Feralpi: dopo un 2020 da incubo il futuro è roseo con tecnopolimeri e integrazione della filiera

di Laura Magna ♦︎ L'azienda guidata da Giuseppe Pasini ha presentato il bilancio dello scorso anno: fatturato in calo di "solo" il 5% ed Ebitda stabile. Merito di un piano industriale che si è rivelato efficace nonostante la pandemia. Per il futuro, la strada è tracciata: riduzione degli scarti di produzione tramite sostituzione del carbone con polimeri vegetali; trasformazione della filiera sviluppando anche nuove tecnologie di gestione

Feralpi forno elettrico

Ci vuole un acciaio che sia flessibile, per superare le crisi. La siderurgia italiana soffre, dopo il 2020 horribilis, tra prezzi in volo, indebitamento in aumento, concorrenza cinese e domanda (anche questa cinese) che supera di gran lunga la capacità produttiva. Ma ci sono gruppi che sono stati in grado di trovare la ricetta per uscire con le spalle forti dall’onda lunga della pandemia. È il caso di Feralpi, fondata nel 1968 a Lonato del Garda, nel bresciano, e specializzata nella produzione di acciai per il settore edile e acciai speciali, che trovano il loro impiego in particolare nell’automotive: il gruppo ha chiuso il 2020 in utile e con un fatturato solo lievemente in calo su un 2019 particolarmente positivo – anche questo in controtendenza rispetto al mercato. La ricetta è semplice: ed è consistita nell’aumentare gli investimenti per dare continuità all’attuazione di un piano industriale scritto pre pandemia nel segno della decarbonizzazione e dell’efficientamento dei processi produttivi. Investimenti in tecnologia e in innovazione (a tutto tondo: innovazione industriale, organizzativa, finanziaria) e flessibilità. Grazie a cui è stato possibile, nel corso dell’anno, fare scelte drastiche. Come quella di riconvertire la produzione dello stabilimento dedicato all’acciaio mercatile in produzione di lunghi da costruzione e di integrare la produzione degli acciai speciali con l’acquisizione completa del laminatoio lecchese Caleotto da Duferco.

«Il 2020 non può certo essere definito un anno come tutti gli altri – dice Giuseppe Pasini, presidente del gruppo – dopo aver messo in sicurezza le nostre persone, aver saputo ridurre al minimo l’impatto sul gruppo è stato determinante per essere pronti a intercettare quella ripresa che stiamo vivendo». L’acciaio, spiega il presidente «giocherà un ruolo centrale nella transizione verde che è al centro di Green New Deal europeo e Pnrr: l’acciaio è nelle costruzioni delle smart city, nelle auto della mobilità elettrica: proprio immaginando questo futuro abbiamo rifocalizzato il business». Con Giuseppe Pasini, Giovanni Pasini, Consigliere Delegato Gruppo del gruppo e il cfo  Vincenzo Maragliano guardiamo al 2020 di Feralpi e al futuro che lo aspetta.







 

I numeri del 2020: Ebitda al 7%

Il management di Feralpi

Partiamo dunque dai numeri: i ricavi netti consolidati nell’annus horribilis per l’economia italiana e globale è stato di 1.238 milioni di euro, in lieve calo rispetto ai 1.302 milioni del 2019 (-4,9%). La quota di ricavi generata all’estero è pari al 62%, pressoché immutata rispetto all’anno precedente. Ma quello che colpisce maggiormente è il numero di Ebitda: dopo ammortamenti e svalutazioni per 55,2 milioni di euro, contro i 53,9 milioni del 2019. Il margine lordo è positivo per 73,7 milioni di euro, nonostante nel 2020 gli impianti siano rimasti chiusi nel primo lockdown di marzo aprile.

Ed è positivo il risultato netto, per 5,45 milioni di euro. Non solo: è cresciuto anche il patrimonio netto consolidato da 509,5 milioni di euro a 520,8 milioni di euro. Per quanto riguarda la Posizione Finanziaria Netta, il consolidato 2020 riporta un incremento da 134,9 a 145,9 milioni euro, che si spiega con il consolidamento di Caleotto. Nel mese di marzo 2020 la controllata Acciaierie di Calvisano ha acquisito il restante 50% del produttore di Vergelle da Duferco, divenendo socio unico del gruppo Caleotto-Arlenico. Ma se si pulisce il dato da questo effetto, il gruppo ha realizzato una generazione di cassa netta di 35 milioni di euro.

«Si tratta di un dato particolarmente importante – spiega il cfo Vincenzo Maragliano – vuol dire che il patrimonio è cresciuto e in un business come il nostro questo è un dato particolarmente importante. Perché indica una solidità strutturale». Il 2020, spiega il cfo entrato in Feralpi da un anno e mezzo, è stato un anno a doppia velocità. «Ma aver concluso con 82 milioni di euro di Ebitda, ovvero il 7% sul fatturato in un anno come il 2020 è una buona base per costruire nel 2021. Gli elementi che hanno determinato la performance sono diversi. Ma siamo riusciti a compensare il rialzo dei prezzi della seconda parte dell’anno con una prima parte debole e grazie la nostra presenza in Germania, dove gli impianti non hanno mai chiuso».

