Giovani, incentrate sul software, scienze naturali e ingegneria. Le start-up italiane secondo Cribis (Gruppo Crif)

di Roberto Fondo ♦︎ L’Italia conta circa 16mila tra start-up e pmi innovative, con un fatturato complessivo che si aggira intorno a 7,6 miliardi di euro. La maggior parte (34,7%) si trova al Nord .Le giovani imprese innovative a partecipazione femminile rappresentano il 12,7% del totale

Al 2023 sono circa 16mila le start-up e PMI innovative del Bel Paese. Il fatturato complessivo è di circa 7,6 miliardi di euro. Un ecosistema in salute che cresce a ritmi mediamente più alti rispetto a quelli del sistema imprenditoriale italiano in generale.

Start-up italiane: la distribuzione territoriale

La distribuzione sul territorio italiano aggiornata a dicembre 2023 fotografa l’istantanea di una situazione nota: il Nord-Ovest è la macroarea con la maggiore concentrazione di realtà innovative (34,7%), seguita dal Sud Italia (21,1%), il Centro (20,6%), il Nord-Est (17%) e infine le Isole (6,6%). La distribuzione regionale vede ancora una volta in cima alla graduatoria la Lombardia con circa il 27,4% delle start-up innovative italiane. Completano le prime dieci posizioni il Lazio (12,3%), la Campania (10,7%), l’Emilia-Romagna (7%), il Veneto (6,4%), il Piemonte (5,5%), la Sicilia (5,2%), la Puglia (4,6%), la Toscana (4,5%) e l’Abruzzo (2,2%).







Il Nord-Ovest è la macroarea con la maggiore concentrazione di realtà innovative (34,7%), seguita dal Sud Italia (21,1%), il Centro (20,6%), il Nord-Est (17%) e infine le Isole (6,6%)

Passando al dato relativo alla distribuzione provinciale delle start-up, Milano si conferma in prima posizione (19,7%). Seguono le province di Roma (11,1%), Napoli (5,6%), Torino (4%), Bari (2,3%), Bologna (2,2%), Salerno (2,1%), Padova (1,8%), Brescia (1,8%), Catania (1,8%), Bergamo (1,8%), Firenze (1,7), Palermo (1,6%) e Verona (1,5%).

Le caratteristiche del tessuto imprenditoriale

Il tessuto imprenditoriale è formato per oltre tre quarti, il 77,8%, da microimprese, ovvero realtà imprenditoriali innovative con meno di dieci dipendenti (il 77,4% addirittura ne ha meno di due) e con un fatturato o totale di bilancio annuo inferiore a due milioni di euro. L’attività prevalente svolta dalle realtà innovative italiane è la produzione di software non connessi all’edizione (31,9%).

Il tessuto imprenditoriale italiano è composto prevalentemente da micro-imprese: il 77,8%, ha meno di dieci dipendenti e il 77,4% ne ha meno di due

Degna di nota anche la percentuale delle imprese che si occupano di ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle altre scienze naturali e dell’ingegneria (10,9%), dei portali web (6,2%) e di quelle che svolgono consulenze nel settore delle tecnologie dell’informatica (4,8%). In fondo alla graduatoria troviamo, invece, le start-up innovative legate al manifatturiero come quelle che costruiscono robot industriali (0,4%) o che fabbricano apparecchi elettromedicali (0,4%). La popolazione delle start-up innovative è composta esclusivamente da società di capitali. In particolare tra quest’ultime è da segnalare la percentuale delle società a responsabilità limitata (93,3%) e delle società per azioni (0,8%).

La propensione all’innovazione delle start-up

L’ecosistema delle start-up italiane si caratterizza per un buon livello di innovazione. Infatti, solo il 3,8% della popolazione ha uno score basso e il 13,3%. un punteggio al di sotto della media. Al contrario le start-up innovative con uno score medio sono il 17,5%, quelle con un punteggio sopra la media il 18,5% e quelle con uno score alto l’8,5%.

Le realtà innovative si distinguono per una sufficiente dimestichezza con il canale online: l’11,2% delle start-up fa registrare una digital attitude alta e l’8% un punteggio sopra la media

Inoltre, le realtà innovative si segnalano per una sufficiente dimestichezza con il canale online: l’11,2% delle start-up fa registrare una digital attitude alta e l’8% un punteggio sopra la media. Al contrario, le realtà innovative al di sotto della media sono il 23,5%, mentre quelle con uno score basso il 13,2%.

La presenza femminile

Le start-up innovative a conduzione femminile o a partecipazione femminile prevalente sono il 12,7% del totale . Nello specifico le start-up guidate in maniera esclusiva da donne sono il 3,9%, quelle con una partecipazione forte il 6,6% e le realtà con una presenza maggioritaria il 2,2%. Le realtà innovative femminili si trovano prevalentemente nella parte nord-occidentale della Penisola (30,2%, di cui il 24,6% in Lombardia). La Campania (12,6%) è la seconda regione del ranking, nonché la prima del Sud Italia (25,2%). Completano la classifica il Lazio (12,5%), la Sicilia (6,8%), l’Emilia-Romagna (6,8%), il Veneto (5,6%), la Toscana (4,7%), la Puglia (4,4%), il Piemonte (4,2%), l’Abruzzo (3%), le Marche (2,7%), la Calabria (2,4%), la Sardegna (1,6%), la Basilicata (1,5%), l’Umbria (1,5%), la Liguria (1,4%), il Molise (1,3%), il Trentino-Alto Adige (1,1%), il Friuli-Venezia Giulia (1,1%) e la Valle d’Aosta (0,2%).

