Il Manifesto di Universal Robots: la Carta delle Idee della robotica collaborativa

Il documento stato redatto suglla base degli spunti dei maggiori esperti di automazione del Paese, rappresenta il punto di partenza per ampliare il dibattitto sul ruolo dei cobot

Universal Robots ha presentato il suo Manifesto sull’uso della robotica collaborativa. Si tratta di una carta realizzata con il contributo di 12 esperti che farà da punto di partenza per ampliare il dibattito sulle idee emerse fino a ora con l’obiettivo di realizzarle concretamente, raccogliendo anche altri contributi da ulteriori stakeholder.







«Oggi abbiamo lanciato un percorso che proseguirà nel corso dei prossimi mesi con una serie di eventi dedicati ciascuno ad un’idea contenuta nella Carta», ha dichiarato Alessio Cocchi, country manager Italia di Universal Robots. «Eventi pensati per “dare gambe” alle idee, discuterle, approfondirle, dotarle di azioni e strumenti che le rendano concreto patrimonio comune per il Paese. Il messaggio ricevuto dal Ministro Messa ci conferma che a livello istituzionale l’attenzione verso questi temi è alto. È il momento giusto per portare questa tecnologia all’interno del dibattitto economico e sociale».

La Carta è stata presentata in una conferenza online alla quale hanno assistito più di 300 partecipanti fra giornalisti e operatori industriali, e animata alla fine da una fitta sessione di domande che testimonia l’interesse verso il tema della robotica collaborativa e dei suoi usi innovativi.

«Nella Carta c’è un concetto, espresso in diversi punti e in modo vario, da cui mi piacerebbe partire: l’innovazione costringe a un cambio radicale di mentalità», ha dichiarato il Ministro dell’Università e Ricerca Ministro dell’Università e Ricerca. «Nulla di più vero: l’innovazione tecnologica riesce a fare emergere gli aspetti più “umani”,
creativi delle persone. A riportare al centro, come scrivete nella prefazione, “lo strumento più evoluto e flessibile di cui siamo mai stati dotati: il nostro cervello”. Ci sono momenti in cui sovvertire gli schemi è l’unica cosa saggia da fare. E quello che stiamo attraversando, in particolare per il settore della formazione universitaria, della ricerca, dell’immaginare il futuro dei giovani, credo sia proprio uno di questi momenti.
Con le opportunità, economiche e di riforma, che ci si aprono nei prossimi mesi anche grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, conoscendo molto bene le criticità che ci trasciniamo irrisolte da anni, dobbiamo avere la forza, la creatività e, perché no, anche un pizzico di sana follia per ribaltare i piani e le visioni su cui finora ci siamo adagiati. Lo dobbiamo fare se vogliamo realmente generare un incremento di competitività sostenibile e duraturo nel tempo per il nostro Paese.
In questo capovolgimento di visioni – che non deve essere necessariamente su tutto uno stravolgimento – flessibilità, semplificazione e sicurezza (altri concetti che ho ritrovato nella Carta) possono e devono viaggiare insieme: “liberare” alcune procedure da vincoli che si sono accumulati nel tempo – magari perché si pensava, ingessando il sistema, di contrastare una mancanza di fiducia nei confronti di chi, quelle procedure, le doveva mettere in pratica – è un tentativo che dobbiamo compiere e portare compimento.
Il percorso che avete avviato con gli Stati Generali della Robotica Collaborativa, coinvolgendo quelli che avete definito come “il primo, secondo e terzo stato della grande Nazione della robotica”, ovvero il mondo della ricerca, quello della formazione, quello delle imprese accanto ai rappresentanti dei lavoratori, credo sia quello vincente per raggiungere gli obiettivi; a tratti faticoso, ma vincente. Formazione (quindi università, accademie, conservatori), ricerca e imprese sono anche i pilastri intorno ai quali, e con i quali, costruire il nostro futuro come comunità. Pilastri che si devono sostenere a vicenda, incrociare tra loro con immaginarie scale e ascensori, che devono sapersi ascoltare reciprocamente, confrontarsi, scambiarsi buone pratiche e criticità. Nella Carta dedicate particolare attenzione ai Centri di trasferimento tecnologico: il rapporto che il mondo della formazione superiore e della ricerca ha con il privato, con le imprese deve essere ripensato. Dai percorsi di orientamento a quelli di formazione, dalla presentazione di progetti al passaggio “dalla ricerca al business”, tutto deve diventare più osmotico, per un partenariato dove tutti vincono e nessuno perde. Spero, infine, che nell’edizione aggiornata della Carta delle idee della robotica collaborativa del 2030 tra i contributi ci sia qualche firma femminile in più: riuscire a coinvolgere sempre più giovani donne su temi considerati “duri” come le materie STEM deve essere un obiettivo di ministero, università, mondo imprenditoriale. Un obiettivo non solo da porre ma da raggiungere. Perché credo davvero potrebbe arricchire ancora di più dibattiti e confronti come quello da voi avviato e migliorare davvero il futuro nostro e delle nostre comunità».

La Carta verrà resa disponibile per il download sul sito di Universal Robots nei prossimi giorni.














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