Enel: industria e digitale ancora al centro della nuova era di Starace

di Marco Scotti ♦︎ La prima azienda industriale italiana ha presentato il nuovo piano triennale con "vision" al 2030: 190 miliardi di investimenti. Obiettivo la completa decarbonizzazione delle centrali e lo sviluppo di una strategia sostenibile che porti al 70% la quota "green" nei prossimi dieci anni. Nei tre anni del piano industriale 2021-2023 arriveranno 38 miliardi sulle reti e nelle rinnovabili, nelle quali è il primo operatore privato a livello mondiale. Totale digitalizzazione delle infrastrutture e delle utenze. Le manovre su Open Fiber. E...

Impianto eolico Melowind in Uruguay. Fonte Enel Green Power

«Intendiamo diventare veramente protagonisti nelle rinnovabili con una presenza mondiale. Vogliamo rafforzare ulteriormente la nostra leadership triplicando la capacità totale da rinnovabili che attualmente si attesta a 49 Gw su scala planetaria». Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, espone così il nuovo piano industriale dell’azienda per il triennio 2021-2023 e della vision al 2030. Complessivamente la società elettrica è pronta a mettere sul piatto 190 miliardi di euro di investimenti per riuscire a ottenere risultati auspicabili in un decennio che si preannuncia particolarmente ricco di opportunità, con la necessità di accelerare sul piano della decarbonizzazione e delle rinnovabili.

Un progetto avviato da Starace stesso fin dal primo giorno del suo insediamento al timone dell’azienda, quando cioè ha annunciato senza tema di smentita che la crescita industriale non poteva prescindere dalla rimodulazione delle emissioni e dalla dismissione del carbone. Già in quei giorni Starace ha messo ben in chiaro una cosa: la dimensione industriale sarebbe sempre stata al centro del suo mandato. In un’intervista all’Espresso di sei anni fa disse che si stavano «semplicemente mettendo in atto cambiamenti a cui si pensava da tempo, del tutto scontati per chi dirige un’industria: evidentemente passare dall’enunciato alla realtà non era così scontato». Inizialmente l’obiettivo era di arrivare a questo traguardo entro il 2030, ora l’intento è di completare entro il 2027. «Con questa strategia – ha aggiunto – puntiamo ad aumentare la quota di mercato dal 2,5% della base installata annua per arrivare a superare il 4% nel 2030. Si tratta di una crescita imponente ma lo spazio per crescere è molto».







Le novità sono parecchie, ma è dal punto di vista del modello di business industriale che si notano cose particolarmente interessanti. In primo luogo: nel periodo 2021-2023 il Gruppo prevede di investire direttamente circa 40 miliardi di euro, di cui circa 38 miliardi di euro nel quadro del modello di business di Ownership e 2 miliardi di euro circa in quello di Stewardship, mobilitando al contempo 8 miliardi di euro provenienti da terzi. Che cosa differenzi le due possibilità lo dice chiaramente Starace: «Il modello di stewardship lo vedremo in quelle parti del mondo in cui gli assetti giuridici e normativi non ci garantiscano la possibilità di svolgere al meglio la nostra funzione». Nei 10 anni saranno complessivamente 150 per il modello ownership e 40 per quello stewardship i miliardi che Enel metterà sul tavolo.

I numeri di Enel: clienti, potenza erogata, clienti finali. Fonte Enel

Si prevede che quasi il 90% dei 38 miliardi di euro di investimenti nel modello di business di Ownership per i prossimi tre anni venga destinato a reti e rinnovabili, pari a un totale di 33 miliardi di euro, mentre si prevede che i 2 miliardi di euro di investimenti riconducibili al modello di business di Stewardship siano diretti allo sviluppo delle rinnovabili, alla Fibra, all’e-transport e ai sistemi di flessibilità. Il tasso di crescita degli investimenti rispetto al piano precedente si attesta al 36% circa. Oltre il 90% degli investimenti di Enel su base consolidata saranno in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Inoltre, in linea con le stime inziali di Enel, tra l’80% e il 90% degli investimenti su base consolidata sarà allineato ai criteri di Tassonomia Ue grazie al suo sostanziale contributo alla mitigazione del cambiamento climatico.

