Ricerca Asterys: il covid ha reso le aziende più agili, ma sono a rischio involuzione

L'indagine evidenzia la tendenza a tornare a vecchi schemi gerarchici che non sono compatibili con le moderne esigenze di business e rendono più complessi i programmi di cambiamento organizzativo

Nel 2020 la collaborazione fra differenti team della stessa azienda cala rispetto al 2017.

Asterys, società internazionale di sviluppo organizzativo, ha svolto una ricerca sui cambiamenti imposti dal covid all’organizzazione aziendale. Il campione è composto da 560 executive, manager e lavoratori di aziende con almeno 200 dipendenti, con sede in Italia o altre nazioni europee. Se da un lato si nota una maggiore agilità organizzativa, dall’altro la ricerca evidenzia un ritorno delle classiche organizzazioni gerarchiche, che Asterys definisce «incompatibili con le esigenze del mondo del business di oggi e di domani».

Lo studio, intitolato Organizzazione 2020: rischio involuzione, ribadisce che lo smart working continuerà a rappresentare la principale modalità di lavoro: solo il 28% del campione ritiene che sarà ancora centrale. Per il restante 72%, rimarrà un luogo di appoggio dove incontrarsi per collaborare su alcuni progetti, ma la maggior parte del lavoro verrà svolto da remoto.







«Con l’introduzione dello smartworking, che in Italia sarebbe più corretto chiamare ‘lavoro da remoto’, le persone possono perdere la visione sistemica della propria azienda poiché spesso non hanno a disposizione tecnologie e metodologie in grado di supportare una vera collaborazione virtuale tra team», spiega Stefano Petti, partner di Asterys. «Un problema questo che non è da imputare al solo momento che viviamo, ma che affonda le sue radici nell’incapacità di molte aziende di comprendere che forma dovrebbe avere la propria organizzazione per far sì che all’interno si possa favorire un diverso modo di lavorare delle persone, che sia più efficace e in grado di garantire un livello di performance maggiore, per poter essere competitiva domani».

Non mancano criticità: se si confrontano i dati con quelli dell’indagine svolta da Asterys nel 2017 (dove però il campione era limitato ad aziende con più di 1.000 dipendenti), si nota come la percentuale dei team che avranno la responsabilità di delineare le loro strategie e i loro obiettivi in modo autonomo scende dal 51% del 2017 al 28% del 2020; e coloro che ritengono che le persone saranno auto-dirette e sarà loro riconosciuta piena autonomia scende dal 47% del 2017 al 33% del 2020. Non solo: la percentuale di chi ritiene che l’ambiente di lavoro dell’azienda di successo del futuro sarà semplificato con sistemi dinamici e procedure snelle passa dal 57% del 2017 al 45% del 2020 e quella di chi avverte la necessità di centralizzare le decisioni al vertice della propria impresa arriva al 35% rispetto al 27% del 2017.

«La centralizzazione delle decisioni e delle strategie unita all’adozione di processi rigidi in un mondo ad alto tasso di complessità e ad alta velocità di cambiamento fa rischiare alle aziende di perdere competitività, di non essere velocemente responsive verso le esigenze dei clienti, e di reagire troppo lentamente nelle fasi di crisi». prosegue Petti. «In tutto il mondo, un numero sempre crescente di aziende inizia ad adottare strutture e processi semplificati e lean e punta sull’autorità distribuita per migliorare la propria agilità organizzativa. Un esempio lampante è la crescita del numero di aziende che sta adottando AEquacy, la struttura organizzativa senza gerarchia e centrata sull’uomo che abbiamo introdotto due anni fa».














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