L’Open Innovation nel manifatturiero! Tutto quello che serve sapere è disponibile in un booklet del Cluster Fabbrica Intelligente, scaricabile qui

Le esperienze di XFactory, il progetto Cluster Crowd Open Innovation (in collaborazione con Skipsolabs) e la visione degli esperti. Il paradigma dell'open innovation finora è poco presente nel manifatturiero, colonna portante dell'economia italiana. Ma si può rimediare. Il CFI ci ha lavorato con un paio di iniziative importanti, raccontate nell'agile volume. E propone anche alcune interessanti riflessioni

L’Open Innovation nel manifatturiero! Tutto quello che serve sapere è disponibile in un booklet del Cluster Fabbrica Intelligente, scaricabile qui Le esperienze di XFactory, il progetto Cluster Crowd Open Innovation (in collaborazione con Skipsolabs) e la visione degli esperti. Il paradigma dell'open innovation finora è poco presente nel manifatturiero, colonna portante dell'economia italiana. Ma si può rimediare. Il CFI ci ha lavorato con un paio di iniziative importanti, raccontate nell'agile volume. E propone anche alcune interessanti riflessioni

La generazione d’innovazione passa dalle sinergie con le organizzazioni di ricerca, dagli stimoli lungo le filiere, dalla contaminazione con nuove aziende che operano in settori diversi da quello di appartenenza. Non solo: si riscontra anche il beneficio delle introduzioni di tecnologie non-core attraverso il contributo di realtà esterne. In questo modo diminuiscono i tempi di applicazione e le risorse necessarie impiegate dai reparti R&D interni. Questa proficua interazione potrebbe essere il motore migliore per la crescita della manifattura, di cui il nostro Paese è sempre stato un polo d’avanguardia. Infatti, le innovazioni multidisciplinari non solo migliorano le funzioni di prodotto o processo: consentono nuove applicazioni, mercati e modelli di business.

Ma come può l’Open Innovation diventare una reale opportunità per affrontare transizioni importanti? Sarà uno strumento adeguato per rendere resilienti le filiere, quando vengono investite da severe interruzioni? Oltre agli importanti sostegni programmati dal Governo nel 2022 per le start up e Pmi su digitale e green, quali sono le risorse che possono rendere efficace questo strumento collaborativo? Quale modello occorre tra call for ideas, call for solutions, hackathon o challenge verticali, accordi istituzionali, progetti congiunti e finanziati, venture M&A?







Per rispondere a queste, e a molte altre domande, il Cluster Fabbrica Intelligente ha redatto un opuscolo (si può scaricare qui), curato dal suo Cluster Manager, Paolo Vercesi, in cui sarà anche possibile leggere il punto di vista e le prospettive degli esperti del CFI e dalla sua rete di associati. L’Associazione guidata da Luca Manuelli, insieme a Uni, all’Università degli Studi Marconi e Assinrete, l’Associazione dei Professionisti delle Reti di Imprese, ha anche contribuito alla preparazione della Prassi di Riferimento UNI 121:2021, per la definizione dei modelli organizzativi funzionali nel processo di gestione dell’innovazione, tra le cui fonti è inserita anche l’Open Innovation.

 

Il futuro del manifatturiero? È l’open innovation! Ma come?

Il presidente del CFI Luca Manuelli

Purtroppo, a differenza di settori come Ict e Social Media, Fintech e Oil&Gas – a parte il caso di qualche corporate nell’automotive – il settore manifatturiero stenta a investire risorse attraverso lo strumento dell’open innovation, con un ranking per investimenti che va da un quinto a un decimo rispetto ai primi della classe. Ci sono tecnologie abilitanti, l’AI per esempio, che vedono la manifattura come uno dei comparti applicativi target, terzo dietro a Telco/Media e Insurance, ma gli investimenti sono ancora minoritari se confrontati ad altre voci nei budget delle aziende. Sono poche le iniziative strutturate dedicate al settore e soprattutto c’è scarsissima attenzione da parte delle start-up ad avvicinare le medie o grandi aziende manifatturiere, in particolare nella loro parte progettuale e produttiva o di gestione dello shopfloor di fabbrica e ancor meno si riscontra nei giovani aspiranti imprenditori l’idea di fondare start-up, design a parte, concentrate sulla manifattura. L’open innovation rappresenta un’interessante modalità che permette di far emergere idee nuove portate avanti da piccole imprese innovative, start up e spin-off, e inserirle direttamente nella realtà e nei problemi dell’azienda. Tramite questo approccio le aziende sarebbero in grado di risolvere problemi che altrimenti esulerebbero dal proprio focus e, al contempo, potrebbero introdurre nuove idee e visioni che possono aiutare nella ridefinizione delle linee di business strategiche. Al contempo, questa interazione rappresenta un’occasione fondamentale per i piccoli attori per portare le loro visioni e idee ad aziende più grandi.