Per quanto riguarda gli investimenti nell’ambito del modello di business di Stewardship, il Gruppo prevede di investire approssimativamente ulteriori 10 miliardi di euro, mobilitando al contempo investimenti da parte di terzi per circa 30 miliardi di euro, per un totale di circa 40 miliardi di euro di investimenti, principalmente nel settore delle Rinnovabili, oltre che della Fibra, dell’e-transport e dei servizi di flessibilità. C’è poi un’altra novità di rilievo: un dividendo garantito dal 2020 al 2023, che passerà dagli 0,35 euro per azione di quest’anno agli 0,43 fra tre anni, con un tasso aggregato di crescita di oltre il 7%. Si tratta di un modello di remunerazione degli azionisti che testimonia quanto in Enel siano convinti della bontà del loro operato. A livello di gruppo, l’Ebitda ordinario è visto fra 20,7 e 21,3 miliardi nel 2023, con una crescita media annua (Cagr) del 5%-6% e un utile netto ordinario fra i 6,5 e i 6,7 miliardi nel 2023, con un Cagr tra l’8% e il 10%.

L’andamento dell’Ebitda e dell’utile netto nei prossimi anni. Fonte Enel

Secondo Starace, oltretutto, ci saranno margini per aumentare ulteriormente il dividendo anche dopo il 2023. Ancora: non sono state escluse operazioni straordinarie ambito M&A nel settore delle reti di distribuzione, in particolare negli Stati Uniti e in Brasile. Tra l’altro, l’annuncio del passaggio di consegne tra Trump e Biden non ha particolarmente “sconvolto” l’amministratore delegato dell’azienda, che ha mantenuto un approccio neutro: «Abbiamo lavorato bene negli Usa con la precedente presidenza, siamo fiduciosi di continuare a farlo anche con quella nuova».

 

Il digitale

Francesco Starace, ceo di Enel

Quasi la metà dei 150 miliardi nei prossimi dieci anni in modalità Ownership saranno dedicati alla Global Power Generation, con un totale di 70 miliardi di euro destinati alle rinnovabili, che si prevede consentiranno di disporre di circa 120 GW di capacità installata nel 2030, pari a 2,7 volte la capacità installata attuale. Per circa il 46% si prevede che siano dedicati al business Infrastrutture e Reti, per ottenere miglioramenti in termini qualitativi e di resilienza, nuove connessioni e digitalizzazione delle infrastrutture, portando la Rab (“Regulatory Asset Base”) di Gruppo a 70 miliardi di euro circa nel 2030 e il numero di utenti finali a oltre 90 milioni, digitalizzati al 100% grazie all’uso dei contatori intelligenti.

Il 12% delle spese in conto capitale dei prossimi tre anni sarà destinato alla digitalizzazione, con la previsione di passare da 17 a 45 milioni di clienti raggiunti tramite interazioni digitali nei prossimi dieci anni. Enel ha investito 6,5 miliardi tra il 2015 e il 2020 proprio nelle nuove tecnologie, divenendo il primo operatore a sviluppare un massiccio cambio di paradigma.

A livello operativo, gli utenti finali aumenteranno a circa 77 milioni, digitalizzati al 64% con contatori intelligenti nel 2023, da circa 74 milioni, digitalizzati al 60% con contatori intelligenti nel 2020; si prevede che, in termini di qualità e resilienza, l’indice SAIDI e l’indice di frequenza media di interruzione del sistema (SAIFI – System Average Interruption Frequency Index) diminuiscano in media del 19%. Pertanto, si prevede che le reti del Gruppo diventino più efficienti, a fronte di un rapporto netto opex/utenti che scenderà a circa 34 euro nel 2023, da circa 41 euro stimati nel 2020 (pari a una riduzione del 17%).

