Nuovi modelli di business? Sì, ma con le tecnologie esponenziali! Parola di Altea Federation, che qui racconta tutti i suoi obiettivi

di Piero Macrì ♦︎ Cloud, Ai, machine e deep learning, big data, IoT generano sistemi che reagiscono agli shock posizionandosi a un livello evolutivo superiore di quello iniziale. Una visione che il network guidato da Andrea Ruscica ha declinato nel programma Fed to Future. Quattro i percorsi per concretizzare tech transfer e innovazione d’impresa: It as a service, intelligent enterprise, hyperautomation, multiexperience

«Incertezze e volatilità sono diventate le costanti del mercato. La sostenibilità di un’azienda non può più essere legata a piani programmatici e super strutturati ma la si deve raggiungere attraverso una maggiore disponibilità al cambiamento. Sperimentare, ridisegnare e consolidare l’innovazione con tecnologie best of breed che fanno riferimento al cloud, all’intelligenza artificiale, al machine e al deep learning, al big data e all’IoT. Sono le tecnologie esponenziali, che permettono di intraprendere un percorso verso sistemi antifragili che, come affermato dal filosofo e matematico Nicholas Thaleb, sono sistemi in grado di reagire a uno shock posizionandosi a un livello evolutivo superiore rispetto alla condizione iniziale».

Parola di Andrea Ruscica, presidente e Ceo di Altea Federation, un network di 20 imprese, ciascuna con una propria autonomia funzionale, che vanta un fatturato di 130 milioni di euro e un patrimonio di competenze informatiche e organizzative per supportare la trasformazione digitale delle aziende che operano nei più diversi settori dell’industria e dei servizi. Quello di Altea Federation è un modello snello, a partecipazione diffusa, che ha permesso di portare a bordo più di 50 equity partner. «L’abbiamo pensata per essere un sistema in grado di trasformare i rischi in opportunità – dice Ruscica – Il che significa aiutare le aziende a integrare nel proprio Dna, applicativo e di processo, le tecnologie che permettono di confrontarsi in mercati ad altissima turbolenza e competitività». Insomma, ogni crisi mette in gioco una capacità di adattamento e stimola la ricerca di una nuova forma. «La trasformazione dei mercati sollecita la creazione di smart company basate su tecnologie esponenziali. Rispetto a quelle tradizionali, nella stessa unità di tempo, sono potenzialmente in grado di raddoppiare in capacità e prestazioni oppure dimezzare i costi di un’attività o di un’operazione». Secondo Ruscica, lo scenario attuale richiede una disponibilità a un darwinismo evoluzionista che, sostenuto da tecnologie esponenziali, modifica gli assetti esistenti dando luogo a nuovi ecosistemi d’impresa. «Sopravvivono e prosperano, le imprese che riescono a metabolizzarle, le altre arrancano o scompaiono. Come dice Thaleb, il disequilibrio, e l’effetto disruptive, sono essenziali per la sostenibilità e mettono in crisi i sistemi rigidi che, per definizione, sono destinati a soccombere».







Disequilibrio, quindi, come elemento sistemico per raggiungere una nuova prosperità. Una volta erano le killer application a determinare i new deal, oggi la nuova frontiera non è più la singola applicazione o tecnologia: la chiave di volta per interpretare il proprio modo di essere sul mercato è la knowledge economy. Una visione che il Presidente di Altea Federation ha declinato nel programma di Fed to Future il cui obiettivo è interpretare e anticipare trend e tecnologie “data-intensive” che meglio si applicano ai contesti e alle più diverse esigenze di business. Quattro i percorsi con i quali le aziende del gruppo possono concretizzare il trasferimento tecnologico e l’innovazione d’impresa: It as a service, intelligent enterprise, hyperautomation e multiexperience. Quattro diverse dimensioni tecnologiche che si integrano nei singoli domini di competenza riferibili alle 20 diverse società satelliti della Federazione.

 

Dalla teoria alla pratica, tecnologie esponenziali per una supply chain predittiva e antifragile

Andrea Ruscica Presidente Altea Federation. Foto Simone De Luca

Un esempio di adozione di tecnologie esponenziali e di open collaboration, sviluppato secondo la visione Fed to Future antifragile di Altea Federation, è quello legato alla soluzione di supply chain predittiva messa a punto da Nextea, managing consulting company della federazione, insieme a sedApta, software provider internazionale con sede a Genova. La soluzione è basata su un framework di analisi e strategia adattativa che offre indirizzi operativi per adattarsi a eventi imprevisti e permettere alle aziende del manifatturiero di evolvere a un livello di performance superiore. Un sistema progettato in ottica antifragile, dunque, con funzioni di risk management e capacità real time nella gestione delle catene di valore globali.

