Legge sulla rappresentanza e contrattazione aziendale: così si crea lavoro, si tutelano gli operai e… Con Marco Bentivogli

di Marco de' Francesco ♦︎ Approfondita intervista con l’ex segretario generale della Fim Cisl e fondatore di “Base Italia” con Luciano Floridi. Imitare il modello tedesco (accordo salariale con Volkswagen) e americano (aumenti e adeguamenti al costo della vita). In Italia allarme micro imprese: escluse dalla contrattazione aziendale, vanno inserite nella contrattazione territoriale

Marco Bentivogli, coordinatore nazionale Base Italia

«Il messaggio con cui tutti devono fare i conti, dopo le vertenze americana e tedesca, è che dove le aziende sono sindacalizzate, salari e condizioni di lavoro sono migliori. Per i sindacati italiani si tratta ora di allargare il campo, di estendere i benefici della contrattazione a aziende e lavoratori attualmente esclusi da questi vantaggi». Lo afferma Marco Bentivogli, già segretario generale della Fim Cisl, nonché componente della commissione per una strategia nazionale sull’intelligenza artificiale al ministero dello Sviluppo economico. Ha collaborato con Carlo Calenda alla costruzione del Piano industria 4.0; ed è considerato il padre del diritto soggettivo alla formazione, inserito per la prima volta in un Ccnl dei metalmeccanici nel novembre del 2016. Insieme a Luciano Floridi, filosofo e professore ordinario di Filosofia e Etica dell’Informazione a Oxford, ha fondato “Base Italia”, associazione al servizio di una politica basata su digitale ed ecologia.

La vertenza americana è quella portata avanti dallo UawUnited Auto Workers e cioè il sindacato americano dei lavoratori dell’industria dell’auto – contro le Big Three dell’automotive negli Usa, e cioè General Motors (Gm), Ford e Stellantis. Dopo qualche settimana di agitazioni, proprio in questi giorni lo Uaw ha ottenuto un risultato clamoroso: un aumento salariale del 25%, e altri adeguamenti al costo della vita e pensionistici. Non meno significativa, per Bentivogli, la vertenza tedesca di un anno fa, quando il sindacato metalmeccanico tedesco IG Metall ha raggiunto con un minor sforzo un accordo salariale con il carmaker Volkswagen per le fabbriche dell’area occidentale della Germania, dando a circa 125mila lavoratori l’8,5% in più di stipendio. Sono entrambi esempi di un nuovo protagonismo dell’attività sindacale, che devono, secondo Bentivogli, produrre delle conseguenze anche nel contesto italiano. Come?







Anzitutto, bisogna portare la contrattazione territoriale alle micro-imprese, quelle con meno di 10 dipendenti, quelle che però costituiscono la base numericamente più vasta delle aziende della meccanica. Nei loro confronti si applica il contratto nazionale; ma quello aziendale è sostanzialmente impraticabile per loro. Di qui l’importanza del territoriale: oltre ad avere contenuti economici, assistenziali e integrativi, questo viene adottato volontariamente dalle imprese di una certa zona geografica, ed è uno strumento che consente anche di affrontare aspetti che riguardano la duplice transizione, la tecnologia e la competitività. Quindi, da una parte si viene incontro alle esigenze dei lavoratori; dall’altra si fa massa critica per affrontare sfide epocali. In secondo luogo, occorre senz’altro dar vita ad un salario minimo legale: ma occorre farlo sempre nel contesto dei rapporti tra le parti sociali, e quindi scongiurando la tentazione di procedere dall’alto. Nel senso che la soglia minima la può stabilire la legge, ma il salario giusto deve essere definito tramite la contrattazione.

D: La United Auto Workers è riuscita a strappare un nuovo contratto con Ford, General Motors e Stellantis, le tre grandi aziende automobilistiche. Era nell’ordine delle cose? È un risultato dello sciopero? Deriva dalla fase di magra successiva ai salvataggi del 2008?

