Bonfiglioli dà vita alla prima filiera 4.0 con fornitori e partner. In collaborazione con Porsche Consulting e Bnl

Bonfiglioli
Sonia Bonfiglioli,presidente e amministratore delegato della Bonfiglioli Spa

di Laura Magna ♦ La supply chain intesa come una rete, in cui ogni azienda è un nodo e come in ogni rete può essere interconessa alle altre in un sistema IOT. Finanziamenti, consulenze, competenze e know how per le Pmi coinvolte. Un modello esportabile anche per settori diversi dalla meccatronica.

Il progetto Filiere 4.0, è  nato per iniziativa di Porsche Consulting, società affiliata della casa auto di Stoccarda, di banca BNL e dell’azienda capofila della filiera meccatronica italiana, Bonfiglioli. Porsche Consulting ha strutturato il modello estendibile e replicabile anche ad altre industrie; BNL ha messo a disposizione due miliardi di capitali per investimenti di medio lungo periodo nelle tecnologie 4.0 e Bonfiglioli ha messo a disposizione del progetto il suo parco fornitori perché ognuno venisse analizzato e ricevesse il supporto necessario per accelerare verso la quarta rivoluzione industriale.







Coerenza strategica e unità di visione nella filiera

L’idea che sta alla base di questa iniziativa è semplice, ma al contempo rivoluzionaria: perché gli investimenti siano davvero capaci di generare innovazione e capacità competitiva è indispensabile che ci sia nella filiera coerenza strategica e unità di visione. In altre parole, è necessario investire facendo sistema, è necessario mettere i finanziamenti al servizio di piani strategici di filiera condivisi e sinergici, che vadano tutti in una stessa direzione di crescita. A differenza della trasformazione lean o dell’internazionalizzazione dove rileva la capacità della singola impresa di cambiare paradigma, sul 4.0 la singola azienda non può far nulla se non è parte di un ecosistema all’interno del quale si dialoga e si marcia tutti alla stessa velocità.

Il network di fornitori, completamente integrato con la capofila, si dovrà comportare come un´azienda virtuale End-to-End, idealmente priva di barriere di transazione, molto efficiente e solida. Gli attori di questo network diventano molto attrattivi per investitori e istituti creditizi. E in questa rete connessa e sinergica Industria 4.0 esprime le sue reali potenzialità mentre, nel contempo, le nuove tecnologie creano le basi per una nuova attrattività delle PMI del settore manifatturiero. Di questo progetto e delle sue possibili evoluzioni abbiamo parlato con Giulio Busoni, partner di Porsche Consulting e co-fondatore della sede italiana.

 

Giulio Busoni, partner di Porsche Consulting

Il primo modello di filiera 4.0

«L’obiettivo finale è creare il primo modello di filiera 4.0, per incrementare il vantaggio competitivo di ogni capofila e travasarlo alla sua catena del valore in maniera connessa. Sfruttando le sinergie di una filiera con le caratteristiche 4.0, orchestrata in maniera unitaria, il travaso di valore al territorio è un ulteriore effetto», sintetizza così Busoni a Industria Italiana. Vediamo in dettaglio come funziona questa trasmissione di valore.

Un modello mutuato dall’ automotive

«Siamo partiti da un parallelismo con Porsche la cui filiera si basa su principi che possono essere replicati. Per Porsche in particolare, ma nell’automotive in generale, le aziende della filiera sono viste come nodi di un sistema olistico coordinato con le tecnologie esistenti. Non abbiamo fatto altro che esportare questo concetto. Che fosse possibile traslarlo sulle PMI italiane lo dimostra che la stessa Porsche abbia fornitori in Italia su cui già applica questi processi senza particolari difficoltà. Noi abbiamo elaborato un modello che funzionasse da fattore abilitante per le filiera locali italiane. Si tratta di un prototipo che potrà essere poi mutuato anche su settori diversi dalla meccatronica», dice Busoni.

Bonfiglioli prodotto
Un prodotto Bonfiglioli
…e applicato alla meccatronica

In Italia il pilota è stata modellato, come già accennato, sulla filiera di Bonfiglioli, gruppo fondato nel 1956 con sede a Bologna, fra i leader mondiali della progettazione e produzione di motoriduttori di velocità, sistemi di azionamento e automazione industriale, inverter e soluzioni per il fotovoltaico e motoriduttori epicicloidali, per centinaia di applicazioni diverse in tutto il mondo. Nel 2016 il fatturato si è attestato a 788,9 milioni di euro: i dipendenti ammontano, in tutto il mondo, a 3632, di questi circa la metà in Italia, e sono distribuiti in 17 Paesi nei quali sono insediati anche 13 stabilimenti produttivi ( vedi Industria Italiana).

