Che cosa vuole veramente Carlo Bonomi da Mario Draghi

Ecco che cosa è emerso dall'assemblea di Confindustria, testo e sottotesto. Endorsement di pancia al premier, ma anche precise richieste al governo. Guai a fare cilecca sul Pnrr, più industria nel Recovery Plan e nuova centralità per Roma Capitale

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria

Confindustria dice Mario Draghi, senza se e senza ma. Ma non per questo rinuncia alle sue proposte programmatiche. La prima assise privata degli Industriali dell’era Draghi porta i segni di un allineamento degli imprenditori alla filosofia del governo. La prova? Sta nelle quattro pagine di relazione a firma Carlo Bonomi.

«Draghi ha immediatamente accresciuto il peso dell’Italia nei consessi europei e internazionali. È per l’Italia un moltiplicatore di autorevolezza e credibilità. Che bisogna sperare duri il più a lungo possibile. Confindustria affianca comunque il premier in questo sforzo, collaborando con le altre Confederazioni europee sulle scelte di Bruxelles e guidando quest’anno il B20, il principale tavolo globale delle business policy», ha subito messo in chiaro nell’incipit il numero uno degli Industriali.







«Anche nelle nomine abbiamo percepito discontinuità; metodo che ci auguriamo di veder confermato tra poco, quando molte decine di nuovi incarichi apicali verranno rinnovati nelle società pubbliche. Ma, soprattutto, Draghi ha inserito la sua azione in una visione generale del Paese per il futuro. L’abbiamo ritrovata nelle prime 80 pagine del Pnrr che l’attuale governo ha presentato. Finalmente la giusta enfasi sulle riforme strutturali, la necessità di intervenire sul blocco degli ascensori sociali, e di contrastare l’aumento della povertà e dei divari con l’annuncio di molte misure pro-concorrenza in numerosi ambiti dell’economia italiana, come abbiamo sempre chiesto».

Detto questo, le proposte e le idee. Confindustria ha avviato un «confronto diretto con il governo Draghi volto a definire al meglio alcune delle scelte prioritarie per la ripresa Si tratta di quattro questioni essenziali. La prima è stabilire una chiara direzione di marcia per le filiere più importanti della nostra industria. Nei Pnrr di Germania e Francia un’attenzione esplicita e preminente viene data a progetti incardinati proprio sulle maggiori filiere industriali. Non è così nel Pnrr dell`Italia. La risposta deve venire dal potenziamento degli strumenti ordinari a disposizione innanzitutto del Mise e in nuove iniziative ad hoc. Ed è questa la nostra attesa. Per questo abbiamo chiesto, nei tempi più brevi possibili, di attivare e accelerare il confronto diretto sulle filiere dell’automotive, della siderurgia, dell’automazione industriale, del tessile-moda, del legno-arredo, dell’alimentare, della chimica e farmaceutica».

La seconda richiesta avanzata da Confindustria al Governo «è un’analoga compartecipazione all’identificazione delle misure da adottare sulle semplificazioni. Nel corso degli anni abbiamo accumulato un’esperienza accurata di cosa sarebbe opportuno fare e come farlo». Per questo, ha sottolineato Bonomi, «abbiamo già inviato al governo 80 pagine di proposte di semplificazioni necessarie per l’esecuzione del piano. Il sia pur fondamentale ambito delle analisi pubbliche svolte all`interno del perimetro dello Stato non è sufficiente per il vasto e approfondito esame da compiere, in tempi rapidissimi, per predisporre gli interventi».

La terza priorità indicata dal leader degli Industriali «è quella del lavoro. Serve una parola chiara sulla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. Da luglio 2020 abbiamo inoltrato a governo e sindacati la nostra dettagliata proposta di riforma. Ammortizzatore universale e politiche attive entrambi basati su formazione e rioccupabilità con il diretto coinvolgimento delle Apl private, gestite con un sistema nazionale di accreditamento, accanto a soggetti pubblici, dando la libertà al lavoratore di scegliere dove impegnare un voucher di formazione-ricollocazione. Il confronto dovrebbe avvenire tra Governo, sindacati e imprese in compresenza, fino alla chiusura in tempi rapidi su tutti gli aspetti». Le imprese industriali «sono in credito strutturale tra quanto pagano annualmente per la Cig ordinaria e quanto essa era realmente utilizzata fino al pre-Covid – ha proseguito – le imprese realizzano tantissima formazione sui posti di lavoro tramite gli enti bilaterali. A FondImpresa, infatti, aderiscono oltre 202 mila imprese di cui il 99% sono Pmi, con 4,7 milioni di addetti».