R: Il risultato era tutt’altro che scontato. Da un lato tutte e tre le aziende automobilistiche avevano riportato una crescita molto significativa nei profitti: di recente Ford ha dichiarato di aver guadagnato l’equivalente di 3,5 miliardi di dollari, General Motors 4,7 miliardi di dollari, e Stellantis 11 miliardi di euro. Questo ha consentito due cose: una mobilitazione comune (mai accaduta) e di forzare sull’entità delle richieste. Dopo la crisi del 2008, le fusioni e i salvataggi, il buon andamento delle Big Three ha favorito rivendicazioni importanti. La fase di magra ha spinto l’ultimo congresso della Uaw ad affidare la guida del sindacato a Shawn Fain anche per riaprire una nuova fase, maggiormente conflittuale.

I 5 step dell’accordo Ford

D: I risultati sono stati clamorosi.

 R: Sì: aumenti salariali di base del 25% entro aprile 2028, con un incremento complessivo del salario massimo del 33% con aggiustamenti stimati per il costo della vita, portando il salario orario oltre i 42 dollari. L’aumento del salario iniziale è del 70% (sempre con aggiustamenti stimati per il costo della vita), portando quello orario oltre i 30 dollari. E non è tutto.

D: Cosa c’è d’altro?

R: L’intesa apporta miglioramenti al piano industriale di GM, includendo Ultium Cells e GM Subsystems Llc nel Master Agreement dell’Uaw GM. In precedenza, questi due gruppi (batterie e sottosistemi) fondamentali per la produzione di veicoli elettrici, erano stati esclusi dall’accordo e si riteneva che non vi avrebbero mai fatto parte. General Motors ha poi concordato di effettuare cinque pagamenti di 500 dollari a chi è attualmente in pensione e ai coniugi superstiti. Son stati previsti altri miglioramenti delle condizioni per i pensionati, anche perché questi ultimi erano stati colpiti pesantemente dalla crisi dell’industria automobilistica. È stato poi accettato il diritto di sciopero in caso di chiusura degli impianti di settore. Tutto questo ha un significato molto forte, soprattutto perché è accaduto negli Stati Uniti.

Wage increase GM

D: Perché l’accordo ha un significato molto forte?

R: Perché questi accordi sono stati siglati in un Paese, gli Usa, caratterizzato da una bassa sindacalizzazione. Si pensi che nel 2021 gli iscritti erano 14 milioni, il 10,3% della forza lavoro totale; un’adesione assai lontana dal picco del 35% nel 1954 e trainata oggi quasi solo dagli addetti al settore pubblico, che ha una adesione di cinque volte superiore a quella del privato. Inoltre negli Usa si assiste a limitazioni alla libertà di associazione sindacale; tanto che gli Usa non recepiscono tutte le direttive dell’Ilo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro; per cui il sindacato ha radicamento soprattutto a livello aziendale, dove per entrare deve raggiungere una soglia di consenso tra i lavoratori.

D: Servirà da trampolino anche per i sindacati dei metalmeccanici di Tesla e Bmw? Toyota peraltro ha annunciato un aumento del salario del 14% per le tute blu.

R: Me lo auguro davvero: la limitazione di ingresso al sindacato in azienda fa sì che importanti imprese europee e asiatiche siano sprovviste dei rappresentanti dei lavoratori e di contratto aziendale. Un esempio, per capire, di una certa atmosfera che si respira in America: chi ricorda il tweet del Ceo di Tesla, Elon Musk, del 2018, che poneva in dubbio i benefici dell’adesione al sindacato? Bene: è stato successivamente contestato dall’Uaw presso il National Labor Relations Board, che ha stabilito che il tweet violava le leggi che proibiscono alle direzioni aziendali di minacciare i lavoratori per il loro sostegno alla sindacalizzazione; e questa decisione è stata confermata da un tribunale d’appello degli Stati Uniti. In tutte queste aziende la Uaw, con i nuovi accordi, ha un argomento in più per avviare la presenza e l’attività dei sindacati nelle fabbriche.

