’agritech, essi si impegnano nella sperimentazione di nuove colture in comunità di start-up alimentari. Alla condivisione delle opportunità offerte da innovazioni che fanno compiere un salto di qualità alle nostre esperienze di consumatori alimentari, molto contribuisce il dialogo collaborativo tra esperti dell’agricoltura e dell’industria alimentare, imprenditori delle diverse filiere, investitori, leader intellettuali e i media. Non meno importante è la conoscenza dei prezzi veri che tengono conto dei costi nascosti – per esempio, quelli dovuti all’emissione di carbonio, all’utilizzo dell’acqua e della terra e allo sfruttamento dei lavoratori. Come riferisce lo scrittore Nick Romeo, dalla fine del 2020 ad Amsterdam un negozio di alimentari ha deciso di esporre sia il prezzo normale che il prezzo vero di ciascun prodotto. Questa iniziativa, scrive Romeo, dà la speranza che aziende e consumatori consapevoli del costo effettivo possano cambiare il loro modo di produrre, vendere e spendere.

Scienza ed imprenditorialità dell’acqua. Donne all’avanguardia nella scienza dell’acqua e nell’imprenditoria idrica

Le donne, una minoranza in molte aree della scienza, compresa l’idrologia, si avventurano nel terreno dell’incertezza avviando continui processi cognitivi all’avanguardia della crisi idrica globale. Il loro impegno è sia scientifico sia imprenditoriale. Le imprese femminili socialmente responsabili nascono da diverse fonti di ricerca sull’acqua in cui le donne sono faticosamente coinvolte. La Giornata mondiale dell’acqua si terrà il 22 marzo 2022.

Paige Peters, fondatrice di Rapid Radicals Technology

A seguito dei suoi esperimenti scientifici, Pratiksha Dongare ha progettato nell’India centrale “pozzi di raccolta” per trattare le acque reflue in modo sostenibile. Paige Peters sviluppando una nuova tecnologia per trattare le acque reflue in meno di 30 minuti, un tempo critico in caso di tempesta intensa, ha fondato Rapid Radicals Technology. Dalla sua tesi di master alla New York University, Brittany Kendrick ha creato un’impresa che produce generatori d’acqua a energia solare. La missione dell’impresa è la fornitura di acqua pulita anzitutto alle famiglie più vulnerabili che vivono in quartieri degradati.

Dai suoi studi sull’utilizzo delle foglie delle piante come filtri per ottenere acqua pulita, Priyanka Sharma ha sviluppato un sistema innovativo di filtraggio dell’acqua e di risanamento dei paesaggi ambientali degradati. Tali interventi si pongono in alternativa al ricorso alle bottiglie d’acqua di plastica. Secondo quanto riferisce Julia Watson, si è constatato che le microplastiche da esse provenienti si trovano ovunque: «nella carne e nei latticini, nel pesce, nel sangue umano e persino vicino alla cima del Monte Everest. Attraverso il consumo di acqua e cibo, si stima che una persona media consumi ogni settimana 5 grammi di plastica, delle dimensioni di una carta di credito».

Conducendo ricerche sulla conservazione dell’acqua, Zhiying Li ha messo a punto tecniche di modellazione idrologica per prevedere i cambiamenti di volume dell’acqua e la loro influenza sulle vite e i mezzi di sussistenza. Cindy Hu ha dedicato i suoi studi negli Stati Uniti alla ricerca ed elaborazione di dati per il monitoraggio dell’acqua potabile. Fondatrice di Ketos, Meena Sankaran fornisce informazioni in tempo reale sull’utilizzo e la sicurezza dell’acqua, e per la prevenzione di crisi idriche. Queste e altre investigazioni sulle sostanze presenti nelle loro forniture idriche unitamente alle loro ricadute imprenditoriali consentono di prendere le decisioni migliori. 

La soluzione sviluppata da Ketos fa leva su sensori IoT per offrire informazioni in tempo reale sulla qualità dell’acqua, offrendo anche analisi predittive

L’imprenditorialità forestale del futuro

Wolfgang Goethe (1749-1832) è il viandante che dalla fonte della solitudine nella foresta trae i suoi pensieri. È nel fitto dei boschi che l’umanista e scienziato tedesco cresce come persona pensante in sintonia con la natura. Con la mente e gli occhi di Goethe oggi spetta a noi riflettere sul ruolo prezioso che gli alberi possono svolgere nell’affrontare il cambiamento climatico. Il Paulson Institute fa luce sulle ricerche che dimostrano che «tra il 2001 e il 2019 le foreste hanno assorbito il doppio dell’anidride carbonica emessa, con una riduzione netta di 7,6 miliardi di tonnellate. Si tratta di una cifra superiore alle emissioni annue di carbonio combinate di Stati Uniti e Regno Unito». L’efficienza delle foreste è però messa a dura prova dalla deforestazione. La Banca Mondiale «stima che dal 1990 abbiamo perso mezzo milione di chilometri quadrati di copertura forestale. Si tratta di circa cinque volte la superficie del Regno Unito. Al ritmo attuale di distruzione, le foreste pluviali tropicali del mondo – le nostre più grandi riserve di biodiversità e di carbonio – scompariranno entro 100 anni». 

Piantare nuovi alberi non è la panacea di tutti i mali: le specie non autoctone alza il tasso di mortalità dei nuovi alberi, abbassa le falde freatiche e riduce la disponibilità di acqua

La deforestazione e la conversione dei terreni forestali ad altri scopi contribuiscono a generare circa 1,5 gigatonnellate di carbonio all’anno. Non ci sono soluzioni semplici per un problema complesso qual è l’obiettivo “carbonio zero”. Non basta ed è anche illusorio piantare nuovi alberi. Il Paulson Institute rileva che «la Cina si è recentemente impegnata a piantare e conservare 70 miliardi di alberi entro il 2030; l’UE si è impegnata a piantarne 3 miliardi entro quella data; il Canada ha un piano di 2 miliardi e il Regno Unito ne ha uno di 1 miliardo circa».

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti mira a piantare più di un miliardo di alberi nel prossimo decennio. Gli investimenti scientifici e tecnologici vanno indirizzati verso iniziative, anche di natura imprenditoriale, ben eseguite nello sfruttare il potenziale degli alberi di catturare il carbonio. Piantare le specie non autoctone alza il tasso di mortalità dei nuovi alberi, abbassa le falde freatiche e riduce la disponibilità di acqua. Se intervengo sussidi pubblici per la protezione delle foreste, essi vanno incanalati verso la ricrescita naturale dell’ecosistema arboreo. 

L’aspettativa è che dalla ricerca scientifica e tecnologica nascano varietà di piante di alta qualità per il rimboschimento e che l’imprenditorialità forestale si adoperi di conseguenza.

*Piero Formica è Professore di Economia della conoscenza. Senior Research Fellow dell’International Value Institute, Maynooth University, Irlanda. Docente e advisor, Cambridge Learning Gateway, Cambridge, UK. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale














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