Cad in cloud: la strada di Autodesk verso l’efficienza economica, operativa e…

di Renzo Zonin ♦︎ Autodesk Fusion 360 crea un unico ambiente completamente digitale che fa da base all'intero ciclo di produzione: al suo database possono essere collegate informazioni provenienti da altri ambiti aziendali. Così il progetto si trasforma in un vero e proprio Digital Twin del prodotto finito. E si tolgono dall'azienda le infrastrutture It, tagliando sia i costi hardware, sia quelli di gestione dell'infrastruttura. La collaborazione con Amazon Web Services e Autocad Web. Ne parliamo con Matteo Crocetti

Quanti sono i progettisti che lavorano ancora con il tecnigrafo? Pochi, pochissimi, forse nessuno. Praticamente tutte le aziende si sono ormai convertite alla progettazione digitale tramite programmi Cad, per gli innumerevoli vantaggi che questo approccio offre, e hanno relegato i tecnigrafi a fare la polvere in qualche magazzino. Ma nei prossimi anni, i programmi Cad “tradizionali” potrebbero fare la stessa fine dei tecnigrafi. Per Cad tradizionali intendiamo quelli “vecchia maniera”, ovvero quelli che girano ancora in locale, su potenti workstation o su server collocati “on-prem”, nel data center aziendale. Cosa c’è di sbagliato in questo approccio? Fondamentalmente nulla, solo che con le tecnologie attuali si può adottare un paradigma di funzionamento più moderno, che dà diversi vantaggi. Stiamo parlando del cloud. Un’azienda che voglia far girare un Cad “tradizionale” tipicamente deve dotarsi di potenti workstation, una per progettista, o di server dotati di grande capacità di calcolo. In entrambi i casi, macchine costose da acquistare, da gestire e da manutenere, sia dal punto di vista dell’hardware che del software di sistema.

Bisogna quindi disporre di ambienti specifici, sistemi di sicurezza, e personale dedicato, in grado di occuparsi di problematiche quali l’allineamento degli aggiornamenti dei software (di sistema e applicativi) o la difesa dagli attacchi cyber. Anche ammesso di avere i soldi, i collaboratori e il tempo per tenere tutto ciò in funzione, il sistema finirà probabilmente per operare come una serie di silos separati per i vari reparti aziendali, e in caso di cambi repentini di scenario (vedi gli anni di pandemia) sarà molto difficile adattarne il funzionamento a nuove esigenze. Una piattaforma di sviluppo prodotto di nuova generazione, come Fusion 360 di Autodesk, elimina in un solo colpo molti problemi e costi: non serve più dotarsi di hardware specializzato, di potenza di calcolo, di personale per la gestione del datacenter e per la sicurezza, in quanto sono i servizi cloud di Aws a occuparsi di fornire tutte queste cose. Ma in più, l’adozione del paradigma cloud consente di espandere l’utilizzabilità del Cad, cui si può accedere dovunque ci si trovi, consentendo nuove modalità collaborative di sviluppo prodotti fra team distribuiti geograficamente. Inoltre, il fatto di integrare tutti gli elementi necessari per lo sviluppo di un prodotto, dal disegno tecnico allo stile, dalla simulazione alla lavorazione Cam, dal design generativo alle simulazioni di funzionamento e alle verifiche, fanno sì che un unico ambiente completamente digitale possa fare da base all’intero ciclo di produzione; tanto che al suo database possono essere collegate informazioni provenienti da altri ambiti aziendali, per trasformare il progetto in un vero e proprio Digital Twin del prodotto finito.







