Addio neve… con HTI la funivia è nella giungla metropolitana!

di Marco de' Francesco ♦︎ Gli impianti funiviari sono ormai parte di un sistema integrato che collega le periferie alle città. In questo modo la mobilità è più sostenibile e la spesa energetica minore. Ne abbiamo parlato con Anton Seeber, presidente del Gruppo industriale altoatesino che ha nell’urbano il 35% del fatturato funiviario

Chi non ha mai sentito parlare di funivie e cabinovie di Kitzbühel, Voss e Cortina d’Ampezzo? Oggi, però, gli impianti funiviari stanno conquistando un contesto completamente diverso da quello che ha consentito al business di svilupparsi nello scorso secolo: sempre più fanno parte del paesaggio urbano delle grandi metropoli, dove collegano remote e congestionate periferie a veloci metropolitane. Sono parte di un sistema integrato che reca fino alla stazione o all’aeroporto.

È della partita il gruppo altoatesino HTI, quasi 4mila dipendenti e un miliardo di fatturato, nove sedi produttive di cui sei facenti capo a Leitner Ropeways, storica azienda di Vipiteno (Bolzano) specializzata in tecnologie funiviarie. Più di un terzo delle revenue di quest’ultima sono ormai legate alla mobilità urbana. L’azienda è convinta che questa quota, in costante crescita, aumenterà ulteriormente.







Per questa ragione: le amministrazioni dei grandi agglomerati urbani puntano sulla mobilità sostenibile, per ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, per contenere il traffico e gli incidenti automobilistici, per velocizzare gli spostamenti diminuendo, al contempo, la spesa energetica e i costi: quanto alle funivie urbane, un solo motore elettrico muove decine di cabine. Anche gli Stati e le organizzazioni internazionali come l’Unione Europea promuovono la mobilità green. Insomma, si è creato un ambiente favorevole allo sviluppo di un nuovo mercato.

Le funivie urbane sono peraltro un elemento della strategia di diversificazione del gruppo HTI, che dopo aver coperto tutta l’offerta dei trasporti alpini e invernali, ha allargato il nuovo business a nuovi ambiti green, tra cui quello dei generatori eolici. Il gruppo HTI investe molto in ricerca e sviluppo, ed è, con Leitner Ropeways, una delle prime realtà industriali ad essersi insediato al Noi Techpark, parco scientifico e tecnologico dell’Alto Adige. Ne abbiamo parlato con il presidente del gruppo HTI Anton Seeber.

 

Le funivie urbane di Leitner Ropeways nel mondo: un nuovo impianto a Città del Messico

Il presidente del gruppo HTI Anton Seeber

Se si pensa ad una funivia, viene subito in mente il paesaggio montano e le folle di sciatori che si accalcano vicino ai mezzi di trasporto per salire in quota. Ed in effetti, per decenni l’utilizzo tipico della funivia è stato proprio questo. D’altra parte, quale sistema è migliore per superare in poco tempo dislivelli notevoli? Leitner Ropeways stessa è un player mondiale in questo campo. Ma da qualche tempo le cose stanno cambiando: questi impianti sono sempre più utilizzati in aree urbane, anche pianeggianti. Insomma, non solo nelle città andine, ma anche a Berlino, e cioè a 34 metri sul livello del mare. Perché, come vedremo, il problema da risolvere è sempre meno quello di raggiungere le vette, e sempre più quello di evitare il traffico con poca spesa energetica.

Città del Messico è, com’è noto, ad alta quota, oltre i 2mila metri; ma riposa sulla conca lacustre del lago Texcoco, lì dove sorgeva la mitica Tenochtitlán, capitale dell’impero azteco. Ora il sito è una sorta di altopiano, senza dislivelli apprezzabili. La città è enorme. Con nove milioni di abitanti, è quella più popolosa del mondo ispanofono; considerando l’area metropolitana, si raggiungono i 25 milioni di abitanti. Copre un’area di 1.485 km quadrati. Nel 2016 Leitner ha realizzato una prima funivia a Ecatepec de Morelos, nel Nord della metropoli. Ora, invece, ne sta costruendo una seconda a Est, a Iztapalapa, un “quartiere” che, con 1,8 milioni di abitanti, è più grande di Milano. Sarà lunga 11 km. La funivia a partire dal 2021 permetterà agli abitanti di raggiungere la rete di trasporto pubblico esistente in modo sicuro e veloce. Il nuovo sistema funiviario denominato “Cablebús 2” trasporterà con le sue 300 cabine da 10 posti ciascuna, circa 50mila passeggeri al giorno – su una distanza totale di 10,6 chilometri passando per sette stazioni e coprendo il tragitto in 40 minuti, rispetto ai 73 minuti che ci volevano precedentemente con i mezzi di trasporto pubblico e privato esistenti. I terminal delle due linee funiviarie interconnesse saranno collegati alla linea 8 della metropolitana alla stazione “Constituciòn de 1917” e alla linea A della metropolitana alla stazione “Santa Martha”. L’investimento di Città del Messico per quest’opera è pari a 150 milioni di euro.