Tullio Tolio, presidente del Comitato Scientifico del Cluster Fabbrica Intelligente

«La possibilità di indirizzare la nascita e lo sviluppo di startup e Pmi innovative verso le sfide del manifatturiero italiano, il secondo in Europa, rappresenta uno dei driver principali per supportare lo sviluppo e l’applicazione dell’innovazione tecnologica secondo i paradigmi dell’Open Innovation», afferma il Presidente del Cluster Fabbrica Intelligente Luca Manuelli, «Il CFI ha sviluppato con tutti gli attori del suo ecosistema collaborativo, Università e Centri di R&S, grandi aziende manifatturiere e Pmi, player tecnologici ed altri stakeholders, il modello XFactory di Open Innovation, che permette di sviluppare capacità e competenze di innovazione tecnologica in ambito italiano molti anni dopo la scomparsa di Olivetti, ultimo campione italiano dell’innovazione tecnologica». E Tullio Tolio, tra i massimi esperti di manifattura in Italia, docente al Politecnico di Milano, presidente del Comitato Tecnico Scientifico del Cluster Fabbrica Intelligente, aggiunge: «L’innovazione è il motore della crescita di una azienda e rappresenta nel medio lungo periodo l’investimento con il migliore ritorno sul capitale investito. Anche se le aziende investono normalmente in modo significativo sul proprio core business e in particolare sull’evoluzione del proprio prodotto, risulta spesso difficile anticipare le necessità di innovazione che l’azienda deve attuare su tematiche legate ai processi e ai sistemi di produzione e che possono rappresentare elementi fondamentali per il successo. Inoltre, l’evoluzione dei prodotti e delle tecnologie sono sempre più spesso legate alla interazione di diverse discipline non tutte necessariamente dominate dall’azienda».

Risulta quindi indispensabile una continua iniezione di nuove idee che provengano anche da discipline e ambiti differenti. «Difficilmente questo processo, che allarga la visione innovativa alle tecnologie, ai sistemi di produzione e a discipline non strettamente collegate con la tradizione aziendale, può essere realizzato da un’azienda in autonomia», prosegue Tollio, «L’open innovation rappresenta un’interessante modalità che permette di far emergere idee nuove portate avanti da piccole imprese innovative, start up e spin-off e inserirle direttamente nella realtà e nei problemi dell’azienda. Rappresenta quindi un modo, da un lato, di risolvere problemi che altrimenti sarebbero fuori dal focus aziendale e, dall’altro, di introdurre nuove idee e visioni che possono aiutare nella definizione delle linee strategiche per il futuro dell’azienda. Al contempo, questa interazione rappresenta un’occasione fondamentale per i piccoli attori per portare le loro visioni e idee ad aziende più grandi. Questo processo è una delle linee su cui si è mosso il Cluster Fabbrica Intelligente»

il Cluster Fabbrica Intelligente ha redatto un opuscolo curato dal suo Cluster Manager, Paolo Vercesi, in cui sarà anche possibile leggere il punto di vista e le prospettive degli esperti del CFI e dalla sua rete di associati

Open Innovation nel manifatturiero: la sfida del Cluster Fabbrica Intelligente

Abb Dalmine, linea di produzione con Agv ( courtesy Abb)