Ancora sui numeri: i dipendenti sono 1710 dai 1570 del 2019, una crescita dell’8,9%, grazie a nuove assunzioni (+12,5%) e anche per l’ingresso nel perimetro di business di Caleotto. Infine, il valore aggiunto globale lordo generato nell’anno è pari a 178,5 milioni di euro, quello netto di 124,7 milioni di euro.

 

Gli investimenti

Il laminatoio di Feralpi

La pandemia non ha rallentato il piano di business dal punto di vista degli investimenti, che sono saliti a 55,6 milioni di euro per attuare i 4 pilastri strategici e i 7 pilastri di sostenibilità. Ovvero da un lato: sviluppare il pieno potenziale del business, internazionalizzare, potenziale sostenibilità e innovazione, rafforzare il modello operativo; dall’altro contribuire alla riduzione dei consumi e degli impatti; moltiplicare gli utilizzi della materia; sviluppare un’offerta di qualità; gestione etica del business; valorizzazione delle persone; inclusione e sviluppo territoriale; cultura del lavoro ed educazione dei giovani.

«Nel piano industriale – spiega ancora Marigliano – puntiamo sia all’incremento della produttività – tanto nella business unit degli acciai per l’edilizia quanto in quella degli acciai speciali – sia al raggiungimento di Kpi ambientali sempre più ambiziosi al fine di coniugare la competitività con la riduzione degli impatti diretti e indiretti dell’attività produttiva. D’altronde le prime voci di costo a bilancio sono rottami ferrosi ed energia. Quindi ogni volta che miglioriamo la resa abbattiamo un costo e così ogni volta che riduciamo il consumo energetico. Lo facciamo per noi oltre che per l’ambiente. Sul fronte della finanza abbiamo fatto alcune scelte che vanno in chiave di sostenibilità». Come nel 2019 l’emissione di un finanziamento il cui margine diminuisce all’aumentano delle emissioni. «Quest’anno con Intesa Sanpaolo inoltre abbiamo il Circular economy-linked Interest Rate swap, del valore di 40 milioni di euro in due tranche per finanziare progetti Esg e anche in questo caso i margini sono legati alle emissioni e ad altri Kpi come l’incremento di fornitori italiani classificati con criteri Esg, l’aumento della percentuale di rifiuti recuperati rispetto a quelli smaltiti ed il rafforzamento del modello 231 per rendere sempre più solida la corporate governance. Useremo sempre più strumenti di questo tipo per finanziarci». Si tratta per il mercato italiano di una novità assoluta.

Feralpi ha in effetti un’anima green che le deriva dalla storia: dal 2004 ha pubblicato il primo bilancio di sostenibilità, in tempi non sospetti, quando la sostenibilità non era una moda come oggi. E ancora oggi Feralpi presenta, assieme al bilancio consolidato 2020 di Gruppo, la Dichiarazione Volontaria Consolidata di carattere Non Finanziario (DNF) redatta ai sensi del D.Lgs. 254/2016. “Pur non rientrando tra le aziende obbligate a redigere una DNF, il Gruppo ha ritenuto necessario continuare ad anticipare l’allineamento al Decreto Legislativo per fornire ai propri stakeholder elementi comparabili e per favorire una sempre maggiore trasparenza sulle tematiche sociali e ambientali, oltre che economiche.

 

Sostenibilità per rendere gli impianti più resilienti

La colata continua di Feralpi

Ma ovviamente il green, essendo un’attitudine, permea ogni aspetto del business e non si limita certo alla finanza. Per ottimizzare il consumo energetico e ridurre contestualmente le emissioni di CO2, l’azienda impiega tecnologie dirompenti come l’intelligenza artificiale ed è  in costante partnership con Centri di Ricerca e università internazionali. Inoltre, il 93% della produzione deriva da acciaio riciclato e sono stati avviati al recupero l’83% dei rifiuti. Nel 2020 la produzione di rifiuti derivanti dal processo siderurgico è stata del -6,3% rispetto all’anno precedente. Le emissioni dirette e indirette (Scope 1 e 2) sono diminuite del -5,9% rispetto al 2019. E non solo ambiente: il fatturato riconosciuto ai fornitori locali è stato del 27% (con un contributo a sostegno delle comunità territoriali che ha superato i 4 milioni di euro).

