Alleanza fra Cisco e Federico II di Napoli per formare i talenti digitali

di Laura Magna ♦ Dopo Apple, anche il colosso dell’It sceglie il capoluogo campano per formare risorse esperte nelle nuove tecnologie. Al via il  “Cisco Digital Ready Networking Bootcamp”. Enrico Mercadante e Giorgio Ventre ci spiegano le ragioni, gli obiettivi e il futuro del progetto che intende aprire alla valorizzazione del potenziale innovativo e creativo del Sud Italia

Cisco punta anche su Napoli. Con un’accademia che vuole formare gli architetti del software 4.0 di cui tutte le industrie, di tutto il mondo, hanno crescente bisogno. Il primo corso semestrale – sperimentale e innovativo su base globale e riservato a 18 laureati in ingegneria o informatica – si terrà da gennaio nel Cisco Digital Transformation Lab, nato dalla collaborazione tra l’Università Federico II e Cisco, appunto, leader mondiale delle reti intelligenti e architetture integrate con un fatturato di 48,6 miliardi di dollari. E va ad aggiungere un pezzo del puzzle delle eccellenze all’interno del Polo dell’It sorto nel 2016 intorno alla Apple Developers Academy nel quartiere orientale di San Giovanni a Teduccio, sede dismessa dell’ex fabbrica Cirio. Della nuova iniziativa, ma anche del vento di cambiamento e di innovazione che finalmente arriva dal Sud con la sua forza dirompente, abbiamo parlato con Enrico Mercadante, responsabile per l’innovazione, le architetture e la digital transformation per l’Italia di Cisco e con Giorgio Ventre, professore di Sistemi informatici della Federico II.

Perché Napoli

Ma prima di sentire le loro voci vogliamo spiegare perché si tratta di un’iniziativa che può funzionare da game changer e contribuire in maniera decisiva alla digitalizzazione del Paese – non solo della sua parte meridionale – e al suo sviluppo economico. Lo storytelling classico intorno a Napoli non mette certo in risalto il fermento imprenditoriale che la agita. E che spesso, per ragioni legate a un certo sottosviluppo delle risorse disponibili, è stato costretto a migrare. Emblematica è la storia di Buzzoole, la start up napoletana dell’influencer marketing che pochi giorni fa ha chiuso un aumento di capitale da quasi 8 milioni. Fabrizio Perrone, il fondatore della suddetta start up che oggi fattura 7,5 milioni e ha 70 dipendenti oltre a sedi anche a Londra e New York, nel 2013 si vide rifiutare un finanziamento da 30mila euro per la sua idea giudicata non abbastanza innovativa dalla Regione Campania.







Quante altre Buzzoole ci sono a Napoli? Potenzialmente molte. Ma per uscire dal mondo delle idee e diventare imprese c’è bisogno di un humus adatto. Che parte dalla formazione, e che necessità del lavoro corale di tutti gli stakeholder, istituzioni comprese. Un lavoro corale che inizia a vedersi e a dare i suoi buoni frutti. Dal 2017 opera in Regione anche un incubatore, Campania Newsteel, a cui le nuove Buzzoole di certo non sfuggiranno. L’obiettivo è di agevolare il trend, consolidato in Usa, dove i nuovi posti di lavoro hanno tutti origine nel mondo delle start up, mentre calano nell’industria tradizionale. Lo afferma, tra gli altri, un recente rapporto della Kauffman Foundation e lo osserva l’Ocse da venti anni.

 

Enrico Mercadante, responsabile per l’innovazione, le architetture e la digital transformation per l’Italia di Cisco

Il Polo della digitalizzazione in una ex fabbrica alimentare

A San Giovanni a Teduccio sta avvenendo questo: si costruisce il futuro. E che lo si faccia all’interno di un sito di archeologia industriale, è il simbolo della parabola del Sud, da manifattura a basso valore aggiunto a luogo dove si sviluppano le tecnologie più all’avanguardia del 4.0. «Una delle maggiori facoltà di ingegneria d’Italia, quella della Federico II, è oggi il fulcro di un ecosistema di talenti a cui partecipano multinazionali come Cisco e prima ancora Apple oltre che le imprese del territorio», conferma a Industria Italiana Enrico Mercadante. L’annuncio dell’inaugurazione del Cisco Digital Transformation Lab in cui si formeranno gli esperti del software 4.0 è stato dato meno di un mese fa: al suo interno, innanzitutto, a partire da gennaio, si terrà un percorso di formazione nuovo, che unisce per la prima volta al mondo tutte le competenze di reti, programmazione, IoT e security necessarie per la digital transformation delle aziende, per trarre vantaggio dalla programmabilità delle infrastrutture di rete e creare nuove classi di applicazioni digitali.