Una bella differenza rispetto alle tradizionali piattaforme Cad on-premise insomma, che evidentemente cominciano a risentire dell fatto di essere state concepite in un’epoca workstation-centrica se non minicomputer-centrica: del resto, il Cad ha ormai sulle spalle mezzo secolo di storia, e il programma forse più diffuso al mondo, AutoCad, ha festeggiato di recente i suoi primi quarant’anni. Festeggiato, guarda caso, con la disponibilità di una rinnovata versione “full Web“, utilizzabile da browser, che gli fa fare un salto generazionale proiettandolo di diritto fra le piattaforme di progettazione avanzate del XXI secolo. La versione Web è disponibile per tutti gli utilizzatori che hanno la licenza della versione “tradizionale”, on prem di AutoCad, e diventa quindi anche un sistema per traghettare gli utenti dell’AutoCad “classico” nel nuovo paradigma basato su Web e cloud. Anche perché, di fatto, AutoCad Web si basa sulla stessa piattaforma di Fusion e ne condivide, oltre ai “mattoni” con cui sono scritte le funzionalità, anche le basi di dati. Ma quali sono nel dettaglio i vantaggi dati dall’utilizzo di una piattaforma Cad integrata in cloud come può essere Fusion 360? Ne abbiamo parlato con Matteo Crocetti, technical sales & innovation evangelist di AutoDesk.

 

Un momento di transizione

Matteo Crocetti, technical sales & innovation evangelist di AutoDesk

Il passaggio del Cad dal data center aziendale al cloud dovrebbe essere visto come una naturale evoluzione, esattamente come lo è stata la migrazione di altre soluzioni, come l’Erp. Eppure, ci sono state molte resistenze, in genere legate al principale e ubiquitario motto delle aziende italiane: “Qui abbiamo sempre fatto così”. C’è voluto un evento critico per far rompere gli indugi a molti utilizzatori.

«Autodesk sta caldeggiando da tempo il passaggio del Cad dai tradizionali ambienti on-prem alle ben più evolute piattaforme in cloud – afferma Crocetti – ma è stata la pandemia a dare la spinta che mancava alle aziende per adottare queste tecnologie. C’è stata un’accelerazione, anche sul fatto di superare certe vecchie idiosincrasie, come la posizione dei file e il fatto di non averli più on premise. Del resto, ogni volta che andiamo a parlare con l’It di un’azienda ci rendiamo sempre più conto di quanto la sicurezza che possiamo dare con un servizio cloud sia nettamente superiore a quella ottenibile dal data center aziendale. Ma se ne rendono conto anche le aziende: ci è capitato spesso di essere chiamati da società che vogliono passare al Cad in cloud proprio perché hanno avuto problemi di cybersicurezza sui loro server on premise. Sono quindi convinto che sia solo una questione di tempo, il processo di passaggio è iniziato e diventerà una cosa normale».

 

I vantaggi dell’uso del Cad su Cloud

Spostare lo sviluppo prodotto su cloud comporta una serie di vantaggi non indifferenti, sia dal punto di vista economico, sia da quello operativo. Per cominciare, l’infrastruttura “pesante”, ovvero workstation specializzate, server con schede dedicate al supercalcolo e alla grafica, storage capienti e velocissimi per memorizzare i progetti in lavorazione e archiviarli, sparisce. Nel senso che non è più in carico all’azienda cliente, ma sarà posseduta dal servizio cloud che si va a utilizzare. I progettisti potranno sfruttare client leggeri per controllare da remoto le macchine sulle quali i programmi girano effettivamente. Basta anche un semplice tablet per essere operativi. Per alcune operazioni è sufficiente lo smartphone. «L’altro punto importante è che cambia completamente il setting dell’infrastruttura – conferma Crocetti – Non hai più hardware da monitorare, controllare, sostituire. Non hai più i relativi costi di ammortamento. Chiaramente i costi si spostano su un altro genere di servizio, in particolare sulla licenza delle applicazioni, ma comunque è una cosa di cui non ti devi più preoccupare. Così come per esempio non devi più preoccuparti dell’aggiornamento dei programmi, che normalmente in qualsiasi infrastruttura It viene fatto ogni paio d’anni».

AutoCad è disponibile da qualche tempo in una rinnovata versione Web basata sulla piattaforma Fusion a sua volta basata sulle fondamenta di Forge

