I dati come chiave per l’innovazione e la crescita: la visione di Aveva

Gregg Le Blanc: senior vice-president di Aveva: «Circa il 68% dei dati delle imprese attualmente disponibili è ancora inutilizzato, perché confinati in silos organizzativi»

Peter Herweck_ ceo di Aveva

Aveva, uno dei principali attori nel settore del software industriale, è tornata a incontrare partner e clienti durante un evento in presenza, un’occasione per la multinazionale per delineare la roadmap per il 2022 e il proprio portafoglio di prodotti.

«Circa il 68% dei dati delle imprese attualmente disponibili è ancora inutilizzato, perché confinati in silos organizzativi, eppure la produzione di dati non è mai stata così elevata», afferma Gregg Le Blanc, senior vice-president e information management di Aveva. «I software di Aveva permettono di aggregare i dati, trasformarli e condividerli all’interno delle aziende e con partner esterni, favorendo l’innovazione su scala per tutti i player all’interno del nuovo ecosistema di economia industriale connessa». Aveva Data Hub è la soluzione SaaS lanciata all’inizio del 2022 su Aveva Connect, la piattaforma cloud industriale che consente la condivisione di dati, permettendo alle aziende di migliorare l’efficienza operativa, essere più sostenibili e favorire la trasformazione digitale.







«Il digital twin ricrea digitalmente un asset fisico acquisendo, organizzando e contestualizzando i dati in forme quantificabili. Quando questi modelli vengono utilizzati per predire gli scenari futuri, possono anticipare anche potenziali problemi e migliorare l’affidabilità degli asset, riducendo i costi e l’uso di risorse e minimizzando le emissioni di CO2. Il digital twin di Aveva è l’unico in grado di acquisire dati di ingegneria, operations e manutenzione per poi restituire una panoramica olistica e integrata su diversi casi d’utilizzo», dichiara Amish Sabharwal, executive vice president for engineering di Aveva.

Durante l’evento, i clienti e i partner di più di 70 imprese in 12 settori verticali hanno condiviso la loro esperienza di trasformazione digitale data-driven.

Jan Broekman, vp global engineering & smart modularization per l’impresa di ingegneria McDermott, ha condiviso spunti di riflessione su come le soluzioni digitali possano conciliare i diversi input necessari a costruire progetti di capitale sostenibili, a partire dalla visibilità in tempo reale dei prezzi delle materie prime fino alla progettazione di impianti a basse emissioni su più sedi.

Sergio Valencia, Ropi technical services manager di Edp Renewables, ha condiviso con il pubblico le lezioni apprese dal progetto Lighthouse Program, in cui due milioni di flussi di dati da diversi parchi eolici sono stati inviati al cloud per insight centralizzati.

Jacky Wright, chief digital officer di Microsoft, ha parlato di come i dati accelerino il progresso della sostenibilità. «Un approccio basato sul cloud e guidato dai dati ci permette di valutare, selezionare e costruire nuove tecnologie per ridurre le emissioni scope 1, scope 2 e scope 3 in tutta la nostra attività», ha detto al Panel di Digital Agility e Resilienza. Ha spiegato anche come l’analisi dei dati abbia supportato gli smart building, gli investimenti in energie rinnovabili per alimentare i data centers e guidato decisioni strategiche per compensare la rimozione di 1.3 milioni di tonnellate metriche di anidride carbonica dall’atmosfera.

Michael Dean, global director – power, controls & information system da Kellogg’s ha condiviso come l’investimento sulla piattaforma dell’azienda abbia pagato in termini di scala, coerenza, standardizzazione e collaborazione. Installare l’Aveva Pi System ha aiutato Kellogg a sfruttare, analizzare e gestire i dati sull’energia nei propri stabilimenti, creando un ecosistema digitale che ha fatto da benchmark per i consumi e contribuito ad individuare opportunità di risparmio. In questo modo Kellogg ha risparmiato $ 3.3 milioni in un solo anno, identificato un ulteriore ribasso di oltre $ 1.8 milioni e misure di abbattimento ottimizzate.

Dr. Catherine Green, associate professor al welcome center for human genetics di Oxford University, ha spiegato come le vite umane possano essere migliorate dalla tecnologia avanzata. Nonostante i lockdown e il lavoro da remoto, lei e il suo team sono stati in grado di sviluppare e portare sul mercato il vaccino Oxford AstraZeneca in otto mesi, tempo record se paragonato al pre-Covid-19, quando erano necessari almeno 8 anni per lo sviluppo di vaccini. Ciò è stato possibile grazie al miglioramento della raccolta dati, all’analisi avanzata e a trials e processi di produzione condivisi. «La differenza cruciale sta nella tecnologia del XXI secolo. Siamo davvero arrivati a quel punto della transizione in cui possiamo utilizzare le nuove tecnologie per i vecchi problemi. E i dati cambieranno tutto il nostro lavoro. Cambieranno la nostra capacità di analizzare il problema, la nostra capacità di dare una soluzione, come comunichiamo con il settore sanitario e con il pubblico».














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