Elettrificazione, economia circolare e platform-based manufacturing: dove va la manifattura lombarda?

di Marco De' Francesco ♦︎ Per cogliere le opportunità del settore è fondamentale aumentare gli investimenti Il cammino verso la Fabbrica intelligente. I temi chiave: energia, semiconduttori e digitalizzazione. Il ruolo del Cluster. Se ne è parlato durante l'assemblea generale di Afil. Con Christian Colombo,, Tullio Tolio, Alessandro Fermi, Marek Przeor e Laura Rocchitelli . La testimonianza di Amalia Ercoli Finzi

«Il settore manifatturiero lombardo è impegnato in una doppia transizione: quella verso la digitalizzazione ed efficienza e quella verso la sostenibilità». Lo ha affermato il presidente di Afil (Associazione fabbrica intelligente lombardia) Christian Colombo, in apertura dell’Assemblea Generale del Cluster, che si è tenuta il 26 giugno 2023 a Milano, presso Palazzo Lombardia.

Nel corso dell’evento sono state individuate ulteriori sfide per il comparto, che da una parte sono declinazioni dei due citati trend, e dall’altra sono – a detta di Tullio Tolio, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di AFIL, nonché docente di Sistemi Integrati di Produzione al Politecnico di Milano – «grandi opportunità, non prive di rischi»: economia circolare, passaporto digitale, elettrificazione e produzione basata su piattaforme.







«Già considerando le prime due sfide, ci si rende conto che le aziende del passato non possono più rimanere statiche. Ad esempio, con l’economia circolare cambiano le tecnologie di produzione, la logistica, l’interazione con l’utente e tanto altro. Il punto è questo: siamo capaci di queste trasformazioni in Lombardia?» – si è chiesto Tolio.

Afil sta già facendo la sua parte. È il Cluster tecnologico per il manifatturiero avanzato della Regione Lombardia. È l’ecosistema di innovazione che aggrega in una filiera regionale stabile le imprese (dalle grandi alle start-up), i centri di ricerca, le università e le associazioni industriali. Per affrontare le citate sfide ha dato vita alle Strategic Communities, che sono invece gruppi di lavoro composti da esperti aziendali e del mondo della ricerca, come rappresentanti delle associazioni che si riuniscono per definire priorità comuni, trasferire soluzioni innovative ed implementare attività a beneficio dell’ecosistema regionale.

Nel corso dell’Assemblea annuale, Tolio ha chiesto alla Regione Lombardia di potenziare le risorse europee che arrivano in Lombardia, così da renderla una realtà leader per quel che riguarda l’innovazione a livello comunitario, ma anche di potenziare i centri di ricerca e le università lombarde, nellottica di una sempre maggiore collaborazione con le imprese e di garantire il trasferimento tecnologico dai laboratori di ricerca all’azienda. Un impegno d’investimento richiesto anche alle aziende private.

«Il mio primo obiettivo è quello di spendere le risorse messe a disposizione della manifattura lombarda e ciò per creare un volano positivo per il territorio» – ha affermato Alessandro Fermi, assessore all’Università, ricerca e innovazione della Regione Lombardia.

All’evento hanno partecipato, oltre alle personalità già citate, Amalia Ercoli Finzi, professoressa onoraria di Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Milano; Marek Przeor, team leader cluster policy della DG Grow della Commissione Europea; Laura Rocchitelli, presidente e ceo di Rold, oltre che numero uno di Its Lombardia Meccatronica; Paolo Vercesi, direttore esecutivo di Afil.

Il ruolo di Afil per il futuro del manifatturiero lombardo

Laura Rocchitelli (Presidente e CEO di ROLD) e Tullio Tolio (Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di AFIL)

1) Quanto conta il manifatturiero lombardo

Quanto alla manifattura del Belpaese, «l’Italia ha sempre creduto in questo settore» – afferma Tullio Tolio. Infatti, il Belpaese «ha mantenuto con costanza la settima posizione nella classifica mondiale dei Paesi manifatturieri, benché altri siano più grandi, ricchi e abitati».

