Baldassarri: Conte dorme mentre l’Italia affonda. I soldi alle imprese sono un bluff

di Aldo Agosti ♦︎ L’economista ed ex viceministro: la previsione di un recupero del 6% nel 2021 è una balla, perché a settembre la metà delle imprese chiuderà. C’è solo una possibilità, prendersi i soldi dell’Europa fino all’ultimo centesimo e fare riforme da 10 miliardi l’una. Conte al Consiglio europeo rischia di farsi prendere in giro. Draghi premier? Non credo voglia venire in questo casino di Parlamento e poi i suoi provvedimenti chi glieli voterebbe?

Al governo qualcuno sta dormendo in piedi. Tanto da non esserci accorto per tempo che l’economia e l’industria italiana stavano andando in frantumi. Dieci giorni fa, la Commissione europea ha comunicato all’Italia che quest’anno la pandemia farà sprofondare il nostro Pil a -11,2%. Mario Baldassarri, economista di lungo corso ed ex viceministro dell’Economia, oggi animatore del Centro Studi Economia Reale, non va certo per il sottile, quando gli si chiede un suo personalissimo punto di vista sulla più grave recessione dal 1945 ad oggi.

 







D: Baldassarri, quest’anno faremo peggio di tutti in Europa, in termini di Pil. Non mi dica che non c’è da preoccuparsi…

R: Si che c’é. Ma vede, queste cifre io me le aspettavo già quattro mesi fa e le ho anche annunciate prima che arrivasse l’Europa a dircelo. Che la nostra economia fosse sprofondata era chiaro fin dall’inizio. E adesso dobbiamo sorbirci questi Soloni che ci vengono a dire quello che molti avevano già capito. Pensi che se il lockdown fosse durato fino a giugno avremmo fatto -12%.

 

D: Abbiamo toccato il fondo…scaviamo o risaliamo? 

R: Il prossimo anno si stima un recupero del 6%. Ma questa cifra non sta né in cielo né in Terra.

 

D: E perché?

Mario Baldassarri, economista ed ex vice ministro

R: Qualcuno mi deve spiegare quali sono gli stimoli all’economia che possono giustificare un simile recupero. La Cassa Integrazione deve ancora arrivare. Il decreto liquidità è un bluff clamoroso, lo hanno capito tutti. E poi c’è un dato di fatto: manca l’indennizzo a fondo perduto per le imprese e per i lavori autonomi, che è una presa in giro di dimensioni colossali. E sa perché? Perché si parla del mancato fatturato delle imprese ad aprile e lo Stato indennizza il 15%. E allora se un’azienda ha perso 50mila euro di fatturato ad aprile, le vengono rimborsati 6 o 7mila euro. Ma il fatturato l’azienda l’ha perso a marzo, a febbraio… lo capiamo tutti che è una presa per i fondelli, ridicola, quasi offensiva.

 

D: Scusi, e allora che cosa succede nei prossimi mesi?

R: Metà delle aziende chiuderanno. E allora torno al punto di prima, la ripresa del +6% chi la fa? Lo vede che non sta in piedi un bel niente?

 

D: Faccio l’avvocato del diavolo. Il governo vorrebbe tagliare le tasse, aprendo un grande cantiere fiscale. Anche questo un bluff? 

R: Quasi tutti parlano di abbassamento delle tasse. Pochi però dimostrano di conoscere ciò di cui parlano. Spesso vengono lanciati titoli e slogan o proposte isolate e strampalate come quella di abbassare a tempo determinato le aliquote Iva. Al contrario abbassare le tasse significa: 1) fare una riforma strutturale, permanente e complessiva (come ribadito dal governatore Visco) con in testa l’Irpef per lavoratori e famiglie e l’Irap/cuneo fiscale per le imprese. 2) se deve essere strutturale e permanente, il minor gettito non può essere coperto con maggiore deficit e debito, né, tanto meno, con i fondi europei. Ne consegue che qualunque riforma fiscale con riduzione di gettito, per essere credibile, deve essere in pareggio e quindi finanziata con risorse ricavate all’interno del bilancio pubblico. Il coraggio cioè non sta nel tagliare le tasse ma nel reperire le risorse, tagliando sprechi e ruberie di spesa pubblica, le mille agevolazione e bonus fiscali e recuperando risorse dalla lotta all’evasione, non annunciate ma incassate.

 

D: Da una decina di anni i governi di turno sono a caccia di risorse per tagliare le tasse. Ma quanti soldi servono Baldassarri?

