Cisco fa le carte al 2022: network as a service, 5G, trust e sostenibilità oltre a internet predittivo i trend più forti

di Laura Magna ♦︎ Cybersecurity senza password e pervasiva; accordo con Noovle di Tim per portare in cloud imprese, pmi e PA; ulteriore spinta sul progetto Digitaliani. Sono solo alcune delle conferme del piano strategico della multinazionale americana guidata in italia da Gianmatteo Manghi. Che a Industria Italiana conferma: «Punto su persone e comunità, trasformazione cloud e software transizione verso un modello green»

Anno 2022: internet diventa predittiva e fruibile on demand, il cloud accessibile da diversi punti e sicuro (con una cybersecurity pervasiva e senza password), mentre hardware e software sempre più a basso consumo energetico e a elevate prestazioni. Questo è il futuro della tecnologia per come lo disegna Cisco Italia: presentato dai vertici del gruppo nei giorni scorsi nel corso di un evento che si è svolto nel Cisco CyberSecurity Innovation Center, nel Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, ma in realtà in modalità ibrida, come dimostrazione pratica dell’evoluzione inevitabile a cui si va incontro. Lo stesso ceo italiano, Gianmatteo Manghi, è arrivato in forma di ologramma, grazie alla funzionalità Hologram della piattaforma Webex.

Webex è uno degli strumenti con cui il colosso californiano intende abilitare la sua visione di futuro. In cui ogni aspetto dell’esistenza, dalla quotidianità al lavoro, tutto sarà vissuto in due dimensioni: fisico e virtuale che coesistono e si sovrappongono (una concezione di realtà aumentata, dove le persone interagiscono e si scambiano oggetti, molto più interessante di quella che Facebook immagina per il suo Metaverso che al confronto appare poco più di un videogame popolato da avatar). Altri strumenti sono la gamma Silicon One di prodotti che consumano il 96% in meno e rendono il 36% in più e Talos, l’unità di analisi delle minacce informatiche che ogni giorno ne sventa 20 miliardi e ne scopre di nuove.







I progetti di Cisco per l’Italia


Gianmatteo Manghi, amministratore delegato di Cisco Italia

Manghi ha anche annunciato le novità per l’Italia: dove il colosso Usa ha digitalizzato il Politecnico di Milano rendendo possibile seguire tutte le lezioni da remoto; ha stretto un accordo con Noovle (Tim) per portare in cloud tutti gli asset informativi di imprese, big corp e pmi, e Pa; e lavora con le banche perché possano incontrare i clienti in ambiente ibrido. Digitalizzare l’Italia è d’altronde l’obiettivo di Cisco per il nostro Paese almeno dal 2016, quando è stato avviato il programma Digitaliani, per formare le persone alle competenze digitali, in quella che è la Nazione fanalino di coda in Europa, come ci ricorda ogni anno il notissimo indice Desi. «Negli ultimi cinque anni abbiamo formato 250mila persone con le Academy di Cisco sul territorio – dice Manghi – La creazione dell’Innovation Center è una conseguenza dello stesso programma Digitaliani. Si tratta di un centro di eccellenza, il primo in Europa e il secondo nel mondo, l’altro è a Singapore, dove Cisco fa ricerca sulla cybersecurity. Continueremo a investire con soggetti con cui innoviamo, clienti partner, startup, università. E con piloti innovativi, per unire cybersicurty e sicurezza fisica. In una zona di Milano interessata da esondazioni abbiamo creato con il Comune un servizio di monitoraggio per prevenire danni derivanti dal fenomeno geologico e intervenire quando necessario evitando il passaggio di auto».