Non è finita qui. La quarta questione «essenziale è come mobilitare e moltiplicare gli investimenti privati con i bandi del Pnrr. Il quadro di Transizione 4.0 è ormai chiaro. Resta da definire la modalità per indurre il maggior numero di imprese a co-investire sulle missioni più essenziali del Pnrr. A cominciare da quelle del settore informatico nella partecipazione alle gare, nella definizione dei soggetti, nella realizzazione concreta della doppia via proposta dal Pnrr, nel passaggio al cloud della P.A. A quelle coinvolte nei tanti progetti per la sostenibilità energetica e ambientale. A quelle per l’accelerazione delle reti infrastrutturali cooperanti, per le diverse tipologie di banda larga. A quelle per la realizzazione dei tre diversi circuiti di innovazione e trasferimento tecnologico. A quelle interessate a potenziare gli investimenti nelle fondazioni che presiedono al sistema degli Its. A quelle chiamate a realizzare i piani integrati urbani e gli interventi sulle periferie. A quelle, infine, del settore dell’hi tech sanitario e delle life sciences, in tutti i progetti di telemedicina, di innovazione digitale nella sanità, di ammodernamento dell`intero patrimonio delle dotazioni tecniche del nostro sistema ospedaliero».

Con questa stessa logica, ha aggiunto Bonomi, dobbiamo prepararci a due grandi eventi: «Nel 2025 cadrà il grande Giubileo, che la Chiesa cattolica tiene ogni 25 anni. In più, nel 2033, si celebrerà il doppio millennio del Calvario e della Crocefissione. Dal Giubileo 2000 abbiamo imparato tante cose: in positivo e in negativo. Il bilancio finale delle tante opere previste fu alla fine contraddittorio, non mancarono tempi protratti e piani non realizzati. Ma l’effetto economico complessivo fu molto rilevante. A Roma si contarono circa 30 milioni di pellegrini, +23% sull’anno precedente. Gli stranieri crebbero dell’8,1% negli arrivi e arrivarono a 137 milioni di presenze, con un aumento della spesa complessiva degli stranieri in Italia dell`8%. Anche per tutto questo, nel 2000 il Pil italiano crebbe quasi del 3%: quell`anno l`Italia andò meglio della Germania».

Per mettere a frutto le lezioni del passato “occorre iniziare subito a lavorare – ha aggiunto – su un grande progetto strategico basato non solo sull’impatto diretto degli eventi del Giubileo, ma su una visione a 360 gradi di innovazione. Con un masterplan che non riguardi solo turismo e ricettività, ma porti aeroporti e intermodalità logistica, iniziative straordinarie dell’industria culturale e creativa, pianificazione dei flussi internazionali dal breve al lungo periodo, sostenibilità dei servizi pubblici a fronte degli afflussi straordinari”.

A Viale dell’Astronomia hanno bene in mente il ruolo d Roma nella rinascita nazionale. Un progetto che «non deve riguardare solo Roma Capitale, ma tutta l’Italia per compartecipare flussi e destinazioni. E che deve avere impatti, come l’esperienza del 2000 insegna, pluriennali sul Pil è un appello che lancio a tutte le istituzioni, a tutte le forze politiche, a tutti i candidati sindaco nelle ormai prossime elezioni per il Campidoglio. La sfiducia verso i malesseri accumulati nella Capitale, nei suoi servizi pubblici, non deve e non può prevalere. Se, come spero, questo nostro appello verrà raccolto, dichiaro subito che Confindustria con tutte le sue strutture e articolazioni si mette pienamente a disposizione in un ruolo impegnativo di partnership tecnica pubblico-privata».














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