IA generativa: la strategia di Ibm per conquistare un mercato che varrà 126 miliardi

di Piero Macrì ♦︎ Il mercato dell'intelligenza artificiale generativa cresce a grandi passi e varrà più di 126 miliardi nel 2031. Fra i settori che più verranno impattati l'automotive e il retail. E avrà un impatto non trascurabile sull'occupazione, soprattutto per i lavori di backoffice e assistenza clienti. Skill gap: usare l'IA generativa per la scrittura di codice sopperendo così alla carenza di talenti. Il caso Walmart. E sul quantum computing... Ne parliamo con Andreas Kühmichel

Filosofeggiare sull’intelligenza artificiale è senz’altro affascinante ma non complichiamoci la vita: lo sviluppo di queste tecnologie è destinato a creare una nuova automazione. Un futuro distopico? Tutt’altro. Come dice David Autor, economista del Mit, «Più che pensare a quello che può fare l’intelligenza artificiale, è meglio pensare a quello che vogliamo che l’intelligenza artificiale faccia per noi». E di cose che può fare l’intelligenza artificiale ce ne sono davvero tante, anche in ambito manifatturiero. Gli analisti iniziano a parlare di aziende “Ai driven”, che compiono il loro percorso di trasformazione digitale avvalendosi della capacità di utilizzare gli algoritmi per ridurre attività manuali e ripetitive, per accelerare lo sviluppo prodotto, per sviluppare capacità predittive. Automazione del back-office, riduzione del personale commerciale e amministrativo, nuove piattaforme software per accelerare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nei più diversi settori di industry, dall’automotive alla gdo, passando per tutte le sfumature del manifatturiero, infine, il quantum computing, la futuribile potenza elaborativa a supporto del calcolo algoritmico.

Ecco quanto emerso dall’incontro di Industria Italiana con Andreas Kühmichel, cto for industrial sector e director engineering manufacturing & energy industry di Ibm. Una cosa appare certa, le nuove tecnologie di IA trasformeranno il tradizionale assetto organizzativo di molte aziende. Un esempio è proprio Ibm. Secondo quanto affermato dal ceo Arvind Krishna, con l’intelligenza artificiale la multinazionale dell’Ict prevede di ridurre la propria forza lavoro di circa 7.000 dipendenti. «È un passaggio cruciale quello che stiamo vivendo. Il modo di intendere l’intelligenza artificiale sta mutando radicalmente. Non è più considerata una subordinata tecnologica dell’Industria 4.0, ma il mezzo per definire vere e proprie strategie aziendali», afferma Kühmichel. Una conferma arriva dallo studio realizzato dall’Institute for Business Value di Big Blue, secondo il quale tre amministratori delegati su quattro ritengono che la sostenibilità futura della propria azienda dipenda da un utilizzo estensivo dell’intelligenza artificiale. Nessuno ne sottovaluta l’importanza, tanto è vero che il 43% dei ceo dichiara che sarà fondamentale per generare nuova efficienza in gran parte delle attività aziendali. L’elenco dei casi d’uso include l’automazione dell’information technology, del servizio clienti (è il caso di Walmart, il gigante americano della gdo), della forza vendita e delle risorse umane, della supply chain, dei processi legati alla manutenzione predittiva, al monitoraggio degli asset e alla cybersecurity. «L’AI contribuirà a rendere più competitive le aziende. Sosterrà la loro crescita ed espansione, con ricadute positive per l’economia», osserva Kühmichel. E sarà l’AI generativa, basata sul linguaggio naturale, ad accelerare questa evoluzione. Renderà possibile, per esempio, velocizzare lo sviluppo software: non più programmazione low code ma zero code, basata su semplici input vocali. L’automazione algoritmica renderà inoltre più marginale il costo del lavoro. «Le aziende che in tempi di globalizzazione hanno decentrato proprie attività produttive lì dove era più basso il costo del lavoro, ci stanno ripensando, afferma il manager di Ibm. In virtù di una sempre maggiore automazione, in prospettiva sempre più abilitata dall’intelligenza artificiale, iniziano a progettare una progressiva ricollocazione delle capacità produttive a livello europeo». Secondo Kühmichel, qualunque prospettiva di sviluppo associata alla trasformazione digitale vede al centro l’intelligenza artificiale. «Il suo utilizzo si traduce in una maggiore velocità d’impresa, nell’essere capaci di ridurre i tempi di sviluppo di nuovi prodotti sempre più complessi per poterli portare sul mercato anticipando la concorrenza».







