Thales Alenia Space alla conquista della Luna, di Marte e…

di Laura Magna ♦︎ Il Gruppo leader nella space economy e nato dalla jv fra Thales e Leonardo sta realizzando moduli pressurizzati per l’esplorazione spaziale e per la Stazione di Axiom. Il progetto space rider: navicella riutilizzabile che dovrebbe volare nel 2023. La partnership Space Alliance con Telespazio e gli investimenti in NorthStar Earth e Spaceflight. È la grande partita della space economy made in Italy. Parla l’ad Massimo Claudio Comparini

Thales Alenia Space - ExoMars Integration

Alla conquista della Luna e di Marte, ma con un approccio concreto – non alla Elon Musk – «Per stazionare sul pianeta rosso bisogna risolvere il problema delle radiazioni e rendere le spedizioni umane capaci di produrre in loco ciò che serve alla sopravvivenza», spiega a Industria Italiana Massimo Claudio Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia, gruppo che nasce come jv tra Thales (67%) e Leonardo (33%) e conta circa 7700 dipendenti in 9 Paesi e 17 sedi in tutto il mondo. E, per la space economy, è uno dei principali fornitori di infrastrutture orbitali e di sonde per l’osservazione della terra dallo spazio e per l’esplorazione dell’Universo, per governi, istituzioni, agenzie spaziali, dalla Nasa all’Asi all’Esa, operatori nel campo delle telecomunicazioni.

Ma è soprattutto una grande industria manifatturiera con 10 fabbriche in Francia, Italia, Spagna, Belgio e Germania, dove sviluppa applicazioni scientifiche, commerciali, militari e di sicurezza. E insieme a Telespazio, forma la partnership strategica Space Alliance, per offrire un insieme completo di soluzioni e servizi, dall’up stream al down stream, per la space economy. Proprio i servizi sono il comparto che darà maggiori soddisfazioni nel futuro. «Ci aspettiamo – continua Comparini – una crescita annua a doppia cifra nei servizi orbitali e tra il 3 e il 4% nella manifattura». Un trend che riguarda sia Thales Alenia Space Italia, sia il settore dell’aerospazio nel suo complesso. «L’industria è sempre più focalizzata sullo sfruttamento dei dati per fornire servizi, sulla terra e per aumentare la nostra conoscenza dei pianeti vicini».







 

D. Le sue previsioni sono ottimistiche: com’è andato il 2020 e cosa ci dice sul futuro del settore?

Massimo Claudio Comparini, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia

R. L’intero settore spaziale ha mostrato una resilienza più alta rispetto ad altri settori, anche grazie alla ciclicità dei progetti, con le agenzie spaziali europea e nazionale. Noi abbiamo segnato un calo del 10% dei ricavi 2020, a 1,85 miliardi, ma nel 2021 pur non essendo il Covid alle spalle, siamo in una nuova normalità e pensiamo di riuscire a chiudere l’anno sugli stessi livelli del 2019. E le prospettive per i prossimi anni sono molto rosee. In particolare, nel prossimo triennio il nostro posizionamento istituzionale sarà confermato e ulteriormente sviluppato. E ci sono in vista sviluppi molto interessanti anche sul fronte commerciale.

 

D. La space economy è profondamente cambiata con l’evoluzione tecnologica che ha consentito di costruire microsatelliti, con costi inferiori e il conseguente abbattimento delle barriere all’ingresso. Così nell’arena cono entrare tante aziende anche piccole e start-up: come vede il settore di qui a tre-5 anni?

R. Le tecnologie digitali stanno cambiando il modo in cui i satelliti vengono progettati e poi costruiti, perché costruiamo modelli digitali delle strutture fisiche prima di realizzarle: quindi possiamo vedere in dettaglio un prototipo in un modo virtuale e correggerne i difetti prima di andare sulla linea. La digitalizzazione significa poi anche che aumentano i servizi potenziali che possono essere forniti grazie allo sfruttamento dei dati spaziali. Quindi cambia la produzione dei satelliti e cambia la gamma dell’offerta disponibile. Tutto è legato alla digitalizzazione.

 

D. Thales Alenia Space è di fatto una manifattura e un capofiliera di un’industria italiana dell’aerospazio che è molto variegata e florida: ci racconta in dettaglio cosa accade nei siti produttivi di Roma, L’Aquila, Torino, Gorgonzola?

