Dassault Systèmes: Guido Porro ritorna alla guida, con tre direttrici strategiche

di Marco de' Francesco ♦︎ La società francese è leader di mercato nei software di simulazione e progettazione ed è la seconda software house europea dopo Sap. Per crescere in Italia punta sulla consulenza globale alle grandi società per la completa rivistazione dei sistemi di progettazione industriale; su pacchetti accessibili alle pmi; sulla collaborazione con le università

Le soluzioni per il manufacturing di Dassault Systèmes

Una nuova strategia di crescita per la filiale italiana di Dassault Systèmes, composta da tre leve. La prima prevede una consulenza tailorizzata per la completa rivisitazione dei sistemi di progettazione industriale delle grandi aziende manifatturiere. È portata avanti direttamente da DS e tende al superamento dei silos informativi dipartimentali tipici delle infrastrutture legacy. La seconda, realizzata dai partner, consiste nell’offerta di soluzioni “out of the box”, facilmente implementabili, per le Pmi. La terza, nel supporto alle università. Si vuole creare la workforce of the future, visto che lo slancio dell’accesso democratico alle tecnologie generato dal Cloud è stato frenato dalla mancanza di competenze nelle Pmi.

La tattica è stata studiata da Guido Porro, che dopo due anni e mezzo di esperienza come dirigente corporate torna alla guida della filiale – che peraltro l’anno scorso ha fatto registrare una crescita a doppia cifra: Porro, per realizzare la strategia e per cogliere le opportunità di mercato, ha dato vita ad un’operazione straordinaria di recruiting che porterà all’assunzione di 30 nuove figure professionali. Lo abbiamo intervistato a Nashville (Tennessee) nel corso di 3DExperience World, evento mondiale organizzato dalla multinazionale francese del software di progettazione 3D.







 

Torna al vertice della filiale italiana dopo due anni spesi come dirigente corporate di Dassault Systèmes. Nel frattempo, la strategia nazionale per la trasformazione digitale delle aziende ha cambiato nome, contenuti e agevolazioni fiscali collegate: da Industria 4.0 a Impresa 4.0 a Transizione 4.0. Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli sostiene di aver potenziato l’incentivo per l’acquisto di software, anche eliminando il vincolo di investimento con beni materiali. Che conseguenze hanno avuto o stanno avendo questi passaggi per il mondo di imprese-user che ruota attorno a DS Italia?

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Il Ceo della filiale italiana di Dassault Systèmes Guido Porro

«Il tema è quello della programmazione industriale: gli imprenditori dovrebbero essere posti nella condizione di assumere decisioni informate, per fare investimenti strategici in tecnologie abilitanti. Sarebbe auspicabile una visione di lungo corso, decennale; si sa che non è andata così. Pertanto, per noi è difficile stimare l’impatto di questa o di quella iniziativa statale di sostegno alla digital trasformation. Ma non si può negare che, nell’insieme, queste politiche abbiano comunque prodotto un effetto considerevole, in termini culturali. Dopo tanto clamore sul tema, dopo tanti articoli e altrettanti convegni, anche il piccolo imprenditore ha iniziato ad informarsi. Pmi storicamente focalizzate su tecnologie di base ci chiamano per saperne di più a proposito di intelligenza artificiale, gemelli digitali, virtualizzazione ed altri argomenti che fino a poco tempo fa erano esclusivo appannaggio di aziende di medie e grandi dimensioni. Il 4.0 all’italiana ha avuto un valore pedagogico, per così dire. Infatti, la maggior parte delle operazioni di trasformazione digitale realizzate dalle aziende grazie alla piattaforma 3DExperience sarebbero avvenute anche in assenza di incentivi. Il fatto è che le imprese hanno percepito la necessità del cambiamento».

 

Quali saranno le leve strategiche per la crescita di DS Italia, quest’anno e nel prossimo futuro? 

