Decarbonizzazione della siderurgia: la strategia di Feralpi passa da rinnovabili, idrogeno green e… Parla Giovanni Pasini

di Marco de’ Francesco ♦︎ Impianti sostenibili, riduzione delle emissioni dirette degli stabilimenti, ottimizzazione consumi energetici, riciclo materie plastiche, idrogeno green: sono i pillar su cui si fonda la strategia di decarbonizzazione del produttore siderugico. Stabilimento di Lonato del Garda: elettrificazione processi di laminazione. Plant di Riesa sull'Elba (Germania): test su utilizzo idrogeno. Plastiche in sostituzione del carbone nel forno ad arco voltaico e recupero dei refrattari: circolarità. La partnership con Alpicapital (Bm Group)

Il riciclaggio nello stabilimento Feralpi

«Feralpi sta investendo 200 milioni di euro per dar vita a impianti fotovoltaici della potenza di 190 Mw. Puntiamo a una produzione “autonoma” e green di energia. Peraltro, è in corso di autorizzazione un grosso impianto in Sardegna, con una potenza pari a 100 Mw». Lo afferma Giovanni Pasini, consigliere delegato di Feralpi, tra i principali produttori siderurgici in Europa; è specializzato negli acciai per l’edilizia. Con una struttura internazionale, opera anche negli acciai speciali, nelle lavorazioni a freddo, nella carpenteria metallica, nell’ambiente, nell’immobiliare e nella finanza. Con sede legale a Brescia, e tre acciaierie a Lonato del Garda (Brescia), Calvisano (Brescia) e Riesa (Germania), il Gruppo è guidato dal presidente Giuseppe Pasini, dal vicepresidente Cesare Pasini e dal citato Giovanni Pasini. Nel 2022, a fronte di una produzione di acciaio di 2,45 milioni di tonnellate, Feralpi ha raggiunto un fatturato pari a 2,39 miliardi di euro (+ 24,4% tendenziale); e ciò operando in sette stati, due dei quali, l’Italia e la Germania, sono i più importanti per l’azienda. Feralpi ha 1.856 dipendenti. Il piano industriale 2023-2027 prevede investimenti straordinari per oltre 500 milioni di euro: quindi i due quinti sono destinati agli impianti di energia green. È un possente impegno, che si spiega con il fatto che nei settori hard-to-abate la decarbonizzazione è un processo molto difficile: si pensi che i consumi energetici della Feralpi sono pari ai tre millesimi dei quelli nazionali. Quindi non basta una sola azione: bisogna agire su più fronti. Per questo Feralpi ha definito una strategia molto diversificata che, a parte gli impianti green, si articola in altri pillar.

Quanto al primo pillar, quello degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, va ricordato che Feralpi è socia di Alpicapital, società di Borgo Chiese (Tn) guidata dal presidente e amministratore delegato Davide Donati, e nata sotto l’impulso del socio fondatore e di maggioranza del gruppo BM (che riunisce una ventina di aziende; alcune di queste si occupano di energia e smart grid, e di impianti di generazione idroelettrica come appaltatori Epc; altre di automazione avanzata) Mirko Bottini. L’idea è di realizzare impianti unendo più player e dando vita ad un investimento svincolato dall’intervento pubblico. A parte Feralpi e BM, sono soci di Alpicapital Aelle Immobiliare e Dell’Era Valerio, Nuova Saimpa, Omb, Cmv, Eneretica, Solesco, Hso, Dado Giallo, Solideng, Beretta Paolo, Paoli Valter, San Lorenzo, Ferrari Alessandro, Festi Luca. Con un investimento di 70 milioni, sono stati realizzati impianti per 60 MWp.







Quanto al secondo pillar, è in tema di emissioni dirette degli stabilimenti dell’azienda. Feralpi utilizza forni elettrici e non altoforni; tuttavia, ci sono dei passaggi, come ad esempio il riscaldamento delle billette dirette al laminatoio, che avvengono di norma grazie al metano. Per questo, Feralpi ha implementato nella sede di Lonato un forno ad induzione; e per altri passaggi del genere intende ricorrere al bio-metano, che ha un impatto zero, dal momento che le sostanze organiche di partenza si degraderebbero comunque in natura.

Giovanni Pasini, consigliere delegato di Feralpi

Quanto al terzo pillar, riguarda l’ottimizzazione dei consumi energetici. Si utilizzano sistemi e software di monitoraggio delle performance ambientali e dei consumi. In particolare, stanno trovando applicazione nel laminatoio di Lonato.

Quanto al quarto pillar, concerne il riciclo delle materie plastiche, o meglio dei tecno polimeri derivanti dal recupero di plastiche non più riciclabili in sostituzione del carbone e dell’antracite. Quanto ai refrattari, ai materiali non ferrosi, alle polveri, ai fumi e alle scaglie di laminazione, il recupero è pari quasi ai nove decimi, ma si punta a quello integrale.

Quanto al quinto e ultimo pillar, riguarda l’idrogeno green. In Germania Feralpi Stahl si è alleata con importanti aziende locali per realizzare le necessarie infrastrutture. È un’operazione complessa, e pertanto l’idrogeno sarà disponibile tra diversi anni.