Le tecnologie di Cisco nei progetti italiani (con Polimi, Comune di Milano e i partner)

È solo uno dei molti esempi di applicazione pratica delle tecnologie di Cisco. Nell’ultimo anno, Cisco ha abilitato le 320 aule del Polimi, equipaggiandole con Webex e consentendo ai 2mila professori che trasmettono agli studenti (20mila in tutto) da remoto tutto quello che accade in aula. «Dopo la fine dei lockdown pandemici l’università si è resa conto che non si torna indietro. Si è per sempre trasformato il modo in cui viene erogata la formazione – spiega Manghi – Ma lo stesso sistema si può applicare alla sanità, per esempio: se digitalizziamo la medicina limitiamo il fenomeno dei viaggi per la salute in giro per l’Italia; possiamo rivoluzionare il sistema della moda, consentendo di assistere a eventi come le sfilate in ambiente 3d con gli ologrammi, possiamo incontrare i buyer asiatici o Usa e mostrare loro i prodotti con la stessa tecnologia, restando a Milano».

Quello che è accaduto e che ha accelerato il processo di digitalizzazione del Paese, richiede anche a Cisco di aumentare il suo impegno, in termini di competenze interne e di formazione verso i partner. Dice l’ad: «Negli ultimi 12-15 mesi abbiamo continuano ad assumere persone, circa 70, in varie funzioni dell’organizzazione, con competenze che vanno dal software al cloud al supporto ai clienti. Assumiamo persone per diventare sempre più fornitori di servizi cloud e software. Ma non basta. La capacità di portare benefici digitali ai clienti da parte dei nostri partner si basa su quella di utilizzare software e cloud dei servizi gestiti, per cui abbiamo lanciato percorsi di specializzazione per i partner. Quindi nel prossimo futuro di Cisco Italia non c’è solo la vendita di progetti hardware, software e servizi ma anche la creazione di piattaforme digitali che consentano ai partner di erogare servizi integrati».

L’Italia che arricchisce l’ecosistema globale di Cisco

Le minacce bloccate a livello globale : quasi tre per ogni abitante della terra

C’è molta Italia anche nei progetti internazionali di Cisco. «Durante la pandemia, un anno e mezzo fa, abbiamo acquisito Fluidmesh, che nasce come spinoff del Polimi e da questo è sostenuta ancora oggi. L’azienda si occupa di creare sistemi wi fi particolari per ambienti esterni e industriali, e per il traffico ferroviario. Fa parte dell’ecosistema Cisco e ha consentito di aggiungere un pezzo importante alle competenze globali del gruppo, ma il centro resta in Italia, a Pisa. Un riconoscimento importante alla capacità italiana nella tecnologia. Faremo altri investimenti nel 2022 e oltre con la stessa logica». C’è stata dunque molta Italia anche nella Indy Autonomous Challenge, la prima gara di auto da corsa a guida autonoma che si è appena svolta ad Indianapolis. «Tutte le auto, innanzitutto, sono state prodotte da Dallara e la tecnologia che consentiva la connettività per far correre i bolidi è proprio quella di Fluidmesh. E, dulcis in fundo, nella gara che vedeva in competizione le università di tutto il mondo, sono emerse il politecnico di Milano e l’Università di Modena, rispettivamente seconda e terza».

Persone, cloud e transizione verde e blu

Michele Dalmazzoni, Director Collaboration South EMEAR, France and Israel di Cisco

