Cobot, formazione e semplicità di utilizzo. I trend della robotica secondo Kuka, Comau, Fanuc e Made 4.0

di Barbara Weisz ♦︎ I robot, soprattutto quelli collaborativi, sono sempre più adottati dalle imprese. Ma devono essere di più facile utilizzo. Ecco perché i big del settore stanno investendo sullo sviluppo di interfacce più intuitive, oltre che sulla formazione. Che deve partire dal top management, e arrivare a cascata a tutte le funzioni aziendali. Il ruolo chiave di Competence Center e Dih

Robot sugli scaffali dei supermercati, oppure indossabili: non è la realtà, solo una possibile vision degli addetti ai lavori di quello che succederà nei prossimi anni in un settore in costante trasformazione. Nel frattempo, il trend numero uno è rappresentato dalla robotica collaborativa, e all’interno di questo segmento uno degli sforzi principali dei player è quello di rendere le interfacce il più semplici possibili. Sono due le conseguenze immediate di questo andamento del mercato: le imprese che acquistano tecnologia fanno meno fatica a formare il personale che deve lavorare sulle macchine.

Possono quindi concentrarsi, anche (e forse soprattutto) su un altro tipo di formazione, quella necessaria a tutti i livelli aziendali per guidare correttamente la trasformazione 4.0. È un elemento a più riprese messo in rilievo da Industria Italiana: la formazione deve partire dal top management, o dall’imprenditore, e poi via via riguardare l’intera organizzazione, con modalità e forme specifiche. In modo da fare scelte corrette nel momento in cui si devono fare forti investimenti per digitalizzare la fabbrica.







La seconda conseguenza, invece, riguarda la ricerca di personale qualificato: le skill più richieste sono quelle relative a robotica ed engineering, sottolinea Paolo Rocco (che oltre ad essere un docente del Politecnico di Milano, è il responsabile del coordinamento progetti di Made). In altri termini, i grandi player della robotica cercano i programmatori per queste macchine di ultima generazione. Che, e qui siamo forse al terzo elemento che caratterizza il mercato in questo momento: il continuo aggiornamento (in realtà sia del software sia dell’hardware), necessario per rispondere correttamente alle esigenze del mercato.

Paolo Rocco, coordinatore scientifico del Made e ordinario del Politecnico di Milano

Ora, il mercato per chi produce robot sono, evidentemente, le imprese. E la collaborazione fra tutti gli attori della filiera è uno degli asset su cui puntare anche a livello di implementazione del Piano Industria 4.0. A questo, per esempio, servono i competence center, come Made. E di questo abbiamo parlato con i protagonisti di una tavola rotonda organizzata da Made e dal Digital innovation hub, Dih, di Confindustria, dedicata proprio a evoluzione e scenari futuri della robotica collaborativa, con Paolo Rocco e tre manager di altrettante aziende del settore, Ennio Chiatante, global business development di Comau, Alberto Pellero, sales manager di Kuka, e Riccardo Pati, product manager & business development specialist di Fanuc.

Tutte imprese partner di Made, e che dunque all’interno del competence center supportano le Pmi nel processo di digitalizzazione. Approfondiamo quindi trend di mercato e scenari, partendo anche dall’esperienza concreta dei principali attori del mercato, ovvero i player della tecnologia e i competence center.

La semplificazione delle interfacce

Come detto, la frontiera della robotica è la semplificazione delle interfacce che, spiega Pati, «è una risposta alle esigenze di flessibilità della produzione». Le funzioni in cui in fabbrica si usano per lo più i cobot sono la saldatura, la pallettizzazione, il packaging. Ma, lo sottolineiamo, la robotica industriale è al momento un universo vasto, con il robot che a volte può anche essere semplicemente una macchina a controllo numerico dotata di un software con intelligenza artificiale.

Sebbene la Germania sia il primo mercato in Europa per i robot, in Italia il tasso di crescita è superiore: nel 2021 è stato del 65%

In ogni caso, il punto è che le imprese si stanno concentrando sulla robotica, comprando macchinari. Per numero di installazioni, l’Italia continua a marciare molto più velocemente della Germania, che resta il primo mercato d’Europa. In ogni caso, la crescita 2021 è stata pari al 65%.