L’intelligenza artificiale nell’automotive. Nel 2027 si stimano investimenti per 15,9 miliardi di dollari

Andreas Kühmichel, cto for industrial sector e director engineering manufacturing & energy industry di Ibm

L’intelligenza artificiale gioca un ruolo da protagonista nell’automotive. Lo dimostra l’interesse di Elon Musk, il padrone di Tesla, che ha appena fondato xAi, un’azienda completamente dedicata allo sviluppo di nuove soluzioni di intelligenza artificiale. Il ruolo dell’IA nella catena del valore del settore è evidente. Viene utilizzata in fase di progettazione, nella catena di fornitura, in produzione e post-produzione, nei sistemi di assistenza alla guida e nella valutazione del rischio. Inoltre, l’intelligenza artificiale ha trasformato in modo proattivo i servizi post-vendita, dalla manutenzione predittiva all’assicurazione. «In questa fase di incertezza e di pressione sui costi per le aziende diventa importante reinventarsi continuamente, dice Kühmichel. L’intelligenza artificiale può essere un abilitatore potentissimo di lungo termine, a disposizione di componentisti e costruttori, per automatizzare processi, liberando tempo e potenziale delle risorse più a valore aggiunto, in modo da sviluppare tutti quei nuovi servizi e prodotti necessari ai car maker per rimanere competitivi». Le previsioni confermano questo trend. Si stima che nel settore automobilistico l’intelligenza artificiale possa avere un tasso di crescita annuo composto (Cagr) di quasi il 40%, raggiungendo i 15,9 miliardi di dollari entro il 2027. «Il mondo sta assistendo a un continuo aumento della domanda di veicoli connessi e tecnologie intelligenti come il riconoscimento vocale e delle immagini. L’intelligenza artificiale è diventata una parte fondamentale dell’interazione tra la produzione e la vendita, dice Kühmichel. I dati sulle vendite e sui veicoli possono, per esempio, essere utilizzati nella modellazione predittiva per regolare meglio la produzione in base alla domanda in tempo reale».

Intelligenza artificiale generativa, le ripercussioni sul mondo del lavoro. L’automazione del back-office in Ibm a Walmart

Arvind Krishna, ceo di Ibm

Dall’inchiesta dell’Ocse basata su 2.000 imprese e 5,3 milioni di lavoratori che usano intelligenza artificiale è emerso che il lavoro umano è cambiato ma non è stato sostituito. L’intelligenza artificiale è stata usata in maniera complementare a funzioni già svolte dai lavoratori. In questi casi, il personale non si sente minacciato: circa il 70% dei lavoratori che usano l’intelligenza artificiale ha aumentato la produttività e si dichiara più soddisfatto. Ma le cose stanno cambiando. Secondo gli analisti di Allied Market e Precedence Research, il mercato dell’IA generativa, valutato a poco più di 11 miliardi di dollari nel 2022, raggiungerà i 126,5 miliardi entro il 2031. Nessun settore sarà immune da cambiamenti.

L’ultima notizia è quella di Google, che sta sperimentando Genesis, un prodotto che è in grado di elaborare informazioni e generare news, automatizzando parte della produzione giornalistica. Ma è la stessa Ibm la prova vivente dei possibili effetti di un’applicazione estensiva dell’intelligenza artificiale. L’ad Arvind Krishna ha spiegato a Bloomberg che la società prevede di sospendere le assunzioni per ruoli che ritiene possano essere sostituiti con l’intelligenza artificiale. Si tratta di posizioni con funzioni di back-office, come le risorse umane e il servizio clienti, un’area per la quale le nuove assunzioni potrebbero essere sospese o rallentate. Le posizioni potenzialmente aggredibili dall’intelligenza artificiale, attualmente operative in Ibm, ammontano a 26.000 e Krishna si è detto convinto di poterne sostituire il 30% in cinque anni ovvero 7.800. Altre aziende non stanno certo a guardare. Ha fatto per esempio notizia la scelta di Walmart, che ha deciso di affidarsi all’intelligenza artificiale per automatizzare i processi di contrattazione delle forniture. Il gigante americano della gdo ha affermato di utilizzare una chatbot sviluppata dalla californiana Pactum Ai il cui software aiuta le grandi aziende ad automatizzare le negoziazioni b2b. Walmart, in sostanza, comunica al software i suoi budget e le sue esigenze. Poi l’Ai comunica con i venditori per concludere gli affari. In questo caso l’Ai prende di fatto il posto del personale dell’ufficio acquisti. Darren Carithers, uno dei Vp di Walmart, ha spiegato che il software di Pactum Ai per ora è impiegato solo nelle contrattazioni di attrezzature come i carrelli della spesa e poco altro ma in futuro si estenderà ad altri processi.