Quanto invece al manifatturiero lombardo, pur considerando i dati del 2020, che di certo non è stato un anno felice, conta per 229 miliardi di Euro di fatturato e per 60 miliardi di valore aggiunto, pari al 27% del valore italiano. La Lombardia è la seconda regione manifatturiera dEuropa. Con 83.709 aziende, occupa 888.615 dipendenti. «È il settore che consente agli altri e all’economia locale di funzionare, perché porta risorse e servizi. Altri comparti sono più evidenti, ma la manifattura è centrale» – afferma Tolio.

2) Il futuro del manifatturiero lombardo

«Data la sua posizione dominante in Europa, si può dire che il futuro del manifatturiero lombardo sia al sicuro? Purtroppo, no» – continua Tolio, chiarendo poi che «neppure la Lombardia può contare sull’attuale posizionamento del proprio manifatturiero, a meno che non si continui ad investire. Il fatto è che il comparto è attraversato da importanti cambiamenti».

Tolio fa l’esempio dell’economia circolare. «È un’idea molto semplice: il flusso non è più lineare; piuttosto si tratta di chiudere un cerchio, con il riutilizzo dei componenti (re-manufacturing) o dei materiali. Il riciclo può avvenire nel medesimo o in altri settori». Tuttavia, affinché l’economia circolare si avveri, occorre una forte organizzazione di filiera.

L’altro esempio è quello del passaporto digitale. Serve per raccogliere dati sia sul prodotto sia sulla catena di approvvigionamento: l’idea è quella di ottenere un livello altissimo di trasparenza, condividendo le informazioni lungo l’intera catena del valore, compresi i consumatori. Così, tutti gli attori hanno la possibilità di comprendere meglio materiali, componenti, prodotti e l’impatto ambientale.

C’è poi un altro grande cambiamento in corso, verso l’elettrificazione. Riguarda tantissime aziende lombarde, primi fra tutti i componentisti del settore automotive. «Anche qui, cambia tutto: cosa valeva e cosa vale di più nella fabbricazione di un’auto, passando dai combustibili fossili al green? Nel primo caso, il motore, le trasmissioni e il sistema di gestione dei fluidi; nel secondo caso, la batteria, l’inverter e il propulsore elettrico» – afferma Tolio. Si tratta, in buona sostanza, di realizzare dei componenti diversi.

Un’altra sfida è quella rappresentata dal platform-based manufacturing. È un paradigma di produzione industriale in rapida diffusione. Funziona così: l’azienda manifatturiera si collega online alla piattaforma e inserisce un disegno CAD dell’oggetto che intende realizzare; la piattaforma individua il fornitore, definisce tempi e costi dell’operazione, inoltrando all’impresa un preventivo. È tutto molto semplice. «Anche qui ci sono enormi cambiamenti, soprattutto in termini di supply chain» – afferma Tolio.

Per Tolio, la Manifattura lombarda potrà rimanere al top solo con un approccio corale e strategico

3) Le azioni di Afil

Come si diceva, Afil ha dato vita alle Strategic Communities. In pratica, sono state create per aggregare ed accompagnare i propri Soci in un percorso di crescita strutturato e dal chiaro impatto industriale, con maggiore attenzione e focalizzazione sulle recenti frontiere, tematiche e tecnologie. Le Strategic Communities affrontano importanti tematiche. Infatti, attualmente sono sei: Additive Manufacturing, Secure and Sustainable Food Manufacturing, Advanced Polymers, Digital Trasformation, Circular Economy for De- and Remanufacturing, Smart Components. «Va detto che non sono da intendersi come realtà immutabili: sono in continua evoluzione e possono, nel tempo, variare il proprio focus» – afferma Tolio.

Inoltre, su richiesta della Regione Lombardia, Afil ha coordinato la redazione di due Roadmap: una sulla Ricerca e Innovazione per l’Economia Circolare e l’altra sull’Intelligenza Artificiale.  La prima, già stata approvata dalla Giunta Regionale nel maggio 2020, riguarda la produzione, la distribuzione, l’utilizzo e i servizi, la raccolta dei prodotti post-uso, il re-manufacturing, il riciclo e i processi biochimici per il recupero delle materie prime. La seconda Roadmap è attualmente in fase di finalizzazione.