D: Ricapitolando, fra i risultati dell’accordo, una paga oraria che raggiungerà i 40 dollari l’ora, l’aumento immediato dell’11% e la reintroduzione del Cola (Cost of Living Adjustment, l’adeguamento dei salari al costo della vita che terrà a bada gli effetti inflazionari). Fra questi, qual è il risultato più importante?   

Con 6.966 immatricolazioni, Tesla Model Y è l’auto più venduta in Italia a settembre

R: Il primo è la redistribuzione della ricchezza che i tre gruppi pensavano di non dover assegnare. Ma gli altri punti sono tutti importanti. Il risultato salariale è il più rilevante dell’epoca post crisi. In quegli anni In Italia tutti osteggiavano gli accordi che avevamo fatto a Pomigliano e Mirafiori che paradossalmente aumentavano il salario, mentre a Detroit si firmavano, tra gli applausi, intese che riducevano salari e aumentavano le flessibilità ma salvavano Chrysler.

D: Secondo il Washington Post, riguarda anche riduzioni di investimenti di 12 miliardi di dollari alla produzione di veicoli elettrici. Più per le persone e meno per il green?

R: È presto per dirlo, bisogna evitare che la transizione energetica polarizzi le posizioni con il sindacato. È il passaggio all’elettrico gestito male che fa perdere posti di lavoro e competenze, non la transizione in sé. Bisogna smetterla di dire ai lavoratori dell’automotive che perderanno il lavoro per salvare il pianeta. Lo perderanno (se avverrà) per manager e politici incapaci. La Uaw ha giocato bene le sue carte unendo i lavoratori delle divisioni relative all’elettrico e alle batterie con gli altri.

D: Biden ha partecipato ai picchetti per gli scioperanti. È anche una sua vittoria?

R: È stato un atto di intelligenza politica; anche Obama, del resto, nel 2008 aveva «ringraziato i lavoratori e il sindacato che guarda loro le spalle». Anche Trump è stato costretto a volare a Detroit. La differenza è che storicamente i diversi presidenti (o candidati) hanno sempre cercato di conquistare i sindacati sul terreno del protezionismo del sistema industriale americano (specie nei confronti delle importazioni asiatiche). Ultimamente la guida delle diverse organizzazioni di categoria della Confederazione Afl-Cio (l’American Federation of Labor and Congress of Industrial Organizations, (anche se è presente dal Canada a Porto Rico) è la più grande centrale sindacale degli Stati Uniti d’America formata da 55 sindacati nazionali ed internazionali; Ndr), dai Teamsters (la International Brotherhood of Teamsters è un sindacato degli autotrasportatori degli Stati Uniti e del Canada nato nel 1903 dalla fusione dei sindacati Team Drivers International e The Teamsters National; Ndr), alla Usw (il sindacato dei lavoratori siderurgici; Ndr), appunto all’Uaw ha le idee molto più nette a proposito del rischio di affidare di nuovo il Paese a Trump.

D: Quali effetti per i non sindacalizzati?

Toyota Yaris

R: Il messaggio con cui tutti devono fare i conti e che dove le aziende sono sindacalizzate, salari e condizioni di lavoro sono migliori. Per questo le vertenze tedesche e americane sono significative per tutti. Come in quasi tutti i paesi l’iscritto al sindacato fa coraggiosamente un passo in avanti (iscrivendosi) e decide sugli accordi che sottoscrive il proprio sindacato. Da noi il referendum tra tutti i lavoratori appare un momento di grande democrazia – ma spesso solo formale.

D: Cosa c’entrano le vertenze tedesche?

R: L’anno scorso si è chiusa una vertenza molto importante. Il sindacato metalmeccanico tedesco IG Metall ha raggiunto un accordo salariale con Volkswagen per le fabbriche dell’area occidentale della Germania, dando a circa 125mila lavoratori l’8,5% in più di stipendio. Peraltro si precedeva anche un pagamento una tantum di mille euro a fronte dell’emergenza coronavirus e inflazione. Comunque sia, l’esempio tedesco va considerato favorevolmente: la vertenza, infatti, è stata meno onerosa per i lavoratori perché il sistema della Mitbestimmung (è la forma di governance più diffusa fra le aziende tedesche. La cogestione non è obbligatoria, ma in caso di richiesta dei lavoratori, laddove sussistano i requisiti dimensionali previsti dalla legge, non può essere negata dal datore di lavoro. In pratica, la Germania ha adottato il modello dell’economia sociale di mercato; Ndr) alza il punto di incontro tra impresa e lavoro organizzato.

Le richieste del sindacato tedesco. Il sindacato metalmeccanico tedesco IG Metall ha raggiunto un accordo salariale con Volkswagen per le fabbriche dell’area occidentale della Germania, dando a circa 125mila lavoratori l’8,5% in più di stipendio

D: Il modello tedesco va imitato; quale, invece, non va imitato?

R: Senza subbio. Ma chi comprende che il ruolo del sindacato non può seguire la deriva francese, iper-politicizzata: lì il centro del conflitto coinvolge soprattutto i governi e lascia indisturbato il capitalismo.

D: Secondo un recente sondaggio Ipsos, solo il 38% degli Italiani ha fiducia nei sindacati, ma la funzione dei sindacati viene comunque ritenuta fondamentale. Perché solo il 38%?

R: A livello globale il sindacato cresce, generalmente, nei paesi in via di sviluppo altrove frammentazione del lavoro e nuove forme di organizzazione del lavoro corrispondono ad una diminuzione di rappresentanza specie nel terziario. Il ruolo è fondamentale in una democrazia degna di tale nome, ma il sindacato deve abbracciare, non solo a parole, la strada dell’innovazione. Modello organizzativo e contrattuale arrivano sempre 10 anni dopo i cambiamenti e oggi rischiano di essere fotografie in bianco e nero di una realtà che muta velocemente.

D: Cosa si può fare in Italia sulla scorta delle esperienze americane e tedesche? Cosa si fa? Si inaugura una nuova fase?

R: Credo che il sindacato non sia tutto uguale specie in Italia, dove c’è pluralismo sindacale, con tante (oserei dire troppe) sigle. In Italia serve uno strumento contrattuale, oltre il contratto nazionale per le piccole imprese.

D: Perché? Non è stato un progresso definire contratti anche per le Pmi, nella metalmeccanica?

Proteste di ig metall volkswagen credit ig metall

R: Se penso alla categoria da cui provengo, il 90% delle aziende aderenti a Federmeccanica sono sotto i 10 dipendenti. Stiamo parlando di micro-imprese, escluse dalla contrattazione aziendale. Per questo bisogna puntare sulla contrattazione territoriale.

D: Sulla contrattazione territoriale?

R: Oltre ad avere contenuti economici, assistenziali e integrativi, questo viene adottato volontariamente dalle imprese di una certa zona geografica. Si tratta di uno strumento che peraltro permette di affrontare le sfide legate alla doppia transizione, ovvero quella tecnologica e quella legata alla competitività. Si fa massa critica per risolvere dei problemi o per affrontare delle sfide comuni. Quindi è importantissimo in questo momento storico per le micro-imprese. C’è poi un rischio da scongiurare.

D: Di quale rischio stiamo parlando?

R: C’è un serio rischio di arroccamento da scongiurare, bisogna fare il salario minimo legale preservando il ruolo della contrattazione. Il livello base della retribuzione non può essere fissato a prescindere dalla relazione tra le parti sociali. Ma ha uno scopo diverso. Il minimo legale è la soglia di decenza minima, il contratto stabilisce il giusto salario. Abbiamo troppi contratti scaduti e non rinnovati e troppo lavoro dipendente mascherato da autonomo.

D: Cos’altro occorre?

R: Occorre fare una legge sulla rappresentanza sul modello di quella che già oggi vale per il pubblico impiego. Che misuri con chiarezza la rappresentatività delle diverse sigle e una soglia sotto la quale non vi sia titolarità negoziale. Norme che responsabilizzino chi firma e chi non firma accordi. E reinvestire nella contrattazione aziendale, questa anche nel pubblico dove è fortemente (nonostante gli auspici) centralizzata.

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 24 novembre 2023)














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