A.T. Kearney: l’indice Rosma per la capacità di fare acquisti

Marina Catino
Marina Catino

di Laura Magna ♦ A.T. Kearney lancia l’indice Rosma misura la capacità delle aziende di fare acquisti.

L’industria che cambia non risparmia nessuna delle funzioni aziendali strategiche. “Compreso il procurement, ovvero la funzione acquisti, che diventa sempre più strategica nell’ottica della creazione di valore e del risparmio dei costi”. spiega a Industria Italiana Marina Catino (nella foto in alto), principal della società di consulenza globale A.T. Kearney, che ha appena pubblicato sull’argomento lo studio Building a Bolder Legacy: The Procurement Mission Is Under Way.







Diverso procurement
Il procurement è la funzione aziendale che si occupa di approvvigionamenti di materiali e servizi di cui l’azienda ha bisogno per svolgere la propria attività. Ci sono molte differenze, secondo che si tratti di una banca che in prevalenza acquista servizi come information technology o marketing, o del settore automotive, per esempio, che si approvvigiona soprattutto di sistemi e componenti. Il tema è complesso e con la crisi lo diventa di più. La funzione acquisti sta acquisendo un ruolo sempre più strategico perché il contesto richiede la necessità di estrarre valore e aggiungere risparmi su quanto viene acquistato diventa sempre più determinante. Il top management e in particolare i cfo intervistati da A.T. Kearney lamentano la scarsità di strumenti per misurare in maniera oggettiva e efficace la performance finanziaria degli acquisti. Strumento cheA.T. Kearney ha elaborato: si chiama Rosma e misura appunto il ritorno su costi e investimenti in area acquisti, un po’ come il Roi misura il ritorno sugli investimenti e il Ros il ritorno sulle vendite. “Si tratta – spiega Catino – di un benchmark che consente di avere una base omogenea di riferimento. Che è proprio quello di cui si sentiva la mancanza: se oggi compro una materia prima a un dato prezzo e l’anno prossimo la ricompro a un prezzo inferiore è vero che farò un risparmio, ma lo è realmente o si tratta solo di un effetto da trend del mercato? Non sempre le aziende misurano e confrontano ma fanno il budget sulla base della situazione corrente, perdendo la periodicità. Con il Rosma ora si potrà guidare la performance degli acquisti con uno standard finanziario”. Il Rosma, messo a punto nel 2011, confronta i dati raccolti attraverso un questionario a disposizione delle aziende con un panel mondiale globale di aziende provenienti da quasi tutti i settori industriali e dei servizi.calcolatore-tabelle

Ricerca internazionale

L’ultimo studio ha coinvolto 226 manager senior dell’area finanza & controllo in Australia, Francia, Germania, Regno Unito e Usa. “Ogni azienda ha il suo Rosma e può confrontarlo con quello dei competitor o con quello medio del suo settore di appartenenza – continua Catino – l’indice restituisce un numero: i ritorni delle aziende che performano bene sono di 7,5 volte in media. Le aziende che performano meglio nel procurement sono quelle che per ogni euro che si spende in acquisti se ne vedono rientrare 7,5”. Sotto questo livello, il Rosma è migliorabile. Guardando i risultati per settori, il più virtuoso in media appare essere quello delle banche con un Rosma di 8, ma è anche uno di quelli con il differenziale maggiore tra società migliori (a 14) e peggiori (che si fermano a un misero 2). Retail e Telecom che si piazzano a circa 7, con le seconde che però vivono uno scarto tra 0 e 14 tra peggiori e migliori. Nell’industrial equipment (in cui la media è di 4), la migliore delle aziende ha un Rosma di 8 e la peggiore sotto lo zero). Anche nelle assicurazioni e nelle costruzioni che hanno una media bassa e simile intorno a 3, le aziende peggiori hanno una funzione acquisti che per ogni euro speso si piazza leggermente sotto lo zero di introiti. Un risultato preoccupante. Ma anche, secondo A.T. Kearney, l’effetto dei diversi diversi driver di generazione di valore, come il grado di copertura della spesa da parte della funzione Acquisti, la frequenza e la sistematicità nella valutazione di opportunità di sourcing, i risultati generati attraverso le leve più adatte alle diverse categorie di spesa, l’approccio sistematico e strutturato alle politiche di acquisto e i costi operativi associati alle attività. Non mancano tuttavia le buone notizie. “I top performer realizzano circa 1,25 milioni di dollari all’anno di benefici per addetto alla funzione – continua Catino – Nel 2015 c’è stato un miglioramento delle prestazioni dei top performer rispetto al 2014, con la maggior parte di essi capaci di realizzare ritorni a doppia cifra (da 10 a 15 volte)”. Segnali che l’attenzione aumenta e che le aziende sono finalmente disposte “ad alzare la soglia, sia in termini di produttività sia di risultati complessivi”, conclude Catino.














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