AgriCommunity: meno della metà delle aziende agricole sta investendo nel Green Deal

Al 29% mancano gli strumenti mentre il 16% è disinteressato

Per AgriCommunity l’adozione del precision farming su vasta scala sembra ancora molto lontana.
Per AgriCommunity l’adozione del precision farming su vasta scala sembra ancora molto lontana.

Un futuro più ecologico per le imprese agricole italiane? Non proprio. Sebbene la Commissione Europea abbia già tracciato i binari per le prossime politiche nel settore dell’agricoltura, mettendo sul piatto 402 miliardi di investimenti, le imprese agricole italiane non sembrano particolarmente interessate, a giudicare da quanto emerge da una recente ricerca di AgriCommunity condotta insieme a Edagricole e basata su un campione di 1.000 imprese con una Sau media di 63 ettari.

Il piano europeo mira a ridurre l’impiego di agrofarmaci e fertilizzanti entro il 2030, incentivando la crescita dei sistemi di produzione biologica, ma meno di un quarto delle imprese agricole ha adottato sistemi di coltivazione biologica o investito in tecnologie per l’agricoltura 4.0. Solo il 24% delle imprese agricole intervistate dispone di un parco macchine con un’età media inferiore ai dieci anni, e un ristretto numero di queste possiede macchine con sistemi di guida assistita/semi-automatica/GPS integrato (13%), di applicazione a dosaggio variabile (6%) o altre tecnologie come centraline meteo o sensori (rispettivamente 11% e 4%). Numeri che non fanno pensare a una veloce affermazione del precision farming in Italia.







«Il quadro che emerge dalla nostra indagine mostra che per perseguire gli obiettivi europei le imprese agricole dovranno agire sulla leva degli investimenti», spiega Ersilia Di Tullio, coordinatrice scientifica di AgriCommunity. «Tuttavia, anche in un campione avanzato, solo il 56% si dichiara intenzionata ad investire nei prossimi anni, soprattutto in macchine e tecnologie al 34% delle preferenze mentre una parte rilevante pari al 29% delle imprese, pur volendo intraprendere questo percorso, non è in condizioni di farlo. A queste si aggiunge una quota del 15% imprese che si dichiara non interessata ad un progetto di investimento».

«Nella sfida del Green Deal europeo gli agricoltori dovranno assumere un ruolo centrale, da protagonisti», sottolinea Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo. «Come abbiamo più volte sottolineato, infatti, c’è il rischio che di fronte a nuovi vincoli produttivi, come la riduzione di fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi, il piano in chiave ambientale lanciato dalla Commissione Ue sia male interpretato e visto come una penalizzazione, anziché un’opportunità. Per questo l’esecutivo dovrà incentivare finanziariamente gli agricoltori a adottare pratiche ecologiche più rispettose dell’ecosistema e a investire maggiormente nelle tecnologie digitali. Un po’ come è successo per le produzioni biologiche, che a livello comunitario hanno funzionato anche grazie agli incentivi erogati, sia nella fase di transizione dal convenzionale al bio, sia nel mantenimento e nella loro diffusione mettendo al bando la chimica».














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