Negli anni, Leitner Ropeways ha costruito funivie urbane a Istanbul; ad Hannover; a Tokyo; a Hong Kong; a Barcellona; a Manizales, a Medellin e a Santiago de Cali (Colombia); a Gaziantep, a Denizli, a Ordu, a Bursa e ad Ankara (Turchia); a Tblisi (Georgia); e in altri luoghi.

 

La funivia urbana e la mobilità sostenibile

funivia con disegno pininfarina

Anzitutto, la funivia urbana rientra nel più ampio contesto di mobilità sostenibile; quella, cioè, che viene pianificata e realizzata in vista di importanti obiettivi ambientali. Anzitutto, un minor consumo di energia rispetto a quella tradizionale, sia a combustibile fossile che elettrica. Si pensi che, tipicamente, un solo motore elettrico muove 200 cabine da 12 posti. Ciò determina un minore inquinamento atmosferico, che nel caso di specie è riferibile alla sola attività, che avviene altrove, di produzione di elettricità; e un calo sensibile di quello acustico, essendo la funivia un mezzo particolarmente silenzioso. E poi, dal momento che chi utilizza la funivia non usa al contempo la macchina, ciò comporta la riduzione della congestione stradale e dell’incidentalità. Inoltre, il mezzo determina un minor costo complessivo degli spostamenti, sia a carico del singolo che della comunità, e non produce consumo del territorio, quello causato dalla realizzazione di strade o infrastrutture.

In Europa, la mobilità sostenibile incrocia le previsioni del New Deal, una strategia il cui obiettivo è quello di generare, nel 2050, zero emissioni nette di gas serra. Trasformando le problematiche climatiche in opportunità economiche, e anche «introducendo forme di trasporto privato e pubblico più pulite, più economiche e più sane».

 

La funivia urbana e la mobilità integrata

La funivia urbana rientra nel più ampio contesto di mobilità sostenibile; quella, cioè, che viene pianificata e realizzata in vista di importanti obiettivi ambientali

Il costo di una funivia urbana è la metà di quello di un tram ed è pari a circa un decimo di quello di una subway di pari lunghezza. «Ma la prima non è destinata a sostituire la metro – afferma Seeber -: va anzi considerata un raccordo tra la periferia e quest’ultima. Si tratta di superare chilometri di urbanistica disordinata, di quartieri creati per addizione in base ad esigenze contingenti, e di norma poco serviti dalla viabilità secondaria. In Messico, ma credo in tanti luoghi del mondo, la metro è difficilmente raggiungibile con le auto o con i mezzi pubblici». Ecco che la funivia viene a far parte di un sistema integrato: porta fino alla metro, e dalla metro si raggiunge tutto il centro città, la stazione o l’aeroporto.

 

La funivia urbana nella strategia di diversificazione del gruppo HTI

Il gruppo HTI, la holding di Vipiteno che controlla l’azienda di impianti a fune Leitner Ropeways nel 2019 ha superato, per la prima volta, il miliardo di euro di fatturato. Tuttavia, le revenue per l’anno in corso risulteranno sensibilmente ridotte. Ha inciso, in questo calo, «la cancellazione di alcune importanti commesse – afferma Seeber – e pertanto le previsioni sono per una riduzione dal 20% al 30% rispetto ai valori dell’anno scorso». Tuttavia, si tratta di una dinamica abbastanza comune: quasi tutta la manifattura ha sofferto a causa del Covid, della chiusura degli impianti produttivi e dell’interruzione delle filiere. E il gruppo HTI si occupa di prodotti che non sono strettamente necessari, il cui acquisto può essere dilazionato in tempi di crisi.

La strategia del gruppo resta quella di una forte diversificazione. Leitner in particolare nasce nel lontano 1888, da Gabriel Leitner, che apre un’officina che si occupava di macchine agricole, teleferiche per il trasporto di materiali, turbine idrauliche e lavori di segheria. L’azienda si consolida negli anni Venti, puntando sul trasporto persone, visto il crescente interesse per il turismo alpino; nel 1947 realizza la prima seggiovia, e nella seconda metà del Novecento termina la produzione di macchine agricole. Il business è quello degli impianti a fune per la montagna, e in questo campo Leitner ha un solo concorrente: un’altra impresa storica, l’austriaca Doppelmayr. In pratica, si dividono il mercato globale. Per anni i fatturati delle due società sono simili. Leitner comprende che se vuole ampliare il proprio giro d’affari, non può puntare tutto sugli impianti, almeno non su quelli tradizionali. Anzitutto, per dirla con Seeber, «chiude il cerchio quanto a prodotti della tecnologia della mobilità alpina e invernale». Nel Duemila, infatti, l’azienda acquista la Prinoth di Ortisei, un’azienda che produce gatti delle nevi e veicoli cingolati multiuso; e successivamente DemacLenko, che si occupa di impianti di innevamento chiavi in mano.

