Caltagirone mette un piede in Mediobanca (con un occhio a Trieste)

di Marco Scotti ♦︎ L’imprenditore romano ha rilevato una quota di poco superiore all’1% in Piazzetta Cuccia. Si ricompone il tandem con Leonardo Del Vecchio che già funziona in Generali

Francesco Gaetano Caltagirone

Francesco Gaetano Caltagirone ha acquistato una quota di Mediobanca dell’1,014% tramite l’Istituto Finanziario 2012, uno dei bracci operativi dell’ingegnere. Perché? I motivi sono molteplici. Prima di tutto, una ragione banale ma sempre efficace: perché Piazzetta Cuccia rimane un istituto solido in cui “parcheggiare” capitali da investire. Non è un caso che il bilancio semestrale presentato a febbraio (l’anno fiscale chiude al 30 giugno) sia stato ovviamente in flessione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ma con flessioni tutto sommato contenute e con un utile che si mantiene sopra i 400 milioni e un margine di intermediazione sceso di “appena” 30 milioni. In aumento gli impieghi e in calo gli Npe. Insomma, il “salotto buono” della finanza ha tenuto anche in un anno così complicato. Tanto che si è tornato prudentemente a parlare di dividendi pur con il riguardo delle norme imposte dalla Bce in materia di cedole.

Il secondo motivo per cui Caltagirone ha deciso di investire in Mediobanca è decisamente più politico. Piazzetta Cuccia detiene poco meno del 13% di Generali, mentre l’ingegnere romano – primo azionista non societario – ha in pugno il 5,65% del Leone. Ad aprile del 2022 andrà in scadenza il board di Generali: per i tempi della finanza, sostanzialmente domani. L’intenzione è palesemente quello di aumentare il proprio peso specifico nella decisione. Perché è vero che il cda uscente esprime una lista di maggioranza, ma sarebbe ingenuo pensare che l’ingegnere non possa avere un peso significativo nel delineare i nuovi organi societari e, soprattutto, nel definire il nome dell’amministratore delegato. Philippe Donnet ha operato in modo positivo fino ad ora, ma la sua riconferma non è scontata.







Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica

Il terzo motivo per cui Caltagirone ha messo una fiche in Piazzetta Cuccia è di carattere… affettivo. A Trieste, infatti, il tandem con Leonardo Del Vecchio ha funzionato a meraviglia, tanto che furono proprio i due grandi vecchi della finanza nostrana a defenestrare l’allora amministratore delegato Giovanni Perissinotto. Il patron di Luxottica è il principale azionista di Mediobanca, di cui detiene il 13,2% ma che ha già l’autorizzazione della Bce per arrivare fino al 20. Ed è il terzo detentore di quote di Generali con il 4,84%. Facile pensare, dunque, che Del Vecchio e Caltagirone abbiano in mente di far sentire, eccome, il loro peso.

Ma c’è di più: Del Vecchio è socio forte anche in Unicredit, l’istituto di credito che – sotto la guida di Jean Pierre Mustier – era uscita dalle logiche di palazzo tanto da aver dismesso la partecipazione in Mediobanca. Ora però, con l’arrivo di Andrea Orcel ad amministratore delegato, si sta aprendo una nuova stagione per l’istituto di credito. Prima di tutto perché Orcel, diversamente da Mustier, è decisamente più interventista in ottica M&A e gli analisti danno per scontato che ci saranno aggregazioni (anche se non è dato sapere se con Mps o con altri soggetti). Non foss’altro per arginare la crescita esponenziale di Intesa che, dopo l’acquisizione di Ubi è oggi decisamente più rilevante di Piazza Gae Aulenti.

Ma poi lo stesso Orcel – che curò la fusione tra Unicredito e Credito Italiano – è un banchiere che riscuote le simpatie di Del Vecchio. Se a questo sommiamo che i tedeschi di Allianz hanno rilevato uno 0,2% in più delle quote della banca milanese, significa che si guarda al futuro con nuovo ottimismo. Non sarebbe impensabile che il duo Caltagirone-Del Vecchio si ricomponesse anche all’ombra della Unicredit Tower.














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