Il futuro del Cluster Fabbrica Intelligente: ecosistema collaborativo e resilienza industriale

di Marco De Francesco ♦︎ Dalla relazione del Presidente Luca Manuelli al workshop del 5 febbraio emergono le direttrici di sviluppo dell'associazione che riunisce tutti i portatori di interesse della manifattura. Nei prossimi mesi crescerà il numero di regioni e di attori coinvolti, e verrà sviluppato l'ecosistema dei Lighthouse, recentemente arrivati a 5 grazie ad Hsd Mechatronics forse destinati a diventare 6 con la candidatura di Wartsila. Azioni sulle filiere di fornitori. Un contributo importante alla politica industriale e al Pnnr con la proposta "Produrre un Paese resiliente" e con la prossima roadmap.

Quali evoluzioni stanno attraversando il Cluster Nazionale Fabbrica Intelligente (CFI), l’associazione che riunisce tutti gli stakeholder (regioni, università, centri di R&S ed aziende) della manifattura avanzata, cioè della colonna portante del sistema economico italiano? Come sarà il CFI del prossimo futuro?  Ne ha parlato il presidente Luca Manuelli nel corso del workshop annuale Produrre un Paese Resiliente e Sostenibile che si è tenuto con un webinar venerdì 5 febbraio, articolato in più tavole rotonde, delle quali daremo conto nei prossimi giorni.

LA MANIFATTURA ITALIANA: UNO SCENARIO COMPLESSO E INCERTO

Ancora oggi, ha sottolineato Manuelli, permane una situazione di profonda incertezza, determinata dalla pandemia. Il Covid-19 ha prodotto circa due milioni di morti a livello mondiale e circa 100mila in Italia. Il Pil globale è calato quest’anno del 3,5%; e in Italia del 9%. Per il 2021 le previsioni sono in continuo aggiornamento; allo stato, tuttavia, è prevista una crescita mondiale del 5%, mentre in Italia con ogni probabilità ci si fermerà al 3-3.5%, al di sotto degli obiettivi europei del 4,2%.







L’EVOLUZIONE DELLA MISSIONE DEL CLUSTER: ECOSISTEMA COLLABORATIVO E RESILIENZA INDUSTRIALE

A fronte della pandemia e del suo impatto sul fabric del Paese, CFI si sta sviluppando lungo due direttrici principali.

Produrre un Paese Resiliente

Anzitutto, l’allineamento della sua missione di sviluppare l’ecosistema collaborativo dell’innovazione del manifatturiero all’attuale scenario: con la disarticolazione delle filiere e il calo della domanda sperimentati lo scorso anno, il cluster ha attribuito maggior rilievo alla resilienza di sistema, e cioè alla capacità delle imprese manifatturiere di reagire positivamente alle avversità e di superare eventi traumatici.

Questa esigenza si è tradotta nella visione sviluppata con una task force di 50 esperti che è stata sintetizzata nel documento, “Produrre un Paese Resiliente”, una proposta diretta al decisore politico, che si può essere approfondita qui.

A proposito di “Produrre un Paese Resiliente”, questo documento individua tre categorie di interventi: anzitutto quelli immediati, per favorire l’accelerazione della digital transformation con l’acquisizione di beni strumentali, software, metodologie, e con l’adeguamento di soluzioni esistenti e il supporto alla trasformazione sostenibile dell’industria. Si parla, ad esempio di tecnologie per il lavoro a distanza o di robot in grado di garantire un alto livello di interazione con gli umani per gestire l’emergenza.  Poi, quelli di medio termine specifici, e cioè quelli che, grazie alla ricerca e all’innovazione, possono dar vita a soluzioni innovative utili anche per supportare la riconfigurazione delle filiere. Si pensi, ad esempio, alle attività di commissioning e di manutenzione a distanza; e più in generale, alla collaboration basata sul Cloud. O, ancora, all’internet of action, che permette ad operatori esperti di agire a distanza e di riprodurre sensazioni ed azioni in modo interattivo e adattativo, come accade nella robotica per la medicina.  Infine, quelli di medio termine a carattere sistemico, per dotare il Paese di un sistema di manifattura di pronto intervento, in grado di produrre subito beni e strumentazioni utili nell’emergenza in tempi ridotti e in grandi volumi.

Anche la nuova Roadmap, in via di completamento entro il primo trimestre del 2021, «sarà integrata da obiettivi che potranno essere utili anche per la definizione del Recovery Plan».  Questa è il documento strategico di CFI per definire le necessità della manifattura italiana in termini di avanzamento tecnologico e per rendere più competitivo il settore economico più rilevante del Paese. L’anno scorso erano stati impegnati sette gruppi tematici (coordinati dal presidente del comitato tecnico scientifico Tullio Tolio) formati da tecnici, docenti universitari e soci del cluster. «Ora una parte del lavoro è confluito in Produrre un Paese Resiliente – ha affermato Manuelli – visione che potrà essere ulteriormente sviluppata grazie ai contributi emersi durante il Workshop per poter essere sottoposta all’attenzione del Governo».

L’ESPANSIONE DELL’ECOSISTEMA COLLABORATIVO

In secondo luogo, il consolidamento delle sue principali attività e l’allargamento della sua base associativa. Nella visione di CFI la resilienza della manifattura è un fattore organico. Si può acquisire solo in un contesto forte, dove soggetti diversi collegano le proprie competenze.

«La nuova visione – ha affermato Manuelli – è portata avanti dall’intero ecosistema» che ruota attorno al Cfi. Ad oggi il Cluster conta 287 membri, di cui 218 partner industriali, regioni e diversi tra università, centri di ricerca, e altri.

