Business as-a-service, IT inclusivo, ecodesign: ecco perché Venturi (Hpe) è stato premiato CEOforLIFE

di Piero Macrì ♦︎ Il numero uno della branch italiana di Hewlett Packard Enterprise ha ottenuto il riconoscimento nell’ambito dell’edizione 2021. Perché la multinazionale, tramite il costante aggiornamento tecnologico, sta evitando sprechi di risorse e di energia. Il programma Asset Upcycling per il riciclo, ricondizionamento e smaltimento eco dei computer. I server di nuova generazione e l’infrastruttura edge a basso consumo

Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato di Hpe Italia

Information Technology in prima linea per la sostenibilità ambientale e l’economia circolare. Stefano Venturi, presidente e ceo di Hpe Italia ha ottenuto il riconoscimento di CEOforLIFE nell’ambito dei CEOforLIFE Awards 2021 “per aver contribuito a definire nuovi standard di eccellenza attraverso iniziative per un futuro migliore e più sostenibile”. «L’IT consuma il 10% dell’elettricità globale prodotta sulla terra e genera il 2% delle emissioni globali di CO2 – afferma Venturi – Si stima che quest’anno la quantità di rifiuti elettronici (e-waste) arriverà a 50 milioni di tonnellate, l’equivalente di un treno di container lungo quanto la circonferenza terrestre. Tutto ciò è strettamente legato al nostro attuale modello di produzione e di consumo fondato sul tipico vecchio schema – estrarre, produrre, utilizzare e gettare – che richiede quantità di energia sempre maggiori. Questo modello non è più sostenibile, serve un cambio di paradigma fondato sull’economia circolare e sui programmi di neutralità economica da realizzare entro il 2050».

 







Business as-a-service, flessibilità per l’efficienza energetica

Centrale nella prospettiva descritta da Venturi è il modello business as-a-service. Antonio Neri, ceo della multinazionale dei server e dei big data, ha dichiarato che entro il 2022 tutta l’offerta tecnologica dell’azienda sarà disponibile in questa modalità di utilizzo. Questo consentirà una straordinaria flessibilità delle infrastrutture. Con la progressiva migrazione a un data center as-a-service, on premise o in cloud, si raggiungerà infatti una maggiore efficienza poiché le risorse computazionali potranno essere gestite con logiche “software defined” ad alto rendimento energetico. Come spiega Venturi, «Attraverso questa formula contrattuale manteniamo la proprietà e la responsabilità del prodotto, manutenzione compresa, lasciando al cliente – che ne ha il pieno utilizzo – di pagare solo per ciò che ottiene. Tutto ciò, favorisce l’efficienza attraverso il costante aggiornamento tecnologico, permettendo di evitare sprechi di risorse e di energia». Vantaggi che potranno essere ulteriormente amplificati nel momento in cui si andranno centralizzando le risorse in infrastrutture cloud pubbliche basate su una logica di consumo condiviso.

I sistemi monolitici di vecchia concezione sono in difficoltà a gestire nuovi carichi di lavoro che derivano dai nuovi trend quali: intelligenza artificiale (AI), Big Data analytics, Internet of Things. A questo si aggiunge la modalità architetturale Hybrid Cloud fra infrastrutture on-premise dei clienti e Public Cloud a rendere la sfida ancora piu complessa

L’as-a-service come esempio di un IT inclusivo

L’as-a-service non corrisponde soltanto a una modalità di consumo che può accelerare l’economia circolare ma introduce un Information Technology inclusivo in quanto riduce il costo di accesso alla tecnologia. Dotarsi di un’infrastruttura che soddisfi esigenze di startup e piccole imprese è meno problematico di una volta: l’onere della gestione viene in massima parte scaricato sul provider di riferimento. Inoltre, l’as-a-service consente di allineare i costi alla domanda di computing reale: pago per ciò che utilizzo, avendo allo stesso tempo l’opportunità di scalare coerentemente con la capacità necessaria per supportare esigenze di business. Significa passare da una logica capex a opex: non possiedo un bene, ma corrispondo un valore per l’uso che ne faccio. Ancora oggi, molte aziende, soprattutto fra le pmi, vedono il passaggio del proprio data center da un’architettura legacy a una più moderna, cloud- based, come un vero e proprio salto nel buio. I motivi portati dalle aziende per evitare di cambiare l’architettura del proprio sistema informativo sono diversi, ma in genere hanno a che fare con una scarsa conoscenza dei vantaggi conseguibili adottando architetture più moderne. Per esempio, le paure più diffuse riguardano i costi del passaggio, e quelli a regime con la nuova impostazione, quando dovrebbe essere noto a tutti che formule come il cloud, l’as-a-service, il pay per use sono in grado di ridurre i costi iniziali di infrastruttura e spesso anche quelli di gestione complessiva.

