Creatività! La digitalizzazione può farla esplodere nei nuovi modelli di business

di Piero Formica* ♦︎ Intelligenza artificiale e innovazione stanno sfumando i confini delle industrie: ora tramite le arti è possibile convertire efficacemente le conoscenze scientifiche e tecnologiche in nuovi processi, prodotti e servizi. Il programma Starts della Commissione europea per la collaborazione tra ricercatori e artisti nei progetti finanziati da Horizon 2020

La “nuvola” informatica, il commercio elettronico, l’Internet mobile, l’Internet delle cose, l‘intelligenza artificiale e le macchine che apprendono come accade agli esseri umani innescano mutamenti nei modelli di business e sfumano i confini delle industrie. Le tecnologie di informazione e comunicazione (Ict) sono alla guida delle innovazioni emergenti nei campi dell’intelligenza artificiale, dell’apprendimento automatico, dell’analisi e della visione artificiale. È così che il mondo potrà procedere verso un’economia ad energia pulita e allievare le sfide da affrontare in tutti i settori industriali; oggi, a cominciare dalla sanità. La digitalizzazione, poi, sta unendo in un abbraccio dorato scienza e ingegneria con il design e le arti. Abbattute le barriere, la creatività diventa un fattore cruciale nell’ingegneria e negli usi della tecnologia imperniati sull’uomo. Le arti svolgono azioni catalizzatrici per convertire efficacemente le conoscenze scientifiche e tecnologiche in nuovi processi, prodotti e servizi. Ciò richiede apprendimento continuo e volontà unita a capacità di inoltrarsi nell’ignoto.

Tecnologie e innovazioni conseguenti favoriranno la creatività, e come? In un articolo del Financial Times dello scorso 18 gennaio a firma di Emma Jacobs (Where’s the spark? How lockdown caused a creativity crisis), Sean Rintel, ricercatore principale di Microsoft, sostiene che l’utilizzo delle cuffie di realtà aumentata per “colmare il divario fisico-digitale e migliorare sia le riunioni a distanza che le future riunioni ibride” potrebbe offrire possibilità non ancora intraviste nella comunicazione online. Prevale però lo scetticismo quando dalle aziende tecnologiche vengono prospettati spazi virtuali di serendipità, alla stregua dei salotti francesi di conversazione del Seicento e Settecento che dettero vita all’Età dei Lumi oppure dei club inglesi forieri della prima Rivoluzione Industriale. La creatività è un acrobata in equilibrio precario tra il lavorare insieme e lo stare da soli.







Negli anni a venire, con il progresso accelerato dell’intelligenza artificiale, sarà l’Algoritmo la superpotenza che rimpiazzerà la creatività umana nelle più svariate forme dell’imprenditorialità e dell’arte? Al contrario, sarà l’essere umano a magnificare la propria libertà servendosi della tecnologia? Converrà riflettere su quanto ha scritto Zia Chishti, amministratore delegato di Afinity, azienda leader mondiale di intelligenza artificiale applicata: “Non abbiamo mosso un byte in avanti nella comprensione dell’intelligenza umana. Abbiamo computer molto più veloci, ma gli algoritmi sottostanti sono per lo più identici a quelli che alimentavano le macchine 40 anni fa. Invece, abbiamo rinominato creativamente questi algoritmi. I buoni ‘dati’ di una volta sono diventati improvvisamente ‘grandi’“ (Artificial Intelligence: Winter Is Coming Today’s Ai Is Not Much Better At Solving Real World Problems Than Its Ancestors, Financial Times, 17 October, 2018).

In uno scenario ancora ambiguo, l’Italia ha ampi margini di miglioramento nei due fronti dell’Ict e della creatività, come mostra la Figura 1.

Italia rank Ict e creatività

 

La creatività accomuna il processo scientifico e il metodo artistico. Artisti e scienziati condividono la curiosità per l’ignoto, apprezzano la bellezza dei due mondi e manifestano un vivo interesse a creare qualcosa di nuovo. Un sempre più intenso dialogo tra umanesimo e scienza permette di far luce sulle loro compatibilità e virtuose interazioni, staccando i frutti dell’innovazione congiuntamente dai rami degli alberi della scienza e dell’arte. Il loro intersecarsi caratterizzò il libero pensiero dell’Uomo rinascimentale, personificato nell’Uomo vitruviano, il famoso disegno di Leonardo da Vinci che unisce arte e scienza nella rappresentazione del corpo umano. Ci piace pensare al nuovo rinascimento imprenditoriale come una forma d’arte in cui lo spirito di avventura, d’immaginazione e di libertà rende accessibile il percorso imprenditoriale ad artisti e scienziati insieme. Oggi, la digitalizzazione è il mezzo tecnologico che facilita e amplia l’apprendimento reciproco attraverso esperimenti che sfociano in opportunità di business. Assisteremo così alla rinascita dell’arte dell’imprenditorialità con l’imprenditore artista e scienziato che fa la differenza culturale e con le nuove tecnologie che lo coadiuvano nell’atto della produzione creativa. L’intelligenza artificiale inaugura un nuovo linguaggio artistico che prende il nome di “arte aumentata”. Immagini create al microscopio a scansione di sonda si possono trasferire direttamente su piastrelle con la macchina “Caravaggio drawing machine” in grado di replicare un’immagine digitale usando una penna e una linea continua.