Il percorso si chiama «Cisco Digital Ready Networking Bootcamp», ed è, in sostanza, un corso di sei mesi dedicato ai laureati di primo livello in Ingegneria informatica o Scienze informatiche, da cui usciranno professionisti capaci di guidare il cambiamento delle aziende verso l’innovazione digitale. Giovani che studieranno in modo approfondito le tecnologie di rete ma saranno anche in grado di sviluppare applicazioni innovative che interagiscano con esse in modo sicuro. Oltre alla formazione in aula, è prevista una fase di project work, dedicata a sviluppare prototipi di nuove soluzioni digitali, con il coinvolgimento di aziende del territorio.

 

Veduta del Polo di San Giovanni a Teduccio, Napoli
Un nuovo passo di Cisco per digitalizzare l’Italia

«La decisione di far nascere nel Digital Transformation Lab di Cisco questo percorso formativo, che propone un nuovo modello di creazione di competenze nel settore delle tecnologie di rete, conferma l’altissimo valore che Cisco riconosce nell’Università Federico II come partner accademico e di innovazione. Rappresenta, inoltre, un nuovo investimento dell’azienda in un territorio considerato una preziosa fonte di talenti, creatività e sviluppo per il Sud e per tutta l’Italia», continua Mercadante, che spiega: «vogliamo formare architetti del software che sono al confine tra sviluppatori di app e di infrastrutture critiche, con competenze cruciali per dare vita alle smart city, ma anche per far sì che la manifattura riguadagni la competitività perduta nei lunghi anni della crisi e continui a prosperare nell’epoca del 4.0».

All’esclusivo corso avranno accesso solo 18 studenti che per un semestre potranno apprendere tutti i segreti teorici e pratici dello sviluppo. Nel Digital Lab di Napoli sarà comunque possibile fruire anche dei corsi della Networking Academy di tipo tradizionale, che nell’ultimo anno (tra agosto 2017 e agosto 2018) sono stati frequentati in tutta Italia da 52.000 studenti, un terzo dei quali residenti nel Sud Italia, 3500 solo in Campania. Con Cisco Networking Academy gli studenti hanno la possibilità di frequentare percorsi di formazione su Internet of Things, Cybersecurity e tecnologie di rete e di partecipare insieme alle aziende a processi di co-innovazione, potendo utilizzare anche la piattaforma della community Cisco DevNet (spiegheremo più avanti di cosa si tratta), per acquisire competenze nell’ambito dello sviluppo di applicazioni per software, dispositivi e reti.

Si tratta, per Cisco, di un ulteriore pezzo del puzzle che la multinazionale sta costruendo a beneficio della crescita del nostro Paese. Lo ha spesso dichiarato, anche a Industria Italiana, Agostino Santoni, amministratore delegato per l’Italia del gruppo (per esempio qui ): «C’è una visione di crescita per il nostro Paese su cui si fonda Digitaliani, il nostro piano di investimenti per accelerare la digitalizzazione. È una visione che mette al centro le persone e la capacità di sfruttare al meglio il digitale. Unire formazione e trasferimento di innovazione è una scelta vincente, perché ci assicura di avere sia gli specialisti della trasformazione digitale, sia imprenditori che hanno capito di cosa si tratta e la vogliono realizzare- afferma Santoni – Siamo molto contenti che questo progetto nuovo nasca a Napoli. La nostra esperienza in meridione – con le altre Networking Academy, con le aziende del territorio, la ricerca, l’università – ci ha fatto capire che il Sud ha una ricchezza di idee e capitale umano incredibile, che merita il massimo spazio per diventare una leva di rilancio importantissima per l’Italia».