Ecco, quindi, l’Adaptive Resilience Model per la mappatura prospettica dei rischi e la Control Tower Simulativa, per ottimizzare le reazioni lungo tutta la catena di fornitura. Nello specifico, l’Adaptive Resilience Model è un modello strategico cross industry che permette di intercettare e gestire ogni forma di evento, considerando sia i rischi frequenti, sia quelli unici e poco probabili. Da questa mappatura dei rischi, l’azienda può attivare delle azioni specifiche per mitigare i rischi e cogliere eventuali nuove opportunità. Cuore tecnologico del sistema è la Control Tower Simulativa, che consente di migliorare la visibilità sull’intero processo della supply chain e fare simulazioni di analisi del rischio quantificando gli impatti che ne possono derivare.

 

Trasferimento tecnologico centrato sui driver d’innovazione esponenziale

Altea Federation è nata ispirandosi attorno al modello di organizzazione esponenziale coniato dalla Singularity University di Peter Diamandis e Ray Kurzweil. Il termine indica un’azienda in grado di confrontarsi con le tecnologie ad altissima accelerazione ed è diventato il modo di guardare al mercato da parte delle aziende più innovative. Da un punto di vista operativo il modello di business di Altea Federation si traduce nel trasferire al mercato il più alto valore consulenziale sull’insieme di tecnologie che rappresentano i driver d’innovazione.

«La complessità e la velocità tecnologica richiede ormai una forte focalizzazione su domini di competenza diversificati, una cultura collaborativa multidisciplinare, apertura mentale e predisposizione alla contaminazione esterna, dice Ruscica. Il digitale è il denominatore comune a ogni progetto di trasformazione aziendale ma perché possa produrre risultati tangibili deve saper essere interpretato e gestito. Ecco, il nostro network d’imprese rappresenta il filtro attraverso il quale interpretare il nuovo mercato ed acquisire le tecnologie abilitanti il cambiamento. Questa capacità cambia le regole del gioco poiché permette di allineare le tecnologie con una visione moderna del business».

 

Altea Federation come entità olonica

Sede principale di Altea: Villa Erica a Baveno (VB)

Per usare la metafora di Arthur Koestler, Altea Federation è nata per essere un’entità olonica, un’organizzazione in grado di prendere decisioni e attuarle interagendo con tutti gli elementi di un network. Ciascuna azienda della Federazione ha due caratteristiche fondamentali: è ben identificabile, separabile dal resto del sistema e con una precisa identità, ed è parte di un sistema complessivo, senza il quale non è in grado di operare e da cui trae, almeno in parte, obiettivi di azione e vincoli di comportamento. Insomma, un sistema che si compone di tante parti, ciascuna con una specializzazione, una mission, in grado di lavorare in autonomia per raggiungere uno scopo.

«Sintetizzando, potremmo definire Altea Federation come un network di entità autonome e indipendenti, con competenze su domini tecnologici diversificati, che rispondono a un’unica regia per raggiungere uno scopo più alto – spiega il Presidente e Strategy Lead – Le tecnologie sono cresciute esponenzialmente, i campi di applicazioni sono sempre più numerosi. Tutto ciò richiede specializzazione in ogni singola industry. Senza un modello del genere saremmo destinati ad essere un’azienda di nicchia».

 

Capacità di risposta ad altissima specializzazione

È la capogruppo Altea Spa a svolgere il ruolo di regista dell’intera galassia federativa. «Tutti i sistemi corporate sono centralizzati e vengono distribuiti as a service a tutte le singole unità del network che sono così in grado focalizzarsi sulla loro mission ovvero rispondere ai bisogni delle imprese nel determinato segmento in cui si sono posizionate», racconta Ruscica. Come dire, ciascuna delle unità espone dei microservizi che possono essere attivati a seconda delle esigenze del cliente. «Un’organizzazione di questo tipo ci permette di essere flessibili e adattativi, mantenendo una capacità di risposta ad altissima specializzazione su tantissimi stimoli che provengono dall’esterno. Sono stati istituiti dei livelli di coordinamento che sovrintendono le operation e si impegnano a trasferire una visione, una cultura e un approccio comune al mercato. Ci sono poi dei business advisor che appartengono ad entità del netwok d’imprese la cui responsabilità è guidare il posizionamento e l’approccio al cliente di ciascuna company».

 

Il programma Fed to Future

La convention Becoming the Future del 2018 alla Triennale di Milano. Altea Federation, un network di 20 imprese, ciascuna con una propria autonomia funzionale, che vanta un fatturato di 130 milioni di euro e un patrimonio di competenze informatiche e organizzative per supportare la trasformazione digitale delle aziende che operano nei più diversi settori dell’industria e dei servizi

L’organizzazione federata di Altea è nata per semplificare il trasferimento tecnologico al mercato dando vita a un modello ad alta flessibilità che supera la classica value proposition. Ecco, quindi, il programma Fed to Future, che vuole essere una finestra sul futuro per fare compiere alle aziende un passo avanti in termini di competitività ed efficienza. Il programma si sviluppa attorno a 4 direttrici. L’It as service, on demand e pay per use, come modalità di provisioning tecnologico; l’intelligent enterprise per abilitare l’impresa interconnessa; l’hyperautomation, una combinazione di tecnologie avanzate che aumentano l’automazione dei processi e delle capacità umane; la multiriexperience ovvero tutto quanto è riferibile all’interfaccia uomo-macchine (realtà aumentata e virtuale, dispositivi web, mobili, wearable, conversazionali e immersivi).