«Quando ho assunto l’incarico di ceo – dice Manghi – ho dichiarato che il mio lavoro avrebbe avuto al centro tre pilastri: Persone e Comunità, Trasformazione Cloud e Software, e la Transizione verso un modello di sviluppo verde e blu. Nei primi nove mesi abbiamo ottenuto progressi su tutti: in termini di sinergia tra produzione e risultati e qualità della vita, che non sono più in contrapposizione. Serve un modello di lavoro ibrido che passa dagli strumenti per lavorare bene da remoto e in ufficio con la massima efficienza, e il riferimento è alla piattaforma Webex. Ma anche la formazione digitale che è uno strumento fondamentale di inclusione: abbiamo formato 60mila persone nel 2021 nelle nostre 240 networking academy». Per questo sono stati aperti spazi Cisco anche in Centri di Innovazione come Talent Garden a Milano, all’Università Federico II a Napoli  «e prestissimo anche a Firenze – annuncia il ceo – E abbiamo inaugurato a metà novembre un’Academy molto speciale, T-Station, dedicata alle persone con disabilità che hanno a disposizione il T-Lab che consente loro di fruire in maniera agevole di tutte le tecnologie disponibili». In tema di Trasformazione Cloud e Software Cisco si conferma a livello mondiale una delle aziende top al mondo con ricavi di 15 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2021,  «mentre in Italia abbiamo siglato un’importante partnership con Noovle, la cloud company del gruppo Tim, per lo sviluppo delle attività cloud distintive per imprese di ogni dimensione e Pubblica Amministrazione. Stiamo lavorando anche con molte istituzioni finanziarie per integrare la piattaforma Webex nei loro device per la gestione della clientela. Riguardo infine alla Transizione verde e blu: non si può però parlare di sostenibilità senza aver preso impegni precisi in prima persona. Cisco ha già annunciato di voler azzerare le emissioni nette totali entro il 2040 per lo scope 3, dieci anni prima rispetto al termine stabilito dagli esperti del settore, e nel 2025 per lo scope 1 e 2 ciò per evitare che il pianeta subisca effetti disastrosi a causa del cambiamento climatico». In Italia per lo scope 2, ovvero il consumo di energia, siamo già al 100% di energia rinnovabile.  «Ma è soprattutto quello che facciamo per i clienti che conta: i prodotti Silicon One consumano il 96% in meno e hanno performance del 36% superiori: li forniamo a manifatture e utility per migliorare le loro prestazioni con impatto ambientale ridotto, con consumi efficienti e riduzione di sprechi»

Lavoro ibrido, formazione, digitalizzazione olistica 

Fabio Florio, responsabile Cisco Co-Innovation Center

«La nostra visione – il ceo italiano Gianmatteo Manghi – non è creare mondi paralleli, ma aumentare e valorizzare esperienze reali e concrete della vita quotidiana di chi lavora. Webex Hologram ha l’obiettivo di mettere in connessione persone che lavorano da remoto, per poter condividere anche oggetti in 3d, nei settori del medicale o della moda, per esempio, dove le persone possono lavorare su oggetti che sono resi tridimensionali grazie alla tecnologia della realtà aumentata. Non avatar che trasfigurano la persona, ma vere identità che si incontrano con altre persone e portano loro oggetti reali. La persona è al centro e la tecnologia aumenta la capacità di essere efficace e produttivo anche da remoto. Questa tecnologia è disponibile sia in modalità one to man (due ingegneri che lavorano su un progetto) ma anche one to many, pensando un docente che maneggia un oggetto fisico e lo mostra a una platea di studenti da tutto il mondo che ne fruiscono e collaborano. Si presta insomma a specializzazioni e verticalizzazioni in ambiti specifici: per aiutare processi decisionali nei parlamenti, nei consigli regionali o locali e nel mondo manifatturiero».

Realtà aumentata a due dimensioni

Il mondo del lavoro è già cambiato, dunque, ed è diventato ibrido. «Non si torna indietro – è il parere di Michele Dalmazzoni, Responsabile Collaboration Sud Europa – all’ufficio fisico si affianca lo spazio digitale, l’obiettivo è creare ambienti inclusivi che mettano al centro le persone. Ciò significa che le aziende devono dotarsi di tecnologie e nuove policy di lavoro, affinché chi lavora da remoto si senta incluso e possa collaborare efficacemente come se fosse in presenza. La valutazione avverrà sul merito dei risultati, e non sulla presenza in ufficio». Webex è lo strumento di Cisco per abilitare questa profonda trasformazione: uno strumento che mette a disposizione sala meeting virtuale, messaggistica, servizi di calling e di collaboration e tutta la componente hardware che collega il fisico al virtuale. Device digitali dominano l’ambiente fisico e fanno da bridge verso l’ambiente digitale. «L’hybrid work è come io lavoro con i clienti oltre che con i colleghi. Creo esperienza e relazione tra azienda e clienti consumer – continua Dalmazzoni – Il 98% degli eventi avranno sempre almeno un partecipante remoto, la dimensione virtuale esterna non potrà più essere ignorata».