Le start-up innovative guidate in maniera esclusiva da donne sono il 3,9%, quelle con una partecipazione forte il 6,6% e le realtà con una presenza maggioritaria il 2,2%.

Le realtà innovative femminili negli ultimi tre anni hanno visto crescere il numero delle persone occupate: a dicembre 2022 si contavano quasi 1400 addette (+40,3% rispetto al 2021 e addirittura +136% rispetto al 2020). Nello specifico circa quattro aziende su cinque impiegano meno di due lavoratrici, mentre il numero medio delle persone occupate si aggira intorno alle 1,5 unità. Anche il fatturato delle realtà innovative femminili è in forte aumento: 116 milioni di euro a fine 2021 (+80,3% rispetto al 2020). Le imprese di cui si conosce il fatturato, l’84,9% del totale, si attestano in prevalenza nelle fasce medio-basse: il 38,4% nella fascia inferiore ai 10.000 €, il 17,1% nella fascia 10.000 – 49.999 €, l’8,3% nella fascia 50.000 – 99.999 € e il 16,3% nella fascia 100.000 – 499.999 €. Sono poche, invece, le realtà innovative al femminile che dichiarano un fatturato tra 1.000.000 – 4.999.999 € (2,2%) o superiore ai 5.000.000 € (0,1%).

L’imprenditoria innovativa giovanile

Le imprese la cui media delle età dei soci e degli amministratori è inferiore a 35 anni sono il 24,6% della popolazione analizzata (il tasso dell’imprenditoria giovanile in Italia è pari al 14,9%). Tra le realtà innovative l’1,7% sono PMI mentre il 22,9% sono start-up. Nello specifico il grado di partecipazione giovanile nelle start-up innovative è nell’11,5% dei casi esclusivo, nel 12,4% forte e nel 3,8% maggioritario. Una start-up innovativa giovanile su due, il 51,6%, si trova nel Nord Italia: Lombardia (27,2%), Emilia-Romagna (6,8%), Piemonte (6,1%), Veneto (6%), Liguria (2,1%), Trentino-Alto Adige (2,1%), Friuli-Venezia Giulia (1,2%) e Valle d’Aosta (0,1%). Minore la percentuale nel Sud Italia (21,3), al Centro (20,3%) e nelle Isole (6,8%). Anche le start-up innovative a conduzione giovanile hanno visto aumentare il loro numero degli occupati negli ultimi tre anni. Infatti, a dicembre 2022 i dipendenti erano circa 4400 (+65,2% rispetto al 2021 e +231,1% rispetto al 2020). Nello specifico circa tre imprese su quattro, il 77,6%, impiegano meno di due dipendenti, mentre solo l’8,2% ne impiega più di cinque.

Le start-up a partecipazione straniera

Sono poco più di 400, il 2,8% circa delle imprese innovative presenti in Italia, le start-up la cui partecipazione del controllo e della proprietà è detenuta in prevalenza da persone nate al di fuori del nostro Paese. In media, l’universo delle imprese straniere rappresenta il 9,2% circa di tutte le imprese, per la precisione 476.924 unità su 5.197.657 complessivamente presenti in Italia. Le start-up innovative straniere sono operative soprattutto nella produzione di software non connessi all’edizione (33,6%), nella ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle altre scienze naturali e dell’ingegneria (8,6%), nei portali web (6,8%) e nelle altre attività dei servizi connessi alle tecnologie dell’informatica (6%). La distribuzione territoriale delle realtà innovative straniere è per il 44% circa nel Nord-Ovest (il 35,6% in Lombardia), per il 20,1% al Centro (il 13,6% nel Lazio), per il 18,2% nel Nord-Est (8,2% in Emilia-Romagna e il 6,6% in Veneto), per il 14,8% nel Sud Italia e per il restante 2,9% nelle Isole.

La distribuzione del rischio nelle start-up innovative

Il settore si caratterizza per un’affidabilità economico commerciale piuttosto buona (per il calcolo dell’indice sono utilizzate numerose variabili, tra cui informazioni anagrafiche, indici e dati di bilancio, anzianità aziendale, esperienze di pagamento, presenza di informazioni negative). Tra le imprese cui è disponibile il dato, infatti, il 69,8% ha un indice di rischio più alto della media e l’8,3% un rischio massimo. Le start-up più virtuose, invece, hanno nell’1,6% dei casi un indice di rischio minimo e nel 20% uno score di rischio più basso della media.

Il fatturato delle start-up innovative italiane

Il fatturato si aggira intorno a 1,8 miliardi di euro (+66,6% rispetto al 2021) e le start-up innovative si attestano per il 14,4% nella fascia 10.000 – 49.999 €, per l’8,1% nella fascia 50.000 – 99.999 €, per il 16.5% nella fascia 100.000 – 499.999 € e per il 3,8% nella fascia 500.000 – 999.999 €. Agli estremi della distribuzione troviamo le imprese innovative con un fatturato inferiore ai 10.000 € (34,5%) e quelle con un fatturato superiore a un 1.000.000 € (3,2%).














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