Le eredità lasciateci dagli artisti rinascimentali sono una leva su cui agire per alzare la propensione dei giovani a fare impresa all’incrocio tra arte e manifattura. Il programma Starts della Commissione europea incoraggia la collaborazione tra ricercatori e artisti nei progetti finanziati da Orizzonte 2020, il “Programma Quadro europeo per la Ricerca e l’Innovazione”. Il premio Starts premia i progetti che dimostrano collaborazioni di successo tra scienza, tecnologia e arte, e che contribuiscono all’innovazione economica e sociale. Moltiplicando le interazioni tra scienza, tecnologia, ingegneria, matematica e le arti, l’ascesa dell’Intelligenza Artificiale e della Trasformazione Digitale valorizza il lavoro creativo. Al pari dei cacciatori-raccoglitori del Paleolitico, gli studenti di oggi andrebbero allenati a diventare cacciatori di idee, dovendo esercitare, domani, una professione poliedrica. A quel tempo la caccia e la raccolta non erano considerate lavoro; venivano svolte con entusiasmo, non a malincuore. Ai giorni nostri, il sentiero del lavoro si configura come gioco combinatorio tra composizione di storie le più varie, creazioni artistiche e costruzioni di cose.

I tre pilastri di Horizon Europe. Fonte Apre

Padroneggiano la creatività gli innovatori concettuali che apportano innovazioni radicali. Costoro sono focalizzati sull’obiettivo da raggiungere, incuranti degli errori in cui potrebbero incappare lungo il percorso creativo. Con versatilità, saltano da un soggetto a un altro, violando le convinzioni esistenti e scostandosi da coloro che restano aggrappati alle idee superate e alle definizioni obsolete. Ne scaturiscono innovazioni le più varie. Nell’arte, Pablo Picasso è visto come l’archetipo dell’innovatore concettuale. Dipingendo oggetti non come li vede ma come li pensa, Picasso con la sua opera Les Demoiselles d’Avignon del 1907 inaugura la stagione del Cubismo, definita “la più radicale innovazione stilistica dell’età moderna”. Per l’abilità di semplificare i problemi e proporre idee audaci uscendo dal recinto del pensiero consolidato, Albert Einstein si trova sul podio degli innovatori concettuali nel campo della scienza, così come Walt Disney nell’industria dell’intrattenimento e dei parchi tematici.

L’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci

Scrive Wayne Van Dyck, fondatore di Windfarms che opera nell’energia verde: «La forma d’arte più alta è proprio il business. Si tratta di una forma estremamente creativa e può essere più creativa di tutte le cose che classicamente riteniamo tali. Nel mondo degli affari, gli strumenti con cui lavorare sono dinamici: capitale e persone, mercati e idee. Questi strumenti possiedono tutti una vita propria. Quindi, adoperarli e riorganizzarli in modi nuovi e diversi si rivela un processo molto creativo». Le creazioni artistiche e imprenditoriali conquistano nuovi spazi e interagiscono al tal punto che, come ebbe a dire negli anni Cinquanta del secolo scorso il critico d’arte italiano Gillo Dorfles, il significato dell’arte riesce addirittura a identificarsi con il prodotto industriale. A conferma di quest’affermazione, nel 1959 la Olivetti Lettera 22, una macchina da scrivere meccanica portatile progettata da Marcello Nizzoli, è stata premiata dall’Istituto di Tecnologia dell’Illinois come il miglior prodotto di design degli ultimi 100 anni. La Vespa, un modello di scooter della Piaggio, fu brevettato il 23 aprile del 1946, su progetto dell’ingegnere aeronautico Corradino D’Ascanio. Il suo ideatore sfruttò le conoscenze di progettista aeronautico per adottare una sospensione anteriore ispirata a quella dei carrelli d’atterraggio e concepì un motore concettualmente derivato dai motori d’accensione aeronautici. La Vespa, creatura di D’Ascanio, dimostra l’interazione tra arte e innovazione innescata dalla trasposizione e trasformazione di materiali esistenti per dare vita a oggetti che rispondono sia a esigenze pratiche ed economiche sia a visioni simboliche ed allegoriche, proprio come sosteneva Dorfles. Partendo dalla sperimentazione nell’arte della miniatura, il falegname Ole Kirk Kristiansen getta le fondamenta del Lego Group, l’impresa danese produttrice di giocattoli (i “mattoncini” di plastica), trasformando una produzione artistica in un grande successo di produzione industriale. Frequentando il corso del monaco trappista Robert Palladino, Steve Jobs coglie l’opportunità di coniugare l’arte della calligrafia con lo stile dei caratteri tipografici che ha contraddistinto il suo Mac. Ciò lo portò a dare ad Apple l’impronta di impresa tecnologica che si sposa con le arti liberali e le scienze umane. L’arte di apprendere mediante esperienza diretta, tentativi ed errori inaugura l’età prosperosa del packaging bolognese con Bruto Carpigiani che progetta e realizza la prima macchina di dosaggio e confezionamento delle polveri Idrolitina per ottenere acqua da bere effervescente.

L’incontro tra tecnologia e creatività rafforza la capacità di trovare nuove connessioni tra fenomeni non collegati e cambia il battere del tempo. L’età delle fabbriche di prodotti di massa popolate da macchine e operai, e delle piazze di mercato dove convergono venditori e compratori, cede il passo all’età delle reti intrecciate da idee trasformative e degli spazi virtuali di mercato. Imprese anticonformiste progettano e realizzano fabbriche delle idee contraddistinte dall’operare degli analisti simbolici, personaggi di un’inedita commedia dell’arte dove la creatività è al centro della scena. Delle mutazioni si deve avere percezione mentre la loro rilevanza precede il momento del loro manifestarsi – cioè quando sono sotto la soglia di visibilità. Il processo creativo richiede di abbandonare il passato in modo organizzato, un esercizio mentale che gli antichi romani chiamavano festina lente, l’affrettarsi lentamente sperimentando, in modo che i frutti dell’innovazione che crescono sull’albero della creatività non maturino prematuramente.

 

 

*Piero Formica è Professore di economia della conoscenza, Senior Research Fellow dell’International Value Institute presso la Maynooth University in Irlanda. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale














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