Banca Ifis, una supply chain digitale per… dare credito alle pmi

di Marco Scotti ♦︎ L’istituto di credito ha varato il progetto Ifis4business per creare un home banking per le imprese. Obiettivo è offrire nel b2b i livelli tecnologici e di automazione che già da tempo caratterizzano il rapporto tra banca e privati. Partendo dal factoring e dal digital lending. Parla Raffaele Zingone, responsabile Direzione Centrale Affari dell’istituto

Digitalizzare l’intera filiera del credito, dei pagamenti e dei servizi alle imprese. È questo l’ambizioso piano lanciato da Banca Ifis a gennaio 2020. Un progetto che porta il nome di Ifis4business e che ha continuato ad andare avanti nonostante le problematiche create dal Covid e che al momento è stato applicato a due settori specifici: il factoring e il digital lending. Questo perché mentre la digitalizzazione dei rapporti con il consumatore retail prosegue ormai da tempo, la digitalizzazione delle interazioni con le imprese, e in particolare nel mondo del b2b e della supply chain, può fare ancora significativi passi avanti. Per quanto concerne il primo aspetto, la Banca ha deciso di partire dal cosiddetto “debitore ceduto”, cioè colui che deve materialmente saldare la fattura oggetto di compravendita tra banca e creditore (il suo fornitore per intenderci), soggetto che ha tipicamente un ruolo chiave nella filiera della fornitura. Migliorare l’efficienza del processo significa liberare liquidità da destinare alle aziende fornitrici in maniera più rapida, quasi istantanea, soprattutto in un momento complesso come quello attuale.

«Nel piano industriale che avevamo presentato lo scorso gennaio – ci spiega Raffaele Zingone, responsabile Direzione Centrale Affari di Banca Ifis – abbiamo deciso, tra le altre iniziative, di “cambiare” l’ordine naturale del factoring. Non ci occupiamo solo di chi ottiene lo sconto fattura ma focalizziamo la nostra attenzione anche nei servizi destinati al debitore ceduto che, nel nostro caso, è un’azienda di medie o grandi dimensioni che ha tutto l’interesse a tenere in piedi la sua filiera. Abbiamo circa 8.000 debitori ceduti e il nostro primo obiettivo è semplificare la vita a loro e far arrivare rapidamente liquidità alla filiera».







La sede di banca Ifis

Per quanto concerne la gestione delle fatture e l’erogazione del credito in forma digitale, Banca Ifis ha snellito l’intera procedura puntando a offrire, a regime, risposte in tempo reale. Un servizio più rapido che si basa su algoritmi e tecnologia dove tuttavia la persona resta un elemento chiave del processo, in modo da evitare storture e automatismi che, sulla base dell’analisi dei meri numeri, rischierebbero di non comprendere situazioni diverse e più complesse. Ciò che oggi fa la differenza in un prodotto creditizio, considerato ormai sempre più una commodity, sono i tempi e le modalità di erogazione. E la valutazione in questo caso non è della banca, è del cliente. Per tracciare le linee di questo percorso evolutivo nelle interazioni tra banca e impresa è stato lanciato il portale Ifis4Business, l’online hub che andrà a completarsi nei prossimi anni con la digitalizzazione di tutti i processi di gestione e un market place creato ad hoc per le imprese.

«Una delle convinzioni da cui siamo partiti – aggiunge Zingone – è che siamo consapevoli di dover intraprendere un percorso evolutivo in sintonia con quello che stanno percorrendo le imprese, altrimenti prima o poi si esce dal mercato. Questo significa saper guardare avanti e studiare settori in cui le spinte innovatrici sono già più consolidate. Nell’ambito retail, ad esempio, siamo molto più avanti, basta vedere il numero di interazioni che ciascuno di noi ha con la propria banca attraverso l’home banking. Ma sul b2b siamo più indietro, anche se il fintech, sotto forma di piattaforme di invoice discount o di digital lending è ormai una realtà. Il Covid-19 ha accelerato alcune esigenze: il settore bancario si sta consolidando attraverso processi di fusione. Stiamo assistendo a una polarizzazione: da una parte le grandi banche generaliste, dall’altra il mondo dello specialty finance dove opera Banca Ifis. Noi continuiamo a puntare sulla soddisfazione di bisogni espressi o latenti dei nostri clienti. La tecnologia, il web e il digitale sono canali e strumenti che ci consentono di incrementare e migliorare interazioni e l’esperienza dei nostri clienti».