Solidworks di Dassault Systèmes

«Si tratta anzitutto di portare avanti due politiche un po’ diverse, anche se hanno in comune la piattaforma 3DExperience. La prima riguarda grandi gruppi industriali: c’è una domanda specifica da parte loro. Queste aziende, infatti, che hanno una storia alle spalle, hanno mantenuto per anni tecnologie di progettazione legacy, poco performanti e tendenti alla formazione di “silos” informativi dipartimentali. Ora puntano all’efficientamento dei processi coinvolti con l’industrial design dei prodotti, e alla circolazione dei dati tra le diverse funzioni interessate. Le grandi industrie sono seguite direttamente da DS Italia, che propone loro una consulenza tailorizzata. Il nostro messaggio è questo: invece di migliorare le tecnologie che possedete, per fare le stesse cose più velocemente, considerate una loro completa rivisitazione, inserendo tutte le funzioni innovative della nostra piattaforma. Quelle, ad esempio, che consentono la collaborazione tra team, o la simulazione delle condizioni ambientali in cui il prodotto sarà operativo, o ancora la previsione del ciclo vita. Alla fine, quelle che permettono di progettare con un grado più elevato di creatività. La seconda riguarda le Pmi. Per loro, la questione dell’efficientamento è secondaria; sono focalizzate nella realizzazione di un prodotto il più aderente possibile alle necessità del cliente finale. Spesso, però, nei loro sistemi progettuali ci sono delle carenze, che vanno colmate non con una consulenza tailorizzata, ma con le nostre soluzioni “out of the box”. Per esempio, un’azienda che fa 3d printing può avere bisogno di un tool di ottimizzazione topologica. Infine, c’è una terza leva nella mia strategia: il nostro ecosistema non è fatto solo di partner e system integrator, ma anche di Atenei. L’investimento nelle università è fondamentale. Supportiamo l’attività didattica al Politecnico di Milano, e agli atenei di Modena e di Padova. Soprattutto in certe materie, come l’architettura, la biomedica, l’ingegneria legata all’automotive. Si tratta anche di diffondere l’utilizzo della piattaforma, in vista della creazione della workforce of the future, i lavoratori del futuro. E questo è un passaggio fondamentale».

 

Perché è fondamentale, questo passaggio?

Il futuro della tecnologia per Dassault. Fonte Dassault Systèmes

«Abbiamo detto che le Pmi mostrano un grande interesse verso le nuove tecnologie; ed è anche vero che il Cloud ha rappresentato un fattore di democratizzazione della nostra offerta, abbassando sempre di più le barriere di ingresso alla tecnologia. Ma resta un gap molto considerevole tra grandi aziende e Pmi: quello delle competenze. Il punto, per le piccole e medie aziende, è di trovare personale adeguato, in grado di utilizzare le tecnologie; altrimenti è inutile possederle. Servono persone che conoscono il loro ambito: la meccanica, la simulazione, i processi del manufacturing; ma che siano anche in grado di collaborare con chi dispone di skill differenti. Si tratta di incrociare i dati sul prodotto, sul processo, sulla qualità: vanno messe a disposizione e confrontate proprio quelle informazioni che prima erano confinate all’interno dei silos dipartimentali. Proprio la mancanza di personale adeguato ha frenato lo slancio della rivoluzione democratica del Cloud: avrebbe potuto essere un salto quantico per la manifattura italiana; invece, la promessa non è stata mantenuta, è rimasta nell’aria, senza una traduzione nella realtà dei fatti».

 

Ogni anno DS dà vita a novità tecnologiche o a progressi incrementali relativi alla piattaforma 3DExperience. Quali sono quelle più interessanti per le aziende italiane e perché?

Ecosistema Solidworks. Fonte Dassault Systèmes

«Non c’è una tecnologia in particolare: interessa l’approccio olistico allo sviluppo del prodotto; mettere insieme progettazione, virtualizzazione, simulazione, e farlo in collaborazione con esperti e team diversi. Il lancio di 3DExperience.Works, il portafoglio che integra il brand di progettazione 3D SolidWorks con altri marchi della piattaforma e che realizza la continuità digitale con altre funzioni fondamentali, ha destato un grande interesse da parte della nostra base installata – le tante imprese che lavorano con SolidWorks e con Catia, per esempio, e che si occupano di industrial equipment, o di life science. D’altra parte, si è trattato di una operazione strategica, quella che ha dato vita al portfolio: c’era una specifica richiesta da parte delle aziende. Comunque sia, l’operazione in Italia ha avuto successo, e ciò ha avuto un riflesso sulla nostra crescita del 2019».