Spostando l’infrastruttura software sul cloud il problema si risolve da solo. «I programmi sul cloud si autoaggiornano. Parliamo di strumenti come Fusion360, ma anche lo storico AutoCad, da 40 anni sul mercato, è da tempo disponibile in una versione Web-based, recentemente rinnovata. Le nuove funzionalità vengono aggiunte in automatico, l’utente deve solo navigare sulla pagina Web che contiene il programma per utilizzarle. Gli aggiornamenti infatti sono trasparenti all’utente». Ma allora come fa l’utilizzatore a sapere che ci sono delle novità? «Per esempio, in Fusion l’aggiornamento è trasparente, ma quando l’utente si collega la prima volta dopo un update riceve un messaggio che gli dice che l’applicazione è stata aggiornata e mostra il link ai “What’s New”. C’è anche la possibilità di mettere in rilievo le icone delle funzioni che hanno subito variazioni, in modo da rendere immediato l’utilizzo delle novità. L’utente dovrà solo avere un po’ di curiosità per vedere cosa c’è di nuovo nello strumento Lamiera o in quello per il Generative Design». Sintetizzando, passando al cloud si tolgono dall’azienda le infrastrutture It si ottiene di tagliare sia i costi hardware, sia quelli relativi alla gestione dell’infrastruttura. Compresi quelli relativi allo storage, visto che anche questa funzione è demandata al cloud. «Noi collaboriamo con Aws (Amazon Web Services) che dispone di un’infrastruttura ultrasicura dove custodire i dati in forma crittografata. Queste infrastrutture costituiscono la base della gestione del dato. Perché nel cloud il dato non viene “solo” memorizzato: c’è la possibilità di gestire il dato tecnico e i processi di business ad esso associati (Plm)». Adottare una soluzione del genere consente a un’azienda manifatturiera di concentrarsi sul core business, senza doversi trasformare in una software house. «Deve solo riorganizzare i propri workflow sul cloud e guadagna immediatamente un accesso istantaneo ai dati. L’utente li può visualizzare dal laptop, dal tablet, dal cellulare. E può subito collaborare con altri utenti, dovunque si trovino, sugli stessi progetti. Tutto ciò apre nuove possibilità anche riguardo alle modalità di lavoro» spiega Crocetti.

Anche la parte relativa al Generative Design riceverà presto corposi aggiornamenti

Un aspetto specifico del cambio di paradigma riguarda le funzionalità di computing, o di calcolo vero e proprio. «Se devo semplicemente disegnare questa esigenza è meno sentita, ma se per esempio devo fare simulazioni, o magari sfruttare i moduli di Generative Design (che per loro natura producono centinaia di simulazioni durante l’uso) ho bisogno di capacità di calcolo – puntualizza Crocetti – e on-prem avrò sempre delle limitazioni su questo fronte, indipendentemente dal budget a disposizione. Sul cloud, la capacità di calcolo della quale posso disporre è teoricamente infinita. Quindi posso avere risposte in tempi assolutamente ragionevoli, e competitivi con quelli ottenibili con una macchina on-prem anche per analisi ad elementi finiti. Tipicamente parliamo di qualche minuto per un‘analisi statica o dinamica di un progetto, e mentre attendo il risultato posso proseguire il lavoro, perché il programma non rimane bloccato in attesa». Per ottenere gli stessi risultati on-prem dovrei installare nel data center una batteria di server dotati di schede per il supercalcolo – un’infrastruttura costosa da acquistare, costosa da manutenere, costosa da gestire e soggetta a forte obsolescenza. O magari potrei organizzarmi con macchine meno potenti e obbligare gli utenti a lanciare le simulazioni la sera per avere i risultati l’indomani al ritorno in ufficio. Sperando di aver impostato il task in modo corretto, e che non si verifichino errori durante il “run”.

Installato in cloud, Fusion è composto da una serie di moduli che coprono l’intero iter di sviluppo di un prodotto