 

Sconto fatture, invertire l’ordine dei fattori

Raffaele Zingone, responsabile Direzione Centrale Affari di Banca Ifis

L’emergenza Covid e l’esigenza di risposte immediate hanno convinto Banca Ifis a cambiare i paradigmi del factoring: l’oggetto d’interesse, dunque, non è più solo il cliente finale che ottiene liquidità cedendo le sue fatture, ma il debitore ceduto, ovvero colui che è “passivamente” tenuto al pagamento dei crediti ceduti dai propri fornitori. Banca Ifis ha scelto di concentrarsi sul ruolo che ricopre all’interno della supply chain in cui opera, attivando e sviluppando una collaborazione operativa a supporto delle relazioni con gli altri attori della filiera, ovvero l’intera rete di fornitura.

«Abbiamo scelto – chiosa Zingone – di partire con la supply chain perché sappiamo che, soprattutto nelle pmi, il debitore ceduto ha una rilevanza importante, soprattutto quando il creditore, sotto il profilo del merito creditizio, è più piccolo e più fragile. Migliorando l’interazione, incentivando il processo di cessione del credito noi miglioriamo l’intera filiera e mitighiamo il rischio, finanziando così aziende che altrimenti non avrebbero i requisiti per ricevere credito. Il nostro cliente tipo? È una pmi che ha un unico grande committente che, in virtù di questo legame di fornitura, nel momento in cui il “big player” lo certifica come “debitore ceduto” garantisce per lui (e per tutti gli altri nelle analoghe condizioni) facendo un’opera di supporto all’intero sistema della filiera».

 

I crediti commerciali

Secondo il Politecnico di Milano il mercato potenziale della Supply Chain Finance, ovvero dei crediti commerciali a bilancio delle aziende italiane, vale circa 483 miliardi di euro (dati 2019), in crescita dell’1,1% in un anno, ma solo il 31% è già servito da soluzioni che consentono alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera, per un valore di 150 miliardi di euro.

Banca Ifis al momento ha circa 8.000 debitori ceduti, di cui 2.000 in forma diretta. «Abbiamo creato – spiega Zingone – un vero e proprio processo di dematerializzazione, offrendo un portale per gestire il ciclo passivo, per poi estendere questa possibilità anche al parco fornitori. I reparti acquisti e i Cfo possono verificare quotidianamente l’outstanding della filiera. Tutto quello che prima veniva realizzato attraverso pec o telefono, ora avviene digitalmente».

La pandemia da Covid-19 ha accelerato l’utilizzo delle tecnologie digitali: le PMI Top all’avanguardia nell’innovazione

Il portale per il supply chain management è già stato testato su una trentina di grandi debitori e a breve sarà allargato a tutta la clientela in target. La gestione è full digital. Il portale è accessibile dal sito istituzionale di Banca Ifis www.bancaifis.it. Online l’utente ha una visione sempre aggiornata della propria situazione e può monitorare tutte le fatture cedute dai propri fornitori, con la possibilità di gestirle in modo completamente digitale, ovvero: confermarle, segnalare una modifica o avanzare una richiesta di proroga dei termini di pagamento alla Banca. Il cliente potrà anche gestire il proprio profilo, monitorare lo stato dei pagamenti e segnalare in autonomia un nuovo fornitore da supportare finanziariamente tramite il factoring.