Gateway and Orion. Thales Alenia Space Italia nasce come jv tra Thales (67%) e Leonardo (33%) e conta circa 7700 dipendenti in 9 Paesi e 17 sedi in tutto il mondo. E, per la space economy, è uno dei principali fornitori di infrastrutture orbitali e di sonde per l’osservazione della terra dallo spazio e per l’esplorazione dell’Universo, per governi, istituzioni, agenzie spaziali, dalla Nasa all’Asi all’Esa, operatori nel campo delle telecomunicazioni

R. Siamo una manifattura perché i satelliti escono dalle nostre fabbriche: sono composti da centinaia di parti, alcune vengono prodotte da noi stessi e altre della filiera. Noi siamo integratori e costruttori. Dominiamo le tecnologie dei materiali compositi, la microelettronica, le tecnologie digitali sia nella manifattura sia nella modellizzazione. Siamo presenti in Italia con quattro siti produttivi e “camere pulite” dove lavorano 2.200 dipendenti. La sede di Roma è il cuore strategico dell’azienda. Ospita anche il Centro di Integrazione Satellitare e il Centro Antenne e Equipaggiamenti. Il sito di Torino è specializzato fin dall’inizio nella costruzione di satelliti scientifici e oltre il 50% dei moduli pressurizzati della Iss è stato costruito qui. Il sito di Gorgonzola è specializzato nella produzione di prodotti digitali in particolare computer di bordo, apparecchi di navigazione, memoria di massa, sistemi di test. La sede di L’Aquila è specializzata nella produzione di componenti elettronici per un’ampia gamma di applicazioni spaziali (telerilevamento, telecomunicazioni, applicazioni radar e militari, esplorazione). Questo sito utilizza il cobot polivalente Cratos (Collaborative Robot Addressed To Operative Solution robot).

 

D. L’innovazione per voi è certamente centrale: quanto le vostre fabbriche sono 4.0 e quali investimenti sono previsti per digitalizzare e robotizzarle ancora?

R. Gli investimenti in Ricerca & Sviluppo sono cruciali per sostenere un flusso continuo di innovazioni in tutti i settori, anche attraverso una vasta rete di partner accademici e industriali, che include molte piccole imprese innovative. Le nostre fabbriche integrano molto digitale e ne integreranno sempre più. Sono interamente interconnesse e parlano tra di loro secondo flussi digitali di informazione. Una delle nostre evoluzioni sarà l’integrazione a monte e a valle con tutta la filiera. L’introduzione del già citato cobot collaborativo Cratos nella fabbrica dell’Aquila è stata una tappa decisiva nel nostro processo di trasformazione in chiave 4.0. Cratos lavora accanto alle persone, nella stessa area senza alcuna barriera fisica, compie operazioni di montaggio, incollaggio e ispezione, è in grado di effettuare il primo controllo dei processi di integrazione con un misurabile miglioramento della qualità, può essere programmato in maniera tradizionale, tramite l’invio di files da sistemi Cad o in autoapprendimento. Utilizziamo anche un altro cobot, Saphir, a Cannes, in Francia. Questo collabora alla preparazione e l’installazione automatizzata di inserti nei pannelli per satelliti – ognuno ne ha circa 3500 – riducendo considerevolmente il tempo del ciclo produttivo e i relativi costi. Infine, nel nuovo sito costruito ad Hasselt, in Belgio, per la produzione di assemblaggi fotovoltaici abbiamo integrato l’assemblaggio robotizzato dei pannelli, la digitalizzazione del processo produttivo con la conseguente gestione digitale dei dati e della tracciabilità, incluso i test e le verifiche online, e utilizzo di tecnologie di realtà aumentata.

 

D. Sempre a proposito di innovazione, di recente avete acquisito la start-up americana Spaceflight Industries per lo sviluppo della prima costellazione con tempi di rivisitazione brevi e – attraverso la Space Alliance con Telespazio – una quota di NorthStar Earth & Space Inc, una società di servizi informatici di Montreal che sta sviluppando il sistema di sorveglianza più sofisticato del nostro ambiente e dello Spazio vicino. Ci sono altre dossier sul tavolo: farete altre operazioni di fusione o acquisizione e con quali obiettivi?

è soprattutto una grande industria manifatturiera con 10 fabbriche in Francia, Italia, Spagna, Belgio e Germania, dove sviluppa applicazioni scientifiche, commerciali, militari e di sicurezza. E insieme a Telespazio, forma la partnership strategica Space Alliance, per offrire un insieme completo di soluzioni e servizi, dall’up stream al down stream, per la space economy. Thales Alenia Space ExoMars Integration, Credit Thales Alenia Space

R. Più che acquisizioni sono investimenti. Nella new space economy siamo attivi e c’è apertura rispetto a questo mondo. C’è un’analisi e un presidio costante delle nuove imprese e delle start-up. Non posso dire che in questo momento abbiamo azioni in pista o un target specifico, ma quando ci sono delle iniziative che sono in linea con le nostre strategie, per cui unire le forze ci dà possibilità di sviluppo, consideriamo il deal. Come già avvenuto su NorthStar Earth e Spaceflight, d’altronde.