Di tutto ciò abbiamo parlato con Giovanni Pasini, incontrato in occasione dell’evento “Inspiring innovation: BM Group per la transizione tecnologica ed energetica dell’industria” tenuto a Borgo Chiese (Trento) e organizzato da BM Group.

D: In quale ambito operativo di Feralpi le rinnovabili possono svolgere un ruolo determinante?

Feralpi sta investendo 200 milioni di euro per dar vita a impianti fotovoltaici della potenza di 190 Mw. Puntiamo a una produzione “autonoma” e green di energia

R: Anzitutto va fatta una distinzione: da una parte c’è il problema delle emissioni di CO2, dall’altra quello dei consumi di energia. Quanto al primo, va detto che Feralpi appartiene al ciclo secondario dell’acciaio, e cioè quello che recupera e riutilizza rifiuti e rottami metallici, fusi con i forni elettrici. La generazione di gas climalteranti è molto inferiore rispetto a quella del ciclo primario, che opera grazie ad altoforni. Per l’anidride carbonica, parliamo di un decimo.

D: Quanto al consumo di energia elettrica?

R: Quello, invece, è davvero considerevole. In Italia, quello di Feralpi raggiunge 1 miliardo di Kwh; in Germania, circa la metà. Nel Belpaese, la nostra quota è pari a 3 millesimi di quella nazionale. È tantissimo. Una quantità enorme. Dunque, come fare per contenere questa spesa così considerevole? Una modalità è quella di installare, ove possibile, impianti fotovoltaici. In questo modo, da una parte otteniamo energia, dall’altra lo facciamo in maniera green e sostenibile. In Sardegna è in corso di autorizzazione un impianto da 100 Mw, nel contesto di un investimento complessivo pari a 200 milioni di euro per 190 Mw. Stiamo procedendo anche ad acquisti di energia elettrica da solare a lunga scadenza – 10 o 15 anni. Questi contratti, peraltro, riguardando energia rinnovabile certificata, rendono finanziabili progetti altrimenti non realizzabili. Naturalmente, non è pensabile riuscire a coprire le nostre necessità solo con il fotovoltaico e, comunque sia, anche con questi poderosi investimenti non si raggiungono gli obiettivi di decarbonizzazione. Occorre agire su più fronti, con azioni diverse.

D: Ad esempio?

Feralpi forni a induzione

R: Ad esempio elettrificando i processi di laminazione che portano dal semiprodotto dell’acciaio in billette ai prodotti finiti. Le billette vengono riscaldate con un forno ad induzione invece che usando il metano. In Italia abbiamo già modificato un laminatoio, mentre in Germania stiamo realizzando un secondo laminatoio che utilizzerà questa tecnologia. In questo siamo i primi in Europa. Restano però alcuni consumi residui di metano. Ecco, stiamo pensando di sostituire il gas naturale con il bio-metano (prodotto attraverso la digestione anaerobica di materiale organico biodegradabile. Questo processo di produzione coinvolge la decomposizione batterica di residui organici, come letame, residui agricoli, rifiuti alimentari e altri materiali organici. Durante la digestione anaerobica, i microrganismi decompongono la materia organica in condizioni prive di ossigeno, producendo biogas, che è principalmente composto da metano e anidride carbonica; Ndr) in Italia, e con l’idrogeno in Germania.

D: Che ruolo giocano i sistemi per l’ottimizzazione dei consumi energetici? Qual è il vostro approccio sul tema?

R: Li stiamo introducendo, in particolare li abbiamo adottati a partire da un laminatoio nello stabilimento di Lonato del Garda.

D: Come avete definito i Kpi della strategia sulla decarbonizzazione?

Nel 2022, a fronte di una produzione di acciaio di 2,45 milioni di tonnellate, Feralpi ha raggiunto un fatturato pari a 2,39 miliardi di euro (+ 24,4% tendenziale); e ciò operando in sette stati, due dei quali, l’Italia e la Germania, sono i più importanti per l’azienda. Feralpi ha 1.856 dipendenti

R: Abbiamo dato vita diversi anni fa ad un Comitato di Sostenibilità, aperto a competenze esterne, ed attivato più recentemente una Unità di Transizione Ecologica ed Energetica. Grazie a questi organismi stiamo definendo gli obiettivi ed un piano di azione per conseguirli. E poi il gruppo ha aderito alla Science-Based Tartgets Initiative (SBTi), nata dalla collaborazione tra diverse organizzazioni internazionali (il Carbon Disclosure Project, l’Un Global Compact, il World Resources Institute e il World Wide Fund for Nature; Ndr). Gli SBTs sono obiettivi climatici a medio e lungo termine, basati sulla scienza, che mirano a ridurre le emissioni di gas serra e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.

D: Il Gruppo Feralpi ha portato avanti un progetto per impiegare plastiche in sostituzione del carbone nel forno ad arco voltaico, come ad esempio l’utilizzo di polimeri derivati dalla catena degli imballaggi, qui utilizzati come riducenti e agenti schiumogeni della scoria da forno elettrico. Ecco, tutto questo è stato o sarà industrializzato?