 

Tecnopolimeri al posto del carbone e lubrificanti vegetali

Il 2020 ha segnato un ulteriore traguardo. Si è conclusa la fase sperimentale di utilizzo, all’interno del processo fusorio del forno elettrico, nell’impianto di Lonato del Garda, di tecnopolimeri in sostituzione del carbone e dei suoi derivati. Si tratta di un prodotto con plastica recuperata del riciclo urbano non riutilizzabile e destinata alla discarica. Dal 2021, col passaggio alla fase industriale, questa novità eviterà il consumo di circa 4.000 tonnellate di carbone, riducendo le emissioni di CO2 di circa 2.000 tonnellate l’anno, contribuendo alla decarbonizzazione del processo produttivo. E mira allo stesso obiettivo la progressiva sostituzione di lubrificanti a base minerale, con prodotti a base di oli vegetali, totalmente biodegradabili.

 

Rafforzamento e integrazione della filiera

Il presidente di Feralpi Giuseppe Pasini

La pandemia ha imposto anche una riflessione sul modello di business. Il gruppo è presente con attività produttive in Italia, Germania, Francia, Repubblica Ceca e Ungheria e con un piccolo centro distribuzione in Algeria. In Germania c’è una forte presenza fin dagli anni ’90 con una capacità produttiva di circa 1 milione di tonnellate l’anno, che fa di Feralpi il quarto produttore nel Paese nei lunghi da costruzione.  Il blocco tedesco ha una sede centrale a Riesa e due filiali, una in Ungheria e una in Repubblica Ceca per coprire tutta la domanda del Nord Europa. La filiale tedesca è stata importata secondo il modello italiano, ampliando la gamma e aggiungendo servizi, ma grazie a una solida disciplina germanica è stato possibile consolidare tutta la filiera. In Germania gli ordini arrivano soprattutto dai grandi gruppi di acquisto, un sistema che permette ai produttori una miglior gestione e pianificazione delle produzioni e forniture.

Quanto all’Italia invece, lo spazio è ridotto nel settore del tondo per cemento armato: molto potrebbe cambiare con il Recovery fund. I macro trend per i prossimi anni indicano uno spostamento delle produzioni verso il tondo in rotoli, anche se la barra non morirà. Ma l’onda lunga è verso il bobinato e gli investimenti saranno orientati in quella direzione. «Siamo pronti ad affrontare il mercato come rifornitore di riferimento spostandoci da un prodotto all’altro – continua il consigliere delegato Giovanni Pasini – Negli ultimi anni il gruppo ha investito nel core business acciai per l’edilizia. E nel 2020, abbiamo convertito il sito che produceva laminato mercantile a Nave, sempre nella provincia di Brescia, nella produzione di barre e bobine e altri prefabbricati per uso edile. Le direzioni di sviluppo sono a questo punto chiaro: una è questa, la seconda è il rafforzamento degli acciai speciali. A piano industriale sono previsti 300 milioni di euro di investimenti nei prossimi cinque anni che useremo per sviluppare ulteriormente questi mercati».

Nel corso del 2020 sul settore edilizia sono stati dunque due gli interventi realizzati: lo stabilimento di Presider, la controllata leader nella lavorazione dell’acciaio destinato anche alle grandi opere realizzate nel mondo, è stato oggetto di un ridisegno complessivo, dalla logistica interna ai nuovi impianti 4.0. E il business mercatile di Nave riconvertito è stato inglobato in questa struttura, in modo che Presider «potrà intercettare al meglio tutte le opportunità che deriveranno dal rilancio delle opere infrastrutturali grazie anche agli obiettivi e alle risorse messe a disposizione dal Recovery Fund europeo».

Il bilancio 2020 di Feralpi

Sul fronte degli acciai speciali gli investimenti sono stati mirati al rafforzamento e all’integrazione della filiera interna: dall’alleanza tra Acciaierie di Calvisano (acciaieria) e Caleotto (laminazione) è nato il progetto Quality Integration, con strumenti di Industria 4.0 che vanno dal testing per sviluppo nuove qualità acciaio, allo sviluppo impiantistico dei laminatoi con il trattamento termomeccanico, all’implementazione di sistemi software per monitoraggio e controllo dell’intera filiera produttiva. E ancora, lo sviluppo di sistemi di misura lungo tutta la filiera produttiva per la riduzione al minimo della difettosità e l’implementazione di sistemi di tracciatura continuativa dei prodotti.

«Si tratta di progetti – spiega Giovanni Pasini – che mirano a cogliere i due trend individuati dal presidente: l’acciaio speciale per le auto anche elettriche e l’acciaio da costruzione per le nuove smart city. Ma in generale abbiamo bisogno di flessibilità: nel 2020 abbiamo sperimentato un calo nella domanda di acciai speciali soprattutto nell’automotive e questo calo è stato affrontato proprio riconvertendo le produzioni. E sfruttando la flessibilità dell’impianto per cambiare pelle. Un risultato possibile grazie alla R&s che ci ha consentito insieme all’attuazione del piano di integrazione anche di aumentare la qualità di acciaio che in passato ha creato problemi. Con la qualità che abbiamo raggiunto oggi siamo in gradi di andare sempre più all’estero».














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