Crolla il mercato delle macchine utensili

||Frenata dei consumi. Fonte Centro Studi Confindustria|Eurozona

L’indice Ucimu degli ordini dei machine tools per il secondo trimestre 2019 ha registrato un calo del 43% per gli ordinativi interni, del 28,5% per quelli esteri. Il presidente Carboniero: «Il Governo deve prevedere un Pacchetto unico per la crescita di impresa»

Il mercato delle macchine utensili, che nel 2018 aveva segnato i migliori risultati di sempre, quest’anno ha subito un vero e proprio crollo. La battuta d’arresto degli ordinativi era attesa, visti i numeri record registrati nel biennio 2017-2018, ma nessuno si aspettava che sarebbe stata così repentina. Infatti, nel secondo trimestre di quest’anno, l’indice Ucimu degli ordini di macchine utensili ha segnato un calo del 31,4% rispetto allo stesso periodo del 2018, mentre in valore assoluto si è attestato a 74,6 (base 100 nel 2015).







In particolare, gli ordini raccolti dai costruttori sul mercato interno hanno segnato un calo del 43% rispetto al periodo aprile-giugno 2018. Il valore assoluto dell’indice è pari a 84,4, ma su base semestrale è decisamente migliore, pari a 106,8. Anche sul fronte estero i costruttori italiani hanno registrato una sensibile riduzione degli ordinativi, scesi del 28,5% rispetto al secondo trimestre 2018. Il valore assoluto dell’indice si è attestato a 68,8, ma su base semestrale l’indice risulta più alto, pari a 96,6.

«Il risultato di questo trimestre desta preoccupazione tra i costruttori italiani di macchine utensili che già da tempo avevano rilevato un certo raffreddamento della domanda – ha affermato Massimo Carboniero, presidente Ucimu-Sistemi per produrre – Se infatti la riduzione della raccolta ordini sul mercato domestico era da mettere in conto, visto i numeri da record messi a segno nel 2017 e nella prima parte del 2018, decisamente differenti erano le aspettative legate all’andamento dei mercati esteri».

In Italia gli ordinativi del biennio 2017-2018, grazie ai provvedimenti 4.0, avevano segnato numeri record e un arresto fisiologico era atteso, ma il processo di normalizzazione è stato particolarmente celere «anche a causa della mancanza di chiarezza sull’operatività delle misure per la competitività che il governo avrebbe dovuto mettere a disposizione delle pmi fin da subito – ha sottolineato Carboniero – Solo ora, con la recente approvazione del Decreto Crescita che di fatto ha riabilitato il Superammortamento, affiancandolo nuovamente, le imprese manifatturiere italiane hanno chiaro il prospetto dei provvedimenti a loro disposizione per definire al meglio gli investimenti in nuove macchine. Ci aspettiamo pertanto che l’indice del terzo trimestre registri, in positivo, la riattivazione di questa misura che rappresenta lo strumento più adatto a favorire l’aggiornamento tecnologico di cui il manifatturiero italiano ha ancora bisogno».

Presidente UCIMU
Massimo carboniero, Presidente Ucimu

E proprio il Governo deve intervenire con una politica industriale a lungo termine che incentivi le imprese e le aiuti a crescere, abbandonando «la logica dell’intermittenza, con cui fino ad oggi è stata definita l’operatività di tutte le misure a favore delle imprese – ha proseguito il presidente dell’Associazione dei costruttori italiani di macchine utensili – e prevedendo un Pacchetto unico per la crescita di impresa, strutturale, liberato cioè dalle annuali attese e incertezze legate alla possibile riconferma di ciascuna delle misure in esso inserite. Il Pacchetto per la crescita di impresa dovrebbe sommare in sé tutti i vantaggi fiscali legati a ricerca e sviluppo e a superammortamento e iperammortamento per gli investimenti in nuovi macchinari, software e automazione, disegnando così un progetto di insieme di lungo periodo. Complementare al tema dell’innovazione è poi quello della formazione 4.0, per la quale chiediamo che il provvedimento per il credito di imposta prosegua nella sua operatività anche nel 2020 e sia rivisto in modo che nel calcolo del credito sia incluso anche il costo dei formatori esterni, la voce di spesa più onerosa per le pmi».

Sul fronte estero, Brexit, trade war e crisi dell’automotive hanno causato un rallentamento degli ordinativi, particolarmente preoccupante per chi, come i costruttori di macchine utensili, consegna più della metà della produzione oltreconfine. «Il clima di instabilità politica, l’agitazione che attraversa l’Europa – ha spiegato Carboniero – i timori legati all’inasprimento del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina, così come il calo della Germania, nostro primo mercato di sbocco, bloccata dall’effetto freezing generato per lo più dal grande interrogativo rappresentato dal settore automotive, alle prese con le trasformazioni legate alla diffusione del motore elettrico, sono alcuni dei fattori che rendono più difficile il commercio internazionale di sistemi di produzione, il cui processo di acquisto è, per sua natura, molto ponderato e facilitato da una generale stabilità geopolitica del contesto. In questo momento di debolezza, occorre spingere su tutti gli strumenti di internazionalizzazione a disposizione delle imprese. Per  questo accogliamo con favore la decisione delle autorità di governo di prevedere il credito di imposta per le imprese italiane che partecipano a manifestazioni estere internazionali ma devono essere individuati, con l’aiuto delle stesse organizzazioni di imprenditori, gli eventi considerati di riferimento  così da evitare di polverizzare le risorse disponibili che non sono certo abbondanti (solo 5 milioni)».














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