La Bce ricarica il bazooka con 500 miliardi

di Aldo Agosti ♦︎ Dopo giorni di attesa, Francoforte ufficializza le nuove misure a sostegno dell’economia reale e dei debiti sovrani

Pronti, via. La Banca centrale europea ha “ricalibrato”, come promesso, le sue misure anticrisi, in risposta alla nuova ondata di contagi in Europa. Solo che questo, invece che tradursi in un nuovo maxi bazooka monetario, che, anche sulla scia delle martellanti anticipazioni di esponenti della stessa Bce era stato “infiocchettato” da alcuni media, come una sorta di regalo di Natale, ha portato piuttosto ad una estensione del livello attuale del supporto per altri nove mesi. Il sostegno proseguirà infatti fino a marzo 2022.

Non che questo sia poco. Anzi, al contrario, sono altri 500 miliardi di euro di shopping di titoli (a coprire buona parte dei deficit da pandemia) più nuove liquidità per l’economia reale. Infatti, più che sulle decisioni di oggi, il problema si è creato nel loro attrito con le attese che nelle scorse settimane erano lievitate tra gli operatori. La Bce ha innanzitutto deciso di aumentare di 500 miliardi di euro il programma di acquisti di titoli anticrisi Pepp, il cui totale sale così da 1.350 miliardi a 1.850 miliardi, prolungandone altresì la durata di nove mesi ora a “almeno fino alla fine di marzo 2022”. La Bce ha anche deciso di prolungare di un intero anno, ora a “almeno fino a fine 2023” il piano di reinvestimento e rinnovo dei titoli accumulati con lo stesso Pepp.







Ma già solo su questo, una possibile sfumatura negativa si trova nella comunicazione scritta introduttiva, letta dalla presidente Christine Lagarde all’inizio della conferenza stampa successiva al Consiglio direttivo. «Se fosse possibile mantenere condizioni finanziare favorevoli con livelli di acquisti che non esaurissero l’intera dotazione del Pepp, la dotazione non dovrà essere pienamente utilizzata». Non è la prima volta che vengono fatte precisazioni di questo tipo sul Pepp. Ma è la prima volta che vengono messe nero su bianco nelle comunicazioni del direttorio. L’aggiunta di questa clausola “salvo ché” sulla dotazione di questo provvedimento non sembra certo averne potenziato l’effetto annuncio.

D’altra parte, la Bce chiarisce altresì che se il quadro dovesse ulteriormente peggiorare la dotazione del programma potrà essere nuovamente “ricalibrata”. Interpellata poi sul motivo della proroga di nove mesi, Lagarde ha fornito una spiegazione da immunologa. Sulla base delle previsioni sulla diffusione dei vaccini anti Covid «abbiamo buoni motivi per ritenere che per fine 2021 avremo raggiunto una sufficiente immunità di gregge» affinché l’economia possa «tornare funzionare normalmente – ha detto – in particolare il settore dei servizi». In ogni caso la “bussola” nella conduzione del piano di acquisti Pepp è rappresentata “dalle condizioni finanziarie”, ha ulteriormente spiegato. «Potremmo ridurre i nostri acquisti sulla base di condizioni finanziarie favorevoli, analogamente se vi fossero condizioni restrittive, che contrastassero la ripresa, potremmo aumentarli». E quando si parla di «condizioni finanziarie favorevoli» la Bce si riferisce «ai prestiti a famiglie e imprese, ai costi di rifinanziamento delle imprese, ai rendimenti dei titoli di Stato – ha detto -: vogliamo che tutte queste condizioni restino favorevoli».

Confermati, poi, come previsto i livelli dei tassi di riferimento nell’area euro: zero sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle operazioni marginali e meno 0,50% sui depositi che le banche commerciali parcheggiano presso la stessa Bce. La Bce ha anche deciso di prorogare fino a giugno 2022 la durata dell`insieme di misure di allentamento dei criteri di idoneità applicabili alle garanzie, sui titoli (collaterali) che accetta per erogare rifinanziamenti. Il Consiglio direttivo riesaminerà queste misure prima di giugno 2022.

Le previsioni sul Pil si fanno meno cupe, ma quelle sull’inflazione più problematiche. I tecnici della Bce hanno rivisto al ribasso la stima di caduta del Pil dell’area euro nel 2020 al meno 7,3% ma anche quella di ripresa nel 2021 al più 3,9%, sul 2022 stimano un più 4,2% e sul 2023 un più 2,1%. Tre mesi fa indicavano meno 8% sul 2020, più 5% sul 2021 e più 3,2% sul 2022.














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