Gli investimenti in digitale e gli obiettivi per i diversi Paesi. Fonte Enel

«Per realizzare questa vision – ha detto Starace – possiamo contare sulla nostra chiara leadership nel settore delle utility in tre principali dimensioni, tutte trainate da un innovativo modello platform-based. In primo luogo, in qualità di “Super Major” nel campo delle rinnovabili, gestiamo il più grande portafoglio di generazione privato a livello mondiale. Inoltre, disponiamo di un sistema globale di reti senza pari, che grazie al modello operativo platform-based genera miglioramenti qualitativi, di resilienza, efficienza e flessibilità. Infine, ma non da ultimo, possiamo contare sulla più grande base clienti a livello mondiale a cui, tramite le nostre piattaforme di business, offriamo servizi innovativi e offerte integrate. In tutto il decennio rafforzeremo la creazione di valore condiviso e sostenibile per tutti gli stakeholder, che comprende anche una interessante remunerazione per i nostri azionisti.

 

Come saranno usati gli investimenti

Per quanto riguarda gli investimenti pianificati nel quadro del modello di business di Ownership, oltre la metà sono dedicati alla Global Power Generation, con circa 17 miliardi di euro destinati alle Rinnovabili, che porteranno ad una capacità installata totale da fonti rinnovabili su base consolidata di 60 GW nel 2023 (+33% rispetto al 2020). Il Gruppo accelererà ulteriormente il processo di decarbonizzazione aumentando la capacità da fonti rinnovabili in modo da più che compensare la dismissione di impianti termici.

 

Il business delle rinnovabili

Per quanto riguarda gli investimenti pianificati nel modello di business di Ownership, quasi la metà sarà dedicata alla Global Power Generation, con un totale di 70 miliardi di euro destinati alle Rinnovabili, che si prevede consentiranno di disporre di circa 120 GW di capacità installata nel 2030, pari a 2,7 volte la capacità installata attuale di circa 45 GW. Ciò verrà raggiunto valorizzando una pipeline di oltre 140 GW ed in crescita, unita a un modello di business globale platform-based per le attività di Business Development, Engineering and Construction e Operation and Maintenance. Per circa il 46% si prevede che siano dedicati al business Infrastrutture e Reti, per ottenere miglioramenti in termini qualitativi e di resilienza, nuove connessioni e digitalizzazione delle infrastrutture, portando la Rab (“Regulatory Asset Base”) di Gruppo a 70 miliardi di euro circa nel 2030 e il numero di utenti finali a oltre 90 milioni, digitalizzati al 100% grazie all’uso dei contatori intelligenti, con uno sviluppo che deriva da una dimensione operativa senza pari, una elevatissima competenza nella digitalizzazione e il notevole valore della proprietà intellettuale. I restanti investimenti saranno dedicati al business Clienti, e si prevede che portino, per il 2030, ad un sensibile incremento del customer value. Il Gruppo svolgerà un ruolo abilitante nel processo di elettrificazione, accelerando l’accesso dei clienti alla sostenibilità ed efficienza energetica unendo l’offerta di prodotti tradizionali a servizi che vanno oltre la sola fornitura di elettricità (“beyond commodity”). L’attività trarrà vantaggio dalla più grande base clienti a livello mondiale, dalle piattaforme digitali e da un crescente portafoglio integrato di offerte.

Business rinnovabili: quanto vale per l’azienda? Fonte Enel

Per quanto riguarda gli investimenti nell’ambito del modello di business di Stewardship, il Gruppo prevede di investire approssimativamente ulteriori 10 miliardi di euro, mobilitando al contempo investimenti da parte di terzi per circa 30 miliardi di euro, per un totale di circa 40 miliardi di euro di investimenti, principalmente nel settore delle Rinnovabili, oltre che della Fibra, dell’e-transport e dei servizi di flessibilità. Il Gruppo ridurrà dell’80% le emissioni dirette di CO2 rispetto al 2017, certificate SBTi (Science-Based Targets initiative) e contribuirà alla creazione di oltre 240 miliardi di euro di prodotto interno lordo nei Paesi di presenza mediante investimenti locali in generazione ed elettrificazione. Entro il 2027 l’obiettivo è anche quello di dismettere ogni tipo di impianto (e quindi di produzone di energia) dal carbone, che oggi rappresenta circa 8,9 Gw complessivi.