 

Agostino Santoni
Agostino Santoni, ad Cisco Italia

 

A Napoli per colmare il gap di competenze digitali

Ma ricordiamo cos’è Cisco Networking Academy e quali obiettivi si pone. Il programma di Cisco nasce oltre venti anni fa, con l’obiettivo di aiutare a formare la forza lavoro del futuro e persone che sappiano innovare con la tecnologia, abbiano una mentalità imprenditoriale e possano contribuire, con le loro competenze, ad affrontare in modo nuovo le sfide economiche e sociali del nostro mondo. In Italia, solo negli ultimi tre anni, oltre 100.000 studenti hanno frequentato i corsi delle Networking Academy. «Con la Networking Academy Cisco offre all’Università Federico II contenuti e piattaforme con cui gli studenti potranno affiancare al loro percorso di studio anche corsi su Internet delle Cose, Cybersecurity e tecnologie di rete – dice Mercadante – Si tratta di una grande opportunità per il futuro», dice Mercadante. Lo confermano anche i numeri dell’ultimo Osservatorio sulle Competenze ICT di Assintel condotto da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia in collaborazione con MIUR e AGID: sono 64.000 gli annunci di ricerca di personale nell’Itc nel 2017, numero più che raddoppiato negli ultimi 4 anni, registrando un incremento del +7% rispetto al 2016.

E le stime per il triennio 2018-2020 sono ulteriormente ottimistiche: fino a 88.000 nuovi posti di lavoro specializzati in ICT. Con una crescita del 19% sull’anno precedente e una quota di annunci sul web di 49%, gli Sviluppatori guidano la classifica dei ruoli più ricercati, seguiti dai consulenti ICT, richiesti in un annuncio su 6. Cresce progressivamente anche la quota delle nuove professioni connaturate alla trasformazione digitale quali il Service Development Manager, il Big Data Specialist e il Cyber security Officer. Il gap tra domanda e offerta di specialisti ICT conferma che occorre agire al più presto se si vogliono cogliere tutte le potenzialità del nuovo mercato del lavoro digitale. Le stime dell’Osservatorio, disegnate su uno scenario più conservativo ed uno più espansivo, mostrano per il 2018 un fabbisogno di laureati per le aziende che oscilla fra i 12.800 e i 20.500, mentre l’Università dovrebbe laurearne poco più di 8.500: un gap che arriva dunque al 58%. Non solo: anche a livello europeo le skill che oggi si imparano a Napoli sono carenti. Mancano all’appello 180 mila professionisti digitali secondo l’Ocse. Insomma, parliamo di un’emergenza non più differibile e che a Napoli sta trovando una risposta e una soluzione.

 

All’interno del Cisco Digital Transformation Lab

Chi saranno e cosa faranno gli ingegneri del Software che accederanno al Digital Ready Bootcamp

Ma torniamo al corso che è il fiore all’occhiello di San Giovanni a Teduccio, ovvero il Digital Ready Bootcamp. «Il valore aggiunto di questo corso è che ci sarà un project work con le aziende del territorio; non è quindi solo didattica ma progetti on the job sui temi di digitalizzazione». La digitalizzazione, ricorda Mercadante, sarà un tema trasversale a tutti i settori merceologico e nel tessuto imprenditoriale campano, settori pervasivi come agrifood, manifattura e servizi devono prepararsi al cambiamento. «I profili che formeremo a Napoli saranno richiestissimi e competitivi a livello globale. Abbiamo ricevuto attestazioni di grande interesse da aziende di tutta Italia vogliose di collaborare su Napoli: non è un caso». Come non è un caso che questa figura professionale spesso le aziende hanno provato a formarla al loro interno.

Dunque, in termini pratici, l’ingegnere o l’informatico che uscirà dal Digital Ready Bootcamp avrà gli skill per saper programmare applicazioni in grado di gestire i dati che provengono anche da infrastrutture di rete. E sarà capace di programmare queste stesse reti sulla base di app: «con le app creerà reti elettriche smart, reti di trasporto smart, insomma tutto ciò che è infrastruttura con interfaccia IP, e che prima poteva solo essere configurata, e ora invece si fa del tutto customizzata. Questo è il trend del futuro: per seguirlo Cisco ha sviluppato anche una community che aggrega 500mila sviluppatori nel mondo e risponde al nome di CiscoDevNet: gli sviluppatori possono unire le loro competenze, confrontare le soluzioni di loro proprietà alle tecnologie Cisco disponibili e dare vita a offerte e servizi innovativi», spiega Mercadante. Il sito italiano di CiscoDevNet è stato lanciato a inizio dicembre.