Un processo d’innovazione continuativo ed efficace non deve basarsi su un’unica fonte di idee o soluzioni, ma sulla visione offerta dalla sovrapposizione di layer tecnologici. Il Cluster attraverso la RoadMap, i tavoli e gli eventi congiunti, il confronto continuo con gli altri Ctn, le Regioni e le buone pratiche internazionali, le esperienze dei Lighthouse Plant, in particolare su Open Innovation, il supporto dei suoi cinque pathfinder (Sap, Cisco, Deloitte, Siemens, EY) e la collaborazione con la governance istituzionale, consente di garantire ai propri associati una mappatura il più chiara possibile delle priorità tecnologiche per mantenere competitiva la realtà italiana. Questo ruolo assume ancora maggior valore in prospettiva dei grandi cambiamenti che i Paesi stanno per affrontare, in particolare sul tema della sostenibilità e della centralità dell’uomo nei luoghi di lavoro: il manifatturiero rimane la prima voce come motore economico dei Paesi industrializzati, per valore aggiunto e investimenti e offre opportunità di lavoro più numerose, inclusive e con migliori prospettive di crescita economica.

Un ecosistema dove gli investitori privati si interessino alla produzione fisica, magari attraverso investimenti in start-up, che inevitabilmente attrarrebbero nel comparto nuovi talenti e insieme al pubblico possa migliorare l’infrastruttura digitale e fisica su cui poggia il comparto. Il manifatturiero non deve essere percepito come la fonte delle problematiche ambientali, ma può invece rappresentare la fonte delle soluzioni che consentano ai sistemi industriali di realizzare il cambiamento. La transizione verso un futuro digitale, automatizzato, avanzato e sostenibile verrà guidato dalle grandi aziende ed è perciò opportuno disporre di strumenti che trascinino nella pipeline dell’innovazione l’intera filiera, prevedano e sostengano la partecipazione e crescita dei piccoli e includano, insieme agli istituti di formazione, l’upskilling continuo del capitale umano, vero motore di una transizione imprescindibile, sempre più veloce e per questo guidata, altrimenti si amplierà ancora il divario tra attuali competenze e quelle, sempre più qualificate, richieste dalle aziende: che sono pronte ad assumere chi le possieda.

Cluster Fabbrica Intelligente: le iniziative a supporto della manifattura

Il Cluster Fabbrica Intelligente ha intrapreso dal 2018 un percorso di supporto per i propri associati, al fine di portare risultati concreti e dare un contributo a integrare l’innovazione nella cultura aziendale. Percorso che si è concretizzato nella gestione delle challenge per quattro dei suoi LightHouse Plant, con l’iniziativa XFactory e in un progetto allargato di analisi del comparto con il progetto Cluster Crowd Open Innovation. Il primo è un supporto metodologico e operativo per individuare una soluzione ad una esigenza verticale espressa da una delle quattro aziende capofila del LightHouse mentre, nel secondo caso, un tentativo di far emergere le esigenze di innovazione di più aziende, classificandole e accumulandole ove assimilabili, comparandole con quelle già individuate dalla RoadMap del Cfi, esigenze per le quali le aziende prevedano di considerare soluzioni che non siano immediatamente individuabili all’interno delle capacità della propria filiera e possano quindi arrivare da start-up, scale-up e Pmi innovative, anche fuori dalle tradizionali interazioni di fornitura, cercando un approccio sistemico anche alla luce delle attuali esigenze legate alla transizione ecologica, supportate da logiche e metodologie nuove, per la riduzione, riparazione, riuso e ricondizionamento.

