Acciaio: a luglio rallenta la produzione (-27%). Meglio fermarsi? Il punto di siderweb

Il quadro generale è caratterizzato da una forte incertezza, figlia soprattutto del conflitto russo-ucraino e delle sue ripercussioni sui costi dell’energia e sulla supply chain

Stefano Ferrari, responsabile Ufficio Studi siderweb

Grande preoccupazione per gli scenari futuri da parte degli operatori di settore: siderweb ha fatto il punto sulla congiuntura siderurgica nell’ultimo periodo. Secondo Stefano Ferrari, responsabile dell’ufficio studi siderweb, «il quadro generale è caratterizzato da una forte incertezza, figlia soprattutto del conflitto russo-ucraino e delle sue ripercussioni sui costi dell’energia e sulla supply chain». Ciò sta provocando «forti scompensi» al comparto siderurgico, con la convivenza di «forze contrapposte che rendono il mercato di difficile lettura». «C’è confusione – ha spiegato Ferrari – e squilibrio. Uno squilibrio che è di tali dimensioni che difficilmente potrà durare ancora a lungo, almeno a livello teorico: le forze del mercato, infatti, tendono a correggere le anomalie, generalmente in periodi abbastanza brevi. Essendo però queste anomalie legate a elementi extra-mercato, come la guerra, temo che bisognerà aspettare ancora per il ritorno alla normalità».

Dal punto di vista produttivo, l’Italia è testimone di una decisa riduzione dell’output di acciaio, in particolare a giugno e luglio. Secondo i dati di Federacciai, nel sesto mese dell’anno la produzione siderurgica nazionale è scesa del 14% rispetto al medesimo periodo del 2021 e nel settimo mese del 27%, facendo registrare il peggior luglio degli ultimi 20 anni. È in difficoltà anche la domanda apparente. Da un lato le vendite dei centri servizi italiani sono calate del 17% a luglio rispetto all’anno precedente; dall’altro le previsioni di Eurofer vedono la consistenza del consumo apparente in Ue in diminuzione dell’1,7% nel 2022 rispetto al 2021. La domanda reale, invece, chiuderà l’anno in territorio positivo in Ue (+1,5% rispetto al 2021).







«Oggi l’impressione che si ricava parlando con gli operatori – ha evidenziato Ferrari – è che il consumo sia “dormiente”, con gli utilizzatori finali che rimangono alla finestra in attesa di capire l’evoluzione dei prezzi». Nonostante una domanda debole, si registrano anche spinte verso un rimbalzo dei prezzi. La prima è legata all’andamento dell’energia, il cui costo è attualmente fuori scala rispetto alla media storica. In secondo luogo, gli stock della filiera siderurgica sono mediamente bassi. Quanto ai costi energetici, «le quotazioni al Ttf da settembre a oggi hanno visto quattro ondate rialziste di magnitudine crescente. Un’anomalia che sta mettendo in crisi il nostro settore industriale – ha sottolineato Achille Fornasini, partner & chief analyst di siderweb –. A ogni fase espansiva sono seguite correzioni, dovute ad attese di una sistemazione del mercato. Oggi stiamo vivendo una fase correttiva, ma restiamo su livelli molto alti, inaccettabili, superiori all’ultimo record storico di marzo 2022. È un mercato molto speculativo – ha evidenziato – e qualche intervento migliorativo sui meccanismi sarebbe doveroso, ma è difficile che avvenga in tempi rapidi».

«Nell’ultima parte dell’anno – ha dichiarato Andrea Gabrielli, presidente del gruppo Gabrielli di Cittadella (Pd) – si assisterà ad una ripresa delle quotazioni, dovuta al fatto che i produttori hanno la necessità di compensare l’impennata dei costi energetici. La volatilità dovrebbe essere molto più contenuta rispetto alla prima parte del 2022. Ci si augura che il consumo torni su livelli adeguati, in modo da ridurre la forte competitività che si è creata negli ultimi mesi».

«Stiamo assistendo a un rimbalzo dei prezzi, piuttosto che a un cambio di tendenza – ha detto Simone Campanella, direttore generale di Duferco Travi e Profilati di San Zeno (Bs) –. Rimbalzi a cui ritengo dovremo abituarci, se non ci saranno interventi per calmierare la volatilità dei costi energetici». Per fronteggiarla, «cerchiamo di essere flessibili, ma in realtà mancano del tutto stabilità e certezze: di giorno in giorno ci troviamo a valutare se ci sono le condizioni per produrre o meno. Questo andamento “stop & go” alla lunga è deleterio, ma credo che ci accompagnerà per l’intero inverno».














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