Fonderie, crolla la produzione: -4,9% nel quarto trimestre 2019

Secondo Assofond si tratta del calo peggiore dall'inizio del 2018. Ma nelle aziende c’è fiducia nella ripartenza

Fase di colata - Fonderie Palmieri. Fonte Assofond

Un trend negativo comune a tutta Europa, quello che ha investito il mondo delle fonderie, stando ai dati di settore emanati dall’ultima indagine congiunturale realizzata dal Centro Studi di Assofond e relativa al quarto trimestre 2019.

Le elaborazioni dell’Associazione confindustriale – che rappresenta le fonderie italiane – sui dati Istat evidenziano che l’indice della produzione industriale ha segnato negli ultimi tre mesi del 2019 un ulteriore peggioramento, attestandosi a 90,4 punti rispetto alla base fissa, stabilita sulla media del 2018 (quota 100). È il nuovo punto di minimo assoluto per il settore dal primo trimestre del 2016. La perdita media dal picco massimo si aggrava ed è pari, con l’ultima rilevazione, al -1,9%.







«I primi due mesi del 2020 – commenta Roberto Ariotti, presidente di Assofond – non suggeriscono un’inversione di tendenza. Alle ragioni strutturali si sommano criticità contingenti e fenomeni del tutto imprevedibili. Siamo un paese privo di politica industriale, che paga lo scotto di un mercato globale in contrazione. Siamo subfornitori di un settore chiave dell’industria manifatturiera europea, quello dell’auto, che oggi è in affanno. C’è una guerra dei dazi, in cui non riusciamo a prendere una netta posizione. Infine, vedremo soltanto nei prossimi mesi quali saranno le conseguenze dell’emergenza Coronavirus che stiamo vivendo in questi giorni».

Produzione industriale fonderie. Fonte Assofond

In termini congiunturali, il quarto trimestre 2019 ha segnato un ulteriore -4,9% di perdita di produzione sul terzo periodo dello stesso anno, il calo peggiore dall’inizio del 2018.

«È un calo significativo che deve farci riflettere – prosegue Ariotti – Tuttavia, mi sento di condividere la fiducia espressa dai colleghi imprenditori e che emerge dall’indagine».

 

 

Prospettive per il futuro: bene la fiducia, le aziende credono nella ripresa

Variazione produzione industriale fonderie italiane. Fonte Assofond

Il clima di fiducia resiste ai consuntivi deludenti del quarto trimestre 2019: soprattutto dal comparto della ghisa, quello in maggiore difficoltà, le opinioni sul quadro economico di breve periodo non sono tutte necessariamente negative; se si aggiunge, inoltre, la quota importante di ottimisti dell’acciaio, si spiega come l’indice generale cresca di oltre dieci punti, arrivando, nell’ultima rilevazione, a 50 lunghezze, ben al di sopra dei valori assunti nei tre trimestri precedenti. Il 17,6% del campione Assofond è ottimista sull’inizio del 2020 e controbilancia un’analoga percentuale dei pessimisti. La maggioranza, ancorché con un’incidenza inferiore rispetto alle rilevazioni precedenti, rimane su un’opinione di stabilità (64,7%).

«Il nostro ottimismo poggia sul nostro essere resilienti e proiettati al futuro – sottolinea Ariotti – Ben prima che l’Europa si muovesse, abbiamo imboccato la strada della sostenibilità ambientale e del riciclo. Fare fonderia in Italia significa, oggi, farlo nel modo più efficiente e sostenibile al mondo. E questo conterà sempre di più. Per questo crediamo poter resistere anche questa nuova fase di difficoltà. Certo, da parte nei nostri interlocutori, ci aspettiamo altrettanto dinamismo. Serve una stagione di riforme, politiche, economiche e culturali, che ponga nuovamente l’industria al centro. Uno slancio che non mi aspetto termini con il 2020, ma che in questi mesi abbia davvero inizio».

 

Stabile la visibilità sugli ordini, cresce l’utilizzo di capacità produttiva

Ordini e capacità produttiva. Fonte Assofond

La visibilità sugli ordini rimane piatta e pari a 2,4 mensilità, sostenuta dalla più ampia, e in crescita, media rilevata nel comparto dell’acciaio (3,2) e dai 3,3 mesi dei non ferrosi, in questo caso stabili sui trimestri precedenti. La ghisa controbilancia il valore generale, confermando il dato più basso in assoluto, pari a 1,9 mensilità, che già aveva riscontrato nel terzo trimestre. È in aumento l’utilizzo di capacità produttiva, salita, nel quarto trimestre 2019, al 69,3%, cui pesa il 75,4% dell’acciaio, in lieve calo rispetto al trimestre precedente, il 69,6% dei non ferrosi, in recupero, e il 68,1% della ghisa, anch’essa superiore al valore registrato sul terzo trimestre 2019. Stabile, al 5,7%, la numerosità delle fonderie che sono ricorse ai contratti di solidarietà.

 

Uno sguardo all’estero: in declino tutti i Paesi europei

Allargando l’analisi ai principali paesi europei, risulta che l’indice italiano è, comunque, secondo solo a quello spagnolo, il cui declino si ferma a 96,1 punti, rispetto alla sua media dei livelli produttivi del 2018; gli altri due principali Paesi europei, Francia e, soprattutto Germania, conseguono risultati peggiori, rispettivamente, pari a 85,5 e 84,6 punti. In tutti i casi, i settori delle fonderie registrano il loro minimo assoluto e un 2019 in continua decrescita rispetto alla base fissa del 2018. Su base annua, per quanto l’Istat riveda e affini l’indice ogni mese, il valore calcolato nell’ultimo trimestre rappresenta una buona stima sul bilancio annuale del settore e, se l’Italia segna un -5,3% sulla produzione del 2018, la Germania arriva al -7,6%, la Spagna lo limita al -1,4%, mentre la Francia presenta lo scenario peggiore, con un passivo del -8,1%.














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