Open Innovation Challenge 2020 del CFI per i LHP

Cluster Crowd Open Innovation: la collaborazione con SkipsoLabs

Fondamentale per la realizzazione del progetto Cluster Crowd Open Innovation, dettagliatamente raccontato nel booklet, è stata la collaborazione tra il Cluster Fabbrica Intelligente e SkipsoLabs. Fondata nel 2008, SkipsoLabs è una società che fornisce soluzioni software e servizi di advisory per l’innovazione. A partire dall’ambizioso obiettivo di creare una piattaforma per supportare e accelerare l’innovazione sostenibile a livello mondiale, negli anni SkipsoLabs è diventata uno dei principali attori internazionali di Innovation management, offrendo programmi all’avanguardia ad aziende leader, Università, agenzie governative, acceleratori, enti non profit in tutto il mondo. I servizi di advisory congiuntamente al Co-Innovation hub aiutano i clienti a individuare i migliori canali di sourcing dell’innovazione a livello globale, a definire il giusto approccio per validare e scalare prodotti e soluzioni sia all’interno della loro organizzazione sia sul mercato. SkipsoLabs ha un framework consolidato per aiutare a identificare opportunità di acquisizione strategica o partnership, per classificare l’innovazione e per coinvolgere il management interno.

Cluster Crowd Open Innovation

«Come SkipsoLabs supportiamo le corporate nella creazione di ecosistemi di innovazione in tutto il mondo. Grazie al progetto Cluster Crowd Open Innovation abbiamo dimostrato che anche le Pmi possono beneficiare della logica win-win attraverso il matching con startup innovative», spiega Carlo Soresina, Ceo e co-founder di SkipsoLabs. Aggiunge Ivan Cazzol, head of sales and innovation services di SkipsoLabs, molto coinvolto nel progetto con il CFI: «Il progetto Cluster Crowd Open Innovation ha evidenziato la necessità delle aziende di collaborare con le startup per affrontare i veloci cambiamenti del settore. Attraverso una logica di match-making aziende e startup stanno collaborando per innovare l’industria manifatturiera e portarla verso la fabbrica del futuro». Dal 2020 Cazzol gestisce i progetti di innovazione in SkipsoLabs, dopo esser stato a capo delle operation di Digital Magics, uno dei più prestigiosi venture capital in Italia.

Il secondo passaggio di Cluster Crowd Open Innovation è una survey allargata per gli associati del Cluster Fabbrica Intelligente e su quelli dei soci regionali. Una platea di più di 500 soggetti che consentirà di comprendere ancora meglio quali sono le esigenze delle aziende

L’open innovation e la sfida dei Lighthouse Plant

Un momento dell’assemblaggio della turbina GT36 di Ansaldo Energia

I Lighthouse Plant sono impianti produttivi completamente basati su tecnologie Industria 4.0, realizzati ex-novo o profondamente rivisitati. Sono dimostratori tecnologici, riferimento a livello nazionale e internazionale per la fattibilità di percorsi di sviluppo tecnologico dove le filiere evolvono insieme al capofila, nei quali tutte le sezioni dell’azienda, come le attività a monte e a valle della produzione, sono chiamate a contribuire e a sfruttare il flusso di informazioni e le azioni sono digitali, dove le simulazioni e l’analisi dai dati sono visualizzabili su dashboard, condivisi tramite piattaforme collaborative e le azioni possono essere gestite in remoto da più operatori. Ad oggi sono sei, Ansaldo Energia, Abb, Ori Martin/Tenova, Hitachi Rail, Wartsila e Hsd, queste aziende hanno investito, con il supporto del Mise e delle Regioni dove hanno sedi gli impianti, oltre 130 mln di euro.

Questi LHP hanno dato i contenuti all’iniziativa XFactory, coordinata dal CFI, lanciando sfide, con il supporto di Digital Magics, della piattaforma Open Challenge di Regione Lombardia e del digital hub Oiman, alle quali hanno risposto più di 400 tra start-up, scale-up, Pmi innovative e in ciascuna challenge sono stati selezionati i solutori che, secondo i LHP sfidanti, hanno fornito la proposta più interessante. Potersi candidare a lavorare per conto di fabbriche così importanti e all’avanguardia come i Lighthouse Plant è stata un’opportunità di enorme valore per i selezionati nell’ambito della challenge. Tra i selezionati, tutte startup o centri di R&D, compresa l’Università di Pavia. La selezione è stata fatta su diversi parametri, come l’innovatività della metodologia e tecnologia, la reale capacità di implementazione della soluzione, l’integrabilità con i sistemi nativi dei LHP, la prospettiva di sviluppo, costi di realizzazione e l’affidabilità del team proponente.














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