 

Finanza sostenibile

La sostenibilità del debito di Enel in questi anni e negli anni a venire anche in confronto con l’Ebitda. Fonte Enel

Attualmente, le fonti di finanziamento sostenibile, comprese le emissioni obbligazionarie Sustainability-linked, i green bond e i sustainable loans, rappresentano circa un terzo dell’indebitamento lordo totale di Gruppo. Si prevede che l’incidenza di tali fonti sul debito lordo totale aumenti a circa il 50% nel 2023 e a oltre il 70% nel 2030, in quanto il Gruppo mira a rifinanziare progressivamente le emissioni in scadenza e raccogliere nuovi fondi tramite strumenti sostenibili.

Il costo del debito delle emissioni obbligazionarie Sustainability-linked del Gruppo è in media di circa 15-20 punti base inferiore alle emissioni obbligazionarie convenzionali, un livello che si prevede porterà a una riduzione del costo dell’indebitamento di Enel.

«Nel corso dei prossimi tre anni – ha spiegato Alberto De Paoli, Cfo dell’azienda – manterremo un livello tra debito ed Ebitda nell’ordine di 2,7x, un risultato commendevole se paragonato alla media del comparto che si aggira intorno a 3,4. Questo mantenendo fede al nostro piano di incrementare l’apporto sui conti delle fonti rinnovabili, che passeranno dal 32 al 70% da qui al 2030».

 

I primi giudizi

Gli analisti di Banca Akros hanno reiterato la raccomandazione di ‘Buy’ sulle azioni di Enel, individuando un target di prezzo a 9 euro. «I nuovi obiettivi sono leggermente sopra alle nostre attese», hanno commentato gli esperti. Il titolo ha preso vigore durante la presentazione del piano dopo che ieri era stato dato in flessione alla Borsa di Milano.

 

L’affaire rete unica

Il Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Photo credits mise.gov.it

Nel frattempo, a borse chiuse nella serata di lunedì è arrivata sul tavolo di Francesco Starace e del presidente di Enel Michele Crisostomo una lettera dai ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Economia in cui si chiede all’azienda di decidere come vuole comportarsi per quanto concerne Open Fiber. Non è un mistero che il 50% della società in mano a Enel (l’altro 50% è di proprietà di Cdp) possa essere ceduto, ma rimangono ancora nebulose le modalità. C’è chi dice che potrebbe essere venduto l’intero pacchetto agli australiani di Macquarie, mentre qualcuno sostiene che Enel potrebbe mantenere una quota intorno al 10% della società. Quello che è certo è che Open Fiber, insieme a FiberCop (partecipata da Tim, Fastweb e Kkr) sarà il player per la rete unica, a patto che l’Unione Europea e l’antitrust concedano il via libera.

“In relazione alla valutazione delle offerte di acquisto della quota di Enel in Open Fiber – scrivono i due ministri in una nota congiunta – il governo auspica che codesta società, nel perseguimento dell’interesse aziendale, consideri la rilevanza strategica per il Paese del progetto di costituzione della cosiddetta “rete unica” nazionale, ossia di una rete integrata, aperta all’accesso ed al coinvestimento di tutti gli operatori di mercato interessati”.

E ancora: “Il governo ritiene che tale progetto – prosegue la lettera – sia la base di partenza per consentire l’ottimizzazione ed il potenziamento degli investimenti di infrastrutturazione in fibra ottica, accelerando la transizione tecnologica del Paese, in coerenza con gli obiettivi delineati nel piano Next Generation EU, e assicurando così, quanto prima, a cittadini ed imprese un accesso efficace, efficiente, sicuro e paritario ai servizi pubblici”.

“In considerazione di tali auspicate ricadute, che consideriamo estremamente positive per il Paese – concludono i due ministri – il governo, come più volte pubblicamente manifestato, valuta con favore la creazione della società della cosiddetta “rete unica” – purché, come comunicato al mercato alla fine dello scorso mese di agosto dai soggetti promotori, sia garantita l’indipendenza e la terzietà – ed auspica che, nell’ambito della propria autonomia decisionale, le scelte di codesta società contribuiscano al successo di un progetto di cruciale importanza economica e sociale per il Paese, con la piena consapevolezza, da parte di chiunque dovesse acquistare, degli obiettivi sopra delineati”.














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