Alberto Pellero, director strategy & marketing robotics di Kuka Roboter Italia

La robotica rappresenta uno dei paradigmi di Industria 4.0, ed è anche sempre più alla portata delle imprese. E questo succede sia perché i robot sono più abbordabili dal punto di vista economico rispetto a non moltissimi anni fa, e comunque possono essere acquistati utilizzando gli incentivi del piano Transizione 4.0. Ma anche perchè esistono strutture specificamente dedicate all’incontro fra le imprese che li vogliono acquistare e i produttori che presentano prodotti sempre più sofisticati.

Il competence center «è un faro che può guidare chi non ha ancora deciso», sintetizza Pati, offrendo una metafora marinaresca che rende bene l’idea della missione del competence center. «Una specie di fiera con gli stand tutti integrati» lo definisce invece Pellero. I cui asset fondamentali, ricorda Paolo Rocco, sono appunto i partner tecnologici, un demo center di 2mila 500 mq (visitato da Industria Italiana), sei aree tecnologiche di formazione.

La semplicità d’uso, come vedremo più avanti, caratterizza molti dei prodotti esposti a BiMu, che fra l’altro quest’anno aveva un’intera area dedicata alla robotica, RobotHeart.

«I robot non devono solo essere sempre più sicuri, ma anche semplici da usare» sintetizza il professor Rocco, rispondendo a un’esigenza specifica delle imprese, che devono formare il personale per lavorare con macchine complesse.

Anche i player puntano sulla formazione

e.Do è un robot compatto ed estremamente sicuro sviluppato per la didattica. Viene utilizzato all’interno dei learning center dell’azienda

E siamo al secondo risvolto fondamentale, la formazione appunto (anche questa, lo ricordiamo, incentivata con i crediti d’imposta 4.0). Qui, sia il competence center sia le singole imprese sono impegnate per stimolare le skill del futuro: Fanuc propone corsi specifici e concreti sulle varie macchine, ma anche un’infarinatura generale, per esempio sui rischi del cobot. «È importante – spiega Pati – che chi lo usa sappia che il cobot non è intelligente». Per dirla in parole semplici, è in grado di fare operazioni di interazione, previste dalla sua funzione (per esempio, bloccarsi quando si avvicina un essere umano), non di prendere decisioni. Anche se l’innovazione è alle porte su questo fronte, anzi è già realtà, per esempio i robot di Comau utilizzano laser scanner per capire la distanza, e visori che consentono di valutare un oggetto sconosciuto.

Da quest’anno, fra l’altro, Fanuc è sponsor ufficiale dei Worldskills, un vero e proprio campionato dei mestieri organizzato a inizio dicembre a Torino, promosso dalla Regione Piemonte, che prevede fra le competizioni una gara sui Sistemi robotici integrati. I vincitori potranno partecipare a una successione di gare prima nazionali, (Bolzano, 2023), poi europee (EuroSkills 2023, Danzica – Polonia) e infine al campionato mondiale (WorldSkills 2024, Lione – Francia).

Il punto, sottolinea Rocco, è che le skill su Robotics ed Engineering sono al momento fra le più richieste del mercato. E non sempre le aziende riescono a torvarle, per cui sono appunto di stessi produttori, oltre che gli abilitatori di tencologia come i competence center e i digital innovation huib, a promuoverla.

Comau ha un’Academy interna dove lavora e.DO, un robottino interattivo (non è un cobot ma è sicuro, spiega Chiatante) che viene utilizzato per la didattica, inserito in un learning center. Kuka a sua volta ha un suo college rivolto a formare i clienti, ma anche le scuole (in particolare i professori, che hanno necessità di essere costantemente aggiornati sugli sviluppi della tecnologia).

Le competenze delle imprese

Riccardo Pati, product manager & business development specialist di Fanuc

Un altro fattore abilitante di una Trasformazione 4.0 corretta è rappresentato dalla capacità dei vendor non solo di comprendere correttamente le esigenze delle imprese, ma anche di recepirne le competenze. Ci spiega Pati: «ognuno conosce bene il proprio settore, quindi quando ci interfacciamo con una realtà industriale, dobbiamo sapere che nel loro settore gli esperti sono loro. Il nostro compito è quello di ottimizzare i loro processi, la nostra expertice deve consentirci di comprendere con precisione la loro applicazione e aiutarli con le tecnologie a migliorarla».