Come saranno usati questi architetti del software dalle manifatture? «Dentro un’azienda manifatturiera i temi di trasformazione digitale impattano su due ordini di processi: l’utilizzo dei dati dei singoli elementi di produzione (per esempio qual è il sistema di ordini con cui devo configurare una macchina) e la loro analisi per la valutazione del funzionamento delle macchine, per poterle eventualmente riprogrammarle da remoto e fare manutenzione predittiva. Questo può avvenire solo all’interno di fabbriche connesse, con macchine industriali che dialogano una con l’altra», dice Mercadante. «Ulteriore questione chiave è che noi siamo grandi produttori di macchine industriali: dobbiamo chiederci come le possiamo rendere connesse e cambiare completamente il modello industriale affiancando al prodotto macchina industriale anche dei servizi. Dobbiamo saper dialogare da remoto con le macchine, avere la rete che supporti il dialogo con le macchine garantendo la cybersecurity. Tutto questo lo sapranno fare i nostri architetti softwate». E si tratta, come già accennato, di trend trasversali, che vanno dal packaging, al food, all’aerospaziale, prescindendo dal prodotto.

Che cosa fa Cisco

Quale sarà il contributo di Cisco al progetto generale? «Abbiamo co-disegnato il programma di formazione insieme alle persone dell’Università. Abbiamo un numero limitato di ore e mesi e dobbiamo essere super efficaci: abbiamo creato un bel mix tra pratica e teoria – continua Mercadante –; inoltre metteremo la piattaforma DevNet, aperta e programmabile, a disposizione di chi partecipa al corso e delle aziende che collaboreranno. Vuol dire avere a disposizione tutta la documentazione e le interfacce per programmare ambienti simulati su macchine vere e per poterle implementare. Siamo in stretta collaborazione con il team che segue il programma degli sviluppatori per rendere unica l’esperienza di programmazione a Napoli. E ci saranno contributi lato project work, con professionisti Cisco che seguiranno progetti dei clienti con i nostri ragazzi. È in generale un bel momento per l’It e per lo sviluppo informatico».

Il contributo della Federico II

I contenuti del corso per specialisti delle architetture dunque combinano in modo sinergico i temi dei corsi Cisco Networking Academy e le piattaforme Cisco DevNet dedicata allo sviluppo di applicazioni, arricchendoli con il contributo didattico e di ricerca del dipartimento di Ingegneria elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione e del Centro di Servizi Metrologici Avanzati (CeSMA) dell’Università Federico II. Oltre alla Network Academy di cui abbiamo già parlato, ci sarà un co-Innovation Hub per accelerare l’innovazione insieme alle aziende del territorio: aule e laboratori della Networking Academy presso l’Università Federico II apriranno le porte per chiunque voglia fruire di tutte le tecnologie e l’innovazione disponibili.

Non è un caso che il centro veda anche la collaborazione dell’incubatore tecnologico Campania NewSteel e ospiterà iniziative per il trasferimento tecnologico e lo sviluppo di competenze indirizzate alle aziende, dedicate in particolare ai temi dell’impresa 4.0 e della app economy. Le aziende, in particolare, potranno sviluppare le competenze di cui necessitano e co-disegnare soluzioni innovative su misura per la propria organizzazione. «La scelta di lavorare in un’ottica di co-innovazione aiuterà a connettere i migliori talenti, idee e tecnologie disponibili sul territorio, per creare nuove opportunità di crescita. Le attività del centro coinvolgeranno anche gli studenti della Networking Academy, che in questo modo potranno mettere in pratica le competenze acquisite ed avere un canale di contatto diretto con le aziende», dice a Industria Italiana Giorgio Ventre, Professore di sistemi di elaborazione delle informazioni presso la Federico II e referente dei progetti di Apple e Cisco nonché del Competence Center campano di cui la stessa Università è capofila.