Andare in cloud, per gradi

Un dubbio che potrebbe venire a chi si occupa dell’infrastruttura software aziendale riguarda però le modalità di migrazione. È necessario migrare tutto il software aziendale in cloud per godere di questi vantaggi, o è possibile migrare su cloud il solo software riguardante il Cad e procedere per gradi? «La strategia di Autodesk è sempre stata progressiva – spiega Crocetti – e quando abbiamo sviluppato Fusion 360 l’abbiamo messa in correlazione con le soluzioni on-premise. Quindi c’è sempre stata la volontà di lasciare ai clienti la scelta fra mantenere un ambiente on-prem, con soluzioni di progettazione come Inventor e altre da installare in locale, e adottare invece il cloud. Di pari passo sviluppavamo Fusion 360. E naturalmente abbiamo creato contestualmente delle connessioni fra le due piattaforme. Così un utente Inventor può passare i suoi progetti a Fusion 360 o viceversa. Questo proprio per invogliare gli utenti on-prem a capire quali sono i vantaggi del cloud. Tra l’altro, in tutti i nostri prodotti on-prem c’è la possibilità di condividere i dati sul cloud. In pratica ho una serie di funzionalità che mi permettono di condividere il mio progetto 3D con una serie di persone semplicemente inviando loro una email. Queste persone riceveranno un link e, anche se non dispongono di un programma Cad, potranno accedere a un visualizzatore che mostrerà il modello 3D, sul quale potranno scrivere note, eseguire sezioni, ricavare dimensioni, e in generale collaborare attivamente sul prodotto. Come dicevamo prima, è una migrazione per fasi: stiamo portando i nostri clienti a scoprire mano a mano i vantaggi».

Essendo Web based, AutoCad Web aggiunge nuove possibilità operative alle consuete funzionalità di disegno Cad

Il vantaggio dell’apertura

Il fatto che un Cad su cloud sia progettato in un’ottica di massima apertura produce anche un altro vantaggio: una maggiore facilità di collaborare anche con altri applicativi che non necessariamente siano dei Cad, ma magari trattano altri dati relativi a uno stesso progetto. Dati di business, certificazioni, documentazione, eccetera. Aggiungere questi dati al data base del progetto trasforma quest’ultimo da semplice oggetto Cad a qualcosa di simile a un Digital Twin. «Anche la frammentazione dei team di sviluppo fa sì che si tenda a usare i nostri software in cloud anche solo per scambiarsi i dati – commenta Crocetti – Fusion 360 è il Cad, e i progetti si aprono in Cad ovviamente, ma spesso i nostri clienti usano i servizi di gestione del dato per collaborare in maniera multidisciplinare. La piattaforma di Fusion ha una base dati Cad centrica, ma ha la possibilità di interconnettere dati, workflow e dipartimenti diversi, arrivando a una gestione di lifecycle. Compresa l’integrazione con Erp e con tutti gli altri strumenti aziendali: tutti si possono collegare alla sorgente dati in cloud, che rimane univoca. Il concetto, insomma, è un’architettura dato-centrica nella quale il dato viene spostato dal “garage” verso una collocazione fruibile in modo semplice e veloce per tutti gli utilizzatori. Spesso per far capire cosa è Fusion 360 spiego che è una piattaforma che consente di fare uno sviluppo prodotto in stile Facebook. Ovvero dove puoi accedere alle informazioni che ti servono in modo molto veloce, le guardi e le usi, senza dover pensare di passare da classici processi standard on-prem che risultano molto vincolanti».

Fusion 360 consente di avere una base di dati comune Cad-centrica che fa da collante a tutti i reparti dell’azienda

Pensato per le esigenze di oggi e di domani

Trasportare un’intera piattaforma di progettazione dal tradizionale paradigma dell’on-premise all’ambiente cloud richiede una quantità di lavoro non indifferente. Non si tratta semplicemente di ricompilare il programma per farlo girare su un server remoto, ma piuttosto di ripensare il modo in cui il software di progettazione viene utilizzato nelle aziende oggi e soprattutto nel prossimo futuro. E l’esigenza di base è di progettare, simulare, produrre e verificare un oggetto completamente all’interno del dominio digitale.

Le funzionalità più sofisticate non sono incluse nella licenza base e vanno acquistate a parte, sotto forma di Extension

