A&T e Polimi, digital transformation: pronto solo un quarto delle aziende

Presentata durante la Fiera che si sta svolgendo a Torino la ricerca dell'Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi dell'ateneo milanese. Emergono numeri allarmanti

In Italia, nove imprenditori su dieci considerano l’innovazione e la visione 4.0 necessari per lo sviluppo del business aziendale. Ma allora, perché solo il 26% delle nostre imprese presenta una maturità digitale adeguata a competere sui mercati globali?

Sono questi i due dati più eclatanti, e contraddittori, emersi da una ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi del Politecnico di Milano, presentata in anteprima alla Fiera A&T, in scena dal 12 al 14 Febbraio all’Oval Lingotto di Torino.







A mancare alle nostre pmi è la reale volontà di innovare: nel 2020, le previsioni di investimento in digitale sono prevalentemente invariate o ridotte per la maggior parte delle piccole e medie imprese rispetto all’anno 2019, confermando una visione strategica digitale ancora troppo timida.

L’innovazione digitale nelle pmi italiane. Fonte Osservatorio Polimi

«Oltre il 70% delle pmi italiane, dal nostro osservatorio di fiera specializzata – dichiara Luciano Malgaroli, Ceo della Fiera A&T – è consapevole che occorre investire in innovazione e digitalizzazione per affrontare le sfide della competitività globale. Gli Imprenditori hanno ben presente che serve una strategia industriale inclusiva, che consideri l’innovazione centrale in tutto il processo produttivo. Occorre aprirsi alle nuove tecnologie, investire in formazione, sdoganarsi da visioni soggettive di breve periodo e scegliere sistemi innovativi abilitanti di medio lungo. In sostanza, è necessaria non solo un’agenda industriale che spazzi via la paura degli imprenditori e consegni al Paese un asset produttivo coraggioso e innovativo, ma anche fare chiarezza e raccontare cosa e come fare, concretamente, per permettere a chi guida o gestisce un’azienda di investire correttamente e capire quali tecnologie servono realmente. In A&T questo desideriamo offrire ai nostri visitatori: capire come innovare, con quali tecnologie e attraverso quali competenze».

La reticenza nell’allocare investimenti in digitalizzazione da una parte è spiegata da una visione imprenditoriale che guarda più al breve che al medio lungo termine, dall’altra da alcuni fattori di freno: costi di acquisto delle tecnologie digitali percepiti come troppo elevati (27%); mancanza di competenze e di cultura digitale nell’organizzazione (24%); scarso supporto da parte delle istituzioni (11%). Su quest’ultimo punto si riscontra una scarsa conoscenza da parte delle imprese degli incentivi governativi in vigore, in particolare nel Centro e Sud Italia: si è rilevato che ad esempio il 68% degli imprenditori non è aggiornato sugli incentivi relativi ai voucher consulenza in innovazione promossi dal Mise.

La maturità digitale nelle pmi italiane. Fonte Osservatorio Polimi

Nel Nord-Ovest italiano, dove risiede il 32% delle pmi, esiste un maggiore livello di maturità digitale relativa a specifici processi interni – è ad esempio più elevato che in altre aree geografiche il grado di adozione di sistemi gestionali e di tecnologie IoT – ma guardando a un processo di innovazione a 360° i dati preoccupano: il 13% non ha alcuna figura che si occupa delle tematiche Ict e digital, il 32% non adotta soluzioni di cyber security, il 20% non ha un sito web.

«Manca la reale volontà di innovare da parte degli imprenditori italiani – commenta Giorgia Sali, ricercatore senior dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle pmi del Politecnico di Milano, che ha curato e presentato la ricerca – Le previsioni di investimento in processi digitali nel 2020 parlano di stagnazione e in alcuni casi anche di contrazione rispetto all’anno appena trascorso, confermando una visione di sviluppo in ottica 4.0 ancora troppo timida. La reticenza nell’allocare investimenti in digitalizzazione da una parte è spiegata da una visione imprenditoriale che guarda più al breve che al medio lungo termine, dall’altra dalla presenza di alcuni elementi di freno, quali i costi di acquisto dei servizi digitali percepiti come troppo elevati (27%), la mancanza di competenze e di cultura digitale nell’organizzazione (24%), lo scarso supporto da parte delle istituzioni (11%). Su quest’ultimo punto, si riscontra anche una scarsa conoscenza da parte di chi guida le aziende degli incentivi messi in campo dal Governo, in particolare nel Centro e Sud Italia: si è rilevato che ad esempio il 68% degli imprenditori non è aggiornato sui voucher consulenza in innovazione promossi dal Mise».














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