R: Sì, tutto questo è già stato industrializzato, e “messo a punto”. Rientra nel concetto di circolarità, un approccio economico che mira a ridurre al minimo lo spreco di risorse e a massimizzare l’utilizzo sostenibile delle risorse disponibili. Nell’economia circolare, il concetto di “ciclo di vita” di un prodotto è centrale. Gli oggetti e i materiali vengono progettati, prodotti e utilizzati in modo da massimizzare il loro valore, e alla fine del loro ciclo di vita vengono ripresi, riciclati o riutilizzati per creare nuovi prodotti. Ciò contrasta con il tradizionale modello lineare “prendi, produci, usa, getta”. In questo caso, polimeri utilizzati in altri processi vengono raccolti e insufflati nei forni elettrici, sia per contribuire al recupero dell’energia contenuta nei polimeri e ridurre la dipendenza da fonti di energia convenzionali che come miglioratori e modulatori di processo.

D: Feralpi recupera i refrattari, i materiali non ferrosi, polveri, fumi e scaglie di laminazione. Va anche osservato che i progetti di economia circolare diventano sempre più complessi, perché richiedono una forte collaborazione tra aziende di diversi settori, ma offrono grandi opportunità economiche per il territorio in termini di competitività, prestazioni tecnologiche, riduzione degli impatti ambientali e nuove opportunità di business. A che punto siamo?

Feralpi colata continua

R: L’acciaio Feralpi è costituito per il 96% da materiale riciclato. I rifiuti e i residui di produzione vengono in massima parte avviati al recupero (88%) o qualificati come sottoprodotti e solo in parte residuale conferiti in discarica. Nel nostro percorso verso Zero rifiuti è nato il progetto SteelZeroWaste con cui ci proponiamo di gettare le basi per azzerare tutti gli scarti di produzione e implementare soluzioni innovative per il contenimento dell’impatto ambientale. Puntiamo alla riduzione totale dei rifiuti, all’eliminazione degli scarti solidi del ciclo produttivo (e riutilizzo come sottoprodotti per il ciclo interno e per utilizzi esterni). Promuoviamo l’impiego di sottoprodotti di materiale plastico per il reimpiego di tali materiali e facilitarne la riduzione nell’ambiente.

D: L’alleanza per l’energia e l’idrogeno nella zona industriale di Meissen. Che fa con l’idrogeno Feralpi Stahl? Che si fa in Italia?

R: Lo stabilimento Feralpi Stahl produce ogni anno circa 1 milione di tonnellate di acciaio strutturale nella città sassone di Riesa sull’Elba (dalle parti di Dresda). Anche se la maggior parte delle emissioni è già ben al di sotto dei valori limite prescritti dalla legge, Feralpi Stahl sta investendo continuamente in ulteriori opzioni di riduzione. L’obiettivo rimane l’acciaio verde. Feralpi ha formato una comunità con aziende del circondario, tra cui Seite 2 von 2 Wacker Chemie, la fucina Gröditz, Mannesmann Zeithain e Ervin a Glaubitz : l’alleanza per l’energia e l’idrogeno nella zona industriale di Meissen. In questa regione il consumo di elettricità è pari a circa 1,2 TWh all’anno, pari a oltre l’8% di quello dell’intera Sassonia. Se queste aziende sostituissero il gas naturale con l’idrogeno, si potrebbero risparmiare circa 220mila tonnellate di CO2. Per questo motivo, Feralpi Stahl sta studiando di testare l’utilizzo dell’idrogeno. In realtà tutto ciò non è immediato. Occorre realizzare le infrastrutture, le condutture per il gas; e occorre dar vita agli impianti per le rinnovabili, altrimenti non si tratterebbe di idrogeno verde. Se ne parla per il 2027. Personalmente, non credo che questo modello prenderà piede anche in Italia, almeno non negli stessi tempi. In Italia al momento non ha senso utilizzare energia elettrica verde per produrre tramite un elettrolizzatore (con una resa decisamente bassa) idrogeno verde: tanto vale consumare direttamente l’energia elettrica rinnovabile. In altri termini ha senso parlare di idrogeno verde solo se c’è un forte surplus di energia rinnovabile in un dato territorio: mentre in Italia questa ipotesi non mi pare molto vicina, lo sviluppo dell’eolico in Germania potrebbe consentire di essere in questa condizione, soprattutto nella zona Nord dove pare verranno realizzati diversi grandi parchi eolici off-shore. In Italia al momento è più realistico puntare sul bio-metano

Feralpi: la nostra ricetta per decarbonizzazione e sostenibilità in siderurgia. Parla Giovanni Pasini

 

Per ridurre le emissioni in un settore hard to abate come l’acciaieria, l’azienda punta a ridurre l’uso di metano. Utilizzando forni a induzione alimentati da energia elettrica. E puntando sulle rinnovabili. In Italia Feralpi investe sul biometano, mentre in Germania scommette sull’idrogeno. Ce ne parla il consigliere delegato del Gruppo Giovanni Pasini, intervistato a margine di Inspiring Innovation, evento di BM Group














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