«La piattaforma Fusion 360 è stata sviluppata sulla base delle esigenze che le aziende hanno oggi e avranno in futuro – conferma Crocetti – Nel senso che nel complesso contesto geopolitico attuale, tutte le aziende innovative si trovano ad affrontare una serie di sfide: il cambiamento, la competitività, i problemi legati alla supply chain, i nuovi trend di sviluppo sugli smart product, l’integrazione delle tecnologie per creare prodotti intelligenti, la sostenibilità, la flessibilità produttiva. La piattaforma Fusion 360, oltre a mettere a disposizione la capacità del cloud di condividere, gestire eccetera, proprio sul cloud ha fondato una serie di ambienti che sono interconnessi fra di loro. Quindi, per fare un esempio, il progettista elettronico che deve realizzare una scheda da inserire in un prodotto che richiede un contenitore in plastica, potrà usare lo stesso software che utilizza l’ingegnere meccanico- in pratica, l’elettronico che progetta la scheda e l’ingegnere che progetta lo chassis possono usare la stessa piattaforma, nonostante progettino due oggetti diversissimi. E lo stesso farà l’ingegnere che progetterà lo stampo per realizzare lo chassis. E quello che scriverà le istruzioni per la macchina utensile che rifinirà lo chassis. Tutti useranno un’unica piattaforma con un’unica fonte dati, e nessuno dovrà installare decine di prodotti diversi per le varie fasi di lavorazione, perché tutti i moduli necessari sono contenuti in Fusion 360». E ovviamente, tutti i dati relativi all’oggetto, dal progetto alle componenti, dai materiali alle certificazioni, sono sempre accessibili tramite la piattaforma, senza che chi ha bisogno di vedere un dato debba perdere ore a inviare mail per chiedere di essere autorizzato ad accedere ai file. Cosa fondamentale, visto che a questa piattaforma si connettono tutti i reparti aziendali coinvolti nella vita del prodotto: progettazione, design, produzione eccetera. All’interno di Fusion 360, un semplice menu mi permette di selezionare il modulo sul quale voglio lavorare, e ciascuno di questi manterrà un “look&feel” comune all’intera piattaforma, semplificando ulteriormente l’utilizzo dei vari sottoprogrammi.

Una sezione sulla quale Autodesk sta lavorando alacremente è quella dedicata alle aziende di costruzioni meccaniche, machinery, automation

Questa uniformità fra i vari moduli è il risultato di una accurata progettazione del software. «La parte di modellazione è parte integrante di Fusion ed è stata sviluppata da zero a partire da 6 o 7 anni fa – spiega Crocetti – poi su quella sono state inserite tutte le funzionalità più importanti dei vari prodotti che, all’epoca, erano stand-alone. Per esempio, la parte di simulazione della plastica sfrutta gli algoritmi di calcolo di MoldFlow, che è sempre stato un software stand alone e on-premise. E la parte Cam si basa su una serie di comandi “best in class” di Delcam, un’azienda acquisita da Autodesk nel 2016, che era il punto di riferimento per chi faceva asportazione di truciolo con programmi sempre stand alone e on-prem che oggi si chiamano Autodesk PowerShape e Autodesk PowerMill. Sostanzialmente, stiamo facendo un porting di funzionalità dall’on-premise al cloud, ma per il cliente c’è assoluta flessibilità: ci sono ancora i programmi stand alone e on-prem, mentre se voglio tutto insieme basta scegliere l’offerta cloud “all inclusive”. Di fatto abbiamo preso il meglio delle nostre tecnologie e le abbiamo inserite all’interno di una piattaforma innovativa, riscrivendole se necessario. E il processo continua anche oggi. La parte relativa alla plastica, per esempio, è nata come progetto circa un anno fa e adesso abbiamo la simulazione con MoldFlow all’interno di Fusion. Si tratta di un grande vantaggio operativo: con i prodotti separati, chi doveva fare simulazioni con MoldFlow doveva scriversi dei file di interscambio (soprattutto se proveniva da altri mondi Cad), probabilmente rinunciando al passaggio completo delle informazioni, per poter importare i propri dati di simulazione nel programma. Adesso è possibile sviluppare tutto all’interno di Fusion, i dati sono già pronti per la simulazione, e se bisogna cambiare qualcosa basta andare su un menu a tendina per cambiare ambiente e usare il modulo software necessario». Questa integrazione consente quindi un risparmio di tempo non indifferente, soprattutto nel caso si debbano operare modifiche sul progetto in base ai risultati delle simulazioni. E come beneficio collaterale, è possibile gestire più rapidamente anche modifiche in corso d’opera richieste da entità esterne, che si tratti del cliente finale come della direzione aziendale.

Fusion è progettato in modo da integrarsi facilmente in ambienti misti, dove si muovono flussi di dati in formati diversi e vengono usate varie applicazioni

L’evoluzione

Come crescerà Fusion 360 nei prossimi mesi? «Quando Fusion è nato qualche anno fa l’obiettivo era di creare una piattaforma che fosse facilmente fruibile dalle startup. Quindi si era deciso di partire con strumenti facili e semplici per aziende facili e semplici: piccole aziende che dovevano creare l’ufficio tecnico, tutto l’ambiente dei maker, eccetera. Ed era partito come un Cad pressoché free, anzi c’era proprio un’offerta completamente free per i maker. Oggi chiaramente le ambizioni sono cresciute molto, Fusion 360 ha una maturità e delle funzionalità che permettono un approccio completamente diverso: siamo pronti da tempo per le aziende che sviluppano prodotti complessi. Il target principale oggi sono le aziende che fanno product design: oggetti in plastica, oggetti di design, smart product, cose di questo tipo. Nell’imminente futuro, ovvero già nei prossimi anni la tendenza è di inserire funzionalità che permettano di approcciare anche aziende meccaniche – quelle del machinery, che fanno automation, che producono oggetti con migliaia di componenti. Di fatto, lo zoccolo duro del sistema produttivo italiano. Andremo quindi a creare un’alternativa ai nostri prodotti on-prem, come Inventor o lo stesso AutoCad, inserendo sempre più funzionalità per la meccanica. Anche perché le altre ci sono già, la parte estetica, la plastica, la simulazione sono già presenti. Miglioreremo la parte relativa al Generative Design, con nuovi algoritmi di calcolo, e aggiornamenti all’intelligenza artificiale». Fusion può anche contare su applicazioni sviluppate da terze parti, che vengono ospitate sul sito della piattaforma. Si tratta soprattutto di soluzioni molto verticali, e dispongono di una sorta di marketplace che funziona come gli App Store. Lo sviluppo di queste soluzioni è basato su Forge, esattamente come Fusion, per cui godono di una perfetta integrazione con la piattaforma.

All’interno di Fusion 360 Autodesk ha inserito le funzionalità dei suoi software stand alone leader di mercato

La politica commerciale

Quanto costa usare Fusion in azienda? Premesso che dalla lista della spesa spariscono i tradizionali costi di acquisto e gestione dell’hardware (e del relativo personale dedicato), la spesa viva è costituita da un abbonamento che all’azienda costa intorno ai 500 euro l’anno in versione base. Questa versione base comprende un po’ tutte le funzionalità, quindi è possibile modellare, creare circuiti, simulare, fare Cam, controllare le stampanti 3D, oltre ovviamente a progettare. «In pratica nella licenza base sono disponibili tutti gli ambienti – conferma Crocetti – ma in ogni ambiente sono a disposizione le funzionalità di base, mentre i comandi più avanzati sono disabilitati. Per attivare questi ultimi bisogna acquistare quelle che noi chiamiamo Extension. Per esempio, se nel modulo manufacturing devo controllare una macchina a 5 assi, la funzione è disabilitata nella licenza base ma posso abilitarla acquistando la relativa Extension. Queste funzionalità aggiuntive sono disponibili sia in abbonamento, sia con una formula pay-per-use detta Flex, una sorta di gettoni ricaricabili. Sono utili se, per esempio, devo usare una funzionalità sofisticata per un periodo di tempo limitato, per esempio un paio di giorni».

Il fatto di risiedere in cloud semplifica molto il processo di comunicazione, condivisione o anche di condivisione, dei dati con fornitori e clienti in una logica di supply chain

Al di là della riduzione dei costi fissi, al di là delle ampliate possibilità collaborative, possiamo sottolineare in conclusione che passare a Fusion non è certo un processo traumatico all’interno di un’azienda. Chi era abituato a trovare determinate funzionalità nei software Autodesk on-prem probabilmente le ritroverà in Fusion, con un’interfaccia unificata per tutte le funzioni e più comoda da usare. E avere a disposizione tutta la piattaforma significa poter sfruttare anche funzionalità che magari usiamo di rado. «Il passaggio a Fusion dovrebbe far parte di un generale cambiamento che dà tutta una serie di vantaggi, soprattutto in questi momenti in cui è necessario in azienda comunicare velocemente, evitare errori, non sprecare materiali. Se posso disporre di strumenti che mi facilitano la comunicazione, la collaborazione e l’accesso ai dati, perché non provarli?» conclude Crocetti.














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