Il CFI sta lavorando per far crescere il proprio ecosistema collaborativo

Quanto alle Regioni, sono sette quelle (Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte e Puglie) che hanno da tempo formalizzato un Accordo di Programma con il Mur sulle tematiche della Fabbrica Intelligente propedeutico allo sviluppo dei Cluster Territoriali. «L’obiettivo – ha afferma Manuelli – è raddoppiare questo numero in tre anni, coinvolgendo maggiormente il Sud del Paese». In particolare, sono già stati individuati potenziali candidati dalle Regioni Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Umbria, e si stanno stringendo rapporti con Toscana, Lazio, Campania, Abruzzo e Basilicata.

HSD Mechatronics è recentemente diventata Lighthouse Plant del CFI

Quanto agli impianti Faro, già nel 2020 ne è aumentato il novero: dopo i Lighthouse dei grandi gruppi internazionali Ansaldo Energia, Abb, Hitachi Rail, Tenova-Ori Martin, a rivestire il ruolo di Lighthouse Plant è giunta HSD Mechatronics del gruppo Biesse, che è quotato in Borsa.  Con 80 milioni di fatturato, 340 dipendenti, Hsd è la prima media impresa ad essere insignita di tali status e missione. Grazie a HSD anche aziende di dimensioni più piccole rispetto a quelli di prima generazione potranno permettere di dimostrare quali soluzioni tecnologiche si possano adottare per migliorare la competitività, la resilienza e la sostenibilità.

Dopo il quinto Lighthouse di HSD, nel 2021 si dovrebbe aggiungere al novero degli Impianti Faro la fabbrica di Trieste di Wärtsilä, azienda finlandese leader mondiale nella fabbricazione di sistemi di propulsione e generazione d’energia per uso marino e centrali elettriche; e due Big italiani del farmaceutico e dell’aeronautico, Menarini e Leonardo, hanno avviato il percorso per diventarlo a loro volta.A breve, come si è accennato poc’anzi, il numero dei Lighthouse sarà ulteriormente aumentato.  Questo argomento sarà approfondito in prossimi articoli da Industria Italiana.

Altri nuovi importanti attori dell’ecosistema collaborativo del CFI sono i Pathfinder, partner tecnologici del cluster in grado di contribuire all’individuazione delle principali traiettorie di sviluppo dell’innovazione a supporto della competitività della manifattura italiana. Nel 2020 ne è stato ampliato il numero: dopo l’accordo con Sap del 2019, si sono aggiunti Deloitte e Cisco. Nel 2021 è entrata a far parte del novero anche Siemens. Ma, ha affermato Manuelli, ci saranno altre novità nel corso di quest’anno.

LE FABBRICHE FARO SI APRONO ALLE FILIERE E ALL’OPEN INNOVATION

Le aziende capo-filiera che hanno avviato i Lighthouse Plan hanno avviato il processo di coinvolgimento della propria filiera di fornitori nel processo di trasformazione digitale. Dopo il successo di AENet 4.0, con il quale Ansaldo Energia ha coinvolto 100 fornitori strategici italiani con il supporto di 11 DIH di Confindustria coordinati da quello ligure e del Competence Centre lombardo MADE e di quello ligure START 4.0, anche ABB ha avviato un’iniziativa di filiera con il supporto del Digital Innovation Hub Lombardia che ha realizzato l’assessment di un campione di 17 supplier di Abb operativi in Lombardia, Veneto e Lazio e costituito da piccole e medie imprese afferenti a differenti categorie merceologiche.

Per quanto riguarda l’apertura dei Lighthouse all’Open Innovation, dopo il successo della call for innovation Digital X Factory di Ansaldo Energia (160 startup partecipanti, 11  selezionate nel Pitch finale e 6 che lavorano nella Fabbrica Faro), nel  2020 il CFI ha lanciato sulla piattaforma di Open Innovation della Regione Lombardia X Factory con due challenge distinte e collegate agli Impianti Faro di ABB e di ORI  Martin Tenova: la prima focalizzata ad acquisire “proposte di soluzioni” di stampa 3D di sostanze metalliche per incrementare la velocità di esecuzione e superare il problema dei piccoli lotti; la seconda invece relativa alla cybersafety e, in particolare,  la sensoristica per la sicurezza dei lavoratori in aree di rischio.

LE CONCLUSIONI DEL PRESIDENTE

CFI_Luca Manuelli
Il presidente di Cfi e cdo di Ansaldo Energia e ceo di Ansaldo Nucleare Luca Manuelli

Per Manuelli Produrre un Paese Resiliente e Sostenibile rappresenta non solo una opportunità ma anche «una cosa che si deve fare». Si guarda, in prospettiva, le risorse del Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il programma di investimenti che l’Italia deve inoltrare alla Commissione Europea nell’ambito del Next Generation EU – strumento per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19. Dei 209 miliardi disponibili, la parte ad oggi destinata all’industria è pari a circa 26 miliardi.

Si tratta, per il Paese, di utilizzare questi capitali nel migliore dei modi.

Due, per Manuelli, sono le condizioni perché ciò accada.

Anzitutto, si deve realizzare “debito buono”, e cioè investire in attività in grado di produrre competitività di sistema, sviluppo delle imprese e dell’occupazione, e non in impieghi privi di ritorno, che finiscano per pesare sulle spalle delle future generazioni: alcuni temi prioritari riguardano lo sviluppo delle competenze, il ruolo delle filiere e il coinvolgimento delle piccole e medie imprese nei percorsi dell’innovazione e della sostenibilità.

In secondo luogo, bisogna sfruttare al meglio il contributo dell’ecosistema collaborativo della manifattura del quale il CFI è attore fondamentale, sia nella fase di definizione del Piano che nella relativa realizzazione.














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