Aziende fluidodinamiche italiane: stanno diventando meccatroniche

Giambattista Gruosso

di Chiara Volontè ♦︎ Le imprese della federazione della componentistica e delle tecnologie meccatroniche per la potenza fluida valgono oltre 30 miliardi di euro con 50mila addetti

«Oltre il 60% delle aziende del comparto dei sistemi di trasmissione meccanici, oleodinamici e pneumatici delle principali aziende associate a Federtec ha lavorato alla trasformazione digitale dei propri prodotti e delle proprie sedi, mentre il 20% delle imprese ha dichiarato di aver già pianificato i lavori. I cambiamenti hanno favorito soprattutto gli investimenti e le attività nell’ambito dell’Internet of things, del digital backbone e dei sistemi cloud a supporto della raccolta e del monitoraggio dei dati. Infatti, per la maggior parte delle società campione (25%), le tecnologie digitali sono utilizzate soprattutto nella gestione dei processi».







Sono questi gli elementi che emergono dallo studio condotto dal professor Giambattista Gruosso del Gruppo di Ricerca E4.0 del Politecnico di Milano e Messe Frankfurt Italia, che ha esaminato alcune tra le principali aziende legate a Federtec – associazione nata dalla fusione di Assiot e Assofluid per rappresentare l’intera filiera delle competenze e delle diverse tecnologie dell’Industria italiana della componentistica e delle tecnologie meccatroniche per la potenza fluida, la trasmissione di potenza, il controllo e l’automazione intelligente dei prodotti e dei processi industriali – per capire quanto il comparto stesse adottando soluzioni 4.0 e stesse investendo in impianti e formazione del personale.

«Le imprese associate a Federtec fanno formazione continua, perché è solo in questo modo che possono accrescere la propria competitività aziendale – spiega Gruosso – Il tema dell’istruzione associato alla trasformazione digitale da un lato è visto come una grande opportunità di crescita per la società, ma dall’altro si pone come un limite perché si devono creare situazioni di formazione di tutta la filiera, e non solo del singolo prodotto. Delle aziende prese in analisi, il 30% propone una formazione continua ai propri collaboratori, mentre il 25% sta inserendo nuove risorse all’interno dei propri uffici tecnici. Male la collaborazione con le università e con le associazioni».

In particolare, per le aziende l’obiettivo principale è quello di digitalizzare, sensorizzare e innovare il proprio business, per poter così aggredire nuove nicchie di mercato e interagire sempre di più con i propri clienti, per «entrare in contatto con i produttori e cooperare per la creazione di prodotti ad hoc. Per il 43% delle imprese campione, l’additive manufacturing è la tecnologia più promettente in ottica di industria 4.0, mentre per il 22% si tratta della robotica e per il 13% consiste nell’automazione. Fanalino di coda gli smart sensor a quota 6% e che, proprio per questo motivo, costituiranno la sfida del futuro».

Inoltre, tutti concordano sull’importanza della riqualificazione delle skills, che renderebbe anche i prezzi più competitivi perché tutte le risorse sarebbero ottimizzate, e sulla necessità di avere una logica di filiera grazie all’interconnessione.

E a proposito delle nuove sfide, spiccano «la sensorizzazione e l’utilizzo di strumenti di misura sempre più piccoli ed efficaci in grado di rendere gli oggetti non nativi digitali sempre più digitali, e la capacità di innovare prodotti già esistenti ma che abbiano al loro interno tecnologie nuove».

Le aziende associate a Federtec hanno una redditività molto alta: infatti, l’unione di Assofluid e Assoit ha creato un giro d’affari complessivo di oltre 30 miliardi di euro per circa 50 mila addetti, con grande margine di miglioramento. Un fatturato così alto si motiva anche grazie all’utilizzo di tecnologie 4.0, che aiutano a ottimizzare i costi: questo crea un circolo virtuoso, perché più si rende digitale una fabbrica, più aumenta il guadagno, più capitali si hanno a disposizione per poter investire in r&s e formazione.














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