Ma questo nuovo processo e approccio sta funzionando? «La risposta è sicuramente affermativa – dice Zingone – stiamo registrando feedback positivi e si è aperto il cantiere delle evolutive e delle customizzazioni che disegneremo insieme ai clienti. Ora progressivamente estenderemo questa offerta ad altri comparti e servizi della Banca, compatibilmente con il nostro programma Ifis4Business».

 

La finanza alle piccole e media imprese e la tecnologia che non deve interferire

Sebastien Egon Füstemberg
presidente Banca Ifis

Anche nel mondo della finanza agevolata c’è stato fin qui un certo disordine, con la pubblicazione “spot” di bandi e altre informazioni. E il mondo delle pmi non è stato molto seguito dal sistema nel recente passato: da questo punto di vista l’interazione a distanza e senza conoscenza diretta raffredda talvolta l’interazione. «Un altro tentativo che dobbiamo fare quando ci rivolgiamo alle pmi – spiega Zingone – è quello di consolidare il rapporto con la clientela che già conosciamo. L’interesse per il rischio da parte del sistema è decisamente calato nei confronti delle piccole e micro imprese, per noi invece è il terreno di gioco su cui vogliamo continuare a misurarci attraverso nuove soluzioni. Le performance di redemption devono essere migliorate nel passaggio dallo human al digital: le reti fisiche saranno le prime a beneficiare dell’evoluzione digitale. Ma ora la cosa più importante è consolidare e semplificare il processo e, per farlo, dobbiamo “togliere dal tavolo” tutto ciò che non riguarda il merito creditizio. In questo momento di crisi pandemica il governo ha fatto quello che doveva fare per quanto concerne le garanzie e il sostegno alla produzione. La soluzione tecnologica va mixata con l’attenzione per il cliente che vuol soddisfare i propri bisogni. E ora c’è bisogno di ascolto e di conoscenza diretta attraverso tutti i canali, anche quello “tradizionale”: per capire le aziende bisogna anche visitarle, osservare la produzione, misurare i loro vantaggi competitivi. Nel bilancio e nelle CR queste cose non si leggono. C’è ancora bisogno di andare nella sede del potenziale cliente». Il timore è infatti che se ci si dovesse rifare esclusivamente ai dati di bilancio, i processi di delibera automatica basati sul rating potrebbero, nei prossimi mesi, declinare automaticamente gran parte delle richieste di finanziamento non supportate da adeguate garanzie.

 

Il digital lending

Il digitale è un abilitatore per il mercato dei prestiti, ma non può sostituire le persone in carne e ossa. «Da questo punto di vista – ci spiega Zingone – ci stiamo focalizzando sull’acquisizione del cliente da remoto e sull’efficientamento tecnologico di tutto il processo, ma riteniamo che rimanga comunque necessario avere un presidio umano per un’attenta valutazione di ogni pratica».

 

Il Covid e il post-Covid

Come sarà l’economia in questo primo semestre? Sicuramente complicata. Gli stimoli sono già in parte esauriti, la pandemia non è ancora arginata e abbiamo mesi ancora molto duri. Le garanzie offerte dallo Stato e la moratoria sui debiti delle imprese sono stati interventi tempestivi e decisivi per dare ossigeno al sistema. Ma in questo momento hanno anche calmierato l’emersione delle tensioni finanziarie. Siamo in una sorta di “bolla” in cui le aziende si stanno muovendo. «Abbiamo un termometro immediato – conclude Zingone – per valutare lo stato di salute delle imprese: l’afflusso di fatture. Quando il 50% delle aziende si è fermata per il lockdown abbiamo avuto un calo immediato dell’afflusso di fatture generate dai nostri clienti. Non abbiamo bisogno di aspettare la pubblicazione dei bilanci 2020 per capire cos’è accaduto». E ora cosa succederà? «La liquidità per la clientela prime non sarà un problema. Terminato il supporto dello Stato attraverso le garanzie, le Pmi – spiega il manager – si troveranno di fronte a un probabile razionamento del credito. Dovremo superare lo scoglio della valutazione quantitativa puntando sulla capacità strategica dei nostri imprenditori».














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