Cinque trend tecnologici per il 2022: la nuova Internet predittiva e senza interruzioni; il network as a service; l’applicazione del 5G all’Iot, il concetto di trust e la sostenibilità

Paolo Campoli è Vice President, Global Service Provider Leader di Cisco

Le opportunità che abbiamo davanti sono legate a cinque trend tecnologici per il 2022, che traccia Paolo Campoli, Responsabile Global Service Provider di Cisco a livello globale, unità rivolta sia alle telco sia a big web company. Il primo dei cinque trend è una Nuova Internet «che sia molto potente ma di qualità, per non andare in conflitto in caso di più utenti nella stessa abitazione – dice Campoli – La rete del futuro è capace di prevedere i guasti e, senza che utenti e clienti se ne accorgano, è in grado di dirottare il traffico dati su aree meno congestionate, garantendo prestazioni ottimali. In questo modo l’hybrid work diventa ottimale». La vera differenza starà nella capacità delle reti di comprendere che cosa stiamo facendo online: ad esempio se il traffico da gestire proviene da smart working o da una transazione bancaria, e di adattarsi di conseguenza per garantire sempre le prestazioni necessarie. Altro punto focale per Campoli è quello legato al concetto di network as a service. «Già oggi gli operatori di grandissime dimensioni offrono ai clienti business servizi di connettività per accedere al cloud con modelli on demand, e questo implica anche una profonda trasformazione delle reti pubbliche da parte degli operatori di telecomunicazione, che dovranno diventare sempre più programmabili e integrate per operare in questa ottica cloud, garantendo sicurezza e prossimità al cliente. Una grande azienda acquista l’ultimo miglio e si costruisce il cloud su misura: in questo modo si compra tutto à la carte, connettività compresa, e dovrà cambiare anche la logica degli abbonamenti».

A partire dal 2022 esploderà il 5G, oggi percepito come un 4G più veloce, ma destinato il prossimo anno a «entrare nelle fabbriche, nella logistica integrata, abilitando l’Iot che diventerà un elemento trasformativo nelle filiere di produzione. Altro grosso punto di svolta delle reti pubbliche è il concetto di trust: le reti hanno tenuto bene nel lockdown, ma ora diventano infrastrutture critiche per i prossimi 20 anni con il Pnrr e questo implica che tutta la filiera sia certificata sul fronte del trust, quindi della trasparenza della tecnologia e possibilità di tracciarla. Questa trasformazione si sposa anche con il concetto della sovranità dei dati». Il quinto e ultimo trend è quello della sostenibilità: oltre a rendere le reti più sostenibili dobbiamo pensare anche come queste reti abilitano filiere sostenibili, nello smart grid, nella smart agricolture, nelle smart factory. «Quando consideriamo questo il peso in termini di impatto sulla produzione di CO2 decuplica rispetto al 3 e il 4% dell’impatto della sola rete. E in questo sta la nostra capacità di cambiare il mondo. La nuova rete sarà rete orchestrata e gestita in modo efficiente per spostare i carichi di lavoro dove si consuma di meno, creata con tecnologie di base quali chip o fibre ottiche, che richiedono sempre meno potenza, come con le tecnologie Silicon One di Cisco in un nuovo patto tra telco e filiere».

Le tendenze nel cloud: l’emergere della app economy e della rete programmabile via Api

