Enea: nel deserto l’orto “marziano” Made in Italy

Enea 03 Missione Amadee-18

Cibo per gli astronauti. Con la simulazione dello “sbarco” su Marte e l’inizio del periodo di isolamento è partita ufficialmente la missione Amadee-18 in Oman, nella penisola arabica.

Nel deserto 5 “astronauti” conducono  15 esperimenti riproducendo alcune delle condizioni del Pianeta rosso con l’obiettivo di testare strumenti e procedure per future esplorazioni spaziali. A fornire cibo fresco a questi futuri astronauti ci pensa l’Italia, con un orto ipertecnologico realizzato da ENEA, Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Università degli Studi di Milano nell’ambito del progetto “HortExtreme”. Grazie a una rete di sensoristica avanzata, i ricercatori italiani coordineranno e monitoreranno dal Centro Ricerche ENEA “Casaccia” le attività sperimentali fino alla fine della missione, in collegamento diretto con la base.

 







La missione Amadee-18

Giunta alla 12a edizione, la missione Amadee-18 punta a studiare e validare gli equipaggiamenti che potranno essere impiegati in future missioni umane su Marte, fornire piattaforme per tecniche di geofisica e per l’identificazione di tracce di vita, nonché valutare la mobilità di rover su un terreno analogo a quello marziano in una condizione di supporto del team da remoto. Non solo: Amadee18 rappresenta uno step cruciale anche per studiare il sito scelto per la missione come modello di ambiente estremo per la vita ma anche per promuovere la ricerca nel settore spaziale e stimolare l’interesse verso le scienze planetarie.Nell’ambito della missione si condurranno 19 esperimenti proposti da istituzioni provenienti dal tutto il mondo sui temi delle geoscienze, robotica, ingegneria, con progetti su hardware, software e realtà virtuale, operazioni di superficie planetaria, fattori umani, con esperimenti su scienze sociali e umanistiche, e scienze della vita, tra cui astrobiologia. Ma anche progetti sugli aspetti più operativi della missione, gli equipaggiamenti e le tute spaziali, i sistemi robotici, nonché la pianificazione del volo e i flussi di lavoro a distanza per le missioni complesse, inclusa la comunicazione ritardata.

La missione  svolge in Oman ed è coordinata dall’Austrian Space Forum, e per essa i ricercatori hanno allestito, all’interno di una tenda gonfiabile, una camera di crescita e un prototipo a contenimento per l’esperimento di biologia delle piante.  Conclusa la fase preliminare, necessaria a fornire il supporto logistico e scientifico all’avvio della sperimentazione, i ricercatori Luca Nardi (ENEA), Sara Piccirillo (ASI) e Francesco Cavaliere (Università di Milano), hanno lasciato la “Kepler Station”, il campo base installato in Oman nel deserto del Dohfar, dove è iniziata la fase dell’isolamento e della conduzione diretta degli esperimenti a cura dei 5 astronauti “analoghi” a quelli di una futura missione su Marte. Il deserto del Dhofar – che si trova nell’omonimo governatorato, il più grande del Sultanato dell’Oman – è stato scelto come sito per la missione per alcune caratteristiche che lo rendono “somigliante” al Pianeta rosso, come ad esempio, le strutture sedimentarie risalenti al Paleocene e all’Eocene, le cupole saline del South Oman Salt Basin e le antiche aiuole fluviali, le superfici sabbiose e rocciose con grande variabilità nell’inclinazione. Il clima dell’Oman è un clima tropicale-desertico, con temperature previste a febbraio che variano tipicamente tra 16 e i 27 ° C e meno di 10 mm di precipitazioni.

 

 

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La “serra” marziana

Le verdure coltivate nell’ orto marziano

Gli esperimenti sull’orto made in Italy serviranno non solo a verificare la fattibilità dell’impianto, ma anche a comprenderne i consumi energetici, a prevederne la produttività e a selezionare delle varietà di piante che possano adeguarsi alle condizioni ambientali sia di luoghi estremi terrestri, come l’Antartide, che di pianeti lontani, come Marte. Con l’installazione  di quattro comparti dedicati alla germinazione e alla crescita, i ricercatori hanno completato il sistema verticale multilivello di coltivazione idroponica “fuori suolo”, il cosiddetto orto “marziano” di 4 metri quadrati composto da 4 specie di microverdure “rosse” – amaranto, cavolo cappuccio, senape e ravanello – accuratamente selezionate tra quelle con ciclo di coltura di 15 giorni. Grazie a luci a led, atmosfera controllata e riciclo dell’acqua, le microverdure senza pesticidi né agrofarmaci, garantiranno un corretto apporto nutrizionale e un’alimentazione di alta qualità ai “membri dell’equipaggio”.

«L’infrastruttura tecnologica interna renderà possibile osservare e monitorare la crescita delle piante in ogni loro fase e fungerà da controllo remoto in caso di possibili problemi legati allo svolgimento della missione, il tutto con un ritardo temporale di circa 20 minuti tra l’invio delle trasmissioni e la ricezione delle risposte, proprio come se gli astronauti si trovassero sul suolo marziano» ,spiega Luca Nardi dell’ENEA. «L’allestimento dell’ambiente di coltura è un passaggio delicato, fondamentale per il corretto avvio dell’esperimento che ci permette di verificare l’accuratezza della prima semina e, attraverso una rete di sensoristica avanzata, di controllare le condizioni ambientali a cui saranno sottoposte le quattro colture vegetali nel prototipo», aggiunge Sara Piccirillo dell’ASI.

 

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Una veduta panoramica dell’area della missione Amadee-18

Le strutture

«La tenda gonfiabile è composta da 8 tubolari di circa 35 cm di diametro e da una trave centrale dello stesso diametro. L’assemblaggio dei moduli è stato eseguito con tecniche in grado di evitare esplosioni dovute all’aumento della pressione a causa dell’irraggiamento solare. Abbiamo installato, inoltre, un telo che consente un flusso di aria costante, 6 stabilizzatori che rendono la tenda rigida e resistente ai venti forti e 8 finestre che permettono sia l’entrata dei cavi che l’uscita dei sensori per acquisire i vari parametri dell’esperimento», conclude Francesco Cavaliere dell’Università di Milano.

 

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L’alloggiamento dei comparti dedicati alla germinazione e alla crescita

Il regime alimentare

Come gli astronauti delle future missioni sul Pianeta rosso, i membri dell’equipaggio, durante la fase di isolamento in Oman, seguiranno un regime alimentare composto prevalentemente da cibo in scatola, che potranno integrare con le microverdure coltivate nell’ambito dell’esperimento. Tali microverdure sono state opportunamente selezionate perché in grado di accumulare grandi quantità di sostanze minerali e fitonutrienti quali vitamine, carotenoidi e flavonoidi tra cui le antocianine, molecole a elevato potere antiossidante, per un benefico effetto antistress sulla salute.














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