Ciò naturalmente non significa abbandonare gli impianti a fune, anzi. Infatti sempre nel Duemila entrano a far parte del gruppo la Pomagalski, (spesso indicata come Poma) un’azienda francese che produce impianti di risalita a fune, comprese seggiovie fisse e amovibili, cabinovie, funicolari, funivie aeree, macchine per traslochi e ascensori di superficie; e poi Agudio, storica impresa piemontese che realizza teleferiche e flyingbelt per il trasporto materiali in contesti ambientali difficili.

L’evoluzione tecnica degli impianti funiviari, con l’introduzione dei sistemi ad ammorsamento automatico avvenuta nel 1983, ha aperto nuove prospettive di realizzazione di innovativi sistemi di trasporto urbano, come ad esempio il Minimetrò di Perugia, un sistema di trasporto urbano ettometrico a fune su rotaia. In generale, Leitner comprende che il mercato degli impianti funiviari per il trasporto urbano è quello che, partito in sordina, è destinato a crescere nel tempo. E fa bene: oggi l’urbano rappresenta il 35% del fatturato “funiviario” del gruppo HTI, che a sua volta è pari a 700 milioni, e cioè al 70% delle revenue totali. «L’ecologia e la minimizzazione dei costi interessano sempre di più le amministrazioni delle metropoli, e anche quelle di città di medie dimensioni – afferma Seeber -. E poi gli impianti a fune aerei necessitano di pochissimo spazio, aiutano a risparmiare tempo e non collidono con altri mezzi. Risolvono, cioè, più di un problema in una volta. È un business in crescita, e lo sarà sempre di più». Nel 2003 un’ulteriore diversificazione produttiva ha portato la Leitner ad entrare in un altro settore “verde”, quello dei generatori eolici; lo ha fatto con il marchio LeitWind.

 

L’Italia non è un Paese per le funivie urbane

Funivia invernale HTI

Il 95% del fatturato di HTI è realizzato all’estero. In particolare, sono costruite in altri Paesi le funivie urbane. In Europa, Asia, America Latina, la richiesta è crescente. In Italia, invece, non si fa niente. Eppure, ogni tanto si legge sui giornali: la soluzione per superare la periferia di Roma o di Milano è una cabinovia. «Ma sono iniziative che restano nel libro dei sogni – continua Seeber – perché ci si scontra con normative complicate, che non consentono agli operatori di spostare una pietra. Insomma, si sa in partenza che ci saranno problemi burocratici, diciamo così, e quindi non ci si prova neanche».

 

La base è Leitner DirectDrive

DirectDrive è l’unico sistema di azionamento per impianti di risalita che opera senza alcun meccanismo di trasmissione. Costituito da un motore sincrono, che funziona a bassa velocità, il suo albero di uscita è collegato direttamente alla puleggia. Secondo l’azienda, la rinuncia a un sistema di trasmissione più complesso comporta notevoli vantaggi: grazie al contenuto numero di componenti e alla ridotta velocità di rotazione, l’azionamento garantisce un usura minima e un contenuto rischio di guasto, aumentando così l’affidabilità degli impianti; inoltre, l’impianto è nel suo complesso più silenzioso. Il motore è composto sostanzialmente da tre componenti mobili: il rotore e due cuscinetti che ruotano alla stessa velocità della puleggia. L’olio lubrificante qui è del tutto superfluo: un comune riduttore epicicloidale ne consuma 350 litri ogni 6mila ore di esercizio. In un anno si risparmiano circa 1.750 litri di olio.

Il Gruppo HTI nel 2019 ha investito 29 milioni in ricerca e sviluppo. In particolare, si punta a nuove soluzioni quanto a stazioni per gli impianti ad ammorsamento automatico e quanto allo sviluppo della componentistica lungo la linea. Il gruppo, con Leitner Ropaways, è una delle prime realtà industriali insediate a Noi Techpark. È il parco scientifico e tecnologico dell’Alto Adige È stato inaugurato a Bolzano nell’ottobre 2017. Copre una superficie di 12 ettari, di cui solo il 30% è stato edificato. Vi lavorano 700 persone.














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