 

L’anno scorso non è stato molto fortunato per tanti produttori di tecnologia.

PartSupply in Solidworks. Copyright Dassault Systèmes

«Posso solo anticipare che la filiale italiana è cresciuta a doppia cifra, tanto che l’azienda negli ultimi cinque anni ha triplicato il proprio fatturato. A seguito di questo successo e per cogliere le opportunità che riguardano, come si è detto, sia le grandi Aziende che le Pmi, abbiamo lanciato un piano straordinario di recruitment, che porterà all’assunzione di 30 nuove figure professionali, quest’anno e al più presto. Abbiamo subito preso accordi con università e centri di ricerca, per reperire le figure più brillanti. E non solo fra gli ingegneri, ma anche fra coloro che dovranno svolgere il supporto alla vendita. Si tratta di selezionare almeno 600 curricula».

 

Uno su 20 ce la fa

«Sì. La percentuale è più o meno sempre quella. Certo, una azienda come la nostra non può arretrare nemmeno di un millimetro in fatto di competenze. Alla fine, siamo una società scientifica. E si tenga presente che anche i system integrator sono tenuti ad adeguarsi: per ogni nostro collaboratore che opera sul territorio, ce ne sono cinque che dipendono dai partner. Talvolta assumiamo chi ha fatto lo stage da noi, dopo l’università. Questo è un trampolino di lancio formidabile: il 90% degli stagisti resta in azienda, o viene assunto dalle imprese dell’ecosistema».

 

Due anni e mezzo fa aveva affermato che «ai nostri partner, ai nostri system integrator, chiediamo di rimodulare la loro attività: dovranno puntare sull’education e sul business consulting». Si stannoadeguando? Hanno compreso il cambiamento che li riguarda?

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Un esempio delle virtualizzazioni di 3DExperience

«Il fatto è che i nostri prodotti sono sempre più “out of the box”: il lavoro di customizzazione e di integrazione del software nei sistemi dell’azienda cliente è ridotto al minimo. Dopo pochi giorni, è tutto operativo, quasi automaticamente. E poi sono sempre più semplici, nell’utilizzo. Sistemi complessi, che una decina di anni fa avrebbero richiesto forti competenze specifiche, sono stati semplificati al massimo. Una agilità gradita dalle Pmi, che in effetti costituiscono una parte considerevole dei clienti finali della nostra software house. L’approccio basato sulle giornate-uomo da vendere per il coding, e cioè per lo sviluppo di codice in funzione dell’integrazione tra il nostro software e i sistemi presenti nell’azienda-cliente, va senz’altro ridimensionato. L’education resta invece un elemento fondamentale della attività dei partner, anche perché il software è oggetto di continui sviluppi e perfezionamenti, e dunque l’aggiornamento va svolto soprattutto nell’interesse del cliente, che mira allo sviluppo di competenze innovative e competitive. Quanto ad altre attività-chiave dei partner, senz’altro quella di business consulting, e cioè quella di aiutare i clienti a condurre il proprio business nel modo più profittevole approfittando delle nostro soluzioni. Sostenerli nello sviluppo dell’innovazione è un fattore legato al Dna di Dassault Systèmes. Direi che nel complesso i partner hanno capito e si stanno adeguando. Il nostro exploit dello scorso anno lo prova ampiamente».

 

Cosa porta in Italia dalla sua esperienza corporate?

«Anzitutto, la comprensione delle strategie aziendali a livello globale, con la roadmap a medio e lungo termine della multinazionale. Sono cose che vedi solo se ti trovi nella giusta posizione. E poi, i frutti di un importante lavoro di networking internazionale: clienti e partner di tutto il mondo. Ognuno con prospettive e idee diverse: alla fine ti fai un quadro più completo del lavoro che ti aspetta e delle sue dinamiche. Tutte cose che sono pronto ad innestare all’interno del team locale».














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