 

C’è poi la Manifestazione di interesse per le filiere, un’iniziativa di Regione Lombardia, gestita in collaborazione con Unioncamere Lombardia: essa intende supportare lo sviluppo ed il consolidamento delle filiere e degli ecosistemi regionali di eccellenza, nonché di generarne di nuove in funzione della specializzazione regionale e delle tecnologie ed industrie emergenti. Afil ha facilitato la nascita di numerose filiere: cinque sono state presentate e approvate (Automotive – Lightweight; RE4TES nel tessile; AMaLo nella Manifattura Additiva; la filiera intelligente e sostenibile dei Polimeri Avanzati e quella sostenibile e innovativa in ambito siderurgico); tre sono in fase di valutazione (Produzione alimentare sicura e sostenibile, Machinery, Automotive – Elettrificazione del veicolo); due sono in lavorazione (Componentistica intelligente, Moda e Tessile).

4) Le sfide per Regione Lombardia

l’Iniziativa Vanguard, che coinvolge 39 regioni europee e ha lo scopo di creare network e definire temi per le progettualità interregionali ad alto TRL

Se si guarda alla spesa in R&D delle imprese della Lombardia, ci si accorge che, in proporzione al PIL regionale, non è fra le più alte: meglio della Lombardia (1,33%) fanno Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Provincia di Trento, Toscana, Veneto e Liguria. Occorre dunque investire per essere più competitivi.

Si deve poi cercare di portare risorse e conoscenze addizionali dall’Europa in Lombardia. Si pensi all’Iniziativa Vanguard, che coinvolge 39 regioni europee e ha lo scopo di creare network e definire temi per le progettualità interregionali ad alto Trl (livello di maturità tecnologica).

«Insomma, si deve creare un ecosistema lombardo di Ricerca e Innovazione, potenziando i laboratori scientifici delle università e dei centri di ricerca locali, favorendo una collaborazione stretta tra questi e le aziende, caldeggiando la nascita di pilot case nelle imprese per portare innovazione nel tessuto produttivo e supportando i Cluster Tecnologici anche con premialità significative» – termina Tolio.

Raddoppiare e spendere le risorse per la manifattura

Secondo l’assessore Alessandro Fermi, una delle prime decisioni che ha preso è stata quella di «stringere speciali rapporti con l’Assessorato allo Sviluppo Economico, a capo del quale vi è Guido Guidesi, per raddoppiare le risorse rispetto ai fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) 2021-2027, che per noi ora ammontano complessivamente ad oltre un miliardo di euro».

In particolare, Fermi intende «raddoppiare le risorse da spendere rispetto alla precedente legislatura, 250 milioni di euro contro 114, e utilizzarle tutte».

Ed è qui che, secondo Fermi, Afil ricopre un ruolo centrale, «di responsabilità». «In Regione – afferma – abbiamo bisogno di indicazione chiare sulle esigenze del settore manifatturiero tra cinque o dieci anni, in modo di capire dove investire nel migliore dei modi le risorse».

Christian Colombo (Presidente di AFIL) e Alessandro Fermi (Assessore all’Università, Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia)

Peraltro, Fermi ha annunciato che «presto sarà pubblicata la Misura ricerca & innova, per promuovere progetti di ricerca, sviluppo e innovazione delle PMI lombarde. Cambieranno però i criteri di valutazione: l’elemento vincente sarà collegato agli obiettivi e attività e non all’ordine cronologico di ricezione delle domande. Da qui alla fine dell’anno, poi, sarà pubblicato il Bando Brevetti, per sostenere l’acquisto di servizi per l’innovazione tecnologica, strategica, organizzativa e commerciale delle imprese. Seguirà poi il lancio della Call Hub Ricerca e Innovazione, per rafforzare la capacità innovativa del territorio e le infrastrutture della R&I».

Un problema da risolvere, secondo l’Assessore, è il reperimento e la formazione del personale nella Pubblica Amministrazione, problema che incorre anche nelle fabbriche.

