Eni in acque agitate nel Mediterraneo orientale

Screenshot-2017-12-12 Saipem ( saipem_official) • Foto e video di Instagram (3)

Il cane a sei zampe entra in Libano acquisendo due licenze di esplorazione e produzione nell’Offshore del Paese, ma uno dei tratti di mare interessati è rivendicato da Israele. Più a Nord, al largo di Cipro, piattaforma Saipem è ancora bloccata dalla marina della Turchia

Nei giorni scorsi Eni, assieme ad altri partner si settore di rilievo internazionale (Total tra loro ) ha firmato con la Repubblica del Libano due contratti di Esplorazione e Produzione per i blocchi 4 e 9, situati nelle acque profonde dell’offshore del Libano. La firma di questi nuovi contratti e dovrebbe aprire la strada all’esplorazione delle acque libanesi e rafforzare ulteriormente la presenza di Eni nel Mediterraneo Orientale, dove la società già opera con attività di esplorazione e produzione nell’offshore dell’Egitto e con attività di esplorazione nell’offshore di Cipro. Il condizionale è d’obbligo quando si parla di un’area infuocata dell’arena globale, dove la difesa degli interessi degli attori principali, come sulla terraferma, intende poco il linguaggio della diplomazia e preferisce affidarsi a quello dell’azione di forza.

Il blocco della piattaforma Saipem

E’ notizia di queste ore il proseguimento del braccio di ferro tra il governo turco e quello cipriota con Ankara che si oppene alle  trivellazioni  definite “unilaterali”. La marina turca, per ora, accampando il pretesto di esercitazioni militari in corso, continua ad impedire alla piattaforma mobile dell’ Eni  ‘Saipem 12000’ di raggiungere l’area di trivellazione nella Zona Economica Esclusiva di Cipro, al largo della costa meridionale dell’ isola cipriota, verso Sud Est. La piattaforma rimane ferma a circa 30 miglia (50 chilometri) dalla destinazione. In attesa di sviluppi, l’Italia ha ribadito che si aspetta una «soluzione condivisa nel rispetto del diritto internazionale e nell’interesse sia dell’Eni, sia dei Paesi della regione, sia delle due comunita’ cipriote», queste le parole rivolte  dal ministro degli Esteri Angelino Alfano  al collega turco Mevlut Cavusoglu. Nel corso della sua recente visita a Roma il presidente turco Recyp Erdogan aveva fatto presente al Presidente del Consiglio Gentiloni di ritenere che «I lavori (di esplorazione) del gas naturale in quella regione rappresentano una minaccia per Cipro nord (sotto il controllo del governo turco ndr.) e per noi». Da parte sua l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, si è detto sorpreso perché, ha rimarcato, la piattaforma è dentro « le acque di Cipro. Non ci aspettavamo che accadesse perché siamo assolutamente molto dentro l’Economic zone (la zona economica esclusiva, ndr) di Cipro, dove abbiamo già perforato dei pozzi in analoghe condizioni e non ci è successo assolutamente niente».







 

 

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L’ AD ENI Claudio De Scalzi

Le acque contese del Libano

I motivi di un ulteriore contrasto che ha come sfondo lo sfruttamento delle risorse petrolifere della zona non mancano anche per questi ultimi due contratti firmati con il Libano. I blocchi cui si fa riferimento con 4 e 9 sono stati assegnati nell’ambito della prima gara competitiva internazionale lanciata dalle autorità libanesi per blocchi nell’offshore del paese. Eni detiene un interesse partecipativo del 40% in entrambi i blocchi. Total è operatore con una quota del 40% mentre l’altro partner nel consorzio è Novatek con il 20%. Ebbene il blocco 9, si trova in un triangolo di mare conteso, di cui Israele rivendica la proprietà. Il ministro della Difesa di Gerusalemme, Lieberman, ha recentemente ammonito il Libano a proposito dei diritti disputati sul tratto di mare. I lavori di prospezione dovrebbero cominciare all’inizio del prossimo anno, sempre che i consueti venti di guerra tra Israele e Libano, che non a caso sono tornati a spirare forte in questi giorni con le scaramucce aeree sulla zona di confine con la Siria, non lo impediscano.














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