Stefano Venturi: il ruolo del computing in sostenibilità industriale ed economia circolare

Ecodesign per ridurre l’impatto ambientale dei computer fin dalla fase di progettazione

La visione di Hpe è coerente con le misure previste dal Circular Economy Action Plan, il Piano d’azione europea per l’economia circolare approvato dal parlamento europeo lo scorso febbraio con l’obiettivo di aiutare i Paesi membri ad aumentare la possibilità di realizzare prodotti in chiave circolare. In questa visione è strategico ragionare sul recupero dei materiali e sull’allungamento del ciclo di vita del prodotto. Agendo preventivamente attraverso strumenti concreti come l’ecodesign Hpe ha già dimostrato come sia possibile risolvere i problemi dell’impatto ambientale già in fase di progettazione. Infatti, la circolarità è un elemento essenziale di una trasformazione più ampia dell’industria ed è uno dei fattori chiave per la neutralità climatica e la competitività a lungo termine. Può determinare notevoli risparmi di materie in tutte le catene di valore e i processi di produzione. Secondo alcune stime, la transizione all’economia circolare potrebbe introdurre un’opportunità di crescita globale di oltre 4 trilioni di dollari entro il 2030.

 

Hpe leader di sostenibilità IT a livello globale

Antonio Neri, ceo di Hewlett Packard Enterprise

Nel 2020 Il gigante americano dell’IT è stato inserito per l’ottava volta consecutiva nella prestigiosa classifica del Dow Jones Sustainability Index ed è riconosciuta come l’azienda del settore più sostenibile a livello globale. «Il nostro impegno in tema di economia circolare è allineato ai piani europei e all’agenda 2030 delle Nazioni Unite il cui obiettivo è realizzare modelli di produzione e consumo sostenibili. Il settore tecnologico può dare un grande contributo al cambiamento e Hpe ha da tempo avviato tutta una serie di iniziative per centrare questi obiettivi. I nostri prodotti nascono sostenibili e riciclabili grazie a una logica costruttiva “Design for Environment” basata su criteri di efficienza e scelta di materiali innovativi», dice Venturi.

 

Hpe Asset Upcycling: ri-generazione, riciclo e smaltimento eco dei computer

Hpe dispone di alcuni tra i più grandi centri di riciclo e ricondizionamento di computer al mondo, due negli Stati Uniti e uno in Europa, in Scozia. Questi centri sono stati realizzati secondo le linee guida del programma Hpe Asset Upcycling e sono perfettamente allineati a una logica industriale circolare. Nell’impianto più grande, ad Andover nel Massachusetts, nell’ultimo anno sono stati recuperati computer per un valore complessivo di 330 milioni di dollari. In tutti questi centri l’89% dei server dismessi dalle aziende viene ri-generato e trova una nuova collocazione sul mercato mentre il restante 10,5% viene smontato e riciclato. Solo una componente residuale, lo 0,5% viene conferito a discariche controllate e certificate per lo smaltimento definitivo. I server ricondizionati funzionano esattamente come quelli nuovi e il tutto porta a un riutilizzo pieno della tecnologia. «Nel 2020 nei diversi centri si sono portati a nuova vita 3 milioni di apparecchiature. In questo modo si sono risparmiati 640 MW di energia e ridotto l’impatto ambientale per un volume equivalente a 176 mila tonnellate di CO2».

 

Next generation server e infrastruttura edge a basso consumo di energia

Grazie a un progetto ambizioso avviato da oltre cinque anni Hpe ha cambiato definitivamente anche il modo in cui vengono progettati e realizzati i computer. «I server di nuova generazione ribaltano la logica architetturale tradizionale, non più cpu-centrica ma memory-centric. Questo approccio costruttivo ci permette di rendere disponibili sul mercato macchine che consumano il 90% in meno delle generazioni precedenti». IoT, intelligenza artificiale, supercomputing, 5G. Secondo Venturi, le nuove tecnologie determinano un uso sempre più efficiente della potenza computazionale, migliorando l’efficienza energetica. E’ il concetto della smart tecnology, che può essere declinato in una pluralità di scenari applicativi – smart city, smart factory, smart home – dove l’analisi dei dati contribuisce a limitare i consumi energetici. «In tutte queste soluzioni si è ormai affermata l’infrastruttura di computing on edge, ovvero microserver di prossimità, che vengono utilizzati là dove i dati vengono acquisiti. Un’innovazione che contribuisce a una diminuzione dei consumi energetici derivati dall’utilizzo dell’IT poiché evita che vengano utilizzate risorse supplementari a livello di data center. Siamo convinti – conclude Venturi – che l’edge possa portare un grandissimo vantaggio in termini di efficientamento energetico».














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