Watsonx, la piattaforma Ibm abilitante lo sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale

Industriale, accelerare e velocizzare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Con Watsonx, Ibm rende disponibile una piattaforma cloud di IA generativa che permette alle aziende di sviluppare algoritmi per rendere più efficiente l’impresa nel suo complesso, a partire da un’automazione sempre più spinta delle operation. Una piattaforma simile al programma AI Foundations annunciato da Nvidia all’inizio dell’anno.

Con Watsonx, Ibm rende disponibile una piattaforma cloud di IA generativa che permette alle aziende di sviluppare algoritmi per rendere più efficiente l’impresa nel suo complesso, a partire da un’automazione sempre più spinta delle operation

La strategia di Ibm? Aiutare aziende a creare modelli linguistici su database e set di dati specifici per i diversi settori, a partire dal manufacturing. Come dice Kühmichel, «L’idea è quella di rendere il processo di sviluppo più semplice e “governato”, aprendo a molti casi d’uso nei più svariati settori». La piattaforma consentirà alle imprese di accelerare l’introduzione di sistemi basati su dati affidabili. Accesso a un database per la raccolta e la pulizia dei dati, un ambiente per la messa a punto di nuovi algoritmi e un toolkit di governance. Insomma, uno stack tecnologico completo per realizzare flussi di lavoro end-to-end. «La componente AI Studio consente agli sviluppatori di addestrare, testare, mettere a punto e distribuire sia modelli realizzati con metodi tradizionali che con nuovi metodi di Ai generativa», spiega Kühmichel. Aumentare la produttività in molte attività IT, evidenziare problemi che possono emergere nella filiera produttiva con moduli predittivi che, basandosi su serie storiche di dati, forniscono informazioni per un vantaggio produttivo. «Le potenzialità dell’IA, nella produzione ma anche nel retail, sono molto elevate. L’intelligenza artificiale risolverà molti dei gap occupazionali con cui si confrontano le aziende, dice Kühmichel. Molte imprese stanno diventando per necessità delle software companies ma esiste la difficoltà a reperire persone che sviluppino codice. Ecco, quindi, l’intelligenza artificiale per automatizzare lo sviluppo software».

Quantum computing: la futura potenza computazionale a supporto dell’intelligenza artificiale

Computer quantistico di Ibm

Guardando a quelli che saranno gli sviluppi dell’intelligenza artificiale – interfacce machine-to-machine basate sulla comunicazione vocale, estensione dei big data a supporto della generazione di nuovi modelli linguistici – Kühmichel è convinto che vi sarà bisogno di una nuova potenza computazionale e di una diversa logica per la risoluzione dei problemi. «La tecnologia più promettente è il quantum computing. Nonostante se ne parli da anni, e spesso si affermi che poco o nulla è stato fatto, i progressi realizzati sono importanti. Il quantum computing servirà come acceleratore delle potenzialità dell’intelligenza artificiale, superando le performance degli attuali high performance computier». Uno dei fiori all’occhiello è il data center quantistico da 100 quit che sarà operativo a partire dal 2024 nella sede Ibm di Ehningen, in Germania. Investimento che si associa ai 100 milioni di dollari che la multinazionale intende spendere nei prossimi dieci anni per realizzare, in partnership con le università di Tokyo e di Chicago, un supercomputer quantum-centrico da 100mila qubit. Le nuove iniziative saranno i trampolini di lancio per quella che viene definita l’Intelligenza Artificiale Quantistica, la nuova frontiera, quella più lontana ma, forse, più promettente. Come dice Kühmichel, «L’apprendimento automatico quantistico, una fusione di calcolo quantistico e intelligenza artificiale, potrebbe potenzialmente accelerare il processo di apprendimento dei sistemi di intelligenza artificiale».














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