H2IT: l’idrogeno spinge ricavi e occupazione, ma servono ulteriori investimenti

Gli oltre 90 soci hanno dimostrato grande resilienza: il 69% prevede di chiudere l’anno con il segno più. Per un'azienda su tre il giro d’affari del settore raddoppierà entro il 2023

Alberto Dossi, presidente di H2IT

L’associazione italiana idrogeno a celle di combustibile, H2IT, ha fatto il punto sulla situazione del settore, evidenziando come nel 2020, nonostante la crisi, le aziende socie abbiano accusato meno il colpo.

Per il 60%, infatti il fatturato del 2020 relativo alle sole attività idrogeno rispetto al 2019 è rimasto stabile, mentre per quasi 1 su 3 (29%) è addirittura aumentato. Se si guarda alle aspettative per fine 2021, prevale l’ottimismo. Il 69% prevede un incremento nel giro d’affari, a dimostrazione della forte spinta sull’acceleratore che tutto il sistema Italia, compresa la filiera idrogeno stessa, sta imprimendo al settore. Al di là di come immaginano il futuro della loro azienda, le imprese parte del network di H2IT sono particolarmente ottimiste quando si parla più in generale dell’intero settore idrogeno. Tutte si aspettano una forte crescita, con il 30% che da qui a tre anni crede in un giro d’affari in aumento di oltre il 100%. È l’industria il comparto indicato come il più promettente per l’idrogeno (87%), seguito dai trasporti (76%) e da logistica/infrastrutture (43%).







Una crescita che può potenzialmente generare una rivoluzione occupazionale. Dal Pnrr sono stati stanziati, infatti, 3,2 miliardi di euro, per un giro d’affari che entro il 2050 potrebbe impattare per 40 miliardi di euro sul Pil e creare ben 500mila nuovi posti di lavoro.
Le previsioni sull’occupazione sono molto positive (il 14% immagina un boom del +500% da qui al 2023) ma si scontrano con la realtà attuale: per il 92% del campione è ancora difficile trovare personale qualificato. Stimolare il sistema a fare di più per la formazione e favorire la nascita di nuove idee diventa un imperativo categorico. Per questo motivo H2IT ha di recente avviato, in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center, Innovahy, un’iniziativa volta a favorire il percorso di sviluppo di pmi innovative e start-up del settore idrogeno.

Passiamo alle criticità riscontrate dalle aziende. Preoccupa l’assenza di un quadro normativo chiaro, punto sul quale H2IT ha insistito molto anche con le istituzioni con il report “Strumenti di Supporto al Settore Idrogeno. Priorità per lo sviluppo della filiera idrogeno in Italia”, i cui punti salienti sono stati presentati in un’audizione alla Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame del Pnrr. Le aziende sono consapevoli che ancora il mercato è poco maturo ma si aspettano uno sforzo in più dalle Istituzioni specialmente sul fronte della burocrazia e dei finanziamenti pubblici, e una diminuzione dei costi delle tecnologie grazie a ricerca e sviluppo. Le attese verso il mondo della politica sono certamente alte, ma le aziende riconoscono l’impegno del Governo. Poco più della metà del campione (51%) esprime un giudizio positivo sulla strategia avviata dello Stato, con il 31% che non si sbilancia né in positivo né in negativo. Ma quali sono le misure necessarie per lo sviluppo della filiera? L’80% delle aziende risponde che servono più investimenti, ma sono comunque in tanti a credere che occorrano maggiore apertura dal sistema finanziario, più sensibilizzazione dell’opinione pubblica e più offerta di formazione.

«L’ottimismo che emerge dall’analisi dei dati aggregati delle previsioni delle aziende socie di H2IT è il risultato di segnali finalmente più forti, che però non bastano da soli a fare decollare un mercato», ha commentato Alberto Dossi, presidente di H2IT. «Serve una strategia ben definita per lo sviluppo del settore che abiliti gli investimenti, con un quadro normativo chiaro e riforme volte a supportare l’adozione delle tecnologie idrogeno in Italia».














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