Webex Calling, la soluzione di cloud calling di Cisco

Quanto detto implica che al centro della trasformazione in corso ci sia sempre più cluod che deve evolvere. Negli ultimi 18 mesi il cloud sembra aver assunto un ruolo strategico per il business in termini di flessibilità, agilità e velocità. «Siamo in un mondo in cui tutto ciò che può essere digitale deve essere digitale», afferma Enrico Mercadante, Responsabile Architetture Cisco Sud Europa e dei programmi di innovazione. «Il ritmo del cambiamento all’interno delle organizzazioni aziendali è destinato a crescere ulteriormente nel corso del prossimo anno, poiché le aziende continuano a guardare all’innovazione tecnologica per sopravvivere e crescere. In tal senso, le applicazioni cloud native sono in grado di dare una spinta al business permettendo di beneficiare appieno della flessibilità e della velocità dei nuovi ambienti IT che andranno a crearsi». Si fa cioè verso quella che Mercadante chiama “app economy”. Un ambiente in cui è necessario capire qual è la percezione del cliente rispetto all’esperienza di uso della stessa app. «Più del 70% dei clienti ritengono il malfunzionamento delle app una mancanza di rispetto e dopo la pandemia siamo diventati sempre più bravi a switchare. Le aziende che implementano la app economy devono capire non solo come funziona l’app e l’infrastruttura su cui essa si basa ma anche la rete, per poter intervenire e dare al cliente la soddisfazione che cerca, prima che cambi app e fornitore. Un secondo trend è l’implementazione di concetti di infrastrutture di rete, Api programmabili che rendono la rete come un pezzo di codice modulabile a piacimento. L’infrastruttura diventa parte dell’app programmabile. La softwarizzazione è un tema per il futuro». Insieme alla sicurezza. «In una app economy difendersi dagli attacchi è ancora più difficile: app e reti vanno protette by design ma anche durante il funzionamento».

Cybersecurity: ora è pervasiva e senza password

Continuità, insight, sicurezza, connettività e operations: così Cisco affronta la sfida dell’hybrid cloud

La Cybersecurity, che secondo il Responsabile del Centro italiano di Cybersecurity di Cisco Fabio Florio, diventa pervasiva e senza password. Cisco negli ultimi 6 anni ha investito 6 miliardi di dollari in M&A sulla cybersecurity. «Perché – spiega Florio – questo dovrà essere un elemento imprescindibile di qualsiasi progetto di innovazione tecnologica, di trasformazione digitale, di evoluzione dei servizi». Il livello di consapevolezza si è evoluto, resta da capire come si sta evolvendo questo aspetto dell’It. «Le direttrici di sviluppo sono tre: la prima è la zero trust. Utenti (tra cui ricadono anche i device di una Iot) e clienti devono essere continuamente autenticati per avere accesso alle strutture delle aziende. Il futuro dell’autenticazione sarà senza password, un mondo cioè in cui l’accesso a sistemi, servizi e applicazioni sarà controllato attraverso parametri di identificazione e di comportamento e non da codici che si perdono, vengono sottratti o si rivelano inefficaci. L’80% degli attacchi informatici avvengono per furto di password. E ciò crea complessità: perché ogni utente deve gestire molte password. L’accesso sarà dunque abilitato da chiavi di sicurezza o dal riconoscimento biometrico». La sicurezza deve inoltre essere integrata in una piattaforma infrastrutturale, esigenza che passa per i due successivi trend. Ovvero quello dell’intelligence delle minacce e quello della semplificazione. Cisco analizza e risolve le minacce attraverso Talos, un gruppo interno di 400 ingegneri che fanno ricerca sulla cybersecurity e intercettano 20 miliardi di minacce ogni giorno e 2 miliardi di malware, scoprendone ogni anno 200 nuove. L’osservatorio di Cisco conta per 24mila clienti in 190 paesi e 620 miliardi di richieste web ogni giorno. «Le minacce vengono intercettate, risolte e catalogate: solo grazie a un osservatorio così ampio e a sistemi evoluti di modellizzazione, questo è possibile a questi livelli». E infine, la semplificazione: le aziende vogliono che la gestione della sicurezza informatica sia facile: il 57% di esse sostiene che sia sempre più difficile intercettare una minaccia, l’81% ha difficoltà a integrare i vari software di sicurezza acquisiti nel tempo da marchi diversi e e il 77% vuole automatizzare queste funzioni. «Cisco fornisce con SecureX un cruscotto che consente di vedere tutta la situazione delle imprese in termini di minacce informatiche trovando la soluzione in caso di attacco. Passando da 32 minuti a 5 minuti per individuare l’attacco e automatizzando le fasi successive alla scoperta dello stesso», conclude Florio.














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