 

Universita’Federico II: Scuola Politecnica e delle Scienze di Base ( photo by Mister No )

Una formazione verticale e on the job per ingegneri e aziende

«Il Cisco Digital Trasformation Lab nasce con un’ottica complementare rispetto alla Academy di Apple – spiega Ventre –. Apple voleva aumentare la base degli sviluppatori creati a partire dalle proprie tecnologie. Programmatori non solo tecnicamente bravi ma in grado di creare nuove app e nuovi servizi. In un’Academy non basta dare nozioni tecniche, ma bisogna inserire moduli legati al design, ed elementi di creazione di impresa. Federico II è un partner di Apple e di Cisco, perché entrambi i progetti richiedevano un duplice punto di vista, quello accademico e quello industriale. Collaboriamo in tutte le fasi della progettazione, sia per la didattica, sia nella scelta dei docenti, sia nell’identificazione di quelle professionalità più adeguate al progetto. La differenza, rispetto alla Academy di Apple, che era orientata esclusivamente agli studenti, è che con Cisco abbiamo l’obiettivo di diventare un punto di riferimento del trasferimento tecnologico e dunque l’insegnamento per i ragazzi sarà più verticale, compatto e preciso, e ci sarà un’apertura verso il territorio, verso le imprese.»

«Faremo formazione nelle imprese e sperimentazione con le imprese – spiega Ventre – : a loro disposizione ci saranno le strutture del laboratorio perché possano esperire e toccare con mani i prototipi dell’innovazione. La Federico II è capofila del Competence Center campano Industria 4.0, il Polo di San Giovanni con i suoi laboratori intende esserne un componente cruciale». Oltre che il fulcro dell’innovazione del Mediterraneo. «Non a caso il nostro Competence Center si chiama MediTech, abbiamo una visione meridionale: il centro unisce la ricerca accademia di Campania e Puglia e i rispettivi sistemi industriali. E intendiamo estendere il modello a altre regioni dell’area». La Federico II d’altronde fornisce il 10% dei laureati italiani e il 12-13% di quelli in ingegneria: ed è dunque un’Accademia importante nel contesto nazionale, oltreché prestigiosa e dove si fa innovazione.

 

San Giovanni – Cesma

Un modello originale e unico di open innovation che coinvolge anche le Istituzioni

Come è stato accolto dai laureati della triennale questa nuova opportunità? «Credo sia impossibile fare bilanci adesso in quanto il bando per la partecipazione è ancora aperto. Quello che possiamo dire è che i nostro studenti sono entusiasti e pronti ad accogliere questa sfida e che la collaborazione con Cisco è antica: abbiamo già tenuto un corso, all’interno della Apple Academy per 250 ragazzi che hanno ottenuto una certificazione Cisco. Ma quello che vorrei sottolineare, al di là dell’alta formazione che a San Giovanni a Teduccio intendiamo portare, è anche un altro aspetto: ovvero che il modello che abbiamo creato è un modello di collaborazione aperta tra i soggetti che partecipano, Accademia, industria e istituzioni del territorio. È un esempio unico al mondo di collaborazione e di open innovation con partner così eterogenei ed è sicuramente un esperimento unico che mette insieme il top del mondo della app e il meglio delle reti».

Il polo di San Giovanni vuole essere il simbolo dell’apertura dell’università alle aziende, sia sulla formazione sia sul trasferimento tecnologico: «è il simbolo di un cambiamento possibile: in cui in ogni iniziativa mettiamo uno spirito di collaborazione nuovo – continua Ventre – Il Polo è stato creato con fondi europei e regionali, e dentro c’è il meglio della Federico II e il meglio dell’industria locale, e non solo locale. Ci aspettiamo un grande risultato in termini di talenti: il placement della Apple Academy è elevatissimo con risultati incredibili; oggi qui abbiamo una rete di 150 imprese globali che collaborano con noi e speriamo di avere identici risultati con i ragazzi che riusciranno dal Cisco Lab. Ulteriore risultato a cui miriamo è che questi ragazzi creino start up, dando vita a nuova occupazione e al rilancio del Sud, e perché no, del Paese». A quadrare il cerchio, il Polo di San Giovanni è anche sede del Digital Innovation Hub di Confindustria Campania: «la co-localizzazione aiuta molto. Ed è un’ulteriore conferma della collaborazione stretta e variegata tra soggetti interessati che fanno andare veloce questo progetto. E che saranno lo sbocco delle potenziali aziende che nasceranno dalle idee che speriamo di stimolare nei ragazzi, fornendogli gli strumenti perché siano in grado di passare da un’idea alla sua trasformazione in impresa».














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