R: Per la copertura finanziaria dell’Irpef basterebbe tagliare 40 miliardi, cioè la metà delle attuali Tax Expenditure a pioggia. Purtroppo negli ultimi decreti la pioggia di deduzioni e detrazioni di imposte (vedi biciclette elettriche e monopattini) è diventata un diluvio di goccioline piccole, piccole. Alla riforma Irpef si deve poi affiancare l’azzeramento dell’Irap o la riduzione del cuneo fiscale-contributivo per le imprese per 20 miliardi, compensandola con una pari riduzione degli oltre 50 miliardi di fondi perduti che ogni anno, da oltre trenta anni, eroghiamo a pioggia in conto capitale ed in conto corrente. Avremmo così una riforma fiscale strutturale, permanente, credibile e soprattutto semplice. Ciò che non è affatto semplice è trovare il consenso politico, sempre bloccato finora dalle mille corporazioni, congreghe e loggistiche trasversali che da decenni sguazzano su quegli sprechi di spesa, sulle piogge di agevolazioni fiscali e su elusione ed evasione. Ecco perché parlare di abbassamento delle tasse è facile quando è pura demagogia poggiata sulla ignoranza dei numeri.

 

D: Parliamo dell’Europa. I soldi del Recovery Fund arriveranno solo dal 2021 sembra. Faranno la differenza?

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Mario Draghi, ex presidente della Bce

R: Le risorse dall’Europa potrebbero anche arrivare prima, ma invece mi pare che stiamo a giocherellare sul Mes. E pensare che abbiamo un’opportunità unica, perché solo di prestiti potremmo beneficiare di 80 miliardi di euro, tra Mes, Bei e il Sure. Stavolta l’Europa c’è, inutile girarci intorno. Poi, se parte il Recovery Fund, l’Italia può avere 170 miliardi. Questo vuol dire che l’Europa, per l’Italia, ha messo a disposizione 250 miliardi, con un’unica condizione. Che queste risorse siano utilizzate per fare le riforme.

 

D: Ma allora perché il governo tentenna sul Mes, se quei soldi ci servono? 

R: Perché se la fanno addosso, prigionieri delle loro ideologie. Il Movimento Cinque Stelle ha una paura matta di farsi rubare dalla Lega la bandiera dell’anti-Mes.

 

D: Prima o poi non crede che potranno cedere e accettarlo?

R: Prima bisogna chiarire un punto: quando io accetto il Mes faccio un contratto, non è che tra 3 o 4 anni si rimettono in discussione le condizioni del contratto. Ma chi non vuole prendersi i 37 miliardi del Mes, è talmente stupido da affermare che le condizioni del Mes potrebbero essere molto più capestro di quelle relative all’emettere titoli sul mercato. Ma questa è una scemenza demenziale. Perché sul mercato io rischio la speculazione e se il mercato non mi compra più titoli, lo fa in 48 ore e nessuno può farci nulla. Le condizioni di emissione di titoli sono molto più gravi del Mes. Ora, visto che l’Italia può accedere a 250 miliardi, si possono fare tante riforme essenziali, cinque da 10 miliardi l’una e tutte finanziate dall’Ue, senza un euro dall’Italia.

 

D: Oggi comincia il Consiglio europeo decisivo, forse, sul Recovery Fund. Conte riuscirà a imporre una linea? 

R: Il premier andrà a Bruxelles con un foglietto di carta senza nemmeno mezza riforma scritta. E lo prenderanno in giro. Il guaio è che rischia l’Italia, perché senza quei soldi, siamo finiti. Anche l’accordo sul decreto Semplificazioni, salvo intese, è una presa in giro. Il premier può prendere in giro gli Italiani a reti unificate ma non potrà prendere in giro l’intero Consiglio europeo.

 

D: Baldassarri, il nostro debito è quasi al 160% del Pil. Ora, se l’Italia non riesce nemmeno a fare quel 6% nel 2021 che succede?

Salta tutto, e non ditemi che c’è la Bce che compre i nostri titoli. Lo farà fino al 2021, a metà anno. Poi smetterà. Forse anche di questo non si sono accorti al governo.

 

D: Lo scenario che abbiamo davanti non sembra buono. E il governo, a suo dire, non sembra essere all’altezza. Un uomo come Draghi, forse…

R: Su Draghi sono sempre stato scettico. Non si è mai reso disponibile a venire in questo casino di Parlamento. E poi, chi lo vota? Il giorno della fiducia magari tutti, ma i provvedimenti chi glieli vota?














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