Impatto Covid: per Randstad l’80% dei dipendenti è pronto al lavoro digitale

Secondo la maggioranza dei dipendenti, l’azienda li sta aiutando ad adattarsi alla nuova situazione lavorativa investendo in nuove tecnologie e soluzioni digitali

I lavoratori italiani sono i primi in Europa per paura di perdere il lavoro. Per il 60% il Covid-19 ha già avuto un impatto negativo. In caso di disoccupazione, il 52% crede in un supporto dell’impresa, il 54% del governo
I lavoratori italiani sono i primi in Europa per paura di perdere il lavoro. Per il 60% il Covid-19 ha già avuto un impatto negativo. In caso di disoccupazione, il 52% crede in un supporto dell’impresa, il 54% del governo

L’impatto della pandemia si è fatto sentire come un macigno, anche psicologicamente. Più della metà degli italiani (il 62%) teme di perdere il lavoro a seguito della crisi scaturita dall’emergenza sanitaria. A dispetto delle difficoltà, però, le persone non sembrano rassegnarsi e la maggioranza dichiara di essersi adattato alla situazione: l’80% di chi vive nel Belpaese si sente all’altezza (+1% sulla media globale), secondi in Europa dopo i portoghesi (90%), senza evidenti differenze fra generi e fasce anagrafiche.

Sono i dati che emergono dall’indagine Randstad Workmonitor, condotta a maggio in 15 Paesi del mondo su un campione di oltre 400 lavoratori di età compresa fra 18 e 67 anni per ogni nazione.







«L’emergenza Covid-19 ha portato una nuova normalità, costringendo le imprese a riorganizzare rapidamente attività e modalità di lavoro e generando insicurezza nei lavoratori», ha dichiarato Marco Ceresa, Amministratore delegato di Randstad Italia – «La crisi ha imposto un’accelerazione sul fronte della digitalizzazione e di modelli organizzativi più agili e ci vorrà del tempo per completare la transizione alla nuova realtà, ma i risultati del Workmonitor sono incoraggianti. Le imprese stanno aumentando gli investimenti in soluzioni digitali e in formazione per mettere i lavoratori nelle condizioni di adattarsi alla nuova realtà lavorativa, e cresce anche l’attenzione al benessere emotivo dei dipendenti (indicata dal 70% del campione) e al work-life balance (69%)».

Secondo il 62% dei dipendenti, il proprio datore di lavoro sta investendo in nuove tecnologie e soluzioni digitali, mentre il 59% indica che l’azienda fornisce gli strumenti necessari a svolgere il lavoro da casa. Per il 61% l’impresa sta investendo in formazione su competenze e strumenti digitali per aiutare i dipendenti a lavorare in emergenza, percezione molto diffusa nelle fasce 18-24 (68%), 35-44 (64%) e 55-67 anni (64%).

L’adozione dello smart working ha cambiato anche i rapporti, tanto che il 60% degli intervistati sostiene che il proprio datore di lavoro si attende che i dipendenti diano la loro disponibilità anche al di fuori dell’orario di lavoro. Non manca però flessibilità: per il 69% l’azienda consente al lavoratore di gestire in autonomia orario di lavoro e priorità famigliari e il 70% si prende cura del benessere emotivo dei dipendenti.














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