Il virus ha varcato un confine critico nella settimana del 24 febbraio, quando i casi al di fuori della Cina hanno superato per la prima volta quelli registrati nel paese di origine. L’epidemia ha coinvolto 54 paesi e vede le maggiori concentrazioni in quattro aree: quella cinese (con epicentro a Hubei), l’Asia orientale (soprattutto Corea del Sud e Giappone), il Medio Oriente (con un gran numero di contagi in Iran) e l’Europa Occidentale (l’Italia principalmente).
Nel loro complesso, i paesi più colpiti rappresentano quasi il 40% dell’economia globale, e hanno un numero di persone e una quantità di relazioni e interconnessioni tali da rendere improbabile un efficace contenimento di Covid-19. Nel frattempo il contagio si espande e vengono registrati nuovi casi in America Latina (Brasile), Stati Uniti (partendo da California, Oregon e Washington) e Africa (Algeria e Nigeria).
Nonostante i paesi più colpiti stiano attuando misure fortemente restrittive per arginare la diffusione del virus, le sue caratteristiche di alta virulenza e periodo di latenza non inferiore a due settimane stanno portando ad un aumento dei casi, a fronte del quale si registrano – inevitabilmente – nella popolazione un calo nella fiducia e uno stato d’animo che, anche a causa delle numerose restrizioni delle occasioni sociali, fatica a migliorare e si riflette su lavoro ed economia. Molto probabilmente la Cina si riprenderà per prima, ma l’impatto globale si farà sentire molto più a lungo e c’è ormai uniforme concordia nel prevedere un rallentamento della crescita globale
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*Chiara Zaccariotto è Office Manager Anra, Direttore Responsabile anra.it e RM News