Verso la fabbrica intelligente

«Io ho l’impressione che molte fabbriche siano già 5.0, che siano già molto intelligenti, a seguito dell’implementazione dell’Intelligenza Artificiale. È un bene, perché la fabbrica deve essere il laboratorio dove mettere alla prova le nostre idee» – afferma Amalia Ercoli Finzi. Una keynote interview di rilievo, quella della più importante scienziata aerospaziale italiana, soprattutto se messa in relazione ai rapporti tra scienza e industria. Intervistata dal Direttore Esecutivo del Cluster Paolo Vercesi, che è stato anche suo studente, Ercoli Finzi ci ha ricordato che la sua attività scientifica più importante è stata svolta su tematiche proprie della progettazione e realizzazione di missioni spaziali: le sue ricerche si collocano nella maggior parte dei casi in programmi internazionali, proposti e finanziati dalle agenzie spaziali (Asi, Esa, Nasa). Esse sono il risultato di collaborazioni tra industrie, accademie e centri di ricerca italiani e stranieri, e sono state pubblicate in oltre 180 lavori distribuiti tra contributi a monografie, pubblicazioni su riviste e comunicazioni a congressi. E, per Ercoli Finzi, anche dallo spazio lindustria può prendere molto. «I satelliti applicativi ci sono già e non servono soltanto per le previsioni del tempo: fanno misure, calcoli, abilitano funzioni» – afferma Ercoli Finzi. Si pensi all’agricoltura di precisione o alla possibilità di realizzare semafori intelligenti guidati da satelliti.

Secondo Amalia Ercoli-Finz, l’industria aerospaziale italiana è un’eccellenza. Non solo nel risolvere le sfide, ma anche nel proporne di nuove

C’è però un problema da risolvere, che riguarda in parte il mondo scientifico, e molto l’industria e la manifattura in particolare: poche donne appassionate di Stem, e poche nei ruoli chiave. «In realtà ci sono, e sono persone sensibili e speciali, ma non hanno ancora raggiunto la massa critica per contare: la giusta proporzione, a mio avviso, dovrebbe essere caratterizzata dalle donne al 60%» – afferma Ercoli Finzi.

C’è un punto a favore per il Belpaese, afferma la professoressa: gli Italiani sono creativi, sono capaci di affrontare progetti speciali, come ad esempio, la Stazione Spaziale Internazionale: «Funziona benissimo e lì abbiamo lavorato bene alla rigidità della struttura, elemento fondamentale in un contesto di grandi differenze di temperatura. E poi, la famosa cupola è stata realizzata in Italia con materiali e strutture innovative, esperienze utili da esportare anche nella fabbricazione manifatturiera».  Altri esempi, quelli della sonda di accometaggio Philae, o di ExoMars.

Le risposte europee

Il Mercato unico europeo esiste da 30 anni e conta per il 15% del pil mondiale, nonché per il 16,2% del commercio di beni e servizi. È sede di 23 milioni di aziende che danno lavoro a 128 milioni di persone. Circa 17 milioni di europei vivono e lavorano in un Paese diverso dal proprio.

Se consideriamo i pilastri dell’Unione Europea, dal 1993 al 2021 l’export intra-europeo (e quindi il libero movimento dei beni) è aumentato del 510%; mentre tra il 2013 ed il 2021 gli investimenti stranieri diretti intra-comunitari (libero movimento di capitali) hanno fatto riscontrare un incremento del 35%; infine, dal 2006 al 2021 è cresciuta dall’1,8% al 3,4% la mobilità dei lavoratori intra-EU (libero movimento delle persone).

Se consideriamo i pilastri dell’Unione Europea, dal 1993 al 2021 l’export intra-europeo (e quindi il libero movimento dei beni) è aumentato del 510%; mentre tra il 2013 ed il 2021 gli investimenti stranieri diretti intra-comunitari (libero movimento di capitali) hanno fatto riscontrare un incremento del 35%

«Ci sono poi oltre 1500 Cluster che operano nel Mercato Unico» – afferma Marek Przeor, funzionario della DG Grow della Commissione Europea. Dall’1 settembre 2022 sono stati lanciati 30 Euroclusters (tra cui PIMAP4Sustainability, di cui Afil è partner) per attuare la strategia industriale dell’UE. Si tratta di iniziative strategiche intersettoriali, interdisciplinari e transeuropee di Cluster industriali e altri attori economici come organizzazioni di ricerca, aziende, e altro. C’è poi Enterprise Europe Network (Een), che aiuta le imprese a innovare e crescere su scala internazionale. È la più grande rete di supporto al mondo per le piccole e medie imprese (pmi) con ambizioni internazionali. «La strategia europea, peraltro, contempla alleanze industriali in temi critici come le batterie, le plastiche circolari, le materie prime» – continua Pzreor, «Ora, però, grandi sfide riguardano lindustria».