 

As a service …. e nulla più come prima

«Le imprese vivono in sistemi interconnessi e questo determina una maggiore volatilità, dice il fondatore di Altea Federation. Occorre quindi disfarsi della rigidità del passato ed essere più flessibili facendo propria una logica di ingaggio delle tecnologie as a service. Hybrid e public cloud, on premise… Non importa cosa e come. Il concetto principe che deve trainare l’evoluzione è mettersi nella condizione di attivare dei servizi quando servono e per il tempo che servono. Fino a pochi anni fa era complicato applicare la trasformazione digitale a tutta una serie di processi aziendali. Algoritmi a supporto di processi industriali e intralogistici erano molto complessi da sviluppare e richiedevano molta capacità computazionale e di storage. Oggi, con il cloud posso avere cpu e terabyte per implementare la trasformazione e posso usare le risorse dinamicamente, on e off a seconda delle necessità. Ma non solo infrastruttura. Nel cloud hanno assunto sempre più rilevanza le piattaforme che mettono a disposizione librerie di servizi attivabili “on the fly” che consentono di disegnare l’operatività delle aziende in modo innovativo. Una condizione che permette di affrontare la volatilità del business e riuscire ad assorbire shock di sistema minimizzando i rischi. Il cloud si sta trasformando. Si va sempre più verso la creazione di centrali cloud distribuite localmente. È il cloud di prossimità, una tendenza che si va sempre più affermando e che comporterà un trasferimento da risorse on premise al cloud sempre più marcato. È un processo inevitabile».

 

Cambia il ruolo del system intyegrator

La convention Becoming the Future del 2018 alla Triennale di Milano. La trasformazione dei mercati sollecita la creazione di smart company basate su tecnologie esponenziali. Rispetto a quelle tradizionali, nella stessa unità di tempo, sono potenzialmente in grado di raddoppiare in capacità e prestazioni oppure dimezzare i costi di un’attività o di un’operazione

L’intelligenza è sempre più embedded nelle soluzioni e questo richiede di rivedere il ruolo del system integrator. «Le applicazioni sono intelligenti e hanno capacità autoconfigurarsi. È il software adattativo. La percentuale di ricavi della componente di servizio di un system integrator tende quindi a ridursi. Dobbiamo perciò ragionare in modo diverso. Il grosso del lavoro consiste ormai nel parametrizzare e customizzare ambienti Sap, Oracle, Microsoft e Infor, aziende che forniscono abiti It che noi dobbiamo adattare in funzione del contesto incorporando prodotti specializzati di estrazione open market ed as a service. Importante è individuare e selezionare le migliori tecnologie, sostenendo le imprese nella loro trasformazione in una prospettiva di convergenza con il business».

 

Ambienti a bassa intensità digitale

I nuovi prodotti digital ready che si portano in casa le aziende hanno grandi potenzialità, ma spesso non vengono sfruttate. Il motivo? «L’assenza di un ambiente digitalizzato su cui possano integrarsi – dice Ruscica – La più bella tecnologia di questo mondo se calata in una palude porta un valore prossimo allo zero. Tutto ciò che porto in casa deve avere la possibilità di essere interconnesso, favorendo la condivisione e la sincronizzazione delle informazioni trasversalmente all’azienda. E invece ci troviamo di fronte a sistemi gestionali a basse performance e una generale scarsa consapevolezza dei benefici che possono derivare dall’integrazione. Ecco, queste aziende devono essere rifondate in una prospettiva di ecosistema digitale capace di intercettare la potenzialità di tecnologie esponenziali. Ovviamente servono investimenti, poiché senza carburante non si va da nessuna parte».

 

Organizzazioni distribuite capaci di agire in modalità fast forward

Come favorire il processo di cambiamento e di trasformazione digitale? Chi deve essere il fautore del cambiamento? «Ogni azienda deve avere un leader illuminato che sappia indirizzare la rotta per una convergenza tra business e tecnologia – risponde Ruscica – Non esiste più un modello di business che possa essere implementato senza abilitatori tecnologici. Ma per avviare questo cambiamento deve essere messa in discussione l’organizzazione, che non può più essere gerarchica. Questo modello invalida la velocità di trasmissione dell’innovazione e rende difficile il coinvolgimento delle persone. Servono organizzazioni distribuite che stimolino un’assunzione di responsabilità. Creare unità con scopi ben definiti che si possano muovere in autonomia. È la condizione che facilita l’apertura e la contaminazione dal mondo esterno e al tempo stesso aiuta a prendere decisioni con velocità e profondità di conoscenza. L’organizzazione distribuita – così come interpretata da Altea Federation – è un’organizzazione impostata in modalità fast forward con capacità di raccogliere segnali che provengono dall’esterno e analizzarli negli specifici domini di responsabilità».














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