Comau propone un esempio pratico: «abbiamo sviluppato un progetto con un’azienda del Nord-Est, che aveva un’esigenza particolare, nell’ambito di un progetto per ottenere il finanziamento. L’impresa opera in un settore totalmente al di fuori delle nostre normali applicazioni e abbiamo di conseguenza imparato delle particolarità di processi. Noi veniamo dall’automotive, quindi conosciamo per filo e per segno come funziona la produzione, ma ci sono una miriade di settori che non conosciamo per nulla. Il connubio delle competenze sul processo specifico e di quelle relative all’automazione industriale riesce a tirar fuori soluzioni innovative».

Tenendo presente un fattore importante: «l’obiettivo della trasformazione digitale non è la tecnologia in sè, ma è sempre creare valore. E il senso dell’espressione New manufactoring creata anni or sono, rappresenta il senso di come l’uomo e la macchina svolgano rispettivamente le funzioni in cui riescono a dare valore aggiunto. È un aspetto da tener presente quando si digitalizza l’azienda, l’automazione, e la robotica in particolare, ha senso quando riesce a dare valore aggiunto».

Fra l’altro uno dei trend della robotica di medio lungo periodo, spiega Paolo Rocco, è proprio nella suddivisione dei compiti. Con gli stessi robot che potranno fare operazione a più alto o più basso valore aggiunto, e lineaa di produzione adattative rispetto a questo trend.

Focus sulle tecnologie 

L’esoscheletro Comau Mate in azione

Coniughiamo i trend sopra descritti con le soluzioni tecnologiche che le tre aziende hanno portato a BiMu. «Noi presentiamo Kuka mission 2023», sottolinea Pellero, con l’obiettivo di rendere sempre più semplici i sistemi operativi sui cobot. Una nuova gamma di cobot Lbr iis, le cui caratteristiche fondamentali sono flessibilità e semplicità, in combinazione con il controller KR C5 micro e lo smartPAD pro. Il sistema operativo è ii QKA.OS, che si adatta a diversi settori industriali, i cobot (non solo gli ultimi di gamma) si integrano con una piattaforma IIot, Kuak iiQoT, che monitora hardware, software, e analizza i big data.

Fanuc ha la nuova linea di robot collaborativi, dal più piccolo, CR-4iA, portata massima 4 kk, sei assi, al più grande, CRX-20iA/L, da 20 kg, che si muove a sua volta verso il nuovo trend della semplicità d’uso, con software plug in che consentono di installare interfacce di periferiche (pinze, telecamere, sistemi di visione, sensori di forza) adatto a imprese che hanno poche o anche nessuna esperienza robotica, ed è in grado di lavorare in sicurezza insieme agli uomini in molteplici settori industriali.

Rappresentano la naturale evoluzione del CR35, che in esposizione a BiMu movimenta una mountain bike elettrica. E presenta anche la strategia ecosostenibile, che prevede abbattimento dei costi (basso consumo), riutilizzo, repair center.

Comau punta sui robot industriali dotati di tecnologie per distinguere le diverse unità di stoccaggio (MI.RA/Depalletizer) e della nuova tecnologia MI.RA/3D, che rende possibili prestazioni 3D utilizzando telecamere 2D. Fanno parte dei sistemi di visione MI.RA (Machine Inspection Recognition Archetypes, archetipi di riconoscimento per l’ispezione meccanica) sono dotati di intelligenza artificiale.

Infine, il nuovo esoscheletro indossabile Mate-XT 4.0, che combina un supporto muscolare leggero con sensori avanzati e funzionalità IoT, rileva parametri specifici per ottenere informazioni sull’utilizzo dell’esoscheletro e consentire il controllo della manutenzione predittiva.

Il futuro della robotica

E fra dieci anni, come saranno i robot? Pellero vede «una umanizzazione della robotica. 25 anni fa vendevo robot che sostituivano le persone, l’evoluzione della tecnologia ha cambiato il paradigma, sono i dipendenti che gestiscono le macchine», e questo trend può portare a ulteriori sviluppi futuri. Chiatante immagina evoluzioni nella robotica indossabile, Pati immagina lo sbarco definitivo nel B2c, con i robot sugli scaffali del supermercato. Staremo a vedere.

(Ripubblicazione dell’articolo del 21 ottobre 2022)














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