La prima sfida è quella del digitale, che si declina nella posizione dominante di certe grandi piattaforme; e nella distribuzione online di prodotti e contenuti illegali. Di qui il Digital Market Act (che, ad esempio, proibisce il tracciamento degli utenti al di fuori delle piattaforme) e il Digital Service Act (che, ad esempio, crea sistemi di protezione per i minori).

La seconda è quella dell’energia, che si declina negli evidenti problemi dell’incremento dei prezzi e del rischio di una sua carenza. Di qui REPower EU, che punta a diversificare la fornitura di gas, a incrementare la profusione di biometano e idrogeno e ad aumentare l’uso delle rinnovabili e dell’elettrificazione.

La terza è quella dei semiconduttori, che sono componenti elettronici essenziali. I problemi sono la dipendenza dall’Asia e il rischio di una loro mancanza. La soluzione? Il Chips Act, che stanzia 43 miliardi di Euro per produrli in Europa.

La quarta è quella delle materie prime critiche, come il litio, il cobalto, la grafite, il silicio. Si utilizzano in tutte le tecnologie green. Quanto ai problemi, di fronte ad una domanda crescente, sono quelli della crescita dei prezzi e della dipendenza dell’Europa da altri contesti geografici. La risposta? Il Critical Raw Material Act, che prevede diversificazione delle fonti, sfruttamento dei depositi europei e riciclo.

La quinta e ultima è quella delle tecnologie green.  Queste coinvolgono diversi settori, dal fotovoltaico agli elettrolizzatori, dall’eolico offshore al biometano, dalle batterie alla cattura della CO2. Le tecnologie a zero emissioni (net-zero) avranno un mercato di 600 miliardi di Euro nel 2030; dal 2020 al 2021 l’ecosistema net-zero europeo è raddoppiato, raggiungendo un valore di 100 miliardi di Euro. Di qui il Net-zero Industry Act, che semplifica il quadro di regolamentazione di queste tecnologie, ne facilita lo scale-up industriale e incrementa la resilienza e la competitività dell’industria a zero emissioni.

«In sintesi, di fronte a tutti questi rischi e a tutte queste sfide, l’Unione Europea risponde con la diversificazione, con lo stimolo agli investimenti e con il riciclo. Le aziende hanno peraltro la possibilità di valutare l’ampio quadro delle opportunità di finanziamento europeo, e le PMI, in particolare, quello delle Open Call lanciate nell’ambito degli Euroclusters» – afferma Pzreor.

Sostenibilità e formazione

«Oggigiorno e sempre di più, crescita e innovazione delle aziende sono legate alla sostenibilità, con obiettivi a 360 gradi. Questa riguarda prodotti, processi, persone e formazione: è il modo per rimanere competitivi sui mercati. Anche i fornitori devono abbracciare questo approccio» – afferma la voce dell’imprenditoria Laura Rocchitelli.

Quanto all’impresa «non è un cortile chiuso, ma fa parte di un sistema aperto in cui entrano enti di formazione, università e la società in senso ampio. Senza la formazione di nuovi tecnici non è pensabile che il know-how delle aziende rimanga sostenibile nel tempo». Quanto agli Its, secondo Rocchitelli (che presiede quello dedicato alla meccatronica), costituiscono «un percorso diverso, ma parallelo all’università. Le aziende che collaborano con queste realtà sono propense a condividere le loro conoscenze e le loro best practices, perché da qui poi pescano i tecnici per arricchire la propria forza lavoro».














Articolo precedenteReport PwC su M&A: volano in Italia i segmenti Energy, Utilities & Resources (+13%) e Power & Utilities (+59,1%)
Articolo successivoRevamping 2.0: parti di ricambio stampate su misura per aggiornare i macchinari. Con Devitech e Xometry






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui