Dimenticare la guerra: l’Ucraina è già pronta a girare pagina

Sportello Unicredit a Kiev
Sportello Unicredit a Kiev

di Claudio Barnini ♦ Secondo l’ambasciatore nel nostro Paese, passata la guerra gli imprenditori stranieri possono fare ottimi affari. E ci sono già 300 imprese che operano a Kiev e dintorni. E che non hanno mollato persino nelle zone colpite dal conflitto con i filo-russi. 

Non solo gas, ma soprattutto non solo guerra. L’Ucraina, dopo l’accordo con l’Unione Europea, che di fatto da gennaio 2016 su molti prodotti ha eliminato l’imposizione di dazi commerciali, punta a rilanciare la propria immagine di partner importante, affidabile, conveniente. Soprattutto per le imprese italiane.







Già, perché nel corso dell’ultimo anno le perdite per le nostre aziende, e principalmente le Pmi, in Ucraina sono state pesanti. Come conferma l’ambasciatore dell’Ucraina in Italia Yevhen Perelygi, «nell’anno 2013 il totale dell’export italiano in Ucraina era pari a 1,871 miliardi di euro, mentre il risultato dell’anno 2015 è ammontato a 904 milioni». La causa è ovviamente il conflitto con la Russia, costato quasi 1 miliardo di euro per i produttori italiani: un fatto non molto evidenziato dai media. Eppure si tratta di centinaia di piccole e medie imprese, soprattutto nel Nord (o, meglio, del Nordest, come precisa Perelygi), che hanno perso i contratti per la fornitura dei propri prodotti nelle regioni distrutte nel conflitto. Un elenco lungo e pesante, che vede in prima linea tutte quelle aziende produttrici del made in Italy, il famoso 4A dell’eccellenza italiana (abbigliamento-calzature, arredo, apparecchi-macchine, alimentari-vini). E sono proprio questi i settori che l’ambasciatore Perelygi vorrebbe ora difendere e rinsaldare. Partendo proprio da quell’area di libero scambio inaugurata dal 1 gennaio 2016.

Dazi giù

Vediamolo meglio allora questo accordo. L’Ucraina ha stabilito dazi zero per il 70,9% delle merci provenienti dalla Ue. I dazi all’importazione medi per i beni europei sono diminuiti al 2,7% (prima dell’entrata in vigore dell’area di libero scambio il tasso medio è stato 4,86%). A oggi il dazio all’importazione pari allo 0% è fissato per tali importanti prodotti dell’export italiano come abbigliamento ed accessori; lavatrici; macchine per lavorazione di vari materiali solidi; attrezzature di stampa; stufe non elettriche per cucinare; plastica e gomma; cosmetici; pasta di grano duro e molti altri. Non solo: nel giro di tre anni l’Ucraina ridurrà ulteriormente i dazi all’importazione, portandoli a zero su articoli come albumina, polieteri, borse in pelle, caldaie, forni industriali, riscaldatori elettrici. Mentre nel giro di cinque anni saranno ridotti i dazi all’importazione di caffè, vino, attrezzature industriali per imballaggio, trattori e altri beni.

Visione rosa

L’ambasciatore è ottimista anche per tutta una serie di fattori. Intanto perché secondo le stime della Banca Nazionale dell’Ucraina si prevede nel 2016 una crescita del Pil dell’1%, previsione confermata e, anzi, rafforzata dalla Banca Mondiale, che prevede la crescita nel 2017 del circa 2%. Anche le imprese italiane, che da anni lavorano in Ucraina, aspettano miglioramento della situazione economica. Per esempio Buzzi Unicem, che ha riscontrato difficoltà nell’Ucraina negli ultimi anni, si aspetta la ripresa e la normalizzazione dell’attività operativa. Cosa che invece non attende in Russia, dove l’azienda cementifera si aspetta un proseguimento della difficile fase attuale, con possibile diminuzione della domanda.

Yevhen Perelygi
Yevhen Perelygi

Interessi italiani

Poi perché sono tante le aziende con interessi italiani, formalmente iscritte nei registri delle autorità ucraine, oltre 300. I maggiori investimenti tricolori sono nel campo finanziario (Unicredit, Intesa SanPaolo), nel settore della trasformazione alimentare, in quello delle ceramiche, legno, tessile e calzature. Sul piano merceologico, punti di forza delle esportazioni italiane, sono il sistema moda-persona, le forniture di macchinari per l’industria e per l’edilizia, di materiali per costruzioni, di dotazioni per abitazioni e spazi commerciali, e di apparecchi per uso domestico. Menzione particolare meritano i comparti dell’arredamento e delle calzature, qui oggetto di manifestazioni promozionali in cui l’Italia risulta annualmente al primo posto per numero di aziende espositrici. Altri settori di punta, nell’ambito dell’automazione meccanica, sono quelli della siderurgia, del confezionamento di prodotti alimentari, della lavorazione del legno e delle pietre naturali, specie di granito e argilla. L’Italia è, in particolare, il primo fornitore di macchinari per la realizzazione di piastrelle, e di altri articoli a base di ceramica (sanitari e boiler). Quanto ai servizi, ambiti di interesse, oltre a quello bancario, sono anche la consulenza ingegneristica nel settore delle costruzioni.

Sportello Unicredit a Kiev
Sportello Unicredit a Kiev

Chi c’è a Kiev

Aziende importanti come Todini, Buzzi Unicem, Piastrella, Zeus Ceramica, Ferrero, Bonduelle, Danon, De Longhi, Indesit, Ariston, Candy, Riello, Camozzi, Inblù, Scania, Iveco, oltre a colossi quali Mapei, Eni, Saipem sono solo alcuni dei nomi che investono in questo Paese. «Apprezziamo molto non solo il prodotto italiano, ma soprattutto la capacità inventiva dei manager, la professionalità. E siccome abbiamo bisogno di molte infrastrutture nel nostro Paese ecco perché l’Italia può recitare un ruolo da protagonista, oggi più di ieri», aggiunge l’ambasciatore. Senza dimenticare poi che in questo periodo c’è un plafond da 20 miliardi di dollari a disposizione tra Bce, Fondo monetario internazionale e Bei. E a dimostrazione di quanto le imprese italiane tengano a questo mercato, è emblematico il caso di Zeus Ceramica, il cui stabilimento produttivo al centro dell’area di Sloviansk è stata proprio teatro degli scontri tra la Guardia Nazionale e i sostenitori della federalizzazione, con ingenti danni dal punto di vista produttivo e strutturale. Ma l’azienda è rimasta, forte del fatto che le migliori argille e caolini vengono proprio dall’Ucraina. Oggi l’azienda è pronta al rilancio, perché Zeus è una joint venture che nasce dalla possibilità di unire i propri vantaggi competitivi (esperienza, know-how, materie prime e spirito imprenditoriale) alle prospettive riguardanti la crescita del mercato della piastrella nelle regioni dell’ex Unione Sovietica.














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