Fincantieri e Stx: il matrimonio salta definitivamente

Di Marco Scotti ♦︎ Alla base del definitivo naufragio delle trattative la richiesta di un nuovo rinvio (il sesto) da parte dei francesi. Da Bruxelles era arrivata la richiesta di ulteriore tempo per valutare l’impatto della crisi sui Chantiers De l’Atlantique

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Il Presidente francese Emmanuel Macron : per Bonomi

Alla fine il matrimonio tra Fincantieri e Stx è saltato. Definitivamente. E le colpe, se le si vogliono cercare, vanno divise equamente tra tutti gli interpreti di questa trattativa che ha assunto presto connotati grotteschi. Un breve riassunto: nell’estate del 2017, quando all’Eliseo sedeva ancora il socialista François Hollande, Fincantieri lanciò la proposta di acquisizione del 50%. Sì, perché il restante 1% necessario per avere la maggioranza assoluta doveva essere di volta in volta “prestato” dalla Francia che a sua volta detiene oltre l’80% degli Chantiers de l’Atlantique.

Quando poi Emmanuel Macron arrivò alla presidenza, impugnò l’accordo, si rivolse all’Antitrust europeo e insomma congelò tutta la trattativa. Che andò avanti per continui rinvii. La Francia ha deciso scientemente di far saltare un accordo già concluso tra due aziende private chiamando in causa – accuse girate nel dibattito politico tutto transalpino – presunti interessi nazionali di sicurezza per la sovranità industriale e per il know-how tecnologico perché Fincantieri ha una partnership con i cinesi di Cssc. Perché è stato permesso che Macron si rivolgesse all’Antitrust europeo non appena diventato presidente per contestare l’affare? Le richieste dei francesi hanno continuato ad aumentare: la garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali in patria; la possibilità di sedere in cda con un numero consistente di membri; la volontà di avere comunque l’ultima parola su tutte le tematiche più importanti.







Fincantieri, sito di Marghera

L’ultimo rinvio, il quinto, è stato il 31 dicembre scorso, sarebbe scaduto fra tre giorni. Nel frattempo, infatti, il Covid aveva fatto sentire il suo peso nel mondo della cantieristica navale per scopi civili e commerciali, rallentando il business. E la commissaria Ue Margrete Vestager, che a Bruxelles ha la responsabilità sulla concorrenza, non solo non ha avuto nulla da eccepire sulle continue ingerenze dei francesi in una trattativa limpida e compatibile con le regole del libero mercato, ma ha anche disposto un’ulteriore proroga per vedere gli effetti del Covid su Stx.

A quel punto è stato emesso un freddo comunicato congiunto in cui si dice che “le incertezze senza precedenti sul mercato turistico non consentono di procedere alla prevista operazione tra Chantiers de l’Atlantique e Fincantieri”. Fine della storia, dunque, e tanti saluti all’Europa del libero mercato, uno dei quattro pilastri su cui si fonda l’Unione Europea.

Il problema è che alle spalle di Fincantieri, che pure non ha mostrato il nerbo necessario per ribaltare una richiesta palesemente ingiusta e per arginare lo strapotere transalpino, c’è stato un vuoto istituzionale senza precedenti. Nessuno chiede l’interventismo di Craxi a Sigonella, ma certo che un minimo di coraggio in più da parte dei governi Conte (sia quello giallo-verde che quello giallo-rosso) avrebbero probabilmente permesso di ottenere risultati migliori.

Il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Ma l’Italia stessa non aveva gran mano libera. Da una parte doveva far digerire l’attivazione della Golden Power per il dossier Mediaset, per respingere l’assalto – guarda un po’ – dei francesi di Vivendi. Dall’altra attende trepidante il responso dell’Antitrust europea su Alitalia e sugli eventuali aiuti di stato. Da Bruxelles è già trapelata la richiesta di una forte discontinuità rispetto al passato che l’Italia non si sa come potrebbe garantire. E dunque anche Giuseppe Conte e Stefano Patuanelli, i due ministri più interessati dal dossier Fincantieri, non possono fare granché.

Nel frattempo, si era sparsa la voce che il governo francese stesse in qualche modo cercando di ricontattare Fincantieri per trovare una soluzione. E questo sarebbe stato ideato non tanto per la necessità di far quadrare un affare che non è mai piaciuto a nessuno, ma per evitare di alimentare un sentimento “anti-francese” che potrebbe diventare pericoloso visto che i due giganti del retail, Kering e Lvmh, continuano a fare “shopping” di aziende, soprattutto italiane.














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