La mappatura dei fornitori

Bonfiglioli è un capo filiera, un champion: Porsche Consulting ha analizzato tutto il suo parco fornitori in Italia per una mappatura e una scrematura, al fine di individuare le Pmi pronte al salto 4.0 dal punto di vista industriale, finanziario e di potenzialità digitale. «Ci siamo focalizzati solo sulla divisione mobile solution di Bonfiglioli, che conta per metà fatturato, e fornisce motoriduttori per caterpillar e per pale eoliche. Abbiamo analizzato 180 fornitori strategici, con 15mila addetti sul territorio nazionale e un fatturato complessivo di 4 miliardi e fatto un assessment di quelli “industria 4.0 ready” per maturità tecnologica, digitalizzazione potenziale, cultura aziendale. BNL a sua volta ha misurato la capacità finanziaria dei fornitori e alla fine siamo arrivati a un primo panel di dieci fornitori, divisi in due gruppi».

Porsche consulting

I parametri di valutazione

«I fornitori sono stati valutati secondo quattro dimensioni. La prima è consistita nell’assegnare a ognuno un rating che ne valutasse qualità e livello di servizio, oltre a tracciare la varianza del prezzo di acquisto dei prodotti. La seconda dimensione riguardava la spesa complessiva di Bonfiglioli presso la singola azienda fornitrice negli ultimi dodici mesi e oltre, per dare un’idea del tipo di partnership tra i due soggetti. La terza dimensione metteva in relazione il fatturato di ogni PMI con la parte di ricavi che gli deriva annualmente dalla capofila. Infine, abbiamo stilato il Financial Risk Index, per valutare il livello di salute finanziaria del fornitore e la strategicità dello stesso per la capofila». A questa fase è seguita la visita sul campo dei vendor per identificare le opportunità in ottica 4.0.

La definizione del ranking

Applicando questi criteri, si è ottenuta la prima grossa scrematura: «Abbiamo sviluppato un ranking in cui abbiamo individuato i primi 17 fornitori su cui i concetti di 4.0 sono applicabili immediatamente. Su questo campione siamo andati a identificare le opportunità in ottica 4.0, caso per caso in base a processo, maturità tecnologica e digitale. E abbiamo verificato se fosse possibile procedere con i passi successivi di tipologia finanziaria. A valle di questa ulteriore valutazione solo due fornitori sono stati esclusi. In ogni caso i 17 soggetti con un potenziale migliore non escludono gli altri: a regime l’obiettivo è estendere questo pilota a tutti con tempistiche diverse. Per ora abbiamo selezionato quelli già pronti per accedere ai finanziamenti».

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Ai 15 fornitori promossi a pieni voti i finanziamenti

Dunque, alla fine dell’analisi, al panel dei 15 fornitori è stato somministrato lo screening finanziario di BNL: «Dieci fornitori sono quelli su cui si sono avviate le visite per rendere concreto il progetto, con aree di intervento specifiche, valutazione degli investimenti e modalità di finanziamento con caratteristiche agevolate. Essere partner di un capofila come Bonfiglioli ha reso accessibile alla filiera finanziamenti che non lo sarebbero stati in altre condizioni. Ma anche a consulenze, competenze e know how altrimenti troppo onerosi per una PMI», spiega Busoni.

 

Tecnoingranaggi
Tecnoingranaggi: interno dello stabilimento

Le aziende prescelte

Le aziende destinatarie dei finanziamenti sono per lo più aziende che fanno lavorazioni meccaniche e trattamenti termici, di dimensioni tra 20 e 40 milioni di fatturato, spesso a conduzione familiare e che collaborano con Bonfiglioli da cinque a 15 anni. Tra di esse, Tecnoingranaggi, che ha sede a Brescia e da cui Bonfiglioli si fornisce da 7 anni: ha un business estremamente flessibile, 13 milioni di euro di fatturato e produce cilindri e ingranaggi di diverso tipo fino a 500 mm di diametro. Ancora, tra le prime delle classe compaiono Zanardi Fonderie, un’azienda familiare di Verona, che impiega 220 persone e fattura circa 42 milioni di euro. Infine, la Riganti di Varese, altra azienda familiare, che produce prodotti forgiati da 5 a 1500 kg di peso con un fatturato di 50 milioni e come la seconda è una una storica collaboratrice di Bonfiglioli.

 

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Lo stabilimento Zanardi Fonderie

Un modello da estendere

Il progetto avviato sulla filiera di Bonfiglioli è solo il primo step di un processo molto più ampio. «Stiamo avviando analisi su diversi settori e industrie in Italia per determinare la velocità di adattamento al paradigma 4.0 delle diverse filiere rappresentative nel nostro Paese. Il modello verrà esteso: una volta identificati i diversi settori, selezioneremo ulteriori champion come Bonfiglioli che verranno visitati e si valuterà modalità e applicabilità sulla loro filiera, di modo che il monte di euro investibile sia diffuso su tutto il territorio, con quello che io chiamo effetto palla di neve. Stiamo valutando l’ambito alimentare, dei white goods, industrial goods e packaging. Il tema è quello della complessità di filiera, dove tanto del valore è distribuito sulla filiera e il miglioramento del fornitore porta un vantaggio sia alla filiera stessa sia al territorio in cui questa insiste», conclude Busoni.

 














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