 

D. Avete un ruolo chiave nei maggiori programmi spaziali, in linea con quanto emerso dal Consiglio ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea Space19+. È un ruolo che si rafforzerà, a vostro avviso?

R. L’Agenzia spaziale europea ha varato l’agenda 2025: siamo in attesa della ministeriale 2022 a febbraio che coinvolgendo i soggetti politici definirà tutti i passaggi concreti successivi. Ma crediamo che il ruolo sia nostro sia dell’Italia diventerà sempre più cruciale. Il Pnrr è una seconda leva molto importante insieme al piano triennale dell’Agenzia spaziale italiana e prevede lo sviluppo di attività di osservazione della terra, e di servizi in orbita che si genereranno per manutenere i satelliti. Ed è importante sottolineare che il Pnrr italiano investa più di tutti i piani recovery nazionali in aerospazio, 2,3 miliardi di euro. Noi stiamo sviluppando il lavoro su filiera e sulle start-up: è un ecosistema che si mette in moto e può fare dell’Italia un’eccellenza di livello mondiale. D’altronde l’Italia è la destinazione della prima stazione commerciale spaziale di matrice Usa.

 

D. Con quali programmi e progetti parteciperete al piano di sviluppo del settore spaziale europeo in atto?

R. Abbiamo tre anime: le nuove telecomunicazioni, l’Osservazione della Terra e l’esplorazione dello Spazio. Tutte sono in rapida e corposa evoluzione. E in ognuno di questi business abbiamo diverse responsabilità come prime contractor in programmi strategici europei e italiani. Programmi ambiziosi che mirano a fare dell’Europa il leader incontrastato dello spazio. Per esempio, sulle nuove telecomunicazioni, abbiamo la responsabilità della progettazione e integrazione del sistema di telecomunicazioni e dei payload nell’ambito del progetto di geostazionamento Sicral 3 (Sistema italiano per comunicazioni riservate ed allarmi) per il settore difesa. Poi ci sono le costellazioni globali: a inizio anno siamo stati scelti dall’operatore canadese Telesat per realizzare i 298 satelliti della rete a banda larga Lightspeed, con l’obiettivo di fornire un primo servizio nel 2023 e la copertura globale nel 2024, una commessa che vale 3 miliardi. Il secondo pilastro è quello della Sorveglianza e dell’Osservazione della terra: siamo la prima azienda al mondo sia in termini di missioni affidate sia come produzione di satelliti. Siamo partner principali nell’ambizioso programma di gestione e monitoraggio ambientale Copernicus e recentemente abbiamo siglato contratti per ben cinque delle sei nuove missioni Copernicus Expansion dell’Esa e della Commissione Europea; abbiamo fornito, inoltre, un’ampia gamma di satelliti per l’Osservazione della Terra e strumenti usati per l’oceanografia, l’altimetria, la meteorologia, la mappatura, la gestione delle crisi, la climatologia e molto altro ancora. Per esempio, siamo prime contractor del sistema radar per l’Osservazione della Terra Cosmo-SkyMed per l’Italia, oggi alla Seconda Generazione e lanceremo il secondo satellite a gennaio.

 

D. E poi c’è il segmento dell’esplorazione spaziale: cosa abbiamo da dire come Paese e come industria?

Thales Alenia Space Italia ha segnato un calo del 10% dei ricavi 2020, a 1,85 miliardi, ma nel 2021  chiuderà l’anno sugli stessi livelli del 2019. Nel prossimo triennio il posizionamento istituzionale dell’azienda sarà confermato e ulteriormente sviluppato

R. Thales Alenia Space Italia ha già ottenuto risultati storici come azienda italiana in termini di commesse. Mi riferisco in particolare alla prima stazione commerciale sulla Luna, per cui nel 2021 abbiamo iniziato lo sviluppo e la costruzione dei moduli pressurizzati. È una nostra specialità: più del 50% delle stazioni interspaziali e il gate lunare per supportare il ritorno sulla luna per lavorare sul pianeta sono di nostra produzione. Ma il lavoro che stiamo compiendo per la stazione commerciale sulla luna è un risultato storico per l’Italia: la scommessa sarà la generazione di un’economia dell’orbita bassa. E un altro risultato senza precedenti è l’affidamento ottenuto, sempre in quest’anno, da parte dell’agenzia spaziale europea per la costruzione dei primi satelliti di seconda generazione per il sistema di posizionamento Galileo, nato come alternativa al Gps Usa. Ultimo ma non meno importante, siamo prime contractor con Avio anche dello space rider, una navicella riutilizzabile che dovrebbe volare nel 2023 e anche in questo caso si tratta di una prima per l’industria italiana dell’aerospazio.

 

D. Una navicella riutilizzabile, di matrice Europa, dunque. Stiamo in qualche modo seguendo il progetto avveniristico di Elon Musk di una civiltà mutiplanetaria? Fin dove si spingerà questa frontiera? E quali vantaggi per chi abita la Terra?

R. Non so quando sarà vera la società multiplanetaria. Noi abbiamo un approccio più concreto rispetto a quello Usa, per così dire. Intanto, partiamo dalla Luna. Stiamo lavorando alla Stazione Spaziale di Axiom, la prima infrastruttura spaziale commerciale al mondo nonché una nuova e confortevole casa per l’uomo (per ora solo per fare R&S) nello Spazio, a cui forniremo i primi due moduli pressurizzati. E abbiamo la responsabilità su tre moduli del gateway lunare: la Lunar Orbital Platform – Gateway (Lop-G) la stazione spaziale in orbita cislunare, uno dei pilastri del programma Artemis della Nasa, che supporterà l’esplorazione sostenibile sulla Luna e oltre. Si tratta di I-Hab (International Habitat), il modulo dove verranno ospitati gli astronauti ed Esprit, il modulo per le comunicazioni e il rifornimento. Questi due moduli costituiscono il contributo europeo al Gateway. Thales Alenia Space svilupperà, inoltre, per la Northrop Grumman il modulo pressurizzato per Halo (Habitation And Logistics Outpost), uno dei primi due elementi a costituire il Gateway Lunare, che sarà lanciato entro fine 2023. La prima fase di saldatura è recentemente avvenuta presso lo stabilimento Thales Alenia Space di Torino in Italia. Queste tecnologie applicate ai moduli di superficie, in un contesto abitativo lunare, consentiranno di operare sul pianeta in sicurezza. Sono i mattoncini di una potenziale roadmap di esplorazione multiplanetaria, in cui è molto importante la parte robotica. Infatti nel contempo stiamo sviluppando anche una nuova generazione di servizi in orbita, denominata Space Start. Veicoli spaziali saranno in grado di svolgere una serie di operazioni in orbita, incluso il rientro in remoto di detriti dello spazio, manipolazioni, rifornimento, manutenzione dei satelliti. Questi veicoli rappresenteranno un cambiamento del paradigma da ambiente spaziale “dinamico” a “stazionario”. Se mai iniziassimo a costruire basi lunari, i servizi in orbita potrebbero rivelarsi preziosi, in modo particolare per il trasporto delle varie componenti da assemblare.

 

D. Però non solo la Luna, ci sono anche Marte e Mercurio nel vostro campo di azione: quali saranno le prossime possibili evoluzioni?

Le tecnologie digitali stanno cambiando il modo in cui i satelliti vengono progettati e poi costruiti, perché costruiamo modelli digitali delle strutture fisiche prima di realizzarle: quindi possiamo vedere in dettaglio un prototipo in un modo virtuale e correggerne i difetti prima di andare sulla linea. Thales Alenia Space ExoMars Integration. Sentinel 1BThales Alenia Space ©Imag[IN]

R. Venere, Mercurio, Saturno, la Luna, asteroidi e comete. Siamo prime contractor per la missione ExoMars per l’esplorazione di Marte e uno dei maggiori protagonisti della missione BepiColombo per l’esplorazione di Mercurio, il pianeta più misterioso del Sistema solare. Nel 2022 un nostro Rover preleverà campioni di terra marziana alla profondità di due metri grazie alla speciale trivella realizzata da Leonardo, con lo scopo di scoprire tracce di presenza di vita passata (batteri), mentre il Trace Gas Orbiter (Tgo), lanciato nel 2016, continua la sua missione in orbita attorno a Marte, “annusando” l’atmosfera marziana per scoprire in modo particolare tracce di gas metano. Recentemente l’azienda ha firmato il contratto per contribuire allo sviluppo dell’Earth Return Orbiter (Ero), elemento chiave della missione Mars Sample Return (Msr), che verrà realizzata attraverso una cooperazione internazionale guidata dalla Nasa. Cerchiamo di portare l’uomo più lontano possibile ma anche di sviluppare robot che possano raccogliere informazioni su Luna e Marte in primis. Con l’obiettivo di portare l’uomo su questi pianeti. La prospettiva dell’uomo su Marte ci ha sempre ispirato, è un piano b anche se man mano che andiamo avanti con le tecnologie scopriamo quanto sia oggi complesso instaurare una colonia terrestre su quel pianeta. La Luna rappresenta una sperimentazione importante. Per portare l’uomo su Marte dobbiamo proteggerlo dalle radiazioni su tempi di missione lunghi, e imparare a sopravvivere senza portare tutto dalla terra, generando sul pianeta almeno una parte delle risorse necessarie per la vita dell’uomo.














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