Per Autodesk il futuro del Cad è collaborativo, on demand e sul cloud

di Marco Scotti ♦︎ La multinazionale già dallo scorso anno realizza l'intero fatturato software tramite abbonamenti e non più tramite vendita di licenze perpetue. Approdare sulla "nuvola" consente di accelerare l'accesso ai dati e di migliorare il lavoro in azienda. Ed è pronta ad abbandonare l'esclusiva in favore di un ecosistema aperto

Autodesk Technology Center Toronto

Domanda neanche troppo provocatoria: dove sta andando il Cad? Qual è il suo futuro e la sua naturale evoluzione? È un quesito fondamentale per chi, come Autodesk, è un tech vendor che deve la gran parte delle sue iniziali fortune proprio alla commercializzazione di sistemi per il design tridimensionale. «Dall’esterno – ci spiega Samuele Gallazzi, sales account manager della multinazionale americana in Italia – in ambito meccanico questo sistema viene percepito come un mercato ormai sostanzialmente statico, in cui le principali innovazioni sono ormai state messe in pista. Niente di più sbagliato: oggi facendo intersecare il mondo del Cad con il cloud si generano due effetti benefici: accelerazione del ciclo produttivo e un nuovo approccio collaborativo».

Insomma, una piccola rivoluzione trasversale che permette di dare nuova vita e un nuovo concetto di business anche a un sistema che ha una storia piuttosto lunga. Ma che sta cambiando pelle: prova ne sia che dall’anno scorso l’intero fatturato software di Autodesk è realizzato tramite abbonamenti (subscription) e non più tramite la vendita di licenze perpetue. Un cambio di approccio in ottica servitizzazione – paghi solo se usi – che modifica anche le strategie interne delle aziende che possono decidere a chi destinare determinati prodotti e a chi permettere l’accesso a informazioni più o meno sensibili.







 

Il futuro del Cad e il matrimonio con il cloud

Autodesk Technology Center Boston. Autodesk, è un tech vendor che deve la gran parte delle sue iniziali fortune proprio alla commercializzazione di sistemi per il design tridimensionale

«Autodesk è un tech vendor che deve moltissimo al Cad – ci spiega Gallazzi – ma oggi sentiamo la necessità di rinnovare la nostra offerta, senza ovviamente gettare via il nostro passato. C’è un filone di pensiero che dice: il Cad è quello, non si può fare granché di diverso. È come se si rimanesse ancorati a un concetto di progettazione tridimensionale di vent’anni fa, con il fermento dell’informatizzazione dell’epoca. Noi invece abbiamo deciso di rilanciare: abbiamo creato una piattaforma ex novo, abbiamo messo all’opera centinaia di sviluppatori. Perché? Perché riteniamo che ci siano delle grandi prospettive e delle grandi potenzialità per il mondo del Cad che merita di essere ripensato».

Non è un caso che Autodesk abbia portato avanti diversi progetti, tra cui il più avveniristico è probabilmente quello di fondere il Cad con il cloud. Secondo le rilevazioni della multinazionale americana si ottengono due benefici sostanziali per le aziende: il primo, di carattere pratico, è che si incrementa la rapidità di accesso ai dati. Questo perché le informazioni non sono più sulla singola macchina del professionista, ma in una “nuvola” facilmente raggiungibile senza appesantire i pc con il prodotto che si sta usando. Il secondo, che ha invece una venatura più filosofica, riguarda la collaborazione in azienda: chiunque abbia i dovuti permessi può partecipare, intervenire, modificare un determinato progetto in modo da incrementare la circolazione della conoscenza nei perimetri aziendali. Non più un mondo chiuso, ma aperto e più ecumenico. E, come si vedrà oltre, non è l’unica novità da questo punto di vista.

 

La collaborazione in azienda: rischi e opportunità

Samuele Gallazzi, Sales Account Manager di Autodesk

«La collaboration – aggiunge Gallazzi – è un tema piuttosto nuovo, soprattutto se trasportata nel mondo del cloud. Al di là degli ovvi vantaggi legati alla potenza di calcolo remotizzata (pensiamo al generative design), è bene ricordare che il Cad contiene informazioni particolarmente sensibili dal punto di vista della proprietà intellettuale. Facile pensare, dunque, che servano degli “sbarramenti” per fare in modo che non tutti abbiano lo stesso livello di accesso a un determinato disegno. Ad esempio, se si vuole appaltare all’esterno la creazione di un componente, si possono condividere solo alcune linee guida e non l’intero complesso d’informazioni. Nel mondo del Cad la protezione delle informazioni avviene consegnando agli esterni una geometria approssimata di quello che si sta producendo così da non cedere know-how».

 

Dalla licenza perpetua alla sottoscrizione

Autodesk Tech Center San Francisco Fusion 360

L’altro grande punto di svolta per Autodesk è rappresentato dal progressivo cambio di modello di business commerciale. Se fino a qualche anno fa l’acquisto delle licenze era un passaggio obbligato per tutti gli utilizzatori dei software Cad, dallo studio di architettura alle grandi multinazionali, già oggi la situazione è cambiata drasticamente. «Nel primo trimestre di quest’anno – aggiunge Gallazzi – abbiamo avuto più del 90% di revenues che provengono dalle subscription. Dal prossimo anno ci aspettiamo che i ricavi dalle licenze “perpetue” diventino pari a zero. E questo riguarda tutti, dalle aziende più dimensionalmente rilevanti ai piccoli studi professionali. Ma c’è di più: stiamo abbandonando anche le cosiddette licenze anonime, ovvero quelle che vengono installate su un computer senza avere poi il tracciamento di chi le impiega».

 

Niente più esclusiva

Dirt Bike Fusion. Fusion è una piattaforma che nasce con una filosofia totalmente aperta

Infine la sorpresa più grande: Autodesk ha deciso di aprire il suo Cad. Storicamente, infatti, questo software era un sistema proprietario chiuso. Una volta che si sceglieva il prodotto di un determinato vendor, si veniva a creare una situazione chiamata “lock-in”, che rende piuttosto complicato l’abbandono di questo o quel brand. Era una sorta di chiusura simile, ma ancora più rigida, a quella che si riscontra tutt’ora con i sistemi operativi. «Nella nostra visione – conclude Gallazzi – alla base di tutto c’è Fusion, ovvero una piattaforma che nasce con una filosofia totalmente aperta. E questo aggettivo deriva dal fatto che non sa solo esportare le geometrie nei formati standard, cioè non proprietari di un determinato vendor, ma nella sua totale capacità di leggere o scrivere documenti con un’estensione diversa, anche dei competitor».














Articolo precedenteArriva LinSelect, il nuovo strumento di selezione e posa di Bosch Rexroth
Articolo successivoLandini aggiorna la